Stegal67 Blog

Thursday, January 26, 2017

Nuovo catalogo disavventure orientistiche 2017


Per una stagione agonistica che sembra essersi chiusa da pochissimo, ecco subito un’altra che si apre quasi senza soluzione di continuità. Così, mentre gran parte del popolo orientistico attende con ansia crescente i racconti di Dario nelle Oricup trentine, anche alle latitudini lombarde non abbiamo niente di cui lamentarci; non è ancora finito il mese di gennaio ed io posso già mettere nel raccoglitore delle cartine tre (anzi quattro!) nuovi cimeli: Casorate Sempione in pieno periodo di doni portati dalla Befana, Besana Brianza la settimana successiva e poi Cantù a distanza di un altro fine settimana. Tre uscite che, ovviamente, mi hanno regalato vittorie a profusione, gloria e nuovo guadagnato rispetto da parte dei miei avversari di ogni genere (maschile e femminile) e grado (under-14 o over-70). E’ infatti assodato che io sono democratico, non guardo in faccia a nessuno e tratto sempre tutti nello stesso modo: mi faccio sempre battere da tutti quanti!
Come ogni orientista che si rispetti, potrei snocciolare scuse mai banali a giustificazione delle mie performances di inizio 2017. Ma io sono l’Impiegato Panzottello, non uno qualunque! Godo persino di una citazione speciale a pagina 90 del libro di Dario Pedrotti (uhmmm… però è anche vero che sono citato solo come speaker…) e per questo motivo il racconto delle mie peripezie rimarrà sempre fedele alla verità storica. Spero, in questo modo, di spingere altri come me a cimentarsi con la cartina e la bussola, in nome della norma del regolamento che dice “Per quanto possiate essere poco allenati e scarsi, c’è sempre in giro qualcuno che si è allenato meno di voi e che si perde in modi ancora più incredibili!”.
Casorate Sempione. E’ il 7 gennaio 2017 e sono passate solo tre settimane dall’ultima uscita agonistica 2016 coincisa con l’ormai classica “49 lanterne” brianzola. Detta così a perenne ricordo dell’ignoto imbecille, evidentemente fan di Gigliola Cinquetti, che canticchiando “E qui comando io \ E questa casa mia…” ha tolto dal percorso una lanterna posizionata accanto ad un albero che stava vicino ad un recinto più inviolabile delle mura vaticane. Uscito per la prima volta dalla 49 Lanterne con tutte le punzonature complete ma con una fascite plantare che lévati, mi sono adagiato nel comfort del periodo natalizio con tutto il suo contorno di panettoni, pranzi e cene; ho interrotto le mie gaudenti giornate solo in occasione della corsa podistica di Moncucco, una classica del 26 dicembre nella pianura tra Milano e Pavia, dove solo i cavalcavia dell’autostrada vengono a rompere il passo del podista. Messa in saccoccia la mia peggior prestazione in carriera sui 13 km della gara di Moncucco (2’45” più del 2015), ho messo il cuore in pace, i piedi in ammollo e ho azzerato quel file degli allenamenti di cui andavo tanto fiero nello stesso periodo 2015-2016 quando vedeva allungarsi la fila delle “uscite brevi” (60 minuti), “uscite lunghe” (90 minuti) e  “uscite a tempo” (10 km da fare nel minor tempo possibile). I piedi restano doloranti in ammollo finché un bel giorno squilla il telefono e… “sabato 7 gennaio si corre a Casorate! Vedi di esserci!”.
Certo che vedo di esserci! Anche perché Casorate Sempione è uno di quei posto che ho sempre portato ad esempio di impianto orientistico adatto ad un movimento lombardo in fase di ricostruzione: il bosco sarà anche piatto, e probabilmente conosciuto a chi ci ha corso tre volte, ma dove la trovo un’altra cartina abbastanza centrale rispetto alla Lombardia e a 2\3 km dall’uscita dell’autostrada? Ecco quindi che la Befana non è ancora volata via sulla sua scopa e l’Impiegato Panzottello già tira fuori lo zaino dall’angolo più polveroso del ripostiglio, e visto che ci siamo scopre sul fondo i calzini usati nella 49 lanterne (che pensavo di aver perso). In previsione del freddo tonante del gennaio 2017, investo qualche euro nell’acquisto di un pantalone termico in saldo: non è la marca number one del settore e dubito che potrei mai andarci sul pack, ma confido che per Casorate sarà sufficiente…
Bando alle ciance! Come è andata a Casorate? Male! In che altro modo poteva andare? Non era il pantalone termico che dovevo comperare, ma le gambe bioniche! Infatti alla partenza, che sia per il freddo oppure no, le gambe non vogliono NEMMENO SAPERNE di mettersi in moto. La primissima tratta del percorso è “a vista” di chi non ha ancora preso il via, ed io immagino con terrore i commenti di coloro che posizionandosi alle mie spalle mi vedranno arrancare fino al primo boschetto con una andatura che il Gabibbo al confronto è Usain Bolt… Per questo motivo cerco di infilarmi alla massima velocità possibile tra i primi alberi del 2017, per poi fermarmi dopo poche decine di metri già con il fiatone e le pulsazioni a 170 battiti al minuto. Con le partenze ogni minuto, non passa molto che vedo passare qualche metro alla mia sinistra le due giovani fionde della Besanese: Marco Di Stefano e “Mago” Magenes. Ecco… devo dire a vantaggio della mia esperienza (vecchiaia?) che le due fionde viaggiano davvero a velocità warp, ma la loro direzione verso il primo punto è di un paio di decine di metri troppo spostata a sinistra. Il punto, infatti, compare davanti a me… e così inizia una sorta di balletto che, per qualche secondo, renderà il tutto simile ad una comica di Ridolini: io vedo il punto davanti a me e mi fermo. “Mago”, di cui vedo le spalle davanti a me sulla sinistra, capisce di essere andato leggermente lungo e forse storto e quindi rallenta e comincia a far ballare l’occhio attorno.
In queste condizioni, lo sappiamo bene tutti quanti e non dite di no!, l’orienteering si fa anche ad orecchio: sono fermissimo, ma se provo a muovermi tra i rami del bosco darò immediatamente un punto di riferimento al “Mago”. Ma non posso mica restare fermo lì fino all’imbrunire! Così metto su il mio vestito da Zorro, la maschera di Zorro e provo a spostarmi di qualche metro verso il punto senza fare rumore. Sfiga. Cercando al buio nell’armadio il costume di Zorro, ho pescato la gruccia con il costume del sergente Garcia: primo passo… CRAKKKKK! “Mago” si volta di scatto e, nonostante io abbia un vantaggio di un paio di decine di metri rispetto a lui, è lui ad arrivare per primo sul punto. Dopodiché lo vedo schizzare via come una lepre in direzione… in direzione… in direzione di boh?!? La mia scelta per andare al secondo punto è distante 90 gradi rispetto a quella presa da Francesco. Compiaciuto della mia abilità tecnicotattica “’sti ragazzi corrono come lepri, ma ne devono ancora mangiare di pagnotte…” ritorno sul prato, attraverso un sentiero, costeggio un campo coltivato e mi infilo di nuovo nel bosco alla ricerca del secondo punto, appena un po’ perplesso dal fatto che alle mie spalle non arriva più nessuno. Sentiero, bivio di sentieri, attacco nel bosco… ma la cosa che mi trovo di fronte non è il punto di controllo bensì coach Cristian Bellotto in meravigliosa tuta Halden SK (!!! che doveva essere mia !!!) che è lì nei paraggi a posare il punto. Lui guarda me con tanto di occhi grossi così: il fumetto dice chiaramente “che ca..o ci fa da queste parti???”. Io guardo lui pensando “come ho fatto a raggiungerti?”. Poi mi cade l’occhio sulla cartina, sul cerchietto ma soprattutto sul numero a fianco del punto che sto cercando: è il numero 6.
Punzonatura mancante! Al secondo punto della prima uscita della stagione agonistica 2017… se il buongiorno di vede dal mattino, io sono nel pieno della notte in Antartide alla base Outpost 31 e “sono già troppo stanco per tentare qualche cosa” (questa è una grande cit.).
Dato che sono arrivato al punto 6 e le gambe non vogliono saperne di tornare indietro, proseguo in direzione del 5, poi, del 4, del 3 e del 2. Chiudo il cerchio tornando al punto 1 e mi immetto nella seconda parte del percorso. Qui non succede nulla di trascendentale, salvo il commento di due forti master che al punto 13 mi devono arrivare e si dicono tra loro indicando me “certo… si può fare orienteering anche alla sua velocità… è chiaro che così i punti li trovi facilmente”. Concetto questo che ritroverò espresso in maniera molto più convincente e didattica in uno dei brani dedicati all’orienteering di “Confessioni di un runner d’alta quota” - Dario Pedrotti – Ediciclo – in vendita a euro 14,50 non solo nelle migliori librerie. Torno a casa dalla giornata di Casorate Sempione in compagnia della signora Plantare (di nome Fascite) che non smette per un solo istante di darmi il tormento fino a tarda sera.
Ce ne sarebbe abbastanza per mettersi, fisicamente e mentalmente, già in bacino di carenaggio. Ma la tempra del vecchio Impiegato Panzottello è dura a cedere, e quindi mi iscrivo per il sabato successivo per la corsa a Besana Brianza. Il programma prevede la sprint in paese ed una finale microsprint a caccia in base ai tempi impiegati nella prima tappa.
Ho già detto che MI PIACCIONO TANTO le microsprint? Mi fanno tornare alla mente le gare di contorno in Ungheria, in Danimarca, quella volta che a Miskolc Tapolca ho battuto in batteria qualche nazionale straniero venuto a correre il mondiale ed ho rischiato di correre la finale contro Fabian Hertner… Solo che la microsprint di Besana Brianza di corre in notturna. Ho già detto che ODIO LE NOTTURNE? Ma non mi perdo di animo. Evito di perdere di nuovo i calzini nello zaino, mi rimetto i pantaloni termici e sono al via a Besana nonostante il freddo. Una prima informazione mi aveva lasciato leggermente basito: il ritrovo è al palazzetto di Via De Gasperi, il percorso è in paese a Besana… ma ci saranno due chilometri tra il palazzetto ed il centro! Infatti alle 15 circa l’organizzatore invita i partecipanti ad una sgambata di riscaldamento per raggiungere la partenza tutti insieme: SGRUNT! Ce n’è a sufficienza per esaurire le poche energie di cui dispongo, anche perché i partecipanti constano di vari campioni italiani, di vari nazionali giovanili, di non-ancora-nazionali-giovanili-ma-siamo-lì e da un Impiegato Panzottello che già sbuffa sulla prima salita. Il riscaldamento comunque ha una sua utilità: ci fa capire che il terreno di gara sarà tutto un susseguirsi di lastroni di ghiaccio sui quali c’è il concreto rischio di lanciarsi in evoluzioni che al confronto Jane Torvill e Christopher Dean erano dei simpatici Bambi sul ghiaccio.
Quando mi danno il via, le gambe girano leggerissimamente meglio rispetto alla settimana prima, ma tutti i neuroni e le sinapsi sono dedicate ad evitare di mettere i piedi sul ghiaccio. La qual cosa risulta inevitabile lungo quelle strade che sono COMPLETAMENTE ricoperte di uno spesso strato di ghiaccio, come ad esempio la strada che porta al punto 8. Anche lo stretto passaggio in uscita dal punto 8 è completamente ghiacciato, ma almeno è in discesa e mi consente di fare per una ventina di metri qualche trick in modalità Tony Hawk de’ noialtri.
Quando arrivo al traguardo, decisamente affannato e infreddolito, il mio tempo mi mette in fondo alla lista di coloro che prenderanno parte alla seconda manche “a caccia” che si correrà tutta attraverso il centro sportivo di Besana Brianza. I muscoli delle gambe si raffreddano immediatamente durante l’attesa, e quindi mi presento alla griglia di partenza pronto a scattare quanto un lampione della luce. Il primo a partire è il “Mago”, e la sua luce frontale svolta subito a sinistra verso il primo punto di controllo dopo i primi metri in discesa. Dietro al Mago partono tutti gli altri. Io sono sempre in fondo alla fila, con indosso un rivedibile maglione grigio con la greca che mi fa sembrare Charlie Brown…

Comunque, partenza dopo partenza, arriva anche il mio turno. Sulla piazzola dipartenza rimango io, rimane Ivano Benini, rimane il tracciatore Luigi Giuliani e rimane il nazionale juniores Cesare Mattiroli che, infortunato, si prende cura del mio maglione. Sono pronto ad accendere la luce frontale e a lanciarmi all’inseguimento di tutti gli altri…
Piccolo interludio: in previsione della Night Hawk del Giugno 2016 al Passo Coe (quella che non è andata molto bene) io, PLab e Bibi e Atty avevamo deciso di acquistare finalmente una luce frontale come Dio comanda. Dopo N-mila ricerche su internet, PLab aveva trovato un set di frontali con un rapporto qualità\prezzo che, oso dire, rasenta il furto ai danni del produttore. Poi andò a finire che la pila frontale io non l’avevo usata (ero speaker) e quindi era rimasta imballata nella confezione fino al venerdì sera di Montalcino (Tuscania Three Days) dove però la avevo passata al moldavo che gareggiava per vincere l’Elite e che non se la era portata da casa
… accendo la luce frontale e FLASH!!!! Si accende un faro tipo “riflettore di San Siro”. Peccato che la luce punta dritta in avanti e illumina un pezzo di strada distante 50 metri! Dato che non vedo una cippa di quello che ho ai piedi, e ciò che mi aspetta a 50 metri faccio in tempo a dimenticarmelo prima di esserci arrivato sano e salvo, comincio a piegare la testa sul petto fino a sentire il CRIC! della cervicale. A quel punto il faro punta un paio di metri davanti a me, ma gli occhi guardano l’ombelico, di respirare non se ne parla nemmeno e la cartina rimane un oggetto misterioso. Così come misteriosa è la tendenza degli orientisti ad andare avanti nonostante tutto, nonostante la direzione non debba per forza essere quella giusta. Mi appoggio la frontale sul naso e cerco di guardare la cartina per farmi una idea della direzione da prendere…
… sono al termine del corridoio, pochi metri a sud del punto 10, e quindi dovrei muovermi verso sud. Ma quando mi giro, verso quello che credo il sud, l’ago della bussola non rimane fermamente inchiodato ma gira con me: adesso mi indica come sud una direzione che va verso il “pallone” dove giocano a tennis. Mi giro di nuovo verso il parcheggio e la strada provinciale, e l’ago adesso indica che il parcheggio e la strada si trovano a sud rispetto a me. Per quanto mi giri e mi volti, l’ago rimane inchiodato; ci metto una eternità di tempo per capire quello che invece dovrebbe essermi chiaro subito: la bussola è ROTTA! Ciò che invece non è affatto chiaro a Ivano, a Luigi e a Cesare che sono rimasti sulla piazzola, è che cosa ci faccia quella luce ferma sul posto a girare su sé stessa…! Torno indietro, mentre i tre dell’Ave Maria un po’ sono perplessi e un po’ si sganasciano dal ridere, e mi faccio dire dove è il punto di partenza e dove mi trovavo a fare tutto quel po’ po’ di balletto. Con due punti di riferimento fissi, abbandono l’idea di usare la bussola e faccio la microsprint basandomi solo sulla carta di gara... e su una luce frontale che più che altro mette in difficoltà le auto che transitano sulla provinciale e gli aerei in decollo da Malpensa! Ci metto un tempo infinito per finire il percorso: quando arrivo al traguardo, è rimasto soltanto Cesare al solo scopo di riconsegnarmi il maglione di Charlie Brown.
Tutto questo basterebbe per chiudere definitivamente ogni attività invernale, ed in fondo io ho detto più volte che ODIO LE NOTTURNE, ODIO LE MASS START e ODIO LE GARE A SEQUENZA LIBERA. E fu così che, a distanza di 7 giorni dall’esperienza traumatica di Besana Brianza, mi presento al via a Cantù: che è notturna + partenza in massa + sequenza libera! Nonostante un pomeriggio passato a riprendermi da un accenno di pressione molto bassa, riesco a mettere mano alla luce frontale per assicurarmi una illuminazione decente. Le gambe che arrivano alla partenza di Cantù sono sempre quelle con l’elasticità del palo della luce, ma per qualche motivo mi sento più fiducioso inside. In partenza faccio sfilare quasi tutti davanti a me, cosicché alla prima punzonatura (punto 17) devo fare la coda per timbrare il mio cartellino, ma poi piego subito verso nord-est ed arrivo al punto 20 da solo.
Le strade sono ancora più ghiacciate che a Besana Brianza, ed i parchetti in pendenza sono coperti da una crosta di ghiaccio croccante che mi fa paura al solo pensiero che possa cedere sotto il mio peso facendomi rotolare giù per i pendii… ma per qualche strano motivo a Cantù non cederà mai! Dopo il punto 8 è il momento di affrontare il primo dei parchetti nei quali i punti sono disposti in sequenza “memory”: la carta con la disposizione dei punti è collocata solo all’ingresso del parco, e poi lì dentro li dobbiamo cercare noi alla luce delle lampade frontali. Il primo parchetto va via liscio, il secondo dopo il punto 10 va via meno liscio perché la pendenza è severa e la crosta di ghiaccio veramente insidiosa.
Mentre vado verso il punto 11, da dietro arriva un fascio di luce che si avvicina a velocità fotonica accompagnato da una falcata imponente: è Oscar, compagno di mille battaglie. Nei miei calcoli avrebbe dovuto essere parecchio davanti a me, ma mentre si affianca mi dice che ha “dimenticato” il punto 12 e quindi, deduco, è stato costretto a remare parecchio all’indietro. Il fatto che ora sia di fianco a me la dice lunga sia su quanto corre veloce lui sia su quanto vado piano io. Arriviamo praticamente insieme al punto 16, ma giunti lì non troviamo il punto ma due altri concorrenti che cercano… da una casa a fianco esce un signore: aveva visto “quell’aggeggio” appeso alla ringhiera e lo aveva tolto e portato in casa! (siamo pur sempre in una Brianza “E qui comando io \ E questa casa mia…”), ma almeno stavolta si tratta di una persona di buon cuore, che rientra in casa e ci porta fuori il punto di controllo. Punto 13, 15 e 14 e Oscar allunga inesorabile, ma ci ritroviamo al punto 18 in fondo ad un budello di ghiaccio. Per andare alla 19 bisogna fare il giro del mondo, e poi girare ancora attorno allo stadio di Cantù per andare a caccia degli ultimi 4 punti memory. Su questa tratta Oscar mi dimostra perché lui è stato campione italiano di orienteering e, in precedenza, valente ottocentista, mentre io sono solo un Impiegato Panzottello: l’allungo di Oscar è irresistibile, ma all’interno del parchetto torniamo ancora a correre insieme, fino all’ultimo punto memory che è praticamente poco FUORI dalla carta di gara.
Poi è solo energia per lo sprint finale appaiati, ed è questione di pochi secondi attendere il terzo moschettiere del terzetto qui sotto:
Io continuo a dire che odio le notturne, odio le mass start e odio i percorsi a sequenza libera. Tuttavia, almeno per quanto riguarda il primo punto, adesso dispongo di una luce frontale degna di questo nome. Le mass start potrei odiarle di meno se mi allenassi di più, ed i percorsi a sequenza libera li odierei dimeno se facessi più esercizi tecnici. Purtroppo voglia di allenarsi e di fare esercizi non la vendono a buon prezzo su Amazon: quindi se vado piano e mi perdo e sempre e solo colpa mia. Intanto però mi tengo stretta la mia nuova luce frontale!