My own private Tàino
Seconda giornata del Trofeo Lombardia, ed ancora una volta mi torna in mente il mio vecchio detto: “Orienteering: non sarai mai uguale a te stesso neanche quando correremo due volte di fila lo stesso percorso”. Ma non sarà mica che quello che non è mai uguale a se stesso sono solo io? Penso a questa mattina al campo sportivo di Taino: sensazioni pessime, ansia, testa in libera uscita... qualcuno mi consegna la descrizione punti e penso che si sia sbagliato: non può essere mio questo fogliettino di carta con 13 punti! E’ mio... 12,5 kmsf = 13 punti di controllo. E vai di pensieri negativi: se c’è una cosa che non mi è favorevole, se c’è una cosa che non mi fa rendere al 100% (il mio personale 100%) sono le tratte lunghe: mi distraggo, mi perdo via con la testa, cambio tattica dieci volte, in definitiva sbaglio nove volte su dieci. E poi già parto in HA (solo e sempre HA, mica MA che sa tanto di “Che categoria fai?” “Mah!?!?”) al minuto 91... arriverò al traguardo solo e sconsolato durante le premiazioni, se va bene. Un ultimo sguardo ad una griglia desolante: dietro di me solo tori, a cominciare da Christopher a 3 minuti, poi Denny P. a 6 minuti. Sarà già tanto arrivare da solo alla prima lanterna.
Partenza. Minuto meno uno. Guardo la cartina a terra e vedo trasparire qualche tratto della sovrastampa... vedo 4 tratte molto corte e penso subito al fatto che alcune tratte saranno ancora più lunghe delle mie possibilità. Biiiiip. Partenza svedese, a destra all’incrocio e via. Ho seguito il consiglio di Cris: via le scarpe da ori e dentro le scarpe da corsa, quelle con cui ho corso la mia prima maratona. Sento buone sensazioni nei piedi ma è il bosco, morbidissimo, che mi spinge in piano ed in discesa. Altra sensazione: visibilità enorme, amplissima. Il bosco mi sembra bellissimo e immediatamente ringrazio Paolo Bocchiola che mi ha dato queste sensazioni almeno per 500 metri, per i restanti 12 km ci devo pensare io. Prima lanterna: da sinistra arriva Attilio che ha lo stesso punto. Via per il secondo punto, scelta facile sotto la linea elettrica, forse un punto in mezzo non avrebbe guastato. Arrivo al punto e sono ancora solo, ma in uscita sento un rumore provenire dal basso: è una tuta dell’AAA Genova, Gallo mi ha raggiunto. Due punti li ho fatti da solo, bene. Esco in salita e vedo Chris salire al terzo punto una trentina di metri alla mia destra, sta facendo la sua scelta e non lo sto minimamente disturbando; quasi in cima alla salita un rumore a sinistra: è il ninja, DennyP., elegante come sempre, con la sua falcata anche in salita è lui a spingere indietro il terreno, che io subisco come un morto di fatica. Faccio uno sforzo per scollinare prima di lui e lo perdo di vista, prima di vederlo riapparire in zona punto davanti a me mentre si fionda in discesa a tutta velocità. Quarto punto: la tratta lunga, tutta la cartina da sud a nord. Scelgo la costa, poi due sentieri e poi il passaggio ed est sulla strada, a metà cambio idea ma prima che il momento critico sia alle spalle torno all’idea originale ed arrivo correndo lungo la strada. Attacco il salita per il punto e sento un rumore dietro: è ancora Cris. Raggiungiamo insieme la zona dei valloni e dall’alto arriva Vincenzo Crippa: Cris e Vince sono due autentici sportivi, nessuno muove un fiato, ognuno fa la sua scelta. Come dirà dopo Teno “Prima di scendere in uno di quei valloni occorre essere ben sicuri che sotto ci sia la lanterna”. La loro freschezza mi stacca in uscita dal punto ed al quinto punto sono ancora solo. Salgo verso la 6 e decido di affrontare il verde privato da sinistra, ripassando dalla partenza, a risalire il recinto fino al passaggio indicato in mappa. La salita si fa sentire e alla mia destra sfila con la sua solita andatura efficace Giaime (stessa scelta); passo dalla partenza, affronto la salita lungo il recinto e al varco mi giro di 90°, la lanterna è là che mi aspetta. Esco dalla stessa parte e mi accingo a ripassare nuovamente dalla partenza: intendo affrontare la 7 sulla stessa linea della 1, rifacendo lo stesso percorso e piegando a destra solo nel finale. Incrocio Denis S., che sta cercando la 6 e non fiata pur vedendomi uscire di zona, e mentre scollino una maglia AAA Genova mi si fa incontro. Sempre Cris! Che stavolta mi dice “Sto sbagliando l’impossibile”... si, ma corri alla grande, però! Denis mi supera mentre scendo alla 7 e mi stacca per la 8 veramente corta, dove perdo almeno 30 secondi per orientarmi tra le canalette quando so benissimo che il punto deve essere 20 metri alla mia destra. Infatti quando guardo in quella direzione... è lì! Sbirciata all’orologio: un’ora e 15 di gara. Ora che le due ore sono un traguardo raggiunto a meno di svarioni, mi prefiggo di provare a stare nell’ora e 45. Il fatto è che non mi rendo conto che sono praticamente quasi alla fine della gara: le ultime tratte sono quelle brevi che avevo visto in trasparenza alla partenza! La 9 è un po’ una sofferenza in salita e vedo passare Pittau a sinistra, poi me lo ritrovo a destra e poi davanti sul punto. Tiro ancora per la 10 e mi raggiunge di nuovo Cris, punzoniamo insieme e facciamo due scelte diverse per la 11: lui basso e io alto! (ma dove saranno ‘sti “treni”?) E infatti arriviamo ancora insieme al punto (che secondo me è più in alto di dove è indicato in carta), ma adesso passa la seconda freccia verde: AlessioT. a tutta birra in salita alla 11 ed in discesa verso la 12 (mi scanso e mi fermo per non farmi travolgere e non fargli perdere tempo sul sentiero stretto). 12 nel semiaperto: Teno davanti, poi Cris e poi io, ma loro sono più freschi e nel grezzo che porta alla 100 le loro gambe spingono più delle mie. Cerco di fare del mio meglio e da lontano vedo il recinto e la 100, sento Adele che mi incita, punto alla lanterna e vedo un gruppo di rami bassi tra me e il punto: non voglio fermarmi, tiro una tremenda mazzata a due braccia davanti a me e passo indenne precipitando sulla stazione, e poi via fino al traguardo: 1h30m05s il mio tempo finale. 30 secondi davanti a me l’amico Vonfrieden, qualche secondo avanti altri personaggi ben più forti del sottoscritto. Per una volta, forse per la prima volta da molti anni, lo Sbrambi e una decina di altri concorrenti.
Che dire? Credo che sia la prima volta che una gara con queste caratteristiche mi riesce bene. Certo... ci pensa Marco a riportarmi coi piedi per terra: forse solo qua ed oggi poteva andarmi bene tutto quanto. Ma almeno per questa volta sono davvero contento per me.
Ah! Ho saltato il pranzo, mi sono docciato, asciugato e mi sono pesato: l’ago si è fermato prima della cifra 8 ... certo, ero praticamente disidratato e con una fame da lupi (l’ago adesso è sopra l’8, di poco), ma se adesso che sono quasi le 23 sono fresco come una rosa, un motivo sarà anche quello, no?
Vedremo a Menaggio, tra una settimana: middle distance con dislivelli svizzeri. Mi sa che tornerà coi piedi per terra molto presto!
Ps: penso che le cartine saranno visibili sui blog di Alessio e di Marco. I’m not able...
PsPs: domani mi metterò di buzzo buono per scrivere il pezzo "ufficiale": devo ricordarmi di scusarmi con DanielaP. per la mancata citazione e con RovertoV. per la definizione di "enorme" (intendevo dire che era stato grande!)
3 Comments:
I know... I know...
So che non posso andare a questi ritmi e so che la gara è stata molto più veloce che tecnica. Però almeno per una volta la soddisfazione di non voltarmi indietro in classifica e non vedere mai nessuno... Vuol dire che mi sto trasformando da tecnico (insomma, tecnico!, diciamo che sono uscito vivo da Passo Coe) in banale pedalatore di chilometri?
Dal magazine Sport Week del novembre del 2004 - Testo di Marco Pastonesi (e vorrei tanto averlo scritto io... invece mi devo limitare a condividere in tutto e per tutto)
(...) Tutto quello che ti porti dietro comincia etereo come un fazzoletto, si trasforma in un cappotto e alla fine lo trascini come una roulotte. Pelle e ossa, più le scarpe, 150 grammi e un centimetro fra te e l’asfalto, calze corte, minime, fantasmine, braghe e maglietta per inventarsi un’intimità e una difesa, e un orologio. Non per sapere che ore sono, ma per dare una misura e un senso alla fatica. Il segreto: meno lo guardi, meglio è. T’incolonni, ti affianchi, ti specchi: sei come loro, un po’ più, un po’ meno, la differenza è dentro di te, nei muscoli, nei nervi, nell’anima. Quando il colpo di pistola echeggia fra pelli e ossa, chi corre per arrivare ha già vinto. Al pronti-via il serpente si allunga, come un rivolo d’acqua che sfonda la piccola diga formata da due o tre assi e scappa verso la valle. Felice. Libero. I primi km sono l’essenza della felicità e della libertà: mangi la strada, godi il panorama, respiri terra e nebbia, fiume e canfora, platani e caffè, sfiori gomiti e suole, inciampi negli applausi dei padroni di casa. Ti porti avanti. La maratona comincia al km 30. Prima è una passeggiata, una corsa, un’eterna attesa, prima è far girare le gambe un filo meno di quello che il cuore permette, prima è risparmiare, nascondere, attutire e attenuare.
Al km 30 non puoi più fingere: polpacci inaciditi, quadricipiti estranei, la testa rimbomba di preoccupazioni, ogni allarme diventa rosso, dietro di te c’è la fottuta, maledetta, invisibile roulotte, e la stai trascinando. Al km 30 comincia il conto alla rovescia, i calcoli, addizioni sottrai dividi e moltiplichi, vuoi far tornare i conti, ti basterebbe che tornasse uno straccio d’energia, è qui che trivelli il cuore ed estrai la forza per mettere un piede davanti l’altro, e così fino al km 40. Perché qui ce l’hai fatta. Cadesse il mondo, ce l’hai fatta. Crollasse la terra, ce l’hai fatta. Non c’è più nulla che ti possa fermare. Perché non hai più nulla. Perché sei il nulla. Due km, è fatta, uno e mezzo, uno, mezzo, trovi il tempo anche di sprintare.
Tu e la tua fottuta, benedetta, invisibile roulotte.
... questo fatto mi ricorda qualcosa :-)))
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