Problema di fisica.
Sia dato un cellulare di una nota marca finlandese che ha prodotto anche scarpe per orienteering. Si appoggi il cellulare sul tetto di una automobile 1400 di nota marca italiana, immatricolata nel 1993 e mai e poi mai lavata.
Si conduca la macchina lungo la strada che dall’arrivo della Coppa Italia porta a Rivoli… avete presente? (per chi non c’era, una strada simile a quella che portava al ritrovo di Cavedine… se non eravate né a Rivoli né a Cavedine… chi siete perché state leggendo questo blog?)
Domanda: dopo quanto metri ci si aspetta che il cellulare piombi al suolo?
No. Non sono (ancora) diventato pazzo. Un po’ suonato, quello si. Almeno dopo due giorni, in realtà 24 ore, molto intense passate sui campi di gara. Intanto devo annotare sul diario che questa giornata di lunedì mi ha visto precipitare nuovamente nel vortice di quel ciclo tosse-raffreddore-febbriciattola malsana (con annessa spossatezza) che speravo di aver abbandonato un mese fa.
D’altra parte, il fisico è ormai in sfacelo, ed i sintomi con i quali sono partito da Milano sabato in tarda mattinata non facevano presagire niente di buono: dopo aver frequentato colleghi alle prese con ogni virus occhiorecchienasogola possibile ed immaginabile, giovedì mattina ho cominciato ad avvertire i primi sintomi della gola in fiamme, e venerdì pomeriggio il naso ha cominciato a gocciolare come un rubinetto chiuso male…
Sabato a Villarbasse. Ho cercato di dare meno fastidio possibile ai ragazzi del Cus Torino impegnati in organizzazione. Sarebbe stata la prima volta per me di cimentarmi in un commento “notturno”, ed avevo in mente solo le impressioni ricavate l’anno scorso a Vivaro da chi era presente alla prima di Coppa Italia 2007. Insomma, mi sono fatto un po’ di idee e di sceneggiature. La collocazione logistica 2008 però prevedeva due distinti luoghi per la partenza e l’arrivo, con la partenza collocata in una specie di parcheggio a terrazze che non poteva offrirmi grande visibilità, e l’arrivo in fondo ad una lunga via… se solo ci fosse stata una prolunga per il cavo del microfono! Insomma, tutto sommato abbiamo cercato di cavarcela al meglio, visto che i ragazzi dell’impianto fonico sono riusciti a smontare tutto l’ambaradan alla velocità della luce tra il secondo ed il terzo lancio e ri-impiantare tutto all’arrivo con qualche minuto di anticipo sull’arrivo di turbo-Julia…
Ringrazio come sempre tutti coloro che si fermano subito dopo la gara a dare retta alle domande dello speaker, nonostante l’adrenalina che gira nelle vene al posto del sangue, il sudore e la fatica e la tensione magari dello sprint appena concluso. Bel siparietto con Marco Seppi, da me definito nella fretta “campione italiano sprint” (avevo in mente Fusine… ma a Fusine aveva vinto Klaus!). “Secondo al traguardo Marco Seppi, campione italiano sprint…”
“Non sono campione italiano…”
“Ok, sei stato campione italiano…”
“No, non sono mai stato campione italiano sprint…”“Ok, diciamo che sei nazionale sprint, sei forte nella specialità sprint, hai avuto ottimi risultati in questa disciplina…” (lo specchio sul quale mi stavo inerpicando era ormai finito!).
E diciamo anche che nella mia pur minuscola esperienza ho avuto abbastanza fiuto da evitare di chiedere qualcosa a SuperLau… ormai ho imparato a riconoscere abbastanza certe facce, vero Laura? :-) Che poi tutti i ragazzi e le ragazze dell’Elite sono sempre gentilissimi con me (Laura in primis), devo solo stare attento a non esagerare nella mia invadenza!
Il giro notturno l’ho fatto anche io… con la luce. E’ stato abbastanza per notare che la differenza è proprio come quella che passa tra il giorno e la notte, che strano eh? Non ho la più pallida idea di come me la sarei cavata a fare di notte un percorso che fatto con la luce non ha portato alcuna difficoltà! Non è corretto nemmeno che io dica quanto ho impiegato perché è stata in realtà poco più di una sgambata (anche se con il raffreddore che avevo sono arrivato al traguardo senza fiato e col sangue ai polmoni…).
Dopo qualche ora di sonno, anzi di autentica catalessi. Inizia la grande domenica di Stegal. Sveglia all’alba, una vera alba, e vado in cerca di qualcosa per fare colazione… questo qualcosa si rivela essere la macchinetta del caffè all’ostello di Rivoli. Se mai vi capitasse, cercate di non essere i primi della giornata ad utilizzare quegli strani aggeggi: il sapore della broda che se ne ricava è a) vago, b) indefinibile, c) tipo “fogna di Calcutta”
Ma dovevo svegliarmi per forza. Avevo davanti una M40 da fare in solitaria e poi la mia missione di spaccatimpani: in nessuno dei due casi avrei potuto non essere nel pieno delle forze. Per la mia povera gola, ho provveduto con un paio di pastiglie miracolose dall’effetto sicuramente dopante, mentre per svegliarmi ho attinto alla succitata macchinetta con 1… 2… 3… 4 caffè (caffè…) che mi hanno lasciato in bocca un saporaccio schifoso.
Al campo gara la situazione era in fase di evoluzione: non facile organizzare con forze ristrette due gare di Coppa Italia in 12 ore; ho cercato di dare meno fastidio possibile e alle 9 meno dieci, vista la situazione ancora incerta, mi sono diretto in partenza con i clear e check in mano: se il percorso fosse stato posato, avrei avuto la mia classifica; in caso contrario nisba. Così Luigino Zanella mi da il via alle 9 e dieci, il mio obiettivo è quello di arrivare al traguardo a ridosso dell’ora zero quindi ho più o meno 50\60 minuti per completare il percorso. I primi metri li faccio guardando la carta che tengo in una mano insieme al paletto della svedese ancora da piazzare… Ho subito la conferma che sarà una prova molto veloce: difficile bucare i verdi, conviene tenersi sui sentieri e far andare le gambe; forse non è proprio l’orienteering che si fa in una pineta ma questo offre il terreno.
Provo a tagliare nella prima parte del percorso e mi accorgo di seguire esattamente la linea che mi prefiggo: bordo del prato, sentiero fino alla curva, su dritto fino al masso. Poi 1-2 a cercare le due buche, il sentiero in salita e poi quello che mi porta alla collina dietro alla quale c’è il secondo masso. Per la 2-3 cambio tattica e provo a bucare il verde, ma ci rimetto in tempo e fatica ed il mio parziale sarà di quasi 1 minuto superiore a quello di Oscar G. No, bisogna stare sui sentieri! Giù a bomba su quello che porta alla 4 e, appena si ricomincia a scendere, dentro fino al masso: dritto al punto! Ancora su sentiero, passo l’avvallamento, arrivo al bivio e proseguo: quando sono sotto alla collina mi preparo ad inerpicarmi di qualche curva; sento un tramestio in cima, ed è mr. Zamperin in persona che mi accoglie con un “E’ l’ultima da posare per me oggi”…poi giù di nuovo al sentiero a fare come Ingemar (Stenmark) tra i rami, un taglio nel bianco verso la traccia in discesa e alla curva mi butto a destra: ancora dritto sul punto! La 7 non può essere difficile: sbarco sul sentiero principale e incrocio Federico Cancelli con una lanterna in mano (magari si meraviglia nel vedermi correre a quella velocità): risalgo tutta la traccia e intanto mi guardo in giro per capire il punto da dove ripasserò per andare alla 11. Quando la traccia termina nel sentiero principale mi butto nel verde: la collina è visibilissima e il mio radar mi porta dritto al masso. Ancora un po’ di fatica, mi dico, ce la faccio ce la faccio! Arrivo in zona 8 lungo il sentiero e comincio a far andare gli occhi a destra e a sinistra nella tattica FBL (fa balà l’oecc) ma la lanterna mi si fa letteralmente incontro: già qui? Ritorno sui miei passi, giro attorno alle curve di livello, becco il masso e mi butto nel verde: ce la faccio ce la faccio! E infatti il masso della 9 è lì che mi aspetta dietro un vero muro di vegetazione. Adesso è pura corsa: salgo alla traccia che da ovest a est percorre tutte le creste ed arrivo alla buca della 10… punto inequivocabile, ma la lanterna non è lì! E’ solo qualche metro avanti, appoggiata al masso; perdo 10 secondi per metterla a posto e carico come una molla mi butto sulla traccia e poi sul sentiero… dove dovevo andare per la 11? Avanti… avanti… non posso sbagliare adesso… QUI! Mi butto a sinistra e sbarco dritto sul sasso. E’ finita, è finita. Adesso non devo farmi prendere dalla foga: la 100 è vicino al laghetto, ci saranno attorno tante persone… invece la vedo proprio in un battibaleno e riesco a fare anche in bello stile lo sprint finale: 48’21” per me! 9 e 58 all’orologio di gara… se ci fosse il microfono farei anche in tempo a dare l’annuncio del via, ma la gara è in ritardo di 10 minuti e l’impianto voce non può essere attivato :-( ma fa lo stesso: ho compiuto la mia missione, per parlare ci sarà tempo dopo circa 1 ora, quando il microfono sarà messo in funzione, e per vedere se il mio tempo è almeno decente non devo badare a super-Oleg Anuchkin che mi appioppa 17 minuti di distacco ma i compagni di squadra Sandro e Oscar che mi arrivano dietro, e Carlo Carenini che riesco a precedere per una volta almeno nella stagione. Ricomincio insomma la Coppa Italia da dove l’avevo lasciata: con un posto nei primi 10 come ad Aviano, anche se là non avevo fatto da speaker ma non ero nemmeno dopato (mi sa che mi porterò a casa una di quelle macchinette del caffè dal sapore squallido ma dai risultati miracolosi).
Poi è tempo per parlare con gli atleti Elite che arrivano, ed una delle immagini più belle è quella del saluto tra i due fratelli Seppi che si danno appuntamento alla prossima occasione ed al prossimo sprint, ma anche tutto il gruppo della Forestale che si fa intervistare sempre con grande disponibilità, il sorriso di Christine, quello di Misha e le riflessioni di Emiliano; insomma tutto quanto serve per potermi far pensare che io ci metto dell’impegno ma che se non ci fossero i ragazzi a darmi man forte e a sopportarmi…
Torniamo al problema di fisica. Avete trovato la risposta? Beh, il mio cellulare è arrivato sul tetto della macchina fino a Rosta! Nonostante le curve sullo sterrato, la prima discesa a picco verso il paese e le curve strette tra le villette. Per fortuna, dopo essere tornato a cercarlo al ritrovo con Luigino, Carla e Fabio, l’ho ritrovato sulla strada mentre scendevo ormai quasi in preda al panico. Che sia stata la “cropa” che si è formata in questi anni di mancati lavaggi ad alzare a dismisura il coefficiente di attrito o a fare da collante? Comunque sia, non voglio ripetere l’esperimento…