O-Marathon 2012 ("... delle dimensioni di Rocco Siffredi..."? No! Di più!!!)
“…non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
di giocatori che non hanno vinto mai..."
Ogni anno arriva il giorno, QUEL giorno, nel quale si scontano in una sola volta tutti i peccati, tutte le nequizie, tutte le manchevolezze e le colpe dei mesi passati. La fetta di panettone di troppo (o l'intero panettone di troppo) a Natale, i bagordi, le serate passate in panciolle a scrivere il blog anziché ad allenarsi, gli allenamenti tecnici che "dopo 18 anni di orienteering cosa mi alleno tecnicamente a fare? Così sono e così resto". E poi il peso incontrollato, la voglia di faticare e di sudare che scivola sotto i tacchi mentre tutti gli altri sono fuori ad allenarsi come bestie! Ogni anno arriva il giorno in cui tutto questo lo si paga. Tutto in una volta, tutta la lista di nefandezze. Il Good Lord con le Inov-8 dorate (perchè La Sportiva non ha trovato il numero nemmeno a LUI) ed il chip numero 0000001 punta il dito verso di te e dice "Tu farai la O-Marathon degli Altipiani! Questa sarà la pena per la tua ignavia e la tua indolenza!".
Ora... io sono sempre molto titubante di fronte a questi giudizi sommari; finisce sempre che rimane fuori quel peccatuccio veniale che non è stato considerato e che poi viene ingigantito a dismisura... come quando porti fuori la morosa a cena per farti perdonare di esserti dimenticato il mese-versario di quando ci si è conosciuti, paghi tutto persino i fiori dell'ambulante e poi tornando a casa quando pensi di aver messo il conta-cazzate a zero lei salta fuori con un "certo che stasera potevi anche metterti la maglietta che ti ho comprato al baracchino della spiaggia...". Ecco, io se c'è da scontare i peccati voglio il "condono tombale". Per questo motivo a 41 anni, poi 42, poi 43, poi 44 e infine quest'anno a 45 anni la mia scelta è sempre stata la stessa: "O-Marathon? Elite grazie!".
O-Marathon in Elite. Se faccio bene i conti, ad averle fatte tutte e cinque (non a finirle correttamente, intendo; solo "arrivare al traguardo") siamo rimasti Michele Franco, Roberto Dallavalle ed io. Ovviamente con due obiettivi decisamente diversi! Il loro obiettivo: vincere, arrivare sul podio, stare ampiamente sotto le 3 ore, lottare finco a fianco lungo il percorso, sulle farfalle, i crinali, i trasferimenti micidiali in carta bianca fino al traguardo. Il mio: sopravvivere, sopravvivere, sopravvivere. Sopravvivere alla partenza quando davanti ai piedi si stende un percorso che NON posso umanamente completare, sopravvivere in gara quando sono sempre l'ultimo a passare dai ristori (già in crisi di forze nella prima ora di gara), sopravvivere quando i muscoli cominciano a bruciare, i piedi non vogliono saperne, la testa manda segnali di tipo allucinogeno, lo stomaco si rovescia, l'orienteering diventa completamente istintivo e tutte le paure sono lì a portata di mano.
Tutto questo per un sogno: quello di Luigi Girardi, Carlo Cristellon e del Gronlait (siano ringraziati sempre) che ebbero l'idea della "avventura lunga un giorno". Ecco: se la frase cardine di Luigi fosse stata diversa, allora anche la O-Marathon sarebbe diversa. Luigi ha avuto proprio questa intuizione: non una gara più lunga, ma una avventura lunga un giorno. E allora, se di avventura si tratta, me la voglio godere fino in fondo: Elite!
Se c'è una cosa che la O-Marathon mi ha lasciato in questi anni è che non ho mai dimenticato un solo istante, una sola tratta di tutti i percorsi. E' uno sforzo troppo intenso per l'Impiegato Panzottello, perchè il corpo ma soprattutto il cervello non restino indelebilmente segnati dall'esperienza; sembra una cosa mistica, me ne rendo conto, ma quando ti guardi dentro e scopri che alla voce "allenamenti" hai messo insieme uno zero spaccato in tutto l'anno (i peccatucci veniali di cui sopra), anche il solo fatto di presentarsi alla partenza in qualunque categoria è una affermazione di vittoria (quest'ultima frase fa molto "epica sportiva", ma quando senti Claudio Valer che chiama gli ultimi 20 secondi prima della partenza capisci che è una grandissima cavolata!).
O-Marathon 2012. Il gruppo GOK perde l'ammiraglio PLab rimasto a Milano per problemi di lavoro, e decide di presentarsi al via solo sabato pomeriggio. Lo schieramento prevede Roberta e Paola in WMaster, Attilio e MMaster e l'Impiegato Panzottello in MElite. Quest'ultima categoria parte, as usual, 30 minuti dopo le altre il che mi mette sempre il primo tarlo nella testa: "per quanto mi dovranno aspettare gli amici al traguardo?". Il secondo tarlo è sempre per l'organizzazione che più volte ha dovuto aspettare, ai ristori ed al traguardo, il sottoscritto: i punti vanno raccolti, i ristori vanno smontati, le persone vorrebbero magari anche tornare a casa dai propri cari e a vedere le volate di Usain Bolt... e si ritrovano sempre il sottoscritto in giro fino ad orari pomeridiani, in nome di non si sa bene quale follia.
Follia: quella che mi prende subito dopo aver congedato i Master... quando vado a leggere le caratteristiche del percorso 2012. 19,5 chilometri + 950 metri di dislivello. Coccolone immediato! Pregooooo???? Rileggo bene: 19,5+950. Rileggo ancora: 19,5+950. Cerco di mettere a fuoco la linea delle caratteristiche del percorso con quella della mia categoria, ma non c'è niente da fare: quelle due putt... collimano alla perfezione! Sullo sfondo, qulcuno afferma che Carlo Cristellon ha avuto difficoltà persino a trovare i punti da posare... andiamo benone!!! Mi appare subito chiaro che non ce la posso fare; passano davanti agli occhi in una sequenza rapidissima le immagini del sottoscritto che scende sulla prima provinciale (una qualunqeu) e fa autostop, che torna alla partenza a Forte Cherle, che viene ritrovato ammuffito nel bosco stile uomo di Similaun... Ingemar Neuhauser (per me sempre numero 2... perchè la numero 1 è Christine!) prova a darmi una mano: "Stefano, vuoi fare il cambio con me? Io prendo la tua MElite e tu fai la mia MMaster". Risposta: "Ingemar, non ci provare. La mia iscrizione in MElite me la tengo stretta!".
Al via il gruppo dei folli si divide nettamente in due categorie. Da una parte il Truffa, MikiFranco e Claudio "le svedesi me le farei tutte" (cit.) Zanon. Dall'altra io e due compagni di avventura mai incontrati prima, uno dell'OK Arces ed uno del Trent-O. In mezzo, equidistante, Zarfo che a furia di sentirsi ripetere da me la solita solfa del "una volta nella vita devi provare l'O-Marathon in Elite" si è fidato... le tre ragazze sono Christine, Julia e Pamela. Pronti partenza via sotto gli insulti dell'affittuario del prato della partenza "mi g'ho pagato l'affitto per il prato e le mucche i g'ha da bever e voialtri cosa che state qui a rompere i cog...!". La O-Marathon è cominciata.
I primi punti per fortuna non sono così complicati. La carta di Forte Cherle ormai la conosco abbastanza bene, ed il segreto della O-Marathon (il meno segreto del mondo) è che non bisogna sbagliare per evitare di aggiungere fatica alla fatica. Infatti canno di brutto il punto 2... cominciamo bene! Ma tanto non ce la farò mai a compleatre il percorso, di che mi preoccupo? I sentieri che portano verso la prima farfalla sono come il mio salotto di casa da tanto che me li ricordo, un salotto dove passa anche la Gibo-Simoni-Marathon, a dire il vero. Ma bene o male arrivo in capo di un'oretta circa di gara alla prima farfalla che si sviluppa su un terreno sostanzialmente pieneggiante, così che altri 10 punti possono volare via senza troppi intoppi; comincio a maledire un po' Luigi sul chilometro che mi porta al punto 17, ma il Gronlait ha pensato a tutto e così lungo la tratta raggiungo Pamela che mi fa da pacemaker per arrivare ancora con un po' di lucidità sul "rimbalzo" 17-18 che rimanda verso la seconda farfalla.
Arrivare lì, però, non è altrettanto agevole: tra me ed il punto 20 vedo solo muri di rocce da scalare, curve di livello labirintiche che non riesco ad interpretare, non vedo una parvenza di punto di appoggio per arrivare al ristoro... e credo che la sensazione di incertezza sia condivisa anche da Pamela, visto che ogni tanto vado avanti io, ogni tanto va avanti lei ma della linea che percorriamo tutto si può dire tranne che sia retta! Mi viene in soccorso (non so dire la stessa cosa per Pamela, quindi confesso solo per me) un concorrente che ci incrocia in discesa a 90° con in mano un bicchere di plastica colmo di acqua! Poiché ancora tali oggetti non crescono sugli alberi, ne deduco che nno possa che arrivare dal ristoro che infatti si trova poco più in là.
Su questa farfalla i ricordi si fanno leggermente più confusi: al primo passaggio trovo Attilio ed insieme affrontiamo (io in puro orienteering istintivo... ma pare funzionare! O forse è il mio angelo custode che veglia ancora e fa gli straordinari) il mio punto 20 e 21. Sul ritorno verso il centro incrociamo una Julia in difficoltà (vesciche), prima che io mi acconga in solitaria ad andare in caccia dei punti 24 e 25; è sempre basic-istinct-orienteering, cosa che dovrebbe lanciarmi un nuovo campanello d'allarme in testa (ma ormai la mia testa risuona come il megozio di un orologiaio nel quale abbiano fissato tutte le sveglie alla stessa ora).
Il centro della farfalla, per l'ultima volta, lo raggiungo seguendo le tracce di chi è passato prima di me; al punto 25 trovo acqua (grazie Luigi!), foto (grazie Luigi!) ma dimentico di punzonare la lanterna pur essendomi fermato a sederci a fianco per qualche minuto...
Capitolo PM: no punzonatura no party. PM = "Per Me"... chissenefrega! Chiuso il capitolo.
La tratta che segue non rientra nemmeno nella categoria "delle dimensioni di Rocco Siffredi". Non ci siamo proprio. Siamo sulla carta di Forte Cherle, sotto la Malga del vattelapesca (punto 25) ed il punto 26 si trova al Rifugio Stella d'Italia. La tratta magenta che congiunge i due punti (su mappa specifica!) misura 45 sentimetri circa. Quarantacinque centimetri. Il mio percorso prevede una risalita penosa fino alla malga del vattelapesca, poi sentiero periglioso (dapprima) e poi dolce fino a Passo Coe dove se proprio stessi tirando le ultime potrei sempre confidare in un passaggio fino al traguardo (non sia mai! Frase numero due dell'O-Marathon: non ci si può ritirare e non si può pensare che ci si può ritirare). A Passo Coe mi condedo una discreta sboronata con una allegra famigliola di gitanti petulanti... scena: io sbuco dall'ultimo collinozzo e scendo verso il parcheggio incrociando due gruppi che stanno facendo il picnic sull'erba. Uno dei bimbi, dotato di regolamentare pallone-tipo-Nivea dice al papà "guarda, c'è uno che corre, ha anche il numero davanti". Il papà, forse osservando la mia tuta termica (sono le 12.40 circa e siamo sui 30 gradi) risponde "sembra un matto..." e mi chiede "è una gara? da dove siete partiti?", ed io (il matto) rispondo "Monte Vezzena!". Così gli lascio qualcosa su cui riflettere... altro che matto!
Da Passo Coe raggiungo su una salita dolce il rifugio Camini, e poi da lì è tutto il piano fino al Rifugio Stella d'Italia dove c'è il cambio carta ed il ristoro. Penso di essere l'ultimo a passare, con grande distacco dal penultimo, ed invece le informazioni che ancora sono in grado di raccogliere sono molteplici: 1) c'è tutto uno stenditoio di cartine e sicard che ancora aspetta i legittimi proprietari; 2) Attilio non è ancora passato; 3) anche Pamela non è ancora passata. Mi rifocillo ben bene, forse troppo, ed è il momento di affrontare la discesa verso Costa di Folgaria tallonato da vicino da un altro "senatore" Renato Pelessoni. I primi punti in discesa non sono difficili, ma lo è di più trovare il centro della maledetta ultima farfalla della carta di Costa.
In effetti ci arrivo seguendo i passi stanchi del DiPa, che sta concludendo la sua fatica, e di Zarfo che a inizio gara naviga un'ala di farfalla davanti a me. Una volta raggiungo il centro (punto 28) commetto l'errore di non farmi una foto mentale della zona: la prima ala di farfalla non è complicata ma lo è di più ritornare al centro (punto 31) in salita e debito di forze. Di fatto vago per qualche minuto in mezzo a campi di ortiche nel bosco ed è solo con un raro guizzo di lucidità orientistica che capisco di essermi spostato troppo ad ovest. Raggiunto il centro, faccio quella foto mentale della zona (l'albero caduto, il sasso, quella zona di ortiche con una traccia di calpestìo che taglia verso il basso) ed affronto ancora l'ultima ala. E' una sfida anche mentale: il traguardo in linea d'aria non è lontano, ma il percorso Elite dopo l'ultima farfalla si allontanerà da esso per 3 lanterne, ultima fatica ed ultimi peccati da scontare, prima di poter finalmente toccare casa-base.
L'ultimo rientro al centro della farfalla è salutato dall'incrocio con Claudio Valer...
Capitolo Valer: c'è qualcuno che ringrazia ogni volta Claudio per tutto quello che fa per noi orientisti? E' semplicemente ovunque! Lo trovo ad organizzare tutte le partenze, tutti gli arrivi, sempre una buona parola di conforto per tutti, sempre una parentesi di quiete e di saggezza mentre tutto attorno infuria la battaglia o mentre la tua testa è invasa dalle tossine. Claudio è salito al centro della farfalla per verificare la situazione degli ultimi arrivi ed assicurarsi che tutti stiano bene. Il suo consiglio per me è: "Vai tranquillo, adesso è quasi finita. Non c'è più salita e per il prossimo punto vai al sentiero ed attacca dalla canaletta". Si, Claudio. Farò come dici tu... in parte: perchè io la canaletta me la sono andata a cercare proprio dalla testa, dal suo inizio, prima ancora di arrivare al sentiero. Ed il fatto di trovare l'inizio della canaletta al primo colpo mi conforta del fatto che il mio Angelo Custode non ha ancora timbrato il cartellino di fine giornata. In ogni caso GRAZIE CLAUDIO!!!
Punto 35, canaletta (la madre di tutte le canalette): no problem. Punto 36: avvallamento di buone dimensioni, poco distante, e c'è anche Renato Pelessoni che cerca lo stesso punto e ci diamo una mano. Punto 37: depressione in fondo ad un avvallamento enorme non sbagliabile nemmeno dopo 5 ore e 20 minuti di gara (ah! l'Angelo custode ne sa di orienteeering!). Punto 38 a risalite tutto il sentiero e tutta la zona della Coppa Italia di trail-O a Costa di Folgaria... la tecnica si è fatta banale, le forze sono davvero al lumicino e per 10 metri di corsetta a passo strascicato ne devo fare 20 al passo (passo sostenuto ma è pur sempre una marcia). Comincio a passare tra i campi da golf in quello che di fatto è un percorso fettucciato per arrivare alla lanterna 40. Punzono e vedo in lontananza il punto 41, e poco più in là il salsiccione dell'arrivo. E' persino in discesa!
Mi prendo il lusso di fare una corsetta fino al traguardo e mentre bacio la stazione del finish mi viene in mente per un solo istante il fotogramma della partenza a Forte Cherle: 5 ore e 45 minuti prima ero "là", con i miei pensieri, le mie preoccupazioni, la mia scelta folle ed i miei peccati da scontare. 5 ore e 45 minuti dopo sono "qua". Sono al traguardo con i miei amici. Non ho un solo muscolo che non mi faccia male e non sono nemmeno tanto lucido mentalmente, ma non ci sono più né pensieri, né preoccupazioni. I miei amici che si sono preoccupati per me tirano un sospiro di sollievo e, anche se continuano a giudicarmi un folle, posso essere fiero dei complimenti che mi fanno per essere arrivato al traguardo anche questa volta.
I miei peccati orientistici sono rimasti lungo il percorso, sulle farfalle o sulla tratta di 45 centimetri che diventa immediatamente la mia "tratta Guinness dei primati" della carriera orientistica. Stamattina, a distanza di poche ore dall'arrivo, comincio a rendermi conto di una cosa: devo aprire una nuova sacca dei "peccati orientistici"! Perchè, nel 2013, ne avrò ancora tanti da scontare di nuovo e se il Good Lord me ne darà la possibilità, ci sarà ancora un solo modo per scontarli tutti!
Con un ringraziamento al GOK, al Gronlait, a Luigi per il sogno che ci regala tutti gli anni, a Carlo per aver accolto le mie richieste, a Matteo per il tifo. A Pamela per i chilometri fatti insieme sulla prima carta, a Rosella per i ristori, a Christine e Ingemar per il tifo, a Zarfo per essersi fidato e a MikiFranco per essere sempre un grande amico! E infine all'O-Ringen che questa volta è stata proprio il miglior allenamento che potevo fare per una la O-Marathon 2012!