Nuovo catalogo disavventure orientistiche 2017
Per una stagione agonistica che sembra essersi chiusa da
pochissimo, ecco subito un’altra che si apre quasi senza soluzione di continuità.
Così, mentre gran parte del popolo orientistico attende con ansia crescente i
racconti di Dario nelle Oricup trentine, anche alle latitudini lombarde non abbiamo
niente di cui lamentarci; non è ancora finito il mese di gennaio ed io posso
già mettere nel raccoglitore delle cartine tre (anzi quattro!) nuovi cimeli:
Casorate Sempione in pieno periodo di doni portati dalla Befana, Besana Brianza
la settimana successiva e poi Cantù a distanza di un altro fine settimana. Tre
uscite che, ovviamente, mi hanno regalato vittorie a profusione, gloria e nuovo
guadagnato rispetto da parte dei miei avversari di ogni genere (maschile e
femminile) e grado (under-14 o over-70). E’ infatti assodato che io sono
democratico, non guardo in faccia a nessuno e tratto sempre tutti nello stesso
modo: mi faccio sempre battere da tutti
quanti!
Come ogni orientista che si rispetti, potrei snocciolare
scuse mai banali a giustificazione delle mie performances di inizio 2017. Ma io
sono l’Impiegato Panzottello, non uno qualunque! Godo persino di una citazione
speciale a pagina 90 del libro di Dario Pedrotti (uhmmm… però è anche vero che sono citato solo come speaker…) e per
questo motivo il racconto delle mie peripezie rimarrà sempre fedele alla verità
storica. Spero, in questo modo, di spingere altri come me a cimentarsi con la
cartina e la bussola, in nome della norma del regolamento che dice “Per quanto possiate essere poco allenati e scarsi,
c’è sempre in giro qualcuno che si è allenato meno di voi e che si perde in
modi ancora più incredibili!”.
Casorate Sempione. E’ il 7 gennaio 2017 e sono passate
solo tre settimane dall’ultima uscita agonistica 2016 coincisa con l’ormai
classica “49 lanterne” brianzola.
Detta così a perenne ricordo dell’ignoto imbecille, evidentemente fan di
Gigliola Cinquetti, che canticchiando “E
qui comando io \ E questa casa mia…” ha tolto dal percorso una lanterna posizionata
accanto ad un albero che stava vicino ad un recinto più inviolabile delle mura
vaticane. Uscito per la prima volta dalla 49 Lanterne con tutte le punzonature
complete ma con una fascite plantare che lévati, mi sono adagiato nel comfort
del periodo natalizio con tutto il suo contorno di panettoni, pranzi e cene; ho
interrotto le mie gaudenti giornate solo in occasione della corsa podistica di Moncucco, una classica
del 26 dicembre nella pianura tra Milano e Pavia, dove solo i cavalcavia dell’autostrada
vengono a rompere il passo del podista. Messa in saccoccia la mia peggior
prestazione in carriera sui 13 km della gara di Moncucco (2’45” più del 2015), ho
messo il cuore in pace, i piedi in ammollo e ho azzerato quel file degli
allenamenti di cui andavo tanto fiero nello stesso periodo 2015-2016 quando vedeva
allungarsi la fila delle “uscite brevi” (60 minuti), “uscite lunghe” (90 minuti)
e “uscite a tempo” (10 km da fare nel
minor tempo possibile). I piedi restano doloranti in ammollo finché un bel
giorno squilla il telefono e… “sabato 7
gennaio si corre a Casorate! Vedi di esserci!”.
Certo che vedo di esserci! Anche perché Casorate Sempione è
uno di quei posto che ho sempre portato ad esempio di impianto orientistico adatto
ad un movimento lombardo in fase di ricostruzione: il bosco sarà anche piatto,
e probabilmente conosciuto a chi ci ha corso tre volte, ma dove la trovo un’altra
cartina abbastanza centrale rispetto alla Lombardia e a 2\3 km dall’uscita dell’autostrada?
Ecco quindi che la Befana non è ancora volata via sulla sua scopa e l’Impiegato
Panzottello già tira fuori lo zaino dall’angolo più polveroso del ripostiglio,
e visto che ci siamo scopre sul fondo i
calzini usati nella 49 lanterne (che pensavo di aver perso). In previsione
del freddo tonante del gennaio 2017, investo qualche euro nell’acquisto di un
pantalone termico in saldo: non è la marca number one del settore e dubito che
potrei mai andarci sul pack, ma confido che per Casorate sarà sufficiente…
Bando alle ciance! Come è andata a Casorate? Male! In che
altro modo poteva andare? Non era il pantalone termico che dovevo comperare, ma
le gambe bioniche! Infatti alla partenza, che sia per il freddo oppure no, le
gambe non vogliono NEMMENO SAPERNE di mettersi in moto. La primissima tratta
del percorso è “a vista” di chi non ha ancora preso il via, ed io immagino con
terrore i commenti di coloro che posizionandosi alle mie spalle mi vedranno
arrancare fino al primo boschetto con una andatura che il Gabibbo al confronto è Usain Bolt… Per questo motivo cerco di
infilarmi alla massima velocità possibile tra i primi alberi del 2017, per poi
fermarmi dopo poche decine di metri già con il fiatone e le pulsazioni a 170
battiti al minuto. Con le partenze ogni minuto, non passa molto che vedo
passare qualche metro alla mia sinistra le due giovani fionde della Besanese:
Marco Di Stefano e “Mago” Magenes. Ecco… devo dire a vantaggio della mia
esperienza (vecchiaia?) che le due fionde viaggiano davvero a velocità warp, ma la loro direzione verso il
primo punto è di un paio di decine di metri troppo spostata a sinistra. Il punto,
infatti, compare davanti a me… e così inizia una sorta di balletto che, per
qualche secondo, renderà il tutto simile ad una comica di Ridolini: io vedo il
punto davanti a me e mi fermo. “Mago”, di cui vedo le spalle davanti a me sulla
sinistra, capisce di essere andato leggermente lungo e forse storto e quindi
rallenta e comincia a far ballare l’occhio attorno.
In queste condizioni, lo sappiamo bene tutti quanti e non
dite di no!, l’orienteering si fa anche ad orecchio: sono fermissimo, ma se
provo a muovermi tra i rami del bosco darò immediatamente un punto di
riferimento al “Mago”. Ma non posso mica restare fermo lì fino all’imbrunire!
Così metto su il mio vestito da Zorro, la maschera di Zorro e provo a spostarmi
di qualche metro verso il punto senza fare rumore. Sfiga. Cercando al buio nell’armadio
il costume di Zorro, ho pescato la gruccia con il costume del sergente Garcia: primo passo… CRAKKKKK! “Mago” si
volta di scatto e, nonostante io abbia un vantaggio di un paio di decine di
metri rispetto a lui, è lui ad arrivare per primo sul punto. Dopodiché lo vedo schizzare
via come una lepre in direzione… in direzione… in direzione di boh?!? La mia scelta per andare al
secondo punto è distante 90 gradi rispetto a quella presa da
Francesco. Compiaciuto della mia abilità tecnicotattica “’sti ragazzi corrono come lepri, ma ne devono ancora mangiare di
pagnotte…” ritorno sul prato, attraverso un sentiero, costeggio un campo
coltivato e mi infilo di nuovo nel bosco alla ricerca del secondo punto, appena
un po’ perplesso dal fatto che alle mie spalle non arriva più nessuno.
Sentiero, bivio di sentieri, attacco nel bosco… ma la cosa che mi trovo di
fronte non è il punto di controllo bensì coach Cristian Bellotto in
meravigliosa tuta Halden SK (!!! che doveva essere mia !!!) che è lì nei
paraggi a posare il punto. Lui guarda me con tanto di occhi grossi così: il
fumetto dice chiaramente “che ca..o ci fa
da queste parti???”. Io guardo lui pensando “come ho fatto a raggiungerti?”. Poi mi cade l’occhio sulla cartina,
sul cerchietto ma soprattutto sul numero a fianco del punto che sto cercando: è il numero 6.
Punzonatura mancante! Al secondo punto della prima uscita
della stagione agonistica 2017… se il buongiorno di vede dal mattino, io sono
nel pieno della notte in Antartide alla base Outpost 31 e “sono
già troppo stanco per tentare qualche cosa” (questa è una grande cit.).
Dato che sono arrivato al punto 6 e le gambe non vogliono
saperne di tornare indietro, proseguo in direzione del 5, poi, del 4, del 3 e
del 2. Chiudo il cerchio tornando al punto 1 e mi immetto nella seconda parte
del percorso. Qui non succede nulla di trascendentale, salvo il commento di due
forti master che al punto 13 mi devono arrivare e si dicono tra loro indicando
me “certo… si può fare orienteering anche
alla sua velocità… è chiaro che così i punti li trovi facilmente”. Concetto
questo che ritroverò espresso in maniera molto più convincente e didattica in uno
dei brani dedicati all’orienteering di “Confessioni di un runner d’alta quota” -
Dario Pedrotti – Ediciclo – in vendita a euro 14,50 non solo nelle migliori
librerie. Torno a casa dalla giornata di Casorate Sempione in compagnia della
signora Plantare (di nome Fascite) che non smette per un solo istante di darmi
il tormento fino a tarda sera.
Ce ne sarebbe abbastanza per mettersi, fisicamente e
mentalmente, già in bacino di carenaggio. Ma la tempra del vecchio Impiegato
Panzottello è dura a cedere, e quindi mi iscrivo per il sabato successivo per
la corsa a Besana Brianza. Il programma prevede la sprint in paese ed una
finale microsprint a caccia in base ai tempi impiegati nella prima tappa.
Ho già detto che MI PIACCIONO TANTO le microsprint? Mi fanno
tornare alla mente le gare di contorno in Ungheria, in Danimarca, quella volta
che a Miskolc Tapolca ho battuto in batteria qualche nazionale straniero venuto
a correre il mondiale ed ho rischiato di correre la finale contro Fabian
Hertner… Solo che la microsprint di Besana Brianza di corre in notturna. Ho già
detto che ODIO LE NOTTURNE? Ma non mi perdo di animo. Evito di perdere di nuovo
i calzini nello zaino, mi rimetto i pantaloni termici e sono al via a Besana
nonostante il freddo. Una prima informazione mi aveva lasciato leggermente
basito: il ritrovo è al palazzetto di Via De Gasperi, il percorso è in paese a
Besana… ma ci saranno due chilometri tra il palazzetto ed il centro! Infatti
alle 15 circa l’organizzatore invita i partecipanti ad una sgambata di
riscaldamento per raggiungere la partenza tutti insieme: SGRUNT! Ce n’è a sufficienza
per esaurire le poche energie di cui dispongo, anche perché i partecipanti
constano di vari campioni italiani, di vari nazionali giovanili, di
non-ancora-nazionali-giovanili-ma-siamo-lì e da un Impiegato Panzottello che
già sbuffa sulla prima salita. Il riscaldamento comunque ha una sua utilità: ci
fa capire che il terreno di gara sarà tutto un susseguirsi di lastroni di
ghiaccio sui quali c’è il concreto rischio di lanciarsi in evoluzioni che al
confronto Jane Torvill e Christopher Dean erano dei simpatici Bambi sul
ghiaccio.
Quando mi danno il via, le gambe girano leggerissimamente
meglio rispetto alla settimana prima, ma tutti i neuroni e le sinapsi sono
dedicate ad evitare di mettere i piedi sul ghiaccio. La qual cosa risulta inevitabile
lungo quelle strade che sono COMPLETAMENTE ricoperte di uno spesso strato di
ghiaccio, come ad esempio la strada che porta al punto 8. Anche lo stretto
passaggio in uscita dal punto 8 è completamente ghiacciato, ma almeno è in
discesa e mi consente di fare per una ventina di metri qualche trick in modalità Tony Hawk de’
noialtri.
Quando arrivo al traguardo, decisamente affannato e
infreddolito, il mio tempo mi mette in fondo alla lista di coloro che
prenderanno parte alla seconda manche “a caccia” che si correrà tutta
attraverso il centro sportivo di Besana Brianza. I muscoli delle gambe si
raffreddano immediatamente durante l’attesa, e quindi mi presento alla griglia
di partenza pronto a scattare quanto un
lampione della luce. Il primo a partire è il “Mago”, e la sua luce frontale
svolta subito a sinistra verso il primo punto di controllo dopo i primi metri
in discesa. Dietro al Mago partono tutti gli altri. Io sono sempre in fondo
alla fila, con indosso un rivedibile maglione grigio con la greca che mi fa
sembrare Charlie Brown…
Comunque, partenza dopo partenza, arriva anche il mio turno.
Sulla piazzola dipartenza rimango io, rimane Ivano Benini, rimane il
tracciatore Luigi Giuliani e rimane il nazionale juniores Cesare Mattiroli che,
infortunato, si prende cura del mio maglione. Sono pronto ad accendere la luce
frontale e a lanciarmi all’inseguimento di tutti gli altri…
Piccolo interludio: in previsione della
Night Hawk del Giugno 2016 al Passo Coe (quella che non è andata molto bene)
io, PLab e Bibi e Atty avevamo deciso di acquistare finalmente una luce
frontale come Dio comanda. Dopo N-mila ricerche su internet, PLab aveva trovato
un set di frontali con un rapporto qualità\prezzo che, oso dire, rasenta il
furto ai danni del produttore. Poi andò a finire che la pila frontale io non l’avevo
usata (ero speaker) e quindi era rimasta imballata nella confezione fino al venerdì
sera di Montalcino (Tuscania Three Days) dove però la avevo passata al moldavo
che gareggiava per vincere l’Elite e che non se la era portata da casa
… accendo la luce frontale e FLASH!!!! Si accende un faro tipo “riflettore di San Siro”. Peccato
che la luce punta dritta in avanti e illumina un pezzo di strada distante 50
metri! Dato che non vedo una cippa di quello che ho ai piedi, e ciò che mi
aspetta a 50 metri faccio in tempo a dimenticarmelo prima di esserci arrivato
sano e salvo, comincio a piegare la testa sul petto fino a sentire il CRIC! della cervicale. A quel punto il faro punta un
paio di metri davanti a me, ma gli occhi guardano l’ombelico, di respirare non
se ne parla nemmeno e la cartina rimane un oggetto misterioso. Così come
misteriosa è la tendenza degli orientisti ad andare avanti nonostante tutto,
nonostante la direzione non debba per forza essere quella giusta. Mi appoggio
la frontale sul naso e cerco di guardare la cartina per farmi una idea della
direzione da prendere…
… sono al termine del corridoio, pochi metri a sud del punto
10, e quindi dovrei muovermi verso sud. Ma quando mi giro, verso quello che
credo il sud, l’ago della bussola non rimane fermamente inchiodato ma gira con
me: adesso mi indica come sud una direzione che va verso il “pallone” dove
giocano a tennis. Mi giro di nuovo verso il parcheggio e la strada provinciale,
e l’ago adesso indica che il parcheggio e la strada si trovano a sud rispetto a
me. Per quanto mi giri e mi volti, l’ago rimane inchiodato; ci metto una
eternità di tempo per capire quello che invece dovrebbe essermi chiaro subito: la bussola è ROTTA! Ciò che invece non
è affatto chiaro a Ivano, a Luigi e a Cesare che sono rimasti sulla piazzola, è
che cosa ci faccia quella luce ferma sul posto a girare su sé stessa…! Torno
indietro, mentre i tre dell’Ave Maria un po’ sono perplessi e un po’ si
sganasciano dal ridere, e mi faccio dire dove è il punto di partenza e dove mi
trovavo a fare tutto quel po’ po’ di balletto. Con due punti di riferimento
fissi, abbandono l’idea di usare la bussola e faccio la microsprint basandomi
solo sulla carta di gara... e su una luce frontale che più che altro mette in
difficoltà le auto che transitano sulla provinciale e gli aerei in decollo da
Malpensa! Ci metto un tempo infinito per finire il percorso: quando arrivo al
traguardo, è rimasto soltanto Cesare al solo scopo di riconsegnarmi il maglione
di Charlie Brown.
Tutto questo basterebbe per chiudere definitivamente ogni
attività invernale, ed in fondo io ho detto più volte che ODIO LE NOTTURNE, ODIO
LE MASS START e ODIO LE GARE A SEQUENZA LIBERA. E fu così che, a distanza di 7
giorni dall’esperienza traumatica di Besana Brianza, mi presento al via a Cantù:
che è notturna + partenza in massa + sequenza libera! Nonostante un pomeriggio
passato a riprendermi da un accenno di pressione molto bassa, riesco a mettere
mano alla luce frontale per assicurarmi una
illuminazione decente. Le gambe che arrivano alla partenza di Cantù sono
sempre quelle con l’elasticità del palo della luce, ma per qualche motivo mi
sento più fiducioso inside. In
partenza faccio sfilare quasi tutti davanti a me, cosicché alla prima
punzonatura (punto 17) devo fare la coda per timbrare il mio cartellino, ma poi
piego subito verso nord-est ed arrivo al punto 20 da solo.
Le strade sono ancora più ghiacciate che a Besana Brianza, ed
i parchetti in pendenza sono coperti da una crosta di ghiaccio croccante che mi
fa paura al solo pensiero che possa cedere sotto il mio peso facendomi rotolare
giù per i pendii… ma per qualche strano motivo a Cantù non cederà mai! Dopo il
punto 8 è il momento di affrontare il primo dei parchetti nei quali i punti
sono disposti in sequenza “memory”: la carta con la disposizione dei punti è
collocata solo all’ingresso del parco, e poi lì dentro li dobbiamo cercare noi
alla luce delle lampade frontali. Il primo parchetto va via liscio, il secondo
dopo il punto 10 va via meno liscio perché la pendenza è severa e la crosta di
ghiaccio veramente insidiosa.
Mentre vado verso il punto 11, da dietro arriva un fascio di
luce che si avvicina a velocità fotonica accompagnato da una falcata imponente:
è Oscar, compagno di mille battaglie.
Nei miei calcoli avrebbe dovuto essere parecchio davanti a me, ma mentre si
affianca mi dice che ha “dimenticato” il punto 12 e quindi, deduco, è stato
costretto a remare parecchio all’indietro. Il fatto che ora sia di fianco a me
la dice lunga sia su quanto corre veloce lui sia su quanto vado piano io. Arriviamo
praticamente insieme al punto 16, ma giunti lì non troviamo il punto ma due
altri concorrenti che cercano… da una casa a fianco esce un signore: aveva
visto “quell’aggeggio” appeso alla ringhiera e lo aveva tolto e portato in casa!
(siamo pur sempre in una Brianza “E qui comando io \ E questa casa mia…”), ma
almeno stavolta si tratta di una persona di buon cuore, che rientra in casa e
ci porta fuori il punto di controllo. Punto 13, 15 e 14 e Oscar allunga
inesorabile, ma ci ritroviamo al punto 18 in fondo ad un budello di ghiaccio.
Per andare alla 19 bisogna fare il giro del mondo, e poi girare ancora attorno
allo stadio di Cantù per andare a caccia degli ultimi 4 punti memory. Su questa
tratta Oscar mi dimostra perché lui è stato campione italiano di orienteering
e, in precedenza, valente ottocentista, mentre io sono solo un Impiegato Panzottello:
l’allungo di Oscar è irresistibile, ma all’interno del parchetto torniamo
ancora a correre insieme, fino all’ultimo punto memory che è praticamente poco FUORI
dalla carta di gara.
Poi è solo energia per lo sprint finale appaiati, ed è
questione di pochi secondi attendere il terzo moschettiere del terzetto qui
sotto:
Io continuo a dire che odio le notturne, odio le mass start e
odio i percorsi a sequenza libera. Tuttavia, almeno per quanto riguarda il
primo punto, adesso dispongo di una luce frontale degna di questo nome. Le mass
start potrei odiarle di meno se mi allenassi di più, ed i percorsi a sequenza
libera li odierei dimeno se facessi più esercizi tecnici. Purtroppo voglia di
allenarsi e di fare esercizi non la vendono a buon prezzo su Amazon: quindi se
vado piano e mi perdo e sempre e solo colpa mia. Intanto però mi tengo stretta
la mia nuova luce frontale!