Stegal67 Blog

Saturday, November 15, 2014

My MiPa under the storm

Se un giorno mi avessero detto che 350 ragazze e ragazzi si sarebbero presentati al via di una gara promozionale di orienteering, sotto quel nubifragio che sta riempiendo non solo vie e piazze di Milano ma anche le homepage di tutti i siti di informazione, per la soddisfazione di vincere un bel nulla se non una lavata da capo a piedi all’insegna del “non sarò mai più asciutto in vita mia!”…
… ebbene quel giorno io avrei risposto: “Si, certo, come no. E la mia vicina di casa è Keira Knightley!”. 

Oggi pomeriggio, dopo aver scaricato dalla macchina due quintali di fango misto a lanterne misto a foglie misto a paletti di ferro, sono arrivato sul pianerottolo e guarda un po’ chi c’era?


Signore e signori, la mia nuova vicina di casa!

Scherzo, ovviamente. Se Keira Knightley fosse la mia vicina di casa, tutto starei facendo tranne che scrivere il blog. Starei più probabilmente ammassando in casa ogni possibile tipo di spezia reperibile sul mercato, metti che una sera che tutti i negozi sono chiusi e lei si presenta alla mia porta chiedendo se mi avanza un po’ di zenzero caramellato delle Galapagos… “Zenzero caramellato delle Galapagos? Certo, me ne avanza giusto uno zinzinello da prestarle… intanto appoggi pure sulla poltrona la sua modesta persona in lingerie…”. Ma se lo fosse, la mia vicina di casa intendo, ecco la prima cosa che mi direbbe: “C’eri anche tu al Monte Stella con gli altri 350 pazzi sotto il diluvio a cercare lanterne?”. “Sissignora, c’ero anch’io… ma alla fine lo vuole ‘sto zenzero o passiamo subito alle cose serie?”.

350 fa qualcosa più di 300, che è un bel numero tondo che richiama imprese eroiche del passato. Da oggi per me è sinonimo di “ma quant’acqua deve venire per far stare a casa gli orientisti, organizzatori compresi???”. Eccomi di colpo trasformato in un organizzatore di gare di dimensione svizzera! Ma io sono lombardo… mica mi chiamo Ztefano con la Z di Zole e Ztelle!!! Ok, in passato al Monte Stella o al Parco delle Cave abbiamo fatto anche più di 350 partenti, ma in una giornata di sole, che diamine! Non sotto un diluvio totale con tuoni e vento freddo di traverso che posso paragonare solo ai celebri Campionati Italiani del Cansiglio! Solo a Venezia ricordo di aver visto più acqua… ma se ne stava buona sotto i piedi! Quella di oggi era sopra, sotto, di lato. Ho visto fiumi d’acqua venire giù dai sentierini del Monte Stella, paludi di fango attorno alle lanterne come nemmeno alla penultima lanterna dell’O-Ringen 2010. Ho visto ragazzi incoscienti affrontare la tormenta in calzoncini corti, con in mano una mappa che per alcuni era comprensibile quando una runa celtica (anche prima di trasformarsi in una specie di bolo saponoso… questo per chi non l’aveva adeguatamente protetta nella plastica).

Ho capito fin dall’inizio che il punto più alto della Montagnetta di San Siro rappresenta probabilmente un buco nero che calamita tutto quanto passa nei paraggi: non saprei spiegarmi altrimenti la presenza in cima al colle fin dalle 9.30 del mattino di alcuni ragazzini che avevano il percorso corto e che la Montagnetta se la dovevano girare tutta senza fare un solo metro di dislivello! Ma dove ce l’avete la testa? Avete le lanterne ogni 50 metri, a destra ed a sinistra del sentiero che gira attorno al colle… cosa vi è saltato in mente di prendere la direttissima di massima pendenza e farvi giusto quei 70 metri di dislivello gratis per arrivare fin qui? Cos’è… vogliamo vedere tutti quanto lo stadio di San Siro sotto il diluvio??? Cosa sono stato qui a fare a disegnare i l percorso corto, medio, il medio-lungo, il lungo, il King of the Hill? Prossimo anno, tutti sul King of the Hill! (ho già in mente come farlo… AH AH AH… IH IH IH… vedi sempre alla voce “Dottor Mabuse”).


Che poi, ad esempio, il percorso “medio-lungo” è stata una cosa buttata giù venerdì di volata, che per fortuna avevo posato 36 lanterne e le potevo far girare come volevo (ci hanno fatto i Mondiali di trail-O con 36 lanterne, ci hanno fatto). Tutto perché tra mercoledì e giovedì Marco Lombardi, l’uomo di ferro che gestisce le iscrizioni, all’improvviso è andato via di brocca e ogni ora ci aggiornava con dei numeri le quote di iscrizioni che sembravano quelli della piena del Seveso o l’alta marea a Venezia: “siamo a 250… 310… nuovo aggiornamento: 350… altri 30 sul medio… a 404 chiudo le iscrizioni… 435 adesso le chiudo davvero… 460… 494!”. A quota 494 ci siamo guardati in faccia e abbiamo dato un’occhiata alle previsioni del tempo che non sapevano più come spiegare che sarebbe venuto giù di tutto.

Non ci è restato che sperare in un miracolo, che però non è avvenuto. Così alle 7.10 ecco i posatori che partono per andare a mettere giù paletti e lanterne. Per la prima volta da quando esiste, il Monte Stella è DESERTO! E’ buio, si vede da qui a lì ed i punti di controllo “limite di vegetazione” (le fronde dei rami) sono una scommessa perché viene giù talmente bene che non si riesce ad alzare gli occhi al cielo. Alle 8.30 la posa è completata, Dario mi dice che il ritrovo l’abbiamo spostato sotto la tettoia del mercato rionale, quindi i concorrenti si faranno 300 metri per arrivare alla svedese e altrettanti dall’ultimo punto al traguardo per tornare al mercato rionale. Io mi piazzo sulla cima del Monte Stella da dove posso controllare la situazione: ecco un selfie scattato alle 9.00.


Alle 9.15 vedo i primi passaggi sui sentieri che si inanellano attorno alla cima, alle 9.30 passa Paolo Bocchiola, poi Carlo Nessi. Arrivano i ragazzi del percorso corto di cui sopra… e che torneranno imperterriti sulla cima una seconda volta!, arrivano quelli del percorso lungo delle scuole e non sembra nemmeno che siano incavolati contro i prof, la scuola, le istituzioni… “Qui c’è la 21! La prossima è laggiù…” ed il mio cuore di coach si scalda vedendo che quel braccio punta nel nulla di un muro d’acqua ma inequivocabilmente dritto verso la lanterna giusta. E’ poi il turno di Giorgio Gatti, di Dallera, di Anna Quarto (si, Anna, sei tu la “Queen of the hill”!), aspetto Marco Giovannini ed invece dal basso arriva imprecando e sorridendo Paolo Menescardi.


Quando ormai penso che le partenze siano finite, che avrò già visto passare un centinaio di persone, che mi sembra da pazzi che qualcun altro stia cominciando la gara perché piove sempre più forte, sempre più di traverso, sempre più ghiaccio ed i tuoni sono sempre più vicini… ecco arrivare LA TORMA! Le ultime scuole sono arrivate, ed adesso ci sono almeno 10-20 concorrenti alla volta che risalgono la china fangosa del colle. Sono le 11 passate ed ormai puzzo come un cane bagnato, sono più bagnato di un cane bagnato e penso che non sentirò mai più caldo in tutta la mia vita.


Non so più come tenere calde le mani e scendo verso il ritrovo per accompagnare alcuni piccoli che si erano spaventati per i tuoni ed i lampi… al ritrovo c'è una calca pazzesca: ci sono ancora un centinaio di persone che aspettano in fila per partire!!! Quello che succede da lì in poi è storia recente: non solo le partenze non sono ancora finite, ma mi tocca ritornare sul colle per fare da “cane pastore” e tenere sotto controllo la situazione… perché un paio di punzoni sono stati strappati ed i ragazzi giustamente vanno un po’ in crisi perché non sanno che fare. Una coppia di ragazze di notevole presenza passa tre volte davanti alla lanterna con codice WW ed al terzo passaggio mi accorgo che 50 metri dietro a loro arrancano due ragazzotti ben piantati che mi dicono “oh… noi corriamo e loro camminano, ma sono sempre davanti loro!”. Quando le due ragazze tornano per la quarta volta al punto di snodo, riferisco la battuta ed una mi risponde: “Si… se guardassero la cartina anziché noi… sarebbero molto più avanti!”.

Infine la giornata vola via in glissando. Ci sono gli ultimi passaggi (nessuno è perso, solo un po' in difficoltà per il diluvio e tutti sono seriamente intenti a finire il percorso), il ritiro punti con Remo, il ritorno a casa cercando di proteggere il sedile della Ford, lo scarico merci nel box ed una doccia bollente di un quarto d’ora. Fuori continua a diluviare, le notizie che leggo sulle homepage da Milano, da Genova, dal Piemonte non sono rassicuranti. Il campanello non squilla, ma io continuo a tenere a portata di mano lo zenzero caramellato delle Galapagos.

Perché non si sa mai…!

Sunday, November 09, 2014

Ritorno a Tesserete

In Principio era caos soltanto.
Poi vennero Gaia (la Terra, non l'omofona società orientistica!), il Tartaro (e con esso i dentisti) ed Eros, che non manca mai da quando abbiamo le reti Mediaset. 

Così scrisse Esiodo ne Le opere ed i Giorni.
E andò avanti a scrivere…
“Terre e acque lottavano per accaparrarsi un po’ di spazio senza che alcun cartografo andasse a definire la loro posizione. Lanterne e punzoni erano posati ovunque, a casaccio. I punti in Lista Base venivano assegnati con estrazione dal sacchetto della Tombola. Infine il Geometra dell’Universo decise di intervenire perché non se ne poteva più! Chiamò a sé le folle oceaniche di orientisti di terra, cielo e mare, e distribuì onori ed oneri secondo un Principio di Equità che nessuno avrebbe avuto il coraggio di contraddire”.

Dapprima chiamò i Francesi, cui appioppò formaggi puzzolenti e calciatori isterici, ma che in compenso ebbero in regalo Thierry Gueorgiou.
Poi chiamò gli Svedesi, che ebbero l’O-Ringen, ma anche Bjorn Persson.
I Finlandesi ebbero il buio a mezzogiorno persino d’estate, ma anche Minna Kauppi.
I Norvegesi gioirono nel vedersi assegnato l’Halden SK, ma dovettero rassegnarsi a perdere la medaglia d’oro nella staffetta alle Olimpiadi di Lillehammer (che ancora gli brucia)... E così via.


Quando fu il turno dei Ticinesi, il Geometra dell’Universo non ebbe dubbi:
“Voi potrete tifare per i fratelli Hubmann… (… “Sìììììììììì!!!”…), per Simone Luder (… “Sìììììììììì!!!”…), avrete Elena Roos e i fratelli Tobia e Sebastian e le sorelle Elena e Noemi (… “Sìììììììììì!!!”…), che potrete mescolare come vorrete.
Però avrete le carte di Gudo, la Capriasca Est e Ovest e il dosso di Taverne (… “Noooooooo!!!”…)”.

Arrivò anche il turno dei Lombardi.
Il Geometra dell’Universo riconobbe in loro la stirpe più salda, la più solida, la più grintosa. Così, decise di assegnare ai Lombardi il suo dono più prezioso ed insieme la sfiga più terrificante.
“Voi gestirete la vostra sfortuna nel modo più consono, come nessun altro popolo saprebbe fare, e sarete ricompensati con la gemma più preziosa del mio Creato: avrete, infatti, la Regolamentite, ma potrete consolarvi andando a correre a Tesserete!”

I Lombardi riunirono immediatamente una commissione per studiare la proposta.
Fecero delle sottocommissioni che si riunirono periodicamente stendendo regolari verbali, sottoposero la questione al giudizio dei popoli riuniti ed infine emisero il verdetto:
“Caro Geometra dell’Universo,
accettiamo di buon grado la tua gemma più preziosa, la Regolamentite, e ne faremo nostra ragione di vita. Ma Tesserete… eccheccavolo… ma proprio Tesserete ci dovevi appioppare? Non è che potresti invece limitare la tua terribile pena ad un posto come Carvico? Sai com’è… noi a Tesserete non ci possiamo correre: ci hanno già messo un percorso fisso!”.

Fu così che il Geometra dell’Universo spostò Tesserete, che nei piani originali era posta nel baricentro esatto tra Milano, Bergamo, Varese e Como (quindi più o meno a Besana Brianza), e la pose pochi chilometri a nord di Lugano, così che i pochi Lombardi che vogliono andarci a correre si devono sorbire 40 chilometri di strada cantonale (o acquistare il bollino autostradale 2014 a novembre).


***

Tesserete.  La Gemma. 


QUANTO AMO IL BOSCO DI TESSERETE!
Non è che io conosca a memoria tutti i boschi della Svizzera, ma quando, un giorno, farò un mega tabellone tipo Wimbledon per far scontrare ad eliminazione diretta tutte le carte su cui ho gareggiato ed eleggere il bosco più bello, Tesserete se la gioca con chiunque!

Tesserete sta al Canton Ticino come Monte Livata sta al Lazio, con preferenza per Tesserete! Tesserete è uno dei posti più belli nei quali ho mai posato le mie Inov-8 numero 50.
Ci ho corso quattro volte (cinque, se consideriamo un Campionato Sociale SCOM Mendrisio nel 2006) e ogni volta penso “ma non potremmo correre qui tutti gli anni? Magari anche un paio di volte all’anno?”
Sì, ok… capisco che a lungo andare la novità diventerebbe una consuetudine, che tutti conoscerebbero la cartina come le loro tasche, che avremmo tutti a casa una spanna alta così di cartine di Tesserete, che i tracciatori non saprebbero più dove posare i punti... Capisco tutto. Però, per me, sapere di avere così vicino a casa il bosco di Tesserete e non andarci a correre tutti gli anni… Non è che se la mia vicina di casa è Uma Thurman, dopo cinque volte che la spio dal buco della serratura mi stufo di vederla!

Quanto al percorso 2014, Pier Brazzola ha tirato giù una roba da sballo e da farci un secondo giro, ad averne le forze.
Il bello della faccenda è che, fino all’ultimo momento, Pier ce l’ha messa tutta per farmi rimpiangere l’istante in cui, alle 7.30 del mattino di sabato, ho lasciato la vituperata casetta per salire a Tesserete.

Da qualche parte nei regolamenti, infatti, ci deve essere scritto che le lunghezze ed i dislivelli vengono resi noti solo DOPO che i termini per le iscrizioni sono scaduti. Così io ho pensato: “ultima gara del TiEmmeO… novembre inoltrato… stagione finita… sarà una bella middle, da un’ora per me e 30 minuti per i primi, e poi giù di caldarroste all’arrivo!”.
H40 è stata la mia decisione.

Martedì mattina entro su www.solv.ch, clicco su Wettkämpfe, scelgo Startliste (il mio tedesco sta migliorando, isn’t it?), seleziono la tredicesima tappa del TiEmmeO, leggo lunghezza e dislivello e svengo sul posto: SETTE E ROTTI + TRECENTO.
Tutta la poesia di Tesserete in quel momento è volata via! Anche perché, diciamocelo, era dal 2006 che non tornavo più a Tesserete, quindi i miei ricordi di quel bosco meraviglioso si sarebbero sicuramente rivelati come ingentiliti dal tempo.
E che probabilità ho io di finire una gara “sette e rotti + trecento” in Ticino?
Maledizione ai regolamenti, e a me che non mi iscrivo mai in HAK, in HB, in Open Corto!!!


Quel diavolo di Pier ha pensato bene di ribadire il concetto alla Massenstart di sabato mattina, al momento della partenza del gruppetto di H40, tutti belli contenti di avere immediatamente alle spalle il plotone delle DAL! Vale a dire: dei quarantenni che non vedono l’ora di farsi saltare addosso da un mucchio di leggiadre fanciulle, e poco importa che le fanciulle abbiano le scarpe chiodate, perché fa più fetish!
In pratica le ultime parole di Pier prima del via sono state “Godetevi il bosco… tanto lo vedrete proprio tutto quanto AH! AH! AH!” (un AH! AH! AH! molto alla Dottor Mabuse).

Il primo pensiero del sottoscritto è stato che avrei già avuto un risultatone se fossi tornato al traguardo prima del ritiro punti.

Risulterà che questo è stato l’ULTIMO pensiero negativo che ho avuto.
Appena sono sparito in direzione della 1, dapprima ultimo poi penultimo poi terzultimo ed infine definitivamente ultimo del gruppo di allegri compagnoni dell’H40 (le ragazze si erano dileguate immediatamente, nonostante le profferte dei satiri), il bosco di Tesserete si è rivelato per quello che è esattamente: un posto meraviglioso per farci orienteering.
Ed il percorso di Pier è stato esattamente quello che voleva l’Impiegato Panzottello: impegnativo (per i soli finali: 100 minuti e qualche secondo) e fattibile, labirintico e divertentissimo, mai pericoloso e sempre da prestare attenzione ai dettagli, in un bosco pulito come pochi altri.

Una cappella al punto 4, quando ho speso le ultime forze per cercare di stare nel “treno”, e una al punto 9, dopo essermi fermato a dare indicazione ad un paio di ragazzini persi.
Ho quasi vomitato la colazione sulla arrampicata al punto 11, e mi sono “appoggiato” (tecnicamente, intendo) ad un campetto di bocce nel bosco per arrivare alla 16.
Quando infine, dal sentiero ad ovest del punto 19, ho deciso di entrare nel verde2 per cercare l’avvallamento, ho potuto constatare che quel verde2 era lieve come un piumino di cipria e che… poffarbacco!… “non vedo uno straccio di verde2 attorno a me, ma il punto è proprio qui davanti ai piedi!”.

È persino possibile che questi 100 minuti rivaleggino con la gara di Weissenstein, quando ci sarà da tirare le somme del 2014.



***


La sfiga


Tornando al discorso della Regolamentite, all’occhio allenato del lombardo che corre in divisa turchese (AGET) non è sfuggito il fatto che, andando in partenza, campeggiavano lungo il sentiero le cartine del percorso fisso di Tesserete, accessibile a chiunque; né il fatto che la lanterna 12/15/18 fosse posata a dieci metri da uno dei punti fissi del percorso (codice 33, se non vado errato), né che il punto 19 fosse proprio uno di quelli del percorso fisso.

In palestra a Tesserete c’era chi raccontava di aver fatto tanti allenamenti in quel bosco e su quel percorso, utilizzando una volta i punti pari e una volta i punti dispari o mescolandoli a caso.
Bene: sono convinto che nessuna classifica del Trofeo Quadri sia stata inficiata dalla frequentazione più o meno assidua del bosco da parte dei meglio allenati, sono convinto che ai ragazzi ed alle ragazze del TiEmmeO una possibilità del genere non sia nemmeno passata per l’anticamera del cervello, sono infine grato all’ASCO Lugano per avermi dato la possibilità di gareggiare ancora una volta a Tesserete.
Da altre parti, come minimo, ci sarebbero state interpellanze all’omologatore, al direttore gara, al delegato tecnico, al Presidente del Mondo e avanti così.
I Ticinesi probabilmente se ne fregano, continuano a tifare per i fratelli Hubmann ed a crescere i vari Tobia, Seba, Federica ed Elena.

In compenso, leggo l’annuncio della gara sprint di domenica prossima ad Alzate Brianza: 

“Ogni squadra deve essere OBBLIGATORIAMENTE composta da DUE concorrenti appartenenti a SOCIETÀ DIVERSE e di CATEGORIA DIVERSA (considerare categorie del Trofeo Lombardia 2014)”. 

Ora… prescindendo dal fatto che non capisco come la Besanese riuscirà a schierare tutti i suoi effettivi (visto che da sola rappresenta il 50% delle forze in campo e i concorrenti devono essere di due società diverse)… questo vuol dire che se io volessi sfidare la squadra composta da Larrycette e Dopolavori e, per avere almeno una chance di vincere, chiamassi Riccardo Scalet non potrei farlo perché io e Riccardo siamo della stessa società (sì, oh cari: lo siamo!)?
Questo vuol dire che se il grande Luigi Giuliani (most improved player 2014) decidesse di sfidare, che ne so, Todeschini e Pozzebon (most improved she-player 2014) e, volendo dare loro almeno una chance di vittoria, decidesse di fare la staffetta con l’Impiegato Panzottello, non potrebbe farla perché io corro la stagione del Trofeo Lombardia in MA arrivando regolarmente ultimo?

Staffetta dell’Amicizia potrebbe voler dire: “Fate le staffette che volete, datevi i nomi che volete. Amicizia vuol dire avere un po’ di lanterne del bosco per celebrare insieme la fine della stagione 2014. Sfidatevi, sfogatevi, tanto alla fine la classifica serve solo perché il premio lo estraiamo a caso coi numeri della tombola”.
Forse, ormai, ci sentiamo a nostro agio solo quando possiamo agire sotto l’ombrello di un bel Regolamento. Poco più a nord, a queste cose non fanno tanto caso.


Quando torniamo a correre a Tesserete?

Wednesday, November 05, 2014

Perchè fu che andai a Ghemme... e come finì

Orientisti di tutto il mondo… scrivete il vostro blog! Sarete famosi, rispettati, fighi come Indiana Jones e soprattutto VINCENTI! L’ultimo fine settimana di gare ne è stato l’ennesima dimostrazione: colui che pagherebbe perché Rigoni cambiasse categoria (notare il periodo ipotetico dell’irrealtà, ottativo aoristo carpiato con due avvitamenti del Devoto Oli) spopola in Trentino senza nemmeno sforzarsi di camuffare la sua superiorità “… sette migliori tempi consecutivi…”; colei che venderebbe l’anima di Bruce Springsteen per una nuova medaglia al Lipica Open trionfa a Muggia, località talmente ad est che lì il sole tramonta quando a Milano è ancora mezzogiorno. Infine il più affermato collaudatore di camelbak e bandane del nord-ovest pialla la concorrenza nella bi-sprint doppia gara sprint di Ghemme, amena località piemontese nota per l’aceto ivi prodotto e per… e per… per l’aceto, appunto.

Tre i blog orientistici che vanno per la maggiore, tre nette vittorie. Tre indizi fanno una “Prova!”, come diceva Jerry Calà, ed io chi sono per negare l’evidenza? Già… chi sono io? Io sono il quarto moschettiere, quello talmente scarso che non lo volevano nel club, sono il quarto gol di Antognoni contro il Brasile nel 1982 (quello annullato), sono il protagonista della più bella battuta pronunciata da Francesco Salvi: era una persona poco appariscente… quando di loro dicevano: mah, erano in tre o quattro… “o quattro” era lui! Chissà perché, loro vincono ed io no.

Eppure ce la metto tutta! Anche io pagherei perché Rigoni cambiasse categoria e venisse in H40 (almeno avrei una scusa per passare definitivamente in H45…). Anche io porto il camelbak nelle sprint, però sul davanti… nel caso mio Men’s Health in copertina scrive “Addominali scolpiti… tra 20 anni se ti dòpi!”. E se non conosco a memoria le parole di “Born to run” di Bruce S., posso sempre fischiettare “Run to me” di Tracy S. … Evidentemente i motivi per i quali si vince una gara di orienteering sono più nascosti.

Per cercare di fare del mio meglio in quel di Ghemme, avevo deciso di puntare tutto sulle scelte di percorso: questa volta non mi sarei incaponìto a cercare passaggi segreti nelle gallerie della tangenziale (Brescia), o a inventarmi passaggi obbligati sul fiume laddove non c’è nemmeno il fiume (Sovramonte). Avrei fatto tutto per benino e avrei staccato la concorrenza grazie alla mia superiore tecnica orientistica. Che è quello che ho fatto, almeno a giudicare dalle cartine pubblicate da Alessio Tenani: su 23 lanterne del bi-percorso doppio percorso, in 22 ho fatto la stessa scelta del finalista dei WOC 2014 (la 23esima, dalla 6 alla 7 del secondo percorso, sono convinto che l’ha sbagliata lui!: io ho tagliato per i vigneti).



Perché allora non ho vinto? Sfiga… mi sa che su 40 iscritti alla MA in quel di Ghemme, in 40 abbiamo fatto le stesse 22 scelte identiche di Tenani. Ammetto anzi qui solennemente che nella tratta 11-12 del primo giro ho attraversato il canale senza nemmeno pensare due secondi se fosse attraversabile o meno! D’altra parte ero così stanco che di tornare indietro non se ne parlava proprio (il regolamento dice espressamente che nessuna scelta è vietata se è utile per la sopravvivenza dell’individuo), inoltre avevo le scarpe così infangate ed i piedi talmente fradici che persino i RIS di Parma si sarebbero accorti di qualcosa! Non potendo dunque prevalere sulla concorrenza grazie alla mia superiorità tecnica, non mi è restato che rantolare e rotolare fino al traguardo della seconda tappa ed attendere il pomeriggio per dare il meglio all’outlet di Vicolungo dove ho trovato ben TRE calzature numero 50 a prezzo stracciato che sono state immediatamente requisite e portate alla vituperata casetta (no Edoardo, allo stand della Salomon non ho trovato nulla… la scarpa più grossa era del 47, il che è più o meno quello che fanno quelli di La Sportiva e che non potranno mai andarmi bene).

Per il resto, la cronaca dice che a Ghemme hanno vinto i più forti. Certo che Andrea Seppi poteva evitare di passarmi sulle orecchie proprio nella piazza in centro a Ghemme, facendo risaltare ancora di più la mia velocità “da zero a bradipo in 40 minuti”! Abbiamo avuto una bella affluenza di orientisti (si vede che una gara a due-curve-due dall’uscita dell’autostrada può essere allettante per chi ha famiglia a casa), spero non provocata solo dall’annuncio Besanes-ico “entrambe le tappe varranno per la lista base”… o forse è proprio così. Per essere una bi-sprint un doppio impegno, la mia gara è durata un’ora e mezzo circa: 22 minuti la prima tappa, poi lo spostamento alla seconda partenza, l’inutile tentativo di convincere le gambe a riprendere una qualsivoglia parvenza di corsa dopo che la cartina della collina morenica tra i vigneti si era palesata come una riedizione del centro storico di poco prima, ed un’altra mezz’ora di corsa stanca fino al traguardo. Punti in lista base non credo di averne fatti, ma ciàcole in compagnia… quelle tante!


E forse questo è stato un buon e valido motivo per essere andati a Ghemme. Però che invidia per gli altri oriblogger… tutti vincenti, ‘azzarola! E a me niente…