Venezia by night
Per una volta sto svolgendo un compito di tutto riposo: sto arbitrando (diciamo che sto assistendo) all’International Solving Contest di scacchi. Davanti a me ci sono ragazzi che si stanno spremendo le meningi sui più difficili problemi di scacchi…
Io invece ho appena finito di mettere su carta il pezzo per il sito Fiso sulla gara di ieri a Venezia, e adesso ho tutto il tempo per focalizzare qualche commento sulla gara di ieri sera.
“Venezia by night” allora. Quanto tempo è passato dall’ultima volta? Ricordo quando tanti anni fa (nel secolo scorso) ero un assiduo frequentatore delle calli veneziane…
La prima volta, novembre 1994, è per me una data da ricordare in quanto il giorno dopo sarebbe stato il mio primissimo giorno di lavoro: avrei conosciuto tante persone, alcune delle quali (vero PLab?) hanno cominciato con me a praticare orienteering. Senza quel lavoro in Comitsiel forse non sarebbero mai venuti alle gare né Alberto Refaldi (campione italiano MTB-O), né Stefano Brambilla (campione italiano H35 CO), né Roberta Borroni (vice-campionessa italiana D35)… Poi non ditemi che io non ho fatto mai niente per l’orienteering (a meno che non siate stati avversari, magari battuti, dei suddetti: nel qual caso parte della colpa per la vostra sconfitta è mia).
1994 dunque. Venezia e l’acqua alta. Io ero a Venezia dal sabato mattina, ospite di amici. L’Unione Lombarda che all’alba di domenica tarda ad arrivare per via di un locomotore guasto. Il messaggio che giunge dai binari è chiaro: prendi il cartellino del primo che parte, e gareggia con quello; man mano che arriva qualcuno prenderà gli altri cartellini rimasti. Chi è il primo a partire? Giorgio Deligios, HElite!!! Per fortuna sono arrivati in tempo, in zona Cesarini ma in tempo.
Poi altre edizioni novembrine di una gara quasi imperdibile, persino iscritto per due volte alla categoria Elite. E poi la prima edizione notturna, score o mass start, con Roberta che è alla prima gara in categoria, e al secondo giro prende la cartina HA anziché DA e non arriva più… E ancora Elite a novembre e ancora acqua (tanto) alta: una passeggiata di 11 lanterne per le calli invase dall’acqua, a vedere qualche scena tipo rissa nel Bronx, prima di poter affrontare qualche passo di corsa senza temere di inondare passanti e negozianti (peraltro già tutti abbondantemente infuriati).
Quel giorno nel mio rapporto con la città lagunare si è rotto qualcosa, e fu quella l’ultima volta che andai al Meeting. Sono solito dire che Venezia mi ha dato tutto dal punto di vista orientistico, e che io le ho dato tutto quello che potevo. E non sono più tornato, inutile rovinare un rapporto bellissimo con “ancora un’altra volta”.
Il 2007 sarebbe stato per me volentieri l’anno del rientro, ma l’operazione all’ernia mi ha tarpato le ali. Rispetto agli anni scorsi, però, la compagnia del GOK ha deciso di passare un inverno attivo con frequenti uscite atletiche. E allora perché non tornare per la notturna? Il ricordo delle calli quasi sgombre, del non dover dribblare passanti… e allora forza: iscritti a Venezia!
L’impatto con la gara è stato tra il traumatico ed il preoccupato. Giovedì sera ho tirato fuori dai faldoni una vecchia carta… ho guardato i percorsi con le mie scelte e sono sobbalzato; devo ammettere che quando correvo due volte all’anno a Venezia ero molto più sicuro del fatto mio: saper scegliere rapidamente la tratta meno labirintica, a scapito dei metri percorsi ma con un notevole vantaggio in termini di sicurezza e numero di controlli a metà tratta, è una cosa che non ci si inventa e nemmeno si re-inventa in qualche secondo. Non so se più per merito del tracciatore o più per demerito mio (forse la seconda…), le mie tratte sono state un continuo perdere contatto con la carta, partire e fermarsi uno o due ponti più avanti a rifare il piano di gara.
A questo si è aggiunto il fatto che, magari per scelta tecnica del tracciatore, sono state numerose le tratte nelle quali l’uscita dal punto ha coinciso con la direzione di entrata: abituato nel bosco a timbrare e proseguire in una direzione identificabile come “avanti”, non ho saputo risolvere l’imprevisto di essere costretto più di qualche volta a tornare sui miei passi per parecchie decine di metri.
Infine, e non è una scusante, non mi aspettavo una simile densità di persone per le calli; non me l’aspettavo finché non ho capito che ieri veniva inaugurato il carnevale veneziano. Per indole personale, non ho nessuna intenzione di scapicollarmi in mezzo alla gente ignara: sono grosso e per nulla felino nei movimenti, e ci vuole niente per me ad urtare un passante, o travolgere un bambino, o comunque infastidire le persone che girano per la città vivendola in un modo diverso dal mio. E il mio quasi 50 di piede non mi aiuta. Mi sono trovato in una processione di maschere fuori da un palazzo in zona Rialto, ho camminato nelle calli invase dai turisti, ho talvolta lasciato il passo a chi incrociandomi con un passo veloce non si era palesemente accorto di avere a che fare con un corridore (forse perché andavo così piano?...). A mio attivo, non ho raccolto nessun improperio e nessun contatto fisico rude: l’unico contatto violento è stato quello con i gradini di un ponte, in discesa, ma ci ha pensato il mio poderoso deretano ad attutire il colpo.
Desuetudine a gestire le scelte di percorso di Venezia, ingresso in carta praticamente mai avvenuto, ingolfamento nelle calli e nei pertugi più stretti, velocità decisamente bassa… con questi fattori non ho difficoltà a definire la mia prima gara 2008 come scadente, misera, decisamente pessima. Sono andato piano oltre ogni dire (il mio pronostico di perdere dal compagno di squadra Paolo Consoli è stato pienamente rispettato), non sono mai stato in grado di cambiare ritmo, di cambiare tattica di gara, di semplificare le scelte di percorso: non ho commesso alcun errore (solo una volta mi sono inoltrato per non più di 5 metri in una calle sbagliata ma ho subito girato i tacchi), ma al mio ritmo sarebbe stato persino difficile sbagliare!
C’è una vocina nel mio cervello, da quando ho sofferto di ernia, che mi dice che dovrei smetterla di fare grandi sogni proibiti (o anche sogni solo moderatamente proibiti): con l’età, forse, è aumentata la mia resistenza ma il mio passo sta decisamente rallentando, e magari le due cose sono pure collegate (se vado più piano, magari posso correre più a lungo).
La stessa vocina mi sussurra che forse dovrei cambiare mansione. Da corridore, passare al ruolo di assistente al seguito: nel GOK c’è infatti una specie di “cavallo pazzo” che ormai corre più di me, cui basta solo una leggera sistematina alla tecnica e allo spirito da combattimento per installarsi con costanza nelle parti alte della classifica. A Venezia, il mio contributo più valido è stato quello di correre avanti e indietro prima della partenza per fornire al suddetto cavallo pazzo, nell’ordine: fascetta di pile per tenere al caldo la zucca, bussola di ricambio, si-card di ricambio. E meno male che almeno per questa volta le ripetute raccomandazioni hanno fatto sì che venisse alla gara con le luminarie! (sono reduce da 4 diconsi quattro Lei&Lui ticinesi in cui la mia socia ha sempre corso senza luci).
Assistente di panchina. Potrebbe essere un buon ruolo… se non fosse che, piano o non piano, gente o non gente, imbottigliamenti o non imbottigliamenti, io ieri mi sono anche divertito! Quindi la vocina può continuare a sussurrare quanto vuole, e la panchina può aspettare e sperare: penso che cadrà in pezzi lei, prima che io smetta di sognare e di divertirmi!!!