(credit per la mappa: http://omaps.worldofo.com/?id=30482)
Il giorno in cui non varrà più la pena partire per una trasferta di lavoro il martedì con appresso il bagaglio per la gara di sabato, percorrere in solitaria la strada Parma-Avegno (Valle Maggia, sopra Locarno, Svizzera) tutta di un fiato per andare a fare una semplice gara sprint e arrivare ultimo in classifica con un tempo superiore ai 42 minuti... bene, quello sarà un brutto giorno!
Tuttavia, come gli antichi cretesi ci insegnarono costruendo quella autentica sfida che è il labirinto, ci sono sfide che rendono ben lieve la fatica di un viaggio oltre confine. E finché i tracciatori ticinesi continueranno a tracciare gare sprint come quella che ho fatto sabato scorso... allora tutto ciò che posso affermare in tutta sincerità è “peccato per voi che non c’eravate”.
Avegno è un posto che, se non fosse per la gara conclusiva del TMO ticinese, non avrei mai e poi mai frequentato: un paesino della Valle Maggia posto praticamente in una gola, con le montagne a strapiombo da una parte e dall’altra ad indicare fin da subito che la gara non potrà avere un dislivello particolarmente elevato; avrebbe voluto dire la scalata e la discesa dalle pareti di roccia a strapiombo... mmhhh... ho appena descritto un pezzo della Coppa Italia di Fondo!
No, Avegno è il classico piccolo borgo come tanti ho imparato a conoscerne nelle tappe ticinesi di Fra.Go.Ri: c’è un nucleo “storico”, piccolo o piccolissimo, e c’è un paesino più moderno, del tutto asimmetrico, abbastanza articolato con piccoli giardini, rientranze e spazi più aperti. La gara sprint di sabato è partita proprio nel piccolissimo vecchio nucleo, fatto di casette addossate l’una all’altra... ed è stato, per me e per tanti altri, un autentico incubo orientistico!!! (devo trovare il modo di pubblicare la cartina... scala 1:4.000)
Parto per secondo in HAL (in pratica la MElite ticinese, unico rappresentante delle tute turchesi dell’Aget in questa categoria) allo stesso minuto di Checo Guglielmetti. Pochi passi dopo la svedese, il borgo ci viene letteralmente incontro: Checo sale subito a destra ed io proseguo per attaccare il punto dalla piazza principale... ovvero un slargo di 5 metri x 10 metri. Appena svolto nella piazza mi trovo di fronte un furgoncino che sta posteggiando, che mi blocca la strada e che non riesce a far manovra perchè alle sue spalle stanno arrivando i concorrenti (tra cui Checo) che avevano girato subito a destra... si vede che i più bravi sanno leggere sulla carta anche queste situazioni!
Appena il furgo si muove, passo anche io ed attacco la salita: il mio primo punto sta in una rientranza giallina 4x4 sulla destra... molto facile. Peccato che nella realtà arrivo al bivio che sta più in alto e della lanterna non trovo traccia. Maledicendo le mie scarse capacità orientistiche scendo di volata... e ritorno sulla “piazza”. Il primo pensiero è che qualcuno si sia già portato a casa la lanterna... ma siamo in Ticino, dove queste cose non succedono! Ci metto ancora qualche secondo per accorgermi che in un punto il muro di cinta è diroccato, c’è una spaccatura minuscola a V nelle pietre... dietro ad essa c’è il primo punto.
Secondo punto in sicurezza... faccio un giro un po’ ampio ed arrivo con nonchalance in un altro giallino dove mi aspetta la lanterna. E mi accorgo subito di una cosa: quei “giallini” sono spesso piccole aperture tra le case, aree ingombre di oggetti vari se non addirittura a più livelli; piccolissime aiuole simili a quadri di Escher dove ti aspetti di trovare la lanterna ai tuoi piedi e magari invece è sopra la tua testa, o molto sotto al livello dei piedi!
Terzo punto. Un disastro. Le stradine di questo pueblo sono in realtà gli spazi che rimangono tra le case addossate l’una all’altra: è la versione ticinese della finale dei Mondiali WMOC sprint di Praia da Vieira! Decido di arrivare al punto 3 camminando e controllando ogni svolta... attorno a me infuria la battaglia e dietro ogni angolo ci sono torme di concorrenti che navigano con sensazioni tra il perso ed il persissimo... arrivo in un altro spazio aperto: il punto non c’è. Dovrebbe esserci una “strada” nell’angolo di questa aiuola ma la “strada” non c’è. Cerco di rilocalizzarmi ma non trovo risposte soddisfacenti... e mi accorgo invece che comincia a girare attorno a me il controllore della gara (Antonio Guglielmetti) in veste di fotografo ufficiale, cui non pare vero di avere finalmente una immagine statica (molto statica) da riprendere al posto dei soliti velocissimi ticinesi che corrono da una parte all’altra: l’impiegato panzottello finirà la gara con un book come nemmeno ai matrimoni in grande stile!
Decido di togliermi di torno scendendo le curve di livello di gran carriera per trovare un punto di attacco... finché nel mio mirino ricompare il furgo di cui sopra: Sono tornato all’imbocco della “piazza”, ma almeno ho un punto sicuro di partenza. Riattacco la salita con rabbia e decisione, saltando a pié pari la capitana Lidia (che però nemmeno mi vedrà, concentrata sulla carta come era)... e torno esattamente al punto in cui mi trovavo prima: avevo fatto tutto giusto, ma dove diavolo è la “strada”? La risposta arriva da una esile figura che compare all’improvviso come fosse sputata da un muro: c’è una tavola di pietra nel’angolo, persino un po’ basculante, sulla quale occorre arrampicarsi, e dietro c’è una “strada” larga forse nemmeno 50 centimetri! Se fossi più grasso di un chilo, non ci passerei nemmeno; in fondo (5 metri) il mio maledettissimo punto.
Il punto 4 è facile, anche se ormai sono fuori di testa, mentre per il 5 devo risalire tutto il paesello fino in cima. In zona punto trovo Stefano Brambilla che corre da una parte all’altra... mi partiva 5 minuti dietro ma non capisco se si è perso in direzione del terzo o del quinto punto. In ogni caso arrivo al punto 5 al secondo tentativo (e ho sempre attorno il fotografo...), e per fortuna questo è l’ultimo punto nel paese; esco dalla zona delle case con un autentico sospiro di sollievo come devono provare anche altri concorrenti che, in un ultimo sussulto atletico, “salto” di gran carriera nella tratta che porta verso il torrente secco che divide in due la carta.
Piccolo trasferimento oltre il torrente e comincia la seconda parte di gara. Niente più paese adesso. Solo bosco. Bianco e verde. E nero. Molto nero. Moltissimo nero! Oh voi che siete soliti andare a correre in Slovenia, nel Carso... pensate a quei terreni tipo Xtremor, Mala Lazna o giù di lì... sono prati all’inglese al confronto!!! Il bosco sopra Avegno è un sasso unico, un sasso dietro l’altro, un sasso sopra l’altro... tutti ugualmente scivolosissimi (per me che, essendo la gara “sprint di paese”, calzo scarpette da corsetta al parco mentre Stefano Maddalena ha dei retrorazzi che lo fanno andare agile e leggero su strada e gli danno i poteri dell’uomo ragno tra le rocce...). E la carta riporta solo i più grossi e quelli che messi in fila fanno un bel muretto. Dalla 6 alla 11 diventa una sequenza di lanterne molto belle, tecniche e da vera gara sprint, con continui cambi di direzione, nelle quali faccio una cappella da due minuti fermandomi per due volte ad un metro dalla lanterna (invisibile, dietro ad un sasso... bisogna guardare bene la descrizione punto!) ed altri punti da media classifica (sarebbe sempre la HAL ticinese!). E mai come ad Avegno ho visto altri concorrenti fare gruppo per cavarsi d’impaccio...
Gli ultimi due punti “boschivi”, per sovrappiù in un verdino abbastanza insistente nel quale la mia velocità precipita oltre i limiti della decenza (ma non solo la mia), anticipano il rush finale nel borgo nuovo di Avegno; e laddove ci si aspetta qualcosa di più squadrato, del tipo “prima a destra e seconda a sinistra e sono arrivato”, ecco invece una nuova sequenza di piccoli portici, di aiuole e zone aperte irregolari che ingoiano i concorrenti costringendoli ad una specie di Mikro-O da tanto che sono vicini molti punti di controllo.
Quando sono proprio in zona arrivo, vedo arrivare dietro di me Michela Conti e provo a sprintare per precederla sul traguardo... ma non ho nemmeno questa soddisfazione perchè la DAL ha ancora un punto nella parte più bassa del paese. Non mi resta che tagliare il traguardo, guardare l’orologio e restare basito: 42 minuti di gara. Per una sprint. Letteralmente volati! Non saprei dire come e perchè, ma a me non ne sembravano passati più di 20 o 25...
La gara verrà poi vinta da Michele Ren, uno che è ormai alla seconda o terza giovinezza orientistica. Il suo tempo di 18 minuti circa mi sembra irreale tanto quanto l’ora e 35 minuti di Mamleev nella gara Elite di Fondo: tuttavia i miei 42 minuti non sono stati affatto buttati, e la gara di Avegno la ricorderò come un autentico “value for money”. Altro che sprint!
Tuttavia, come gli antichi cretesi ci insegnarono costruendo quella autentica sfida che è il labirinto, ci sono sfide che rendono ben lieve la fatica di un viaggio oltre confine. E finché i tracciatori ticinesi continueranno a tracciare gare sprint come quella che ho fatto sabato scorso... allora tutto ciò che posso affermare in tutta sincerità è “peccato per voi che non c’eravate”.
Avegno è un posto che, se non fosse per la gara conclusiva del TMO ticinese, non avrei mai e poi mai frequentato: un paesino della Valle Maggia posto praticamente in una gola, con le montagne a strapiombo da una parte e dall’altra ad indicare fin da subito che la gara non potrà avere un dislivello particolarmente elevato; avrebbe voluto dire la scalata e la discesa dalle pareti di roccia a strapiombo... mmhhh... ho appena descritto un pezzo della Coppa Italia di Fondo!
No, Avegno è il classico piccolo borgo come tanti ho imparato a conoscerne nelle tappe ticinesi di Fra.Go.Ri: c’è un nucleo “storico”, piccolo o piccolissimo, e c’è un paesino più moderno, del tutto asimmetrico, abbastanza articolato con piccoli giardini, rientranze e spazi più aperti. La gara sprint di sabato è partita proprio nel piccolissimo vecchio nucleo, fatto di casette addossate l’una all’altra... ed è stato, per me e per tanti altri, un autentico incubo orientistico!!! (devo trovare il modo di pubblicare la cartina... scala 1:4.000)
Parto per secondo in HAL (in pratica la MElite ticinese, unico rappresentante delle tute turchesi dell’Aget in questa categoria) allo stesso minuto di Checo Guglielmetti. Pochi passi dopo la svedese, il borgo ci viene letteralmente incontro: Checo sale subito a destra ed io proseguo per attaccare il punto dalla piazza principale... ovvero un slargo di 5 metri x 10 metri. Appena svolto nella piazza mi trovo di fronte un furgoncino che sta posteggiando, che mi blocca la strada e che non riesce a far manovra perchè alle sue spalle stanno arrivando i concorrenti (tra cui Checo) che avevano girato subito a destra... si vede che i più bravi sanno leggere sulla carta anche queste situazioni!
Appena il furgo si muove, passo anche io ed attacco la salita: il mio primo punto sta in una rientranza giallina 4x4 sulla destra... molto facile. Peccato che nella realtà arrivo al bivio che sta più in alto e della lanterna non trovo traccia. Maledicendo le mie scarse capacità orientistiche scendo di volata... e ritorno sulla “piazza”. Il primo pensiero è che qualcuno si sia già portato a casa la lanterna... ma siamo in Ticino, dove queste cose non succedono! Ci metto ancora qualche secondo per accorgermi che in un punto il muro di cinta è diroccato, c’è una spaccatura minuscola a V nelle pietre... dietro ad essa c’è il primo punto.
Secondo punto in sicurezza... faccio un giro un po’ ampio ed arrivo con nonchalance in un altro giallino dove mi aspetta la lanterna. E mi accorgo subito di una cosa: quei “giallini” sono spesso piccole aperture tra le case, aree ingombre di oggetti vari se non addirittura a più livelli; piccolissime aiuole simili a quadri di Escher dove ti aspetti di trovare la lanterna ai tuoi piedi e magari invece è sopra la tua testa, o molto sotto al livello dei piedi!
Terzo punto. Un disastro. Le stradine di questo pueblo sono in realtà gli spazi che rimangono tra le case addossate l’una all’altra: è la versione ticinese della finale dei Mondiali WMOC sprint di Praia da Vieira! Decido di arrivare al punto 3 camminando e controllando ogni svolta... attorno a me infuria la battaglia e dietro ogni angolo ci sono torme di concorrenti che navigano con sensazioni tra il perso ed il persissimo... arrivo in un altro spazio aperto: il punto non c’è. Dovrebbe esserci una “strada” nell’angolo di questa aiuola ma la “strada” non c’è. Cerco di rilocalizzarmi ma non trovo risposte soddisfacenti... e mi accorgo invece che comincia a girare attorno a me il controllore della gara (Antonio Guglielmetti) in veste di fotografo ufficiale, cui non pare vero di avere finalmente una immagine statica (molto statica) da riprendere al posto dei soliti velocissimi ticinesi che corrono da una parte all’altra: l’impiegato panzottello finirà la gara con un book come nemmeno ai matrimoni in grande stile!
Decido di togliermi di torno scendendo le curve di livello di gran carriera per trovare un punto di attacco... finché nel mio mirino ricompare il furgo di cui sopra: Sono tornato all’imbocco della “piazza”, ma almeno ho un punto sicuro di partenza. Riattacco la salita con rabbia e decisione, saltando a pié pari la capitana Lidia (che però nemmeno mi vedrà, concentrata sulla carta come era)... e torno esattamente al punto in cui mi trovavo prima: avevo fatto tutto giusto, ma dove diavolo è la “strada”? La risposta arriva da una esile figura che compare all’improvviso come fosse sputata da un muro: c’è una tavola di pietra nel’angolo, persino un po’ basculante, sulla quale occorre arrampicarsi, e dietro c’è una “strada” larga forse nemmeno 50 centimetri! Se fossi più grasso di un chilo, non ci passerei nemmeno; in fondo (5 metri) il mio maledettissimo punto.
Il punto 4 è facile, anche se ormai sono fuori di testa, mentre per il 5 devo risalire tutto il paesello fino in cima. In zona punto trovo Stefano Brambilla che corre da una parte all’altra... mi partiva 5 minuti dietro ma non capisco se si è perso in direzione del terzo o del quinto punto. In ogni caso arrivo al punto 5 al secondo tentativo (e ho sempre attorno il fotografo...), e per fortuna questo è l’ultimo punto nel paese; esco dalla zona delle case con un autentico sospiro di sollievo come devono provare anche altri concorrenti che, in un ultimo sussulto atletico, “salto” di gran carriera nella tratta che porta verso il torrente secco che divide in due la carta.
Piccolo trasferimento oltre il torrente e comincia la seconda parte di gara. Niente più paese adesso. Solo bosco. Bianco e verde. E nero. Molto nero. Moltissimo nero! Oh voi che siete soliti andare a correre in Slovenia, nel Carso... pensate a quei terreni tipo Xtremor, Mala Lazna o giù di lì... sono prati all’inglese al confronto!!! Il bosco sopra Avegno è un sasso unico, un sasso dietro l’altro, un sasso sopra l’altro... tutti ugualmente scivolosissimi (per me che, essendo la gara “sprint di paese”, calzo scarpette da corsetta al parco mentre Stefano Maddalena ha dei retrorazzi che lo fanno andare agile e leggero su strada e gli danno i poteri dell’uomo ragno tra le rocce...). E la carta riporta solo i più grossi e quelli che messi in fila fanno un bel muretto. Dalla 6 alla 11 diventa una sequenza di lanterne molto belle, tecniche e da vera gara sprint, con continui cambi di direzione, nelle quali faccio una cappella da due minuti fermandomi per due volte ad un metro dalla lanterna (invisibile, dietro ad un sasso... bisogna guardare bene la descrizione punto!) ed altri punti da media classifica (sarebbe sempre la HAL ticinese!). E mai come ad Avegno ho visto altri concorrenti fare gruppo per cavarsi d’impaccio...
Gli ultimi due punti “boschivi”, per sovrappiù in un verdino abbastanza insistente nel quale la mia velocità precipita oltre i limiti della decenza (ma non solo la mia), anticipano il rush finale nel borgo nuovo di Avegno; e laddove ci si aspetta qualcosa di più squadrato, del tipo “prima a destra e seconda a sinistra e sono arrivato”, ecco invece una nuova sequenza di piccoli portici, di aiuole e zone aperte irregolari che ingoiano i concorrenti costringendoli ad una specie di Mikro-O da tanto che sono vicini molti punti di controllo.
Quando sono proprio in zona arrivo, vedo arrivare dietro di me Michela Conti e provo a sprintare per precederla sul traguardo... ma non ho nemmeno questa soddisfazione perchè la DAL ha ancora un punto nella parte più bassa del paese. Non mi resta che tagliare il traguardo, guardare l’orologio e restare basito: 42 minuti di gara. Per una sprint. Letteralmente volati! Non saprei dire come e perchè, ma a me non ne sembravano passati più di 20 o 25...
La gara verrà poi vinta da Michele Ren, uno che è ormai alla seconda o terza giovinezza orientistica. Il suo tempo di 18 minuti circa mi sembra irreale tanto quanto l’ora e 35 minuti di Mamleev nella gara Elite di Fondo: tuttavia i miei 42 minuti non sono stati affatto buttati, e la gara di Avegno la ricorderò come un autentico “value for money”. Altro che sprint!