Stegal67 Blog

Monday, December 10, 2012

Se non fosse per quella maledetta passionaccia... (4 di 8)


Riassunto delle puntate precedenti (non frega nulla a nessuno, tranne che a me, ma chi se ne importa?):
un non più giovane blogger, definito dai più "impiegato panzottello (I.P.)" e dai meno "orientista talentuoso", cerca di riscuotersi dalla tristezza e dalla mestizia. Anziché attaccarsi alla bottiglia, egli ripercorre le tappe salienti del suo apprendistato di (mancato) commentatore sportivo; attraverso il racconto degli eventi principali cui I.P. ha assistito in diretta, quelli che gli hanno lasciato più emozione, il fedele (e paziente) lettore arriverà a cogliere IL MOMENTO culminante della passione di I.P. per la logorroica sbracatura cronistica, quella che negli ultimi anni ha rischiato di far echeggiare nei boschi calcati dagli orientisti alcune frasi a vaghi tratti galeazziane a tratti bragagnane.

Per chi si fosse perso le citate puntate precedenti e volesse inserire nel firewall eventuali indesiderati accessi alle mie pagine di pura follia:
• Campionato del Mondo di ciclismo del 1975: http://stegal67.blogspot.it/2012/05/genesi-1.html
• Italia Germania 2-0, 2006: http://stegal67.blogspot.it/2012/05/genesi-2.html
• Finale Campionato del mondo di pallavolo, 1994: http://stegal67.blogspot.it/2012/07/deuteronomio.html

Non ci vuole un saggio di Bruno Snell o l'ennesima opera di Umberto Eco per scoprire che ogni popolo si nutre dei propri eroi, e che gli eroi sono tali perché innanzitutto rispecchiano i due principi base dell'Epica:
1) essere chiamati a lottare contro un nemico più forte
2) cadere nella polvere più spesso di quante volte assurgono sull'altare.

In linguaggio sportivo: l'eroe è impronosticabile, è l'alfiere del "ci ha provato fino in fondo, ma quell’altro\altra era più forte...", talvolta si tratta di un ex campione al tramonto della carriera che riemerge con l'ultimo guizzo prima di rituffarsi nell’oblio. Oppure solo un povero sfigato che arriva dal nulla (e che, a meno di essere un pedatore, probabilmente nel nulla ritornerà…) a vincere in uno sport visibile solo ogni 4 anni.

3) in una metafora: Calimero, al confronto, non era nessuno.

Ignoro quale sia il prototipo dell'Eroe sportivo nelle civiltà asiatiche (Cina e Giappone) o per la vecchia Unione Sovietica. Rilevo che persino i muscolarissimi United States, quelli che non esitano a schierare il Dream Team del basket alle Olimpiadi, alla fine celebrano film come "Miracle" (USA-URSS di Hockey su ghiaccio a Lake Placid: vista in diretta…). O premia con gli Oscar un film tutto sommato pessimo come "Sea Biscuit". Attendo prima o poi un qualche film persino su Harold Jensen (Villanova - Georgetown, finale NCAA 1985... si, l'ho vista in diretta!...). Ogni tanto, però, capita di assistere ad un evento sportivo e di imbattersi in qualcuno talmente superiore, talmente invincibile, talmente incommensurabile da restare lì rapiti da tanta bellezza e da tanta maestà. Questa è la mia storia sull'Onnipotente, su quello che vidi e su ciò che sentii dalla voce di Franco Bragagna.

L'Onnipotente ha un numero di pettorale: 2102. Alto più della media, persino bello (senz'altro più della media!). Superiore, in una delle discipline olimpiche più dure del panorama delle competizioni. E Onnipotente, almeno in una occasione: le Olimpiadi di Pechino del 2008. Il suo nome? Si chiama Alex, e a questo punto nessuno si dovrebbe meravigliare che il cognome sia Schwazer.


Cinquanta chilometri. Quanto possono essere lunghi, realmente, cinquanta chilometri? Quanto è lungo un incubo? Ho provato una volta nella mia vita a correrli tutto di un fiato (in realtà erano 45 km, ma collegati dal dislivello assurdo della Maratona di Tres, in Val di Non, quindi me li faccio passare come 50!). Come dire da Piazzale Loreto, a Milano, fino alla Stazione ferroviaria di Lecco, passando per Merate. Una follia, una delle ultime follie sportive (escludono da questa categorie le ultra-ultra-qualcosa... io parlo delle follie che si perpetuano dall'inizio del secolo scorso, tipo Parigi-Roubaix). L’incubo televisivo comincia che è già notte; il piano di battaglia è quello di pisolare davanti al televisore e lasciarsi cullare dalla danza di quei poveri Cristi che sono i marciatori, gli ultimi negletti di una specie in via di estinzione: quelli senza meeting milionari, senza le pubblicità della carta di credito, senza il miliardo di telespettatori pronti a trattenere il respiro per 10 secondi. Che l’incubo abbia inizio, allora.

Cinquanta chilometri. Devono essere una follia anche per il telecronista, Franco Bragagna. Immagino chili di statistiche pronte all’uso, revivals di antiche glorie, aneddotica di vario genere numero e caso pronta all'uso per colmare i primi 25 chilometri durante i quali (onestamente) potrebbe non succedere un bel nulla di nulla. Ho in mente il poco immortale ma divertente "Cammina, non correre", con un Cary Grant già molto incanutito ma veramente british ed un Jim Hutton (il futuro Ellery Queen) nelle vesti di atleta olimpico della 50 km per il team USA, privo di stanza alle Olimpiadi di Tokyo 1964. A proposito… chi la vinse la 50 km di Tokyo 1964? Proprio lui: Abdon Pamich, italo-istriano di Fiume, vinse l'oro dopo aver lasciato andare in fuga l'inglese Nihill sulla vecchia arteria di Koshu Kaido, dovendosi appartare dietro una siepe per impellenti necessità...

Partenza della gara nello Stadio Olimpico ed io mi preparo all’attesa, con il plaid sulle ginocchia ed un training autogeno per evitare di slogarmi la mascella per gli sbadigli... ehi! Ma che succede! Ma chi è quel pazzo? Quei DUE pazzi? Se avete visto la gara sapete già tutto. Se non l'avete vista, forse ignorate che la gara di Pechino vide un allungo iniziale improvviso, ancora prima del termine della passerella nello stadio: è l’attacco del francese Diniz, peraltro uno dei favoriti. Ma dove pensa di andare al chilometro 0 di una gara di cinquanta chilometri? E perché c'è qualcuno che gli fa dietro? E soprattutto... perché quel qualcuno è Schwazer??? Sono passati 90 minuti circa dalla mezzanotte, ma l'istinto primordiale sarebbe quello di urlare allo schermo televisivo "Dove caxxo vaiiiiii?!?!?!?!".

Vorrei urlare ma non posso: è notte e non posso svegliare tutto il condominio! (diversi sono i casi di "incitamento pomeridiano"... nell'ordine potrei citare: Cipollini a Zolder, Albarello nella 10 km di Lillehammer, Hofer nella sprint mondiale di Chanty-Mansijsk, Pittin a Chaux-Neuve). E poi dalla mia bocca uscirebbero solo insulti: come si può buttare al vento una possibile medaglia con una condotta così scriteriata? I chilometri passano. I due folli ritornano nella pancia del gruppo, che man mano si screma (come usano dire i cronisti navigati…). Nel caldo umido e soffocante di Pechino restano davanti in cinque: un cinese, poi Diniz, poi Denis Nizhegorodov che sarebbe il campione del mondo in carica (e poi è russo e non mollerà mai!) ed infine Jared Tallent: l'australiano “duro più duro di tutti”, abituato alle torride estati australi (e a sop-portarsi in giro per il mondo Claire Woods...). L'epica dovrebbe dire che "i chilometri passano lenti", se non fosse che è la 50 km olimpica di marcia ed il ritmo dei primi supera di gran lunga quello che io potrei tenere in una corsa su strada assai più breve.

Poi, all'improvviso, dopo un'ora e mezza di gara sonnolenta, con la mia testa che continua a pensare a quando Schwazer pagherà quello scatto iniziale, mi accorgo di una cosa; in quel gruppetto di 5 atleti ci sono due cadaveri ambulanti: il cinese ed il francese che probabilmente sanno già di essere alla frutta (Diniz non arriverà mai a quel traguardo). Poi altri due, il russo e Tallent, che non sono alla frutta ma che sono palesemente al gancio del capofila... ed infine un ragazzo in maglietta bianca con inserti azzurri, che marcia con la stessa tranquillità con la quale il sottoscritto attraversa il bosco o con la quale Larry affronterebbe (se ne avrà ancora la possibilità) il MOV di Venezia: guardando qua e là qualche vetrina e godendosi il panorama.

Il ragazzo è proprio Alex Schwazer. Ricordo benissimo una sequenza nella quale Schwazer abbandona la testa della fila e si lascia passare davanti gli altri, guardandoli in viso; vede due cadaveri e due moribondi, poi si specchia nell’asfalto liquefatto e forse vede quello che vedo io: un Onnipotente! Mi faccio forza per non gridare e svegliare tutti, di nuovo (ormai è ultra-notte fonda): lì in Cina, a qualche fuso orario, di distanza sta succedendo qualcosa di incredibile. Da quel punto in poi è solo questione di tempo: una 50 km di marcia non si inventa, non consente alcun tipo di sotterfugio; la benzina può solo calare, inesorabilmente, fino a livello zero. Alle 4.10 del mattino, quando il russo e Tallent non ne possono più e sono KO in piedi, Alex prende e se ne va. Tallent tirerà fuori gli artigli per strappare l’argento. Alex viaggerà verso lo stadio fino a farsi accogliere da un Bragagna commosso, e poi scoppierà in lacrime lui stesso durante la prima intervista a bordo pista.

Quanto mi sarebbe piaciuto essere al posto di Franco Bragagna per commentare l'arrivo di Schwazer nello stadio. Poi... vabbé... la storia verrà quattro anni dopo, e ricoprirà negli occhi di tanti le immagini di Pechino 2008. Ma negli occhi di chi ha assistito a quella gara, o almeno nei miei occhi, resta l'immagine di un atleta italiano che un giorno seppe rendersi Onnipotente. Credo di non aver mai visto prima una simile dimostrazione di superiorità, sicuramente non l'ho mai più vista dopo allora in uno sport di fatica atletica (ancora meno da un atleta italiano). Mi sarebbe piaciuto continuare a vedere e raccontare la storia di Alex Schwazer, ma ora non si può più.

Forse, se quella storia fosse continuata, avrebbe potuto prendere il posto di "quella maledetta passionaccia"...

Monday, December 03, 2012

L'ori-giocone natalizio di Andrea Gianotti

(e anche per la serie: "me ne vanto e me ne bullo"!). Ho appena trascorso il quarto fine settimana consecutivo al lavoro. Un tour de force durato cinque settimane (chi non capisce che quattro weekend di lavoro rappresentano cinque settimane di lavoro consecutivo ha pronta una carriera da dirigente...) iniziato ad inizio novembre e che spero di non dover ripetere tanto presto; astenersi prego da commenti del tipo "chissà quanto ci avrai guadagnato"... fa tutto parte del carico di lavoro normale...
Le punte di maggior caos sono state raggiunte 17-18 novembre, e sapevo che il fine settimana del 1° e 2 dicembre sarebbe stato decisamente molto ma molto impanicato, come in effetti è risultato. Quindi sapevo anche che 1) non avrei potuto essere presente alla prima prova di Milano nei Parchi 2013 (Parco Lambro - 1° dicembre - nona edizione) e 2) non avrei potuto partecipare alla festa natalizia dell'Unione Lombarda che si svolgeva nella stessa serata.

Poi, sabato sera, dopo 14 ore di sollazzo collettivo (leggasi: merdone lavorativo assortito in varie salse, con vari momenti di autentico sbroccamento di testa non solo da parte mia), alle 21 ho dato il "libera tutti!" e mi sono precipitato nella sede dell’UElle, in tempo per un saluto, una fetta di panettone… e per prendere parte all'ori-gioco-giocone natalizio realizzato da Andrea Gianotti.

Questi giochi fanno tornare bambino anche un orientista navigato e maggiorenne (di età e di esperienza sportiva) come me: è vero che si ride e si scherza e non c'è nulla da vincere o da perdere ma, visto e considerato che si gioca con le cartine e ci si deve mettere molto cervello e niente gambe magiche, un po' di animus pugnandi esce sempre allo scoperto; sono convinto, col senno di poi, di aver messo più zucca e concentrazione durante il gioco natalizio di ieri sera che durante l'ultimo campionato italiano di trail-o (tanto per dirne una). Se non altro mi sentivo molto, ma molto, più motivato!!! Infatti alla fine mi sono divertito come una scimmia! Pur avendo il cervello in pappa dopo quelle 14 ore di lavoro, invece mi sono ritrovato fresco come una rosa a mezzanotte (potenza dell'orienteering; per altre conferme vedi il pezzo "Le virtù taumaturgiche dell'orienteering" http://stegal67.blogspot.it/2009/10/avevo-in-mente-una-serie-di-incipit.html ). E poiché il gioco l'ho vinto io, come premio ho chiesto ad Andrea se potevo proporlo sul blog.

ORI-GIOCO NATALIZIO DI ANDREA G.

Scopo del gioco: ogni concorrente gioca da solo e dispone di un foglio di carta (vedi unica immagine pubblicata) che riporta 10 francobolli di cartina orientistica. Lo scopo del gioco è indovinare, per ciascun francobollo, il nome della cartina, o almeno il nome della città\area, o almeno lo stato dove la cartina si trova. Vince chi scrive più risposte esatte.

Indizi: ogni concorrente riceve ad inizio gioco due indizi per ogni cartina (totale 20 indizi). Ogni indizio è diverso dagli altri e quindi ognuno parte con informazioni diverse dagli altri concorrenti. Ogni tot minuti ciascun concorrente gira alla propria sinistra 4 indizi di sua scelta e ne riceve 4 dal concorrente alla propria destra. Gli indizi sono stati la parte più divertente del gioco! Si andava da cose che consentivano inequivocabilmente di stabilire almeno la nazione, ad altri del tipo "in questo bosco dimorano 321 specie di farfalle" (Ehi Larry: è il posto per te!!!). Quindi, ad ogni passaggio di mano dei 4 indizi, si sentivano innanzitutto partire i moccoli all’indirizzo di Andrea, il quale è parso divertirsi quanto tutti noi messi insieme…

Tattica di gara di Stegal: dopo 14 ore di lavoro, col cervello quindi in totale adrenalina, ho sempre tenuto ben saldi nelle mie mani gli indizi che potevano essere di maggior aiuto per gli altri, lasciando fluire verso gli altri le autentiche “pepatence” (anche perchè, in fondo alla fila dalla parte opposta del tavolo, c'erano quelle due fainazze di PLab e Bibi che, se avessero ricevuto certi indizi, potevano fare molto meglio di me! Paolo Consoli sarebbe stato un altro osso durissimo, come pure "il Bellini"). Con una buona dose di cul... volevo dire: di fortuna! ed un po' di immaginazione, oltre al fatto che su una di queste carte ci avevo corso, sono uscito dalla tenzone con un ragionevole 8 su 10! Quasi come una gara di trail-O!

Di seguito, per ciascuna cartina, qualche indizio che mi ha aiutato ed qualcuno che fa capire come ogni tanto mi arrivasse in mano della roba da prendere Gianotti e sputargli in un occhio (i cosiddetti "indizi-fuffa", vedi ad esempio il secondo indizio della mappa 1!).

Volete provare anche voi?

*** INDIZI ***

1 - In questo bosco ci sono 16 laghi
1 - Le gare in questo bosco utilizzeranno probabilmente sport-ident
Risultato di Stegal: 0

2 – Questo bosco è un luogo letterario
2 – A 45 km c’è una città famosa per aver dati i natali a Joe Cocker e agli Artic Monkeys, nonché sede dell’Università di Hallam
2 – L'area boschiva risale alla fine dell'ultima era glaciale
Risultato di Stegal: Mappa corretta!

3 – Questa città è nota con diversi nomi
Risultato di Stegal: Mappa corretta!

4 – Il codice aeroportuale dell’aeroporto più vicino alla mappa è TFN
4 – Il mese più piovoso qui è dicembre, con 6 giorni medi di pioggia.
Risultato di Stegal: Mappa corretta (… ci ho corso…!)

5 – La città vicina a questo bosco ha a che fare con l’Isola del Tesoro.
5 – Il 5% circa della popolazione che abita nei pressi di questo bosco ha origine italiana
5 – Non lontano da questo bosco vi è una famosa strada con otto ripidi tornanti.
Risultato di Stegal: Città giusta, mappa vicina...

6 – La temperatura media delle minime a gennaio in questo bosco è di 0 gradi C circa.
6 – Lo sport nazionale del Paese in cui si trova questa mappa è il calcio
6 – Il primo insediamento abitativo in questo luogo fu opera degli abitanti di Golasecca. Sì, proprio quella “Golasecca”.
6 – Questa città è stata sede di una EXPO
Risultato di Stegal: Città giusta, sulla mappa non mi sono arrischiato per non fare figure di emme...

7 – Secondo i precetti di una religione, è obbligatorio un pellegrinaggio in questa mappa almeno una volta nella vita per ciascun fedele.
7 – La bandiera del Paese di questa mappa ha sfondo bianco
Risultato di Stegal: Mappa corretta!

8 – Questa cartina comprende due diverse città
8 – I comuni di questa cartina sono tutti gemellati con Klagenfurt (AT)
Risultato di Stegal: Mappa corretta!

9 – Il parco di questa mappa è dedicato a un personaggio che non appare nella toponomastica cittadina di Milano
9 – Nella ferrovia che vedete nel francobollo di carta, ci passa una locomotiva a vapore
9 – In questa cartina c’è un parco giochi (tipo Gardaland, ma non è Gardaland)
Risultato di Stegal: 0 al quoto... non è il Parco Tivoli di Ljubiana

10 – La bandiera del Paese di questa cartina ha complessivamente 6 colori.
10 – Non lontano da questa cartina potreste osservare dei pinguini in libertà
10 – In questa cartina viene coltivato l’albero della gomma
Risultato di Stegal: Città giusta, che ne so io delle mappe?

Gli indizi erano ovviamente molti di più... ma posso garantire che questi, a me, sono stati sufficienti

GRAZIE "GIANA"!!!