Stegal67 Blog

Sunday, January 27, 2008

Venezia by night

Per una volta sto svolgendo un compito di tutto riposo: sto arbitrando (diciamo che sto assistendo) all’International Solving Contest di scacchi. Davanti a me ci sono ragazzi che si stanno spremendo le meningi sui più difficili problemi di scacchi…
Io invece ho appena finito di mettere su carta il pezzo per il sito Fiso sulla gara di ieri a Venezia, e adesso ho tutto il tempo per focalizzare qualche commento sulla gara di ieri sera.
“Venezia by night” allora. Quanto tempo è passato dall’ultima volta? Ricordo quando tanti anni fa (nel secolo scorso) ero un assiduo frequentatore delle calli veneziane…

La prima volta, novembre 1994, è per me una data da ricordare in quanto il giorno dopo sarebbe stato il mio primissimo giorno di lavoro: avrei conosciuto tante persone, alcune delle quali (vero PLab?) hanno cominciato con me a praticare orienteering. Senza quel lavoro in Comitsiel forse non sarebbero mai venuti alle gare né Alberto Refaldi (campione italiano MTB-O), né Stefano Brambilla (campione italiano H35 CO), né Roberta Borroni (vice-campionessa italiana D35)… Poi non ditemi che io non ho fatto mai niente per l’orienteering (a meno che non siate stati avversari, magari battuti, dei suddetti: nel qual caso parte della colpa per la vostra sconfitta è mia).

1994 dunque. Venezia e l’acqua alta. Io ero a Venezia dal sabato mattina, ospite di amici. L’Unione Lombarda che all’alba di domenica tarda ad arrivare per via di un locomotore guasto. Il messaggio che giunge dai binari è chiaro: prendi il cartellino del primo che parte, e gareggia con quello; man mano che arriva qualcuno prenderà gli altri cartellini rimasti. Chi è il primo a partire? Giorgio Deligios, HElite!!! Per fortuna sono arrivati in tempo, in zona Cesarini ma in tempo.

Poi altre edizioni novembrine di una gara quasi imperdibile, persino iscritto per due volte alla categoria Elite. E poi la prima edizione notturna, score o mass start, con Roberta che è alla prima gara in categoria, e al secondo giro prende la cartina HA anziché DA e non arriva più… E ancora Elite a novembre e ancora acqua (tanto) alta: una passeggiata di 11 lanterne per le calli invase dall’acqua, a vedere qualche scena tipo rissa nel Bronx, prima di poter affrontare qualche passo di corsa senza temere di inondare passanti e negozianti (peraltro già tutti abbondantemente infuriati).
Quel giorno nel mio rapporto con la città lagunare si è rotto qualcosa, e fu quella l’ultima volta che andai al Meeting. Sono solito dire che Venezia mi ha dato tutto dal punto di vista orientistico, e che io le ho dato tutto quello che potevo. E non sono più tornato, inutile rovinare un rapporto bellissimo con “ancora un’altra volta”.

Il 2007 sarebbe stato per me volentieri l’anno del rientro, ma l’operazione all’ernia mi ha tarpato le ali. Rispetto agli anni scorsi, però, la compagnia del GOK ha deciso di passare un inverno attivo con frequenti uscite atletiche. E allora perché non tornare per la notturna? Il ricordo delle calli quasi sgombre, del non dover dribblare passanti… e allora forza: iscritti a Venezia!
L’impatto con la gara è stato tra il traumatico ed il preoccupato. Giovedì sera ho tirato fuori dai faldoni una vecchia carta… ho guardato i percorsi con le mie scelte e sono sobbalzato; devo ammettere che quando correvo due volte all’anno a Venezia ero molto più sicuro del fatto mio: saper scegliere rapidamente la tratta meno labirintica, a scapito dei metri percorsi ma con un notevole vantaggio in termini di sicurezza e numero di controlli a metà tratta, è una cosa che non ci si inventa e nemmeno si re-inventa in qualche secondo. Non so se più per merito del tracciatore o più per demerito mio (forse la seconda…), le mie tratte sono state un continuo perdere contatto con la carta, partire e fermarsi uno o due ponti più avanti a rifare il piano di gara.
A questo si è aggiunto il fatto che, magari per scelta tecnica del tracciatore, sono state numerose le tratte nelle quali l’uscita dal punto ha coinciso con la direzione di entrata: abituato nel bosco a timbrare e proseguire in una direzione identificabile come “avanti”, non ho saputo risolvere l’imprevisto di essere costretto più di qualche volta a tornare sui miei passi per parecchie decine di metri.
Infine, e non è una scusante, non mi aspettavo una simile densità di persone per le calli; non me l’aspettavo finché non ho capito che ieri veniva inaugurato il carnevale veneziano. Per indole personale, non ho nessuna intenzione di scapicollarmi in mezzo alla gente ignara: sono grosso e per nulla felino nei movimenti, e ci vuole niente per me ad urtare un passante, o travolgere un bambino, o comunque infastidire le persone che girano per la città vivendola in un modo diverso dal mio. E il mio quasi 50 di piede non mi aiuta. Mi sono trovato in una processione di maschere fuori da un palazzo in zona Rialto, ho camminato nelle calli invase dai turisti, ho talvolta lasciato il passo a chi incrociandomi con un passo veloce non si era palesemente accorto di avere a che fare con un corridore (forse perché andavo così piano?...). A mio attivo, non ho raccolto nessun improperio e nessun contatto fisico rude: l’unico contatto violento è stato quello con i gradini di un ponte, in discesa, ma ci ha pensato il mio poderoso deretano ad attutire il colpo.

Desuetudine a gestire le scelte di percorso di Venezia, ingresso in carta praticamente mai avvenuto, ingolfamento nelle calli e nei pertugi più stretti, velocità decisamente bassa… con questi fattori non ho difficoltà a definire la mia prima gara 2008 come scadente, misera, decisamente pessima. Sono andato piano oltre ogni dire (il mio pronostico di perdere dal compagno di squadra Paolo Consoli è stato pienamente rispettato), non sono mai stato in grado di cambiare ritmo, di cambiare tattica di gara, di semplificare le scelte di percorso: non ho commesso alcun errore (solo una volta mi sono inoltrato per non più di 5 metri in una calle sbagliata ma ho subito girato i tacchi), ma al mio ritmo sarebbe stato persino difficile sbagliare!

C’è una vocina nel mio cervello, da quando ho sofferto di ernia, che mi dice che dovrei smetterla di fare grandi sogni proibiti (o anche sogni solo moderatamente proibiti): con l’età, forse, è aumentata la mia resistenza ma il mio passo sta decisamente rallentando, e magari le due cose sono pure collegate (se vado più piano, magari posso correre più a lungo).

La stessa vocina mi sussurra che forse dovrei cambiare mansione. Da corridore, passare al ruolo di assistente al seguito: nel GOK c’è infatti una specie di “cavallo pazzo” che ormai corre più di me, cui basta solo una leggera sistematina alla tecnica e allo spirito da combattimento per installarsi con costanza nelle parti alte della classifica. A Venezia, il mio contributo più valido è stato quello di correre avanti e indietro prima della partenza per fornire al suddetto cavallo pazzo, nell’ordine: fascetta di pile per tenere al caldo la zucca, bussola di ricambio, si-card di ricambio. E meno male che almeno per questa volta le ripetute raccomandazioni hanno fatto sì che venisse alla gara con le luminarie! (sono reduce da 4 diconsi quattro Lei&Lui ticinesi in cui la mia socia ha sempre corso senza luci).

Assistente di panchina. Potrebbe essere un buon ruolo… se non fosse che, piano o non piano, gente o non gente, imbottigliamenti o non imbottigliamenti, io ieri mi sono anche divertito! Quindi la vocina può continuare a sussurrare quanto vuole, e la panchina può aspettare e sperare: penso che cadrà in pezzi lei, prima che io smetta di sognare e di divertirmi!!!

Sunday, January 20, 2008

Premessa: ieri a Lugano ho partecipato per la prima volta all'Asseblea dell'AGET Lugano, la società ticinese per la quale sono tesserato dal 2007. Voglio ringraziare i miei compagni di squadra perchè ho trascorso una piacevolissima giornata (e che mangiata!) in un clima veramente famigliare. Grazie quindi a Lidia e Tom, a Vince e Rita, a Marco, a Claudia, a Roberta, a Ina, a Ester, ai due Gianni, a Patrizia, a mr. President Luciano, a Tombin, a tutti quanti per l'impegno e la passione mostrata. Nelll'occasione è stato distribuito il giornalino dell'Aget, al quale ho contribuito con il pezzo che riporto di seguito, che ho scritto circa 12 mesi fa.
Avrei dovuto chiedere il permesso prima di riportarlo sul mio blog, ma me ne sono veramente dimenticato.
Però sono disposto a fare un patto con i miei colleghi Agetini: se mi lasciate tenere il pezzo sul blog, prometto che cercherò con tutte le mie forze di migliorare i risultati del 2007... però non dite che non ci vuole poi molto!

***

SI FA PRESTO A DIRE SVIZZERA...

Non so davvero da dove cominciare.
E’ il mio primo pezzo per il giornalino AGET e non so da dove cominciare. Arrivato alla soglia degli “anta”, vorrei poter descrivere 40 anni di inseguimento alla Confederazione Elvetica... i 40 anni passati ed anche i prossimi 40, perchè per altri 40 anni non mi consentirete di scrivere più niente!

In tutti questi anni la Svizzera, il Canton Ticino, è rimasta un’entità strana a una cinquantina di chilometri da casa. Un luogo mai anonimo, sempre molto vivo e presente ma con sfumature talvolta ammiccanti e benevole, talvolta oscure e minacciose. Un luogo che ho finalmente imparato a conoscere grazie all’orienteering... ma ce ne è voluto di tempo!!!

Quando ero ragazzo, il Canton Ticino arrivava a casa mia grazie alla televisione. Le trasmissioni della nostra RAI erano sempre ingessate e molto politicizzate, il poco sport che si vedeva era soprattutto il calcio (bleah!), un po’ di ciclismo, la Formula 1 (ri-bleah!), lo sci e il tennis; i commentatori, a parte poche eccezioni, sembravano messi lì per caso provenienti dalle redazioni dei giornali di partito. E quindi tutti i ragazzi della mia generazione sceglievano di vedere lo sport sulla TSI (persino la sera della tragedia all’Heysel, i miei aspettavano in sala l’inizio della partita sul televisore grande sintonizzato sulla RAI, mentre io ero in cucina sul tv piccolo sintonizzato sulla TSI... ma fu Ezio Guidi – mi pare – a dare per primo la notizia del macello che era stato compiuto).
Anche perchè al sabato pomeriggio sul primo canale della TSI potevamo vedere le partite di basket commentate da Jecki Marti, giocate in posti mitici come la “Palestra Arti e Mestieri”, e nell’intervallo della partita ecco i primi filmati dagli States sulle stelle della NBA. Potevamo vedere la Coppa Spengler di hockey e imparare il significato di “liberazione vietata... si torna a giocare nel terzo difensivo del...”. Potevamo vedere i mondiali di ciclocross e scegliere di tifare per Zweifel o Frischneckt (il padre! Non il figlio...). Potevamo vedere lo sci commentato con competenza da Ezio Guidi, Libano Zanolari, Tiziano Colotti, ascoltare le gesta della “ragazza di Prato Leventina”, sentire le interviste in dialetto a Doris De Agostini nei collegamenti che cominciavano ad orari come 8.55, 12.55, ricordo ancora un 7.55 dai Monti Tatra quando l’ora legale non scattava dappertutto lo stesso giorno (o forse in Svizzera non si usava neppure).

Potevamo arrivare alla sera del sabato con la triade “Estrazione del lotto svizzero a numeri”, “Il Vangelo di domani” ed il mitico “Scacciapensieri”. E alle 22.15 circa, tutti in attesa della musica di Jean Michael Jarrè “Oxygene” che annunciava Sabato Sport, i collegamenti dallo stadio del Chiasso, o dalla Resega o dalla Valascia per la diretta delle imprese del Lugano o dell’Ambrì (ammetto qui solennemente che ho sempre fatto il tifo per l’Ambrì).

Poi la TSI orientò i segnali verso nord per non disturbare le antenne private lombarde (e la RAI...). Io non vidi mai più la televisione svizzera, il mio modo di trascorrere il sabato sera cambiò; internet non esisteva ancora, e io persi i contatti con il Canton Ticino. Fino al 1994.

Corsi la mia prima gara di orienteering nel 1992, poi una manciata nel 1993, ma nel 1994 la mia frequentazione delle gare lombarde fu più assidua; ero l’ultimo arrivato nell’allora piccolo gruppo dell’Unione Lombarda Milano, e ascoltavo con interesse i racconti delle gare che i miei compagni più forti andavano a fare in giro per l’Italia e addirittura in Canton Ticino. E quando qualcuno raccontava l’ultima esperienza oltre confine, le storie erano sempre cupe e terrificanti: i poveri orientisti italiani impiegavano alcune ore a completare i tremendi percorsi ticinesi, e si trattava di atleti che in Lombardia finivano sempre tra i primi; il più delle volte, le categorie richieste all’atto dell’iscrizione venivano sostituite con altre più semplici al fine di evitare inumane peregrinazioni nei boschi elvetici... in alcuni casi gli organizzatori, a gara finita, smontavano tutto e se ne andavano senza preoccuparsi dei miei compagni di squadra ancora in gara che non trovavano più né le lanterne né l’arrivo!

Ed io, ignorante su tutto, mi chiedevo cosa potesse mai essere questo “orienteering alla ticinese”: forse che oltre Brogeda le lanterne erano più piccole, invisibili, nascoste chissà dove? Il Ticino e la Svizzera improvvisamente mi si palesavano come luoghi poco ospitali, sicuramente da non frequentare come orientista.

Poi arrivò il 1997. Fu il primo anno nel quale con un gruppo di amici, tutti HC come me o poco più che esordienti, decidemmo di affrontare un nuovo tipo di vacanza: anziché spassarsela al mare o ai monti, avremmo partecipato ad una gara di orienteering su più giorni. La scelta cadde sulla “6 giorni di Svizzera”, che quell’anno aveva base a Thun e Friborgo. Iscritti in HC, partimmo in una buia notte estiva pieni di dubbi e di incertezze. Già durante il viaggio le premesse furono agghiaccianti: l’unica cartina della Svizzera era il mio atlante del Touring Club Italiano uscito nell’anno del terremoto in Friuli (metà anni ’70): le autostrade non erano tutte segnate, e giunti a Sesto Calende provenienti da Milano uscimmo dall’autostrada (che apparentemente finiva lì) e percorremmo tutte le statali e provinciali fino alla strada per Visp. Riuscimmo ad acchiappare per miracolo l’ultimo treno Goppenstein-Kandersteg (sulla mia auto tre persone avevano il mail d’auto... a proposito, l’auto di cui parlo è la stessa con la quale arrivo anche oggi alle gare, ed anche l’atlante è sempre quello! Ormai è un cimelio storico) ed arrivammo attraverso altre peripezie a Goldiwil, dove alloggiavamo.

Trascorremmo il primo giorno a Thun, partecipando anche alla gara in città ed incontrando un orientista cui tutti si rivolgevano con deferenza ed ammirazione: un certo Urs Fluhmann, ma io realizzai solo molti anni dopo chi era! Guardammo con una certa ansia le nubi che si addensavano sulla zona; infatti, il secondo giorno con prima tappa a Rohrinmoos, ci svegliammo sotto il diluvio: nuvole basse, acqua ovunque, Thun ai nostri piedi era invisibile sotto una pesante coltre nebbiosa. Davide registrò su videotape le sue impressioni: “Primo giorno di ferie, c’è nebbia, fa freddo e piove da far schifo... io torno a letto!”. Invece andammo tutti a Rohrinmoos, nel freddo e nel fango. Vidi i miei compagni di squadra entrare nel bosco finché venne anche il mio turno.

Sulla prima lanterna portavo con me tutto il fardello dei racconti “ticinesi” che avevo ascoltato; presi un sentiero e lo lasciai per dirigermi a destra, raggiunsi un altro sentiero, lo percorsi un po’ e poi mi buttai ancora a destra, oltre una collina in una zona di canalette, dove avrei dovuto trovare il mio primo punto... sempre che fossi stato in grado di trovarlo! Rallentai sotto la pioggia e cominciai ad orientarmi in mezzo alle felci, vidi un altro sentiero grosso a destra e vidi una canaletta con acqua... e una lanterna.

Mi avvicinai con circospezione e controllai il codice: era la mia! Per un istante la mia mente si fermò: non era più piccola del normale, non era invisibile, non era nascosta sottoterra; era una pura e semplice lanterna. Mi girai di 90° a destra e andai nella zona del secondo punto, poi ancora di 90° e seguendo altre canalette arrivai al terzo punto. In soli 10 minuti, la Svizzera era tornata ad essere un luogo accogliente, nel quale anche un orientista alle prime armi poteva trovare le proprie personali soddisfazioni. Non pensai mai più ai racconti lugubri che avevo ascoltato ed arrivai al traguardo in 50 minuti circa, sano e salvo e senza particolari problemi, e con me tutti quanti gli altri.

Da allora ho continuato ad inseguire la Svizzera, in una ricerca che non è stata certo avara di soddisfazioni e di gioie, anche se ancora non vedo i canali della TSI! Nel 1999 proprio in Ticino ho visto per la prima volta il mio nome comparire in cima ad una classifica, in una giornata emotivamente sconvolgente (partii per Monte San Giorgio direttamente dall’ospedale dove mia mamma era ricoverata da un mese); ho partecipato a tante gare del TMO con alterne vicissitudini, ai KOM di Mendrisio facendo una lanterna meglio di Martina Fritschy, a tante edizioni della Lei&Lui con un secondo posto alla Collina d’Oro. E adesso che sono a tutti gli effetti un AGETtino, la mia caccia al Sacro Graal orientistico ha fatto un altro passo avanti.

Stefano

Ps: in una sola altra occasione ho rivissuto le stesse sensazioni e gli stessi timori di quella prima lanterna svizzera: accadde nel 2003, a Molndal, in un bosco pazzesco ed iper-dettagliatissimo, ed era la prima lanterna della prima tappa della mia prima O-Ringen.
Diciamo che si trattava di una lanterna con un grado di difficoltà leggermente (diciamo pure “non solo leggermente”) superiore a quella lanterna del 1997.
Anche in quel caso, a ancora una volta solo per una frazione di secondo, ho pensato che la lanterna non era più piccola, non era invisibile, non era nascosta sottoterra.
Era lì.
Aspettava me.

Wednesday, January 16, 2008

Nell’ultimo fine settimana ho visto la luce!
“Hai visto la luce?”
Si, ho visto la luce. O meglio: ho avuto chiara, limpida, immutabile visione di due fatti fondamentali che caratterizzano la mia vita. Prima che parta la musica di Peter Gunn Theme (The Blues Brothers), spiego da dove derivi cotanta certezza.

Fatto numero 1. Il tempo scorre. Lo avreste mai detto? Io no!

Ma sabato sera a casa Volpi ne ho avuto la spudorata certezza. Sul televisore sono passate infatti le immagini dei filmini realizzati dalla Foxes Production in quel di

a) Goteborg, e fin qui... siamo al 2004... alcune fattezze si sono un po’ modificate ma tant’è... : certi arrivi raccapriccianti del gruppone Unione Lombarda (io, Atty, PLab, Refa e Foxes appunto) quasi mano nella mano a farci coraggio ed accompagnarci l’un l’altro fuori dalle fitte foreste svedesi! Un applauso a Davide per aver trovato la canzoncina dei Barbapapà a sottofondo dell’arrivo del gruppone a Torslanda (quarta tappa, evento che sarà molto probabilmente nella top three delle mie gare più belle quando mi deciderò a scriverlo

b) Scozia 6 days del 1999... e già qui ci siamo poco visto che tra tutti abbiamo guadagnato una media di 15 chili a testa! (un dato che si alza ancora di più quando si tiene conto invece che Roby è dimagrita), ma che bello rivedere altri arrivi mano nella mano (uno solo in realtà nella celebre tappa di Rogie dopo essere sopravvissuti ad alcuni passaggi stile free-climbing tra le rocce ed aver corso per la prima volta in vita mia una tappa con più di 350 metri di dislivello)

c) Svizzera 6 days del 1997... la mazzata definitiva al morale!!! Avevo ancora gli occhiali stile Epifanio: li cambiai definitivamente proprio durante quella trasferta, mettendo quelli che ho ancora oggi. La Fiat Tipo di quella volta, già di 5 anni, non è ancora stata cambiata (ma sto per...). Il peso era di circa 75 chili. Rivedere Paola con i capelli corti, stile teenager, Davide che compiva 29 anni proprio durante quella trasferta (e io 30), la sfida con il 67enne giapponese Mori Yoshishige in HC, la pioggia durante le gare ed il sole durante le gite... Roberta che arriva al traguardo e smoccola in tutte le lingue per la sua prestazione (ma quello succede ancora oggi). Un paio di mie braghe veramente raccapriccianti, ma Roberta in quel filmino indossa un pile dai colori psichedelici! Dulcis in fundo, Paola che racconta di averci messo 17 minuti sul primo punto dell’ultima tappa... ma io ricordavo che la carta di quella tappa è appesa al muro del corridoio di casa sua: e infatti eccolo lì il punto, ai Monts de Riaz, un punto a 200 metri dalla partenza, con davanti uno stradone e di fianco un prato enorme: 17 minuti ??? Eh si, quando si è poco più che esordienti succedono anche queste cose che oggi sarebbero inspiegabili (“metterci 17 minuti” mi succede ancora oggi, ma non su un punto del genere!)

Mi chiedo se tra 10 anni, riguardando quei filmini (su un altro supporto supertecnologico che nel frattempo avrà soppiantato il DVD), penserò al fatto che sono passati non 10 ma 20 anni.


Fatto numero 2. Le mie gambe reagiscono meglio se nelle mani è presente una cartina.

Domenica pomeriggio. Andrea G. festeggia il suo compleanno con una street-O, con percorso score e domande cui rispondere quando si arriva al centro del cerchietto (tipo: gli ultimi due numeri del telefono dell’insegna al centro del cerchietto).

Divertimento a go-go, vecchi marpioni dell’UL che non cedono un metro o una risposta, reclami e polemiche (ovviamente tutto per scherzo) alla fine come se ci giocassimo il campionato italiano.
E gambe che macinano bene. Oh se macinano! Una velocità assai maggiore di quella con cui mi metto ad inanellare giri noiosi sul campetto di allenamento davanti a casa. Una voglia ben superiore di aggredire la strada, di arrivare a quell’angolo laggiù sapendo già che devo svoltare e poi prendere la salitella... una tensione massima per limare un metro o un secondo o per sprintare alla fine della prova (eh già! Perchè se non sprinto, la Borroni mi passa sulle orecchie!)

Insomma: il fatto 2 è acclarato. Sono un orientista, non un runner. E me ne vanto e me ne bullo pure! Ho cercato di trovare il compromesso tra le due cose ma non c’è niente da fare: sono lento nella corsa e sono lento nell’orienteering, ma lo “Stegal con la cartina in mano” batterebbe lo “Stegal senza” di parecchie decine di metri, sullo stesso percorso!

Monday, January 07, 2008

Sliding doors ?

Oggi, al termine dell'allenamento mattutino (10,5 km in riva all'oceano, la metà della mezza maratona di inizio vacanza) ero lì bello spaparanzato al sole mezzo abbioccato. Mi ha svegliato una specie di squittio come se uno stormo di gabbiani si fosse posato nelle vicinanze: era, purtroppo, la classica famiglia italiana in vacanza che deve comunicare agli urbi e agli orbi la propria presenza in loco.

In particolare il gabbiano più rumoroso era costituito dalla figlioletta della famiglia 2 + 3 figli (maschio grande, figlioletta e pargolo in fasce) alle rpese con i compiti delle vacanze. Il tema. Titolo: "Racconta un avvenimento apparentemente insignificante che ha cambiato la tua vita". A parte che queste nuove generazioni, con tutto l'interent la tv e la medialità a disposizione non riesce ad inventare nemmeno una storia... ma anche le vecchie non è che scherzano! Insomma sta ragazzina ha cercato aiuto presso la madre che ha preferito cimentarsi con cambio del pannolo al frugoletto, allora si è rivolta al padre il quale in pieno abbiocco prima si è fatti ripetere per 6 volte il titolo del tema, poi per non saper né leggere né scrivere a cominciato a contestare l'enunciato, infine ha tirato fuori una storia del tipo che una volta in palestra ha tirato lo shampoo a uno che poi si è rivelato essere il suo capoufficio... una roba senza capo né coda (il babbo aveva precisato che stava inventando tutto). l'arrivo del fratello grande non ha migliorato le cose (una storia di lui che una volta aveva quasi investito un gatto)... insomma, la fanciullina era in preda allo sconforto.

Ormai sveglio, mi sono girato verso il mio allenatore di questa improvvisata vacanza e ho detto "posso intervenire?". Anche in questo caso l'abbiocco ha fatto il danno, perchè la risposta è stata un "seeeee...". Allora mi sono girato e... "psssss... ehi! vuoi una storia originale?" "si si si si si"... "bene, allora ascolta questa: un tuo amico una volta è stato portato a fare una escursione in montagna, solo che i suoi amici non gli avevano detto che in realtà era una gara di uno strano sport che si corre in montagna. Lui non lo sapeva, non era attrezzato per nulla perchè pensava ad una specie di pic nic, ed è arrivato ultimo. I suoi amici lo hanno preso in giro e lui, per ripicca, ha deciso che avrebbe continuato con quello sport. Insomma, prova che ti riprova, nel corso degli anni il tuo amico è andato a correre all'estero, è andato ai correre ai mondiali in Scozia, e poi negli ultimi anni è diventato persino un giornalista di questo sport, così adesso fa la bella vita raccontando le gare sui giornali... mentre i suoi amici hanno piantato lì tutti quanti. E tutto per una escursione!"

Deve essere andato a genio, perchè ha cominciato a scrivere e quando me ne sono andato per continuare l'allenamento era ancora lì che scriveva. Ora mi chiedo: ma se la ragazza prende 10 e diventa una nuova Emanuela Audisio, sarà merito mio? E se prenderà 2 e pianterà lì la scuola?

Sliding doors.. forse potevo starmene zitto e vivere senza il pensiero del futuro che ho cambiato. Ma soprattutto: i miei amici Barbara e Giovanni, che non mi hanno MAI preso in giro per quella gara a Ronzone nel 1992, si stanno rendendo conto di come hanno cambiato il futuro mio e di altre persone?

Sunday, January 06, 2008

La politica: se la conosci... ci butti addosso le grane! (e che se la sbrighino loro!)

Una delle specialità della casa Stegal è quella di “andare a mettere il culo nelle pedate”. Credo che nella Val d’Adige si definisca così quella particolare dote che accompagna coloro che per un motivo o per un altro riescono a cacciarsi nei guai con allarmante frequenza! Poiché questo è un blog delle mie esperienze orientistiche, chi mi conosce ha già capito che il mio “cacciare qualcosa nelle pedate” è riferito, per lo più, all’attività di narratore, raccontatore, scrittore, non-giornalista, ecc.ecc. per il sito della Fiso (e per altri siti o iniziative collegate).

All’argomento avevo già dedicato un pezzo inserito, non senza difficoltà visto che in un primo tempo era stato rifiutato (ed un amico lo aveva definito “letteratura pamphlettistica”), sul Nuovo Lanternino lombardo. Il titolo del pezzo era “La strana storia di uno strano filosofo”, facendo riferimento al filosofo Epicureo che è passato alla storia come sostenitore di fini bagordi e invece aveva anche pubblicato e proposto alla sua scuola la teoria del “laze biosas”, ovvero del vivi nascosto, con riferimento al fatto che non appena uno si muove.. BANG! rischia di ritrovarsi impallinato.

In quel pezzo accennavo al fatto che nella mia personalissima visione delle cose, tutti coloro che praticano l’orienteering finiscono prima o poi per occuparsene in più di una dimensione: non sono tanti coloro che fanno “solo” gli atleti, “solo” i dirigenti, “solo i tracciatori, ecc. Dare al proprio impegno una o più dimensioni ulteriori porta a mettersi in evidenza (positiva o negativa) in maggiore misura, porta a sviluppare un particolare criticismo verso questo o quell’aspetto del nostro sport (ed io, anche se magari non si vede, sono moooooolto critico!… solo che, conscio del mio grado di ignoranza, tendo a limitare le critiche alle quattro mura della mia stanzetta nella vituperata casetta di Milano).

Le critiche certamente fanno bene perché aiutano a migliorare il proprio prodotto: ho imparato tante cose nel 2007 (che sto cercando di mettere in pratica) proprio da chi ha espresso critiche talvolta feroci; gli scambi di mail che ho avuto con orientisti ed orientiste mi hanno aperto gli occhi su tante cose prima ignorate. Qualcuno si è accorto del “cambio di passo” nel periodo post campionati del mondo: è un effetto di un lungo scambio di e-mail con una persona del giro nazionale che ignorava alcune cose del mio tipo di impegno. Così come il sottoscritto era del tutto ignorante di alcune cose che è bene mettere in evidenza nei pezzi che escono sul sito.

In cambio di questo “assorbimento di conoscenze”, che accetto da chiunque abbia qualcosa da raccontarmi, io chiedo solo che le mie iniziative non vengano trattate pregiudizialmente come scritti pro domo di qualcuno in particolare. Se faccio degli errori, questi sono dovuti alla mia ignoranza, non al fatto che scrivo coscientemente per elevare questo e danneggiare quell’altro (non sono solito fare il killer per conto terzi).

L’inizio dell’anno 2008 è stato particolarmente foriero di pedate. In particolare il giorno 2 gennaio (guarda un po’ te che modo di iniziare l’anno), dopo aver consegnato all’ufficio stampa una piccola intervista ad un ottimo atleta dello sci-O e della C.O. – Aaron Gaio – come viatico per la stagione sugli sci che sta iniziando, intervista che forse è già uscita e se non lo è... cosa stanno aspettando??? e ho ricevuto la richiesta di realizzare un “editoriale” sulla stagione 2007 appena conclusa.

Le informazioni ricevute erano “realizzare un editoriale”. Fine. Sul contenuto, l’uso, la tempistica, la lunghezza e altro... buio totale e spazio alla libera iniziativa del sottoscritto. Poiché stavo per completare la valigia in vista di una settimana di ferie a 25 gradi all’ombra, ho preferito cimentarmi quella sera stessa senza por tempo in mezzo. Il prodotto finale di una bella serata (bella per me) sono state due pagine word riassuntive di quello che io, me medesimo nella mia umile persona, avrei inserito in un simile editoriale.

Così non mi sono fatto troppe domande, ne ho ignorato la destinazione finale (per la cronaca, ho mantenuto lo stesso atteggiamento quando mi era stato chiesto di scrivere il pezzo sul 2007 del Comitato Trentino, che non sapevo sarebbe finito sul sito web regionale ed anche - mi dicono - in altri supporti anche cartacei), ho consegnato il tutto ben sapendo che il materiale avrebbe potuto essere, nell’ordine: cestinato, stralciato, integrato, cambiato, modificato nell’ordine, nel contenuto… ed io stesso ho evidenziato alcuni punti del pezzo che necessitavano di una verifica o di una vidimazione. Insomma, io meglio di così non ero in grado di fare, ma almeno sentivo di aver dato un contributo a chi, più specialista del sottoscritto o perlomeno più “politico”, avrebbe potuto appoggiarsi ad una cornice già predisposta. Se poi il tutto fosse stato accettato così come era… beh! Sapevo già della metafora del culo e delle pedate!

Che infatti non sono tardate ad arrivare (per fortuna i mittenti sono sempre molto rispettosi anche se nelle segnalazioni ci mettono un bel po’ di acido muriatico, e per fortuna anche di humour... quindi grazie a coloro che mi hanno scritto evidenziando il loro punto di vista perchè finora ciò è sempre avvenuto in modo veramente garbato). Premesso che alla data di oggi giorno della Befana non ho ancora visto cosa e come e dove è stato pubblicato (sito Fiso unavailable da qua), le suddette pedate hanno riguardato: aver messo troppa enfasi su uno specifico evento (indovinate un po’ quale… e in che termini mi sono sentito citare in causa :-) e qui ci ho messo anch'io un po' di muriatico nella risposta!), aver omesso la stagione trascorsa dei Campionati Italiani e della Coppa Italia (ho preferito dare spazio alle manifestazioni internazionali... questione di gusti), aver omesso di citare alcune specifiche ed importanti gare del calendario futuro.
In merito alla prima e alla seconda pedata, poiché si tratta di qualcosa scritta da me credo sia ovvio che rispecchi, più o meno, il mio personale sentire. Quindi nella medesima situazione riscriverei pari pari le stesse cose. La terza “pedata” (sempre metaforica) non posso evitarla, ma posso sempre rimandarla ad altri destinatari: penso infatti, da quel che colgo, che la versione finale del pezzo abbia avuto qualche ritocco di natura politica, proprio per il fatto che il pezzo scritto rappresenta una sorta di quadro generale aperto all’accettazione o ai contributi altrui ma soprattutto che dovrebbe rappresentare la visione “politica” che la Fiso da di se stessa all’interno e all’esterno del nostro movimento.

Per quanto mi riguarda, finché qualcuno mi chiederà di scrivere qualcosa di genere orientistico, cercherò di rispondere “presente!” nel rispetto e nell’equità delle varie opinioni dei tesserati e delle posizioni federali. Poi, se tra il momento della mia scrittura ed il momento della pubblicazione intervengono fattori politici… beh! Io rimanderò le pedate proprio ai politici, perché sono loro gli incaricati a gestire questo genere di situazioni spinose. Io avrei solo la possibilità di declinare gentilmente l'invito a scrivere qualunque cosa, ma non so se questo porterebbe più benefici o meno (in modo assai poco modesto, credo che il mio contributo come scrittore abbia avuto dei lati positivi prevalenti rispetto a quelli negativi).

Altrimenti tanto sarebbe valso inserire un passaggio che citasse la Milano nei parchi (1600 partenti) come gara più importante dell’anno! E in quel caso non avrei avuto la possibilità di far rimbalzare le pedate in nessuna altra direzione se non il mio onorevole posteriore…

Ps: avrei voluto inserire all'inizio del pezzo la foto della spiaggia su cui vado a correre mattina e pomeriggio. Purtroppo non è ancora stata scaricata, ma se avete l'ultimo numero di OT, c'è una foto di Kvaal Osterbo in azione (in salita)... io potrei essere un pixel impercettibile sullo sfondo!

Tuesday, January 01, 2008

Pensieri di capodanno

Un anno che si chiude, un anno che si apre...
Ogni volta è così. L’anno 2007 si è chiuso in compagnia di amici che, ore 3 del mattino, si sono trovati alle prese con un puzzle orientistico di non facile soluzione. Il 2008 si è aperto con l’sms di qualcuno che mi annuncia di essere ad allenarsi ai Sette Larici! (beato lui).
Il puzzle orientistico: due squadre, i Sacher e gli Strudel (io negli Strudel), una cartina mai vista prima (nello specifico la terza tappa della 6 giorni di Svizzera 2006), e le foto a colori di tutte le lanterne, tutte tra rocce, sassi, pareti rocciose, avvallamenti impercettibili e cocuzzoli alti 30 centimetri. Il gioco: associare a ciascuna lanterna una foto, basandosi sulla descrizione punto e sui pochissimi dettagli circostanti. Nelle intenzioni dell’autore (Paolo Consoli, in forza a UL e SCOM, che finì la 6 giorni in MAK con un mega chiodo di titanio nella gamba e la macchina fotografica a tracolla per immortalare i percorsi) un giochino per passare un quarto d’ora in allegria; ma se schieri da una parte me, Davide, Refa e Atty, e dall’altra PLab, BobyBorr, Paola (e la povera Nicoletta un po’ fuori dai giochi, lei che fece in vita sua solo il Campionato Italiano sotto il nubifragio del Cansiglio) ci siamo presi più di un’ora prima di cedere. Gli Strudel hanno battuto i Sacher 11 a 7, conquistando la prima vittoria del 2008. Un bel gioco che ricordo di aver visto su un sito norvegese, ma nella versione di Paolo è fatto molto molto meglio... addirittura una cosa professionale che gli ho consigliato di proporre al sito Solv!

Anche l’intero 2007 è stato una specie di puzzle orientistico, con i tasselli da incastrare giorno per giorno. Sono riuscito a prendere parte alle gare che volevo fare nonostante l’ernia della seconda metà della stagione, sono stato in Germania ed in Svezia. Ho avuto la fiducia degli amici che mi hanno messo un microfono in mano, e tra i ricordi più belli della mia vita orientistica porto senz’altro le due giornate in Val Vigezzo e in Val di Sole, ma ancora di più gli intensissimi 8 giorni tra Asiago e Folgaria (Highlands Open e 5 giorni dei Forti) nei quali, incredibile a dirsi, non ho usato una sola pastiglia per il mal di testa o una sola caramella per la voce! Non credo che avrò mai il tempo per descrivere le emozioni di quei giorni, i volti delle persone che ho incontrato e le voci di coloro con i quali ho parlato, persone che viaggiavano magari in fondo alla classifica di categoria o che si erano piazzati (o si piazzeranno) ad un campionato mondiale.
Come atleta, atleta di basso rango, non posso non ricordare la terza tappa della 3 giorni di Germania, ma soprattutto l’ultima tappa dell’O-Ringen cui non volevo nemmeno prendere parte. Oppure la bellissima due giorni a Barricata accarezzando il podio a staffetta nel campionato trentino-veneto con Rusky primo frazionista, ma anche la gara al Monte Moria, la Coppa Italia ai Laghi di Fusine nel labirinto di rocce più inestricabile che avessi mai visto. Le prime gare al TMO da tesserato per la Federazione Svizzera, nonostante sia partito abbastanza bene so solo io quanto ho patito le salite ed i costoni del Generoso e della Capriasca.

Non ho nessun rimpianto per gare che potevano andare meglio, so quali sono i miei limiti tecnici ed atletici (e, se ci metto il mio impegno come cronista, quelli culturali); posso essere arrivato ultimo alla Capriasca e ricordare come avessi raggiunto al secondo punto due forti atleti come Guglielmetti e Bettelini, posso essere arrivato a fondo classifica a Voghera e ricordare la gioia di trascorrere quella fredda giornata con il calore degli amici Marco e Mary. Posso aver sofferto fino allo sfinimento fisico a Sega di Ala e Bedolpian e ricordare la trasferta di Ala come una bellissima due giorni... e non ricordare molto della gara di Bedolpian a tal punto da non sapere nulla delle ultime tratte della gara. Posso solo dire di aver sempre messo il massimo dell’impegno e del rispetto per i miei compagni di gara (non “avversari”): così sul mio screen saver compaiono la foto fatta con Maurizio G. alla fine della gara middle di Barricata, i saluti con Mirko e Dario dell’Erebus dopo la volata (persa) per il secondo posto a staffetta. Ma nello screen saver della mia testa passano le immagini di Andrea S. dopo il nostro “uno-due” al Trofeo CSI di Villazzano, ed in quella stessa gara il sorriso aperto di Zonori, che non ho ancora capito se ha avuto la cartina sbagliata, o ha sbagliato giro, ma correva e sorrideva divertito. E poi i passaggi dentro e fuori il villaggio vacanze di Bischofsmais, la presenza dietro l’arrivo della World Cup di Mjolby, la Sportissima di Lugano accompagnato da una arzilla signora che attraversa col rosso e mi dice “zpero che mi vorrà perdonare... è una coza che non zi dovrebbe fare...”... e i mille altri volti e voci che non dimenticherò.

Non ultimo, il tassello del mio impegno con la Fiso. Impegno che nel 2008 cambierà, visto che ho passato il testimone ad una persona affidabile e in grado di mettere in questo impegno un apporto senz’altro più professionale. L’annata 2007, da questo punto di vista, è stata sicuramente ricca di soddisfazione ma anche molto ma molto stancante: ho fatto tanta fatica per una produzione di notizie che, magari non di alta qualità, ha cercato di coprire un po' tutto; tra l'altro il lavoro (il mio lavoro in banca) sta raggiungendo livelli veramente "di guardia" e credo che nel 2008 sarà dura per me mantenere la stessa attenzione; la promozione ottenuta in campo lavorativo a settembre 2007, che si somma a quella di un anno prima comunicata, caso del destino, mentre ero a cena a casa Rinaldi dopo la gara di Vela di Trento, mi porta responsabilità crescenti che devono meritare un maggior apporto in termini di tempo ed attenzione.
Ho ricevuto quest’anno alcune segnalazioni anche da persone che gravano in orbita istituzionale: impostare il lavoro in modo diverso, puntando maggiormente ai canali ufficiali (giornali, periodici) e ad una visibilità esterna che non può passare tramite me (che non sono veramente nessuno per un giornale), ma che necessariamente devono transitare attraverso la Segreteria Fiso o una figura di Addetto Stampa accreditato; questo comporterà una ulteriore attenzione ad alcuni aspetti finora trascurati, e ad una pianificazione e tempestività ancora maggiore: fattori primari che però non posso più garantire da solo.Rilevo anche che c'è molta attenzione verso la commissione stampa e immagine: talune di queste "attenzioni" vengono rivolte da parte di persone che alzano alti lamenti perchè ritengono di essere state trascurate o messe da parte; da parte mia rilevo che talvolta si tratta solo di alzare il telefono o mettere le dita sulla tastiera e scrivere al sottoscritto. Ma soprattutto non voglio essere considerato una specie di "tappo": magari le iniziative che emergono sono poche rispetto alle potenzialità del gruppo, perchè Stegal67 spesso riesce ad inventare qualcosa anche all'ultimo momento, in extremis. Ed io ho sempre pensato che il compito di un ormai quarantenne fosse quello di portare avanti un piano di lavoro, ma di non essere poi un freno alle novità ed al cambiamento. Ecco perchè nel corso del 2007 mi sono sforzato anche di trovare persone che potessero prendere il mio posto e portare ancora più avanti un discorso di comunicazione ed immagine. E penso che se le cose vanno come le ho impostate... nel 2008 forse avremo 3 o 4 belle novità (trimestrali o quadrimestrali)!
Ovviamente io non abbandono la barca, perchè queste persone mi vogliono comunque a bordo, ma vorrei assumere se possibile un ruolo più defilato affinché i riflettori puntino su altre figure in grado di far compiere un altro passo in avanti al movimento (chiunque ne sia il rappresentante).
Ho chiesto anche che nel 2008 la persona che seguirà la commissione, con competenza impegno e accredito ad un albo professionale come un giornalista, sia remunerata dalla Fiso, affinché questo sia di stimolo, sia un riconoscimento di merito ma anche una sorta di responsabilizzazione; credo che la Federazione debba mostrare di essere matura per accettare che in futuro un orientista sia ufficialmente remunerato per svolgere questo compito. Dico "nel 2008" perchè, nonostante quel che si dice in giro, io non ho mai ricevuto una lira per i pezzi dal 2001 al 2006. Quest'anno (senza che lo sapessi prima) la Fiso mi avrebbe erogato una piccola somma, poco più di un centinaio di euro, che però ho rifiutato.

E allora quale 2008? Ah beh! La Plab Airlines si è già messa in moto per il periodo a cavallo tra giugno e luglio: sarà una sfida infuocata tra gli UL che hanno finora aderito (devo ancora capire in che categoria si colloca una delle mie bestie nere, Paolo Consoli). Potrebbe anche non essere l’unico appuntamento estero, tralasciando il Ticino che ormai è quasi casa: a Lugano non mi perdo nemmeno più! Ho visto che il calendario è ricco di eventi “due giorni” e ho già segnato in calendario la Lessinia, la Val di Sole, Valsugana e la Val Rendena. Chissà come andranno le cose con l’Arge Alp sangallese quest’anno? Mi toccherà ancora essere presente da partecipante-non-convocato(-e-non-autorizzato-alla-trasferta) o sarò presente-e-convocato, o presente-non-convocato (come penso...) o non-presente (perchè in tal caso vuol dire che avrò di meglio da fare? E poi ritorna il Family Trophy sotto casa il un ponte del 1° maggio che dovrà difendere con i denti! E i 3 campionati italiani, ad uno dei quali ho già sicuramente “abdicato” (spero che i tanti amici di Pergine mi sopporteranno come nel 2007), mentre agli altri due ci stanno ancora facendo un pensierino.

Comunque vada, sarà un 2008 veramente intenso e ancora impegnativo; sarà l’anno che vedrà finalmente il sorpasso tra l’orienteering ed il basket come “numero di anni di praticantato”. E se è vero che non raggiungerò mai un secondo posto in Coppa Europa come con la palla a strisce, è pur vero che nei miei sogni di questi anni sono già stato una volta campione mondiale a lunga distanza e una volta campione mondiale a staffetta (con Tavernaro e Rigoni!). Sembra un assurdo, ma il ricordo di quei due sogni mi è più famigliare di quello che ho realmente vissuto in Francia con la mia vecchia squadra juniores.

Buon anno a me, agli amici, a tutti gli orientisti che continuano a coltivare i loro sogni: non smettete mai, c’è sempre la possibilità che si avverino!