Mai come in questo 2007 mi è sembrato di essere una specie di "attira-stranezze". Penso all'episodio della prima lanterna degli Highlands Open, all'ombrellata a Dervio, all'aver fatto da improvvisato speaker per 8 giorno e 6 sere di fila nelle gare internazionali in Italia. L'anno non poteva concludersi in modo diverso, con una avventura orientistica. Il tutto è avvenuto ad inizio novembre, ma non ho voluto pubblicare prima questo post perchè prima volevo che lo leggessero i miei compagni di squadra sull'annuale numero de "Lo Strappo".
Lo Strappo è uscito ieri sera. Oggi pubblico il post... da "attira-stranezze". Il luogo non è volutamente citato: provate anche voi a indovinare, dagli indizi, di che carta si tratta!
RITORNO ALL’ESORDIENTE TOTALE GLOBALE
La convocazione arriva per posta elettronica interna.
“La presente per invitarLa a partecipare al corso blablablablabla, che si terrà in due sessioni blablablablabla, nei giorni tal dei tali e tal altro. Il corso prevede lo svolgimento di attività outdoor, per le quali La invitiamo a presentarsi munito di indumenti atti all’esecuzione di pratica sportiva”.
All’inizio ho fatto un po’ di fatica a crederci.... poi mi sono chiesto: vuoi vedere che questi mi portano a fare orienteering? Noooooo, impossibile. Sarà qualche altra attività tipo ponte tibetano o giù di lì. E poi è novembre inoltrato! Farà un freddo cane e c’è rischio di pioggia...
Comunque la seconda reazione è stata quella di dirlo agli amici più intimi: “Uéh, sai che forse mi mandano a fare un corso motivazionale a base di orienteering?”. E giù risate. Con gli amici che mi dicono cose tipo “Portati il bricchetto!” “Chiedigli se vale per la lista base!” “Non farti riconoscere...”.
Eh già, come se fosse facile per me non farmi riconoscere. Una rapida indagine ha portato ad indicare in Nicolò Corradini l’unico orientista che forse (ma forse...) non mi avrebbe riconosciuto subito (in gara mi passa troppo velocemente per essersi memorizzato il mio volto).
Man mano che si avvicina il giorno previsto, il pensiero prevalente è: vediamo come va a finire. Ma, mi dicevo, era impossibile che proprio a me capitasse di andare a fare una prova di orienteering...!
Lunedì. Una bella giornata. Convocazione alle 12.30. Giusto il tempo di finire un primo giro-clienti. Ritrovo in centro a Milano e si parte col pulmino. Direzione nord-ovest. Sul pulmino c’è l’autista, una tizia della società di formazione manageriale che organizza questa cosa, una dozzina di colleghi sciammannati di ogni età, grado e sesso. Io tra questi ultimi. Nessuno parla, tutti si aspettano il ponte tibetano. La tizia non proferisce parola. Io non dico niente... tanto se non è orienteering è inutile bullarsi, se lo è mi sgamano appena metto piede giù dal pulmino.
Direzione nord-ovest. Si entra in autostrada, si supera una barriera, bivio in autostrada e si va verso sinistra, secondo bivio in autostrada e si va sempre a sinistra, altra barriera. Si prosegue per qualche chilometro (superando un’area di servizio), si esce al casello... poi a sinistra, e si imbocca una statale; si arriva ad un paesone e si gira a destra, su per il ponte e poi a destra il cimitero e a sinistra un campo sportivo. Alla rotonda si comincia a salire. Qualche chilometro e si arriva ad un paesino: il nome è xyz. In fondo c’è un campo sportivo. Tutto chiaro, no??? :-)
Scendo dal pulmino e mi aspetto i cori del tipo “Noooooooo... cosa ci fai qui anche tu...???”. Nulla del genere. Siamo praticamente schierati in riga davanti al pulmino e davanti a noi 3 ragazzotti mai visti! Io penso: vuoi vedere che hanno messo a xyz un ponte tibetano?
Inizia la spiegazione: “Vi daremo una cartina...” e sono io che penso: “NOOOOOOOO...........”. Avrei voglia di mandare subito un sms a Rusky o a Roberta ma il cellulare è rimasto sul pulmino! Niente da fare, mi sorbisco una spiegazione raccapricciante, anzi agghiacciante, che può andare bene per un esordiente corto alla prima esperienza (forse non li ho nemmeno ascoltati). Mi sembra tutto talmente assurdo che non mi viene nemmeno in mente di mettermi a fare il gradasso, preferisco aspettare di vedere come va avanti questa cosa.
Altro choc: partiamo a coppie, distanziati di due minuti. La mia lingua si frena appena in tempo per evitare di dire la parola “griglia”, che sento uno dei ragazzotti parlare di “elenco di partenza”. Comunque per farla breve mi trovo insieme ad una sciuretta della mia età un po’ spaesata, mi sa che l’ultima volta che ha messo la tuta risale alle Olimpiadi di Mosca 1980, quella che indossa sembra quella della figlia... Per evitare di confonderla, la rassicuro: sono abituato ad andare in montagna con le mappe della Kompass! (dico) Sono sicuro che se mi segue non avremo problemi. Devo essere stato convincente, perchè si mette tranquilla.
La mia coppia è la terza a partire. Si parte lungo il sentiero che sta sopra al terrapieno al lato del campo sportivo. Sbircio cosa fa la prima coppia partita (un panzone piemontese ed un altro soggetto attempato di Novara) e vedo che dopo pochi metri di sono già fermati a discutere “Bene” penso “questi sono già superati” (anche se mi scopro subito a dire tra me e me: “ma che cosa sto dicendo? Certo che sono già superati! Questi e anche tutti gli altri!”). Partono i secondi, più baldanzosi. Al mio via, non guardo nemmeno la carta e mi avvio di corsa incitando M. a seguirmi. Vedo che si fida e, al primo bivio, incontriamo la prima coppia partita: stavano studiando TUTTO il percorso, hanno capito che la carta si guardava una volta sola! (ho già accennato alla spiegazione raccapricciante?) Primo punto lungo il sentiero e alla bandierina (non ci sono le lanterne, solo dei cerchi rossi tipo bersaglio, ma ci sono i timbrini metallici) raggiungiamo la seconda coppia che ha qualche problema a mettere il quadratino giusto della cartina sotto al “timbro”.
Sempre via di corsa, e questi ci seguono fino al secondo punto, ma per andare al terzo sbircio la mia compagna di avventura e mi lancio nel bosco in un bella edizione di "taglio tattico". Infatti gli altri restano indietro indecisi e noi sbarchiamo dopo la discesa nel bosco bianco sul sentierino che porta al terzo punto. Da lì in poi per noi è corsa solitaria, con M. che cerca di starmi dietro senza dire nulla per risparmiare fiato e io che ogni tanto allungo per punzonare la cartina e intanto le do le indicazioni sul sentiero da prendere al bivio. Tempo finale: 11’55” ! Arriviamo talmente presto che incrociamo l’ultima coppia appena partita (arrivo e partenza coincidono); mi chiedono “Ma siete già di ritorno?” “E’ facile, è facile” dico io, ma la faccia paonazza di M. non li ha rassicurati molto.
Al termine della prova, i ragazzotti erano abbastanza perplessi. L’unica frase che mi sono concesso è “Non male per due esordienti totali, eh?”. La seconda coppia in classifica ci ha messo più di 17 minuti (un ragazzo ed una ragazza sulla trentina che vanno tutti e due in palestra, e lui non sembra uno stupido e la cartina l’ha capita abbastanza... anzi devo ricordarmi la prima volta che passo in Caboto di fargli avere il calendario delle gare regionali).
Due coppie sono tornate dopo circa 45 minuti senza aver fatto tutti i punti (ed erano punti su sentiero!) e li hanno richiamati all’ovile. Purtroppo non ho la cartina: ho dovuto consegnare la mia per via delle punzonature, ed M. ha visto me e ha consegnato anche la sua, e non sono riuscito a farmene dare un’altra (fotocopie a colori, comunque). Ma ho ricostruito il percorso su una delle tante cartine della zona di questi ultimi anni di orienteering
Però forse il bello deve ancora venire.
Se in giro per l’Italia mi ricapitano sotto tiro quei tre ragazzotti, io ve li indico... ma voi reggetemi il gioco! Spero quel giorno di fare una MA o una M40 importante, e di fare anche una bella gara, così gli dirò “Visto che progressi dal corso di xyz?”. Poi magari li mando sul sito Fiso a leggere qualche pezzo scritto da Stegal, magari uno risalente al 2002!
Esordientemente vostro
Stefano G. - vincitore della gara