C’era una volta... e non sono passati nemmeno tanti anni. 5 anni. Luglio 2002. Una giornata di sabato, dapprima calda e poi divenuta plumbea e carica di pioggia. Al Lago di Lavarone, ma su un prato diverso.
C’era un giovane che, quando ancora qualche concorrente non aveva ancora raggiunto il traguardo, quando le premiazioni non erano ancora iniziate, vagava per il prato con lo sguardo che andava lontano, incrociando atleti e team leader provenienti da tutto il mondo, i quali esprimevano la soddisfazione ed i complimenti per la manifestazione appena conclusa.
Quel ragazzo disse a me ed a Roberta che un giorno avrebbe provato a ripetere l’esperienza dell’organizzazione di una 5 giorni. E che le cose che aveva visto gli avevano insegnato che qualcosa si poteva ancora migliorare, che certe cose potevano essere fatte in un modo o in un altro. E poi disse “Un giorno torneremo qui, e quel giorno ci sarai anche tu a darmi una mano”. 5 anni fa non potei che acconsentire. Il futuro era lontano... e poi chissà cosa avrei mai potuto fare per aiutare Andrea Rinaldi. Qualcosa per la stampa? Magari qualche pezzo per il sito Fiso? Chissà...
Ecco. Io so che dietro alla 5 giorni 2007 ci sono tante altre persone, ci sono Roberto Sartori e Bepi Simoni in prima fila. Però per me la 5 giorni 2007 è cominciata 5 anni fa. E nel corso degli anni è stato un crescendo: due anni fa le prime conferme delle date, della possibilità di dare una mano (per fare cosa? Boh?!?); l’anno scorso in Ticino e su a Hoch Ybrig a portare i volantini ed il nome della manifestazione con Ana ed Andrea. E quest’anno sempre più vicina la data... ed il compito di essere la voce della manifestazione. A ripensarci, dovevo essere impazzito: fare lo speaker in una manifestazione come quella? Probabilmente dovevo essere fuori di cotenna anche quando ho accettato di farlo in Val Vigezzo ed a Fusine.
Essere lo speaker è una cosa strana: se i percorsi non funzionano, se manca una lanterna, se l’elaborazione dati canna qualcosa, se alla partenza gli orari non sono corretti e se l’arrivo non è perfetto... ecco che la gara viene a decadere. Ma una organizzazione come quella della 5 giorni poteva avere un ricambio in tanti ruoli, che non potevano oggettivamente essere svolti da una sola persona.
Se lo speaker delira... al limite basta togliere l’audio: in Scozia alla 6 days di 3 anni fa non c’era proprio lo speaker. Ma tanti si sarebbero ricordati della “voice”, come dei percorsi e dei terreni... ed io non avevo proprio un sostituto (diciamo che *io* dovevo essere il sostituto..). E se mi fosse venuto il mal di testa? Lo schioppone? Se non avessi saputo cosa dire? Se mi fosse mancata la voce? (avevo una scorta di caramelle da far paura: usata nemmeno una!). Invece sembra che sia andato tutto per il meglio. Deve essere merito della mia timidezza. Perchè io sono timido! Nessuno mi crede, quando lo dico. Nessuno crede che da ragazzo non parlavo proprio, o quasi. Per timidezza. Ma la timidezza è una cosa strana: io dico sempre che vorrei essere invisibile, un’ombra sullo sfondo, come diceva Tommy Lee Jones a Will Smith “un dejà-vu”... vengo alla gara e nessuno mi vede, corro e nessuno lo sa; resto un nome in classifica ma nessuno si sofferma a vedere il risultato. Sono arrivato? Solo il computer lo dice. Sono transitato nel bosco? Nessuno se ne è accorto. Invisibile. Ma non lo sono. E allora la timidezza diventa un’altra cosa. Diventa il cervello che dice “Ok! Non sono invisibile? E allora... a me gli occhi! Eccomi qua, guardatemi tutti.”; parlate con una persona veramente timida: io l’ho fatto, mi hanno confidato in tanti che noi timidi la pensiamo proprio così. Niente grigio, niente colori sfumati. Trasparenti o in un bagliore di luce....
Sto delirando, vero?
Ok, devo ringraziare tantissime persone per quella che è stata una delle più belle settimane della mia vita.
Andrea l’ho già detto, vero? Il padrone della logistica (e fosse solo questo...): conosce tutti per nome, per viso. Sa dove sono alloggiati tutti. Tutti si fidano di lui. Tutti fanno quello che dice lui. Solo un difetto: cerca di essere dappertutto ma di non comparire mai. A tuo modo mi sa che anche tu sei un timido, Andrea.
Partenze.
Il mio “fratellone” Roberto T.: una passione enorme, incredibile. Una persona che è arrivata non da tanto nel nostro universo e che ha già lasciato un segno indelebile. Come avrei voluto che anche tu fossi nel bosco come me, Roberto. “Come dici? Devo spostare tutto l’arrivo di 10 metri? Va bene... quello che vuoi!”. Partenza alle 9? Alle 8? ALLE SETTE? “Va bene, ti aspettiamo, check e clear sono qui. La mappa è pronta, la descrizione pure. Coraggio. Vai nel bosco anche per me”.
E poi Aaron, Dalen “le gambe più forti del Trentino”, Paolo e il suo “massimo disprezzo”, Dario e le stripes posate per tutto il bosco. AleBer che posa e controlla ed è dappertutto. Gli occhi dolcissimi di Jessica e la faccia furba di Carlotta. E tutti gli altri che non ho fotografato perchè talvolta arrivavo allo start già in debito di O2.
Arrivi.
Daniele: mi dispiace ma ti sei allontanato per soli 5 minuti e... ti sei perso lo spettacolo :-) Daniele che prende gli\le Elite e me li porta, come Matteo avant-e-indré cento volte per la corsia di arrivo. Gianni ed il suo impianto ... e guai se fischia! Claudio e Marino e Anna e Michela. L’elaborazione dati di Paolo, di EsseGi, di Alessandro “Ti serve questo e quello? Stasera ti scrivo 3 righe di codice e domani ce l’hai” (e io penso ai miei consulenti... altro che “3 righe di codice”); una parola a parte per Gabriel: anni fa pensavo che fosse una persona seria. Seria nel senso di persona imbronciata. E’ una persona splendida, sorridente, gentile e pronta a scherzare. A scherzare ed a fare il suo lavoro nel modo più convincente, più professionale, più nitido possibile. Come agli Highlands Open, metà del mio compito era organizzato da lui.
Percorsi.
10 incredibili nomi. I percorsi posati ad orari impossibili. In 5 giorni (e sono partito talvolta poco dopo le 7...) non ho trovato: 1 stazione e 2 teli. Punto. Posati nei secondi immediatamente successivi al mio passaggio, più di un’ora prima dell’ora zero. Tutti hanno detto che i percorsi erano duri. Lo erano davvero. Per me è stata una sfida e sono convinto di non avere perso e di avere imparato molto. L’incitamento di Fabio e Luigi ad un ristoro non ancora pronto:
“Non possiamo nemmeno darti un po’ d’acqua...”
“E allora prendi la mia si-card e vai a farmi la 9!”
“Ma se è qua sotto... forza! Dai che sei nel finale...!”
Qua sotto? Un limite di vegetazione nel bosco di Forte Cherle, nel nulla più totale... trovato per fede o per disperazione.
Denny che va a controllare i percorsi e rimane due curve sotto di me per qualche centinaio di metri: lui con i pali in spalla ed io col fiatone! Carlo ed il percorso bellissimo del quarto giorno. ZP che nella nebbia posa gli ultimi punti nei prati prima di dedicarsi alla cucina. Dopo le magie di Cristian, Tiz e Simone, altri 5 giorni a correre nei capolavori color magenta.
Varie.
Ana: spero che tu sia riuscita a studiare per gli esami nonostante l’impegno; tieni d’occhio Ema. E tu Ema: tieni d’occhio Ana. Betty e le ventimila premiazioni con gli ex-aequo e quelli che arrivavano tardi e non capivano la faccenda del bib (non bid... bib!) riservato ai leader. Giada ed Elena, sempre sorridenti. Le figlie di Bepi e Betty: se ragazzotti italiani guardavano le scandinave, i ragazzini svedesi aspettavano solo loro durante le premiazioni. Martina che il primo giorno mi vede sbucare al gazebo del baby-orienteering stravolto, a chiedere “Dove cavolo è la 100?”. “Laggiù”. Come facevo a non vederla nel pratone, sulla cima dell’unica collinetta? Martina, Denny e Alessio ed il “colpo di mano” alle premiazioni degli Highlands Open: non ho potuto ripetermi a Folgaria, sorry. Cesare che conosce, lui si, le lingue che avrei dovuto usare, ma che non mi ha mai ripreso... anche se secondo me scandinavi ed italiani hanno capito meglio “high grass” rispetto a “toll grass”... Cesare con il suo laccio carico di cento bricchetti da sistemare.
Mary e Fredi. Che non erano nell’organizzazione ma anche grazie a loro è stata una bellissima settimana.
E i mie compagni di avventura: Adele, Bibi, Mary, Paola, Davide, Piero, Marco e “il Bellini” che hanno sopportato che non fossi mai lì con loro né a colazione, né alla tenda, né a pranzo né praticamente a cena o nel pomeriggio. E anche DiPa. E Chris e Joy. E Luca e Daniela. I “four cats”... Roby e Fabio. Paolo, Sabrina e Refa (e Paolo F.) anche se mai quasi mai li ho visti.
E poi i nuovi amici. Rudy e signora, con Claudia e Michael. I ragazzi cechi: Pavel, Katrina, Katerina e Vaclav. Iliana che parla un inglese incredibile che il 95% degli studenti italiani se lo sogna (come del resto lo parla in modo divino Kerschbaumer). Gli Elite che si vedevano il microfono piazzato sotto il naso sempre con la stessa domanda “Did you enjoy the race?” e rispondevano che si, che gli piaceva, e complimenti: Mikko e Martin e Robert e Oyvind, e ovviamente Michele, Teno ed Emi e Jack e tutti gli altri. E le Elite: il sorriso di Anne Olesen che è venuta 5 volte a salutarmi e che tornerà in Italia (eccome se tornerà!), Katja che non crede quando le dico che ha vinto la tappa, Ida WH abbronzatissima e lampadata che è già andata sul podio ai mondiali e chissà chi l’ha intervistata e che cosa le ha chiesto. Elin che sta al gioco all’ultima tappa e chiama al microfono il suo fidanzato Peter che chissà dove è nel bosco a perdere posizioni su posizioni e ogni volta si tira via un tocco di vestito... e poi Anna, Josefine, Maria e Greet che piange a dirotto per la fatica e per la disperazione perchè è arrivata al traguardo e non riesce più a muovere un passo, e Joanna “I’m not the strongest woman in the world!”, ma finirà l’elite anche lei.
E i master come Anders Berg, che ogni volta gli dicevo che era il mio favorito, ed un signore norvegese che ha solo vinto la M35 e si è venuto a complimentare con me, e Ruth Humbel ed il suo sorriso bellissimo di una meravigliosa signora che corre la W50 o 55 e dimostra venti anni di meno (come Christina Smedberg, peraltro).
E infine uno svizzero, che è venuto a complimentarsi con me per l’organizzazione. E con me *per le mie gare*! Fatte da solo nel bosco. Con me! Uno che ha fatto i mondiali assoluti! E si è piazzato in alto (oh se si è piazzato in alto...).
Ecco. Tutto questo e molto altro è cominciato 5 anni fa. Se queste emozioni fossero state diluite in 5 anni, ne avrei avuto già a sufficienza. In 5 giorni... tutto così compresso, tutto così concentrato... Ho fatto il pieno di emozioni per molto tempo!
Grazie a tutti, da parte de “il timido”.
12 Comments:
sei sempre il migliore: nei boschi, col microfono, con la penna.
e sempre e comunque con il sorriso.
Grande Stefano!
Ciao
Giorgio
Stefano sono rimasto senza fiato...complimenti per la capacità con cui fai trasparire dai tuoi scritti le tue emozioni...telecronaca di una settimana splendida...hai detto bene.
Grande speaker,sempre pronto a sacrificarsi;grande orientista...che non molla mai;e grande scrittore..
P.S. Scrivi un libro sull'orienteering italiano..successo al 100%!!!
Grazie ancora a tutti, anche a coloro che hano linkato il blog. Grazie a FourCats e a MassimoDisprezzo. Alla fine dovevo proprio essere fuso se mi sono perso l'arrivo di Dalen in cuffia da piscina... ho notato solo i bragoni rossi a fiorellini! Cose che si possono fare solo in certi posti del Trentino.. venite a farlo a Tradate se siete capaci! io l'ho fatto :-(
Quanto al libro... chissà? Magari un giorno... ma riflettere sulle cose fa perdere spontaneità.
Hola Stefano!
mi avevan detto che la cartina era piena di laghi così mi son premunito!
che caldo con quella cuffia!!
però per far un pò di casino va benone!!
approposito di link, dov'è quello di skodeg-o??
per un libro fai la raccolta dei tuoi articoli, sarà ottimo!!
Dalen ... secondo me senza quella cuffia avresti avuto avuto qualche chance con K.M. ... complimenti per averla superata, però lei era in ferie!!! :-)
Ho inserito il link. Appena mi arriva la password (mi sono ricensito ieri) voto la pitona!
sei un grande, io e famiglia ci siamo emozionati...
Grazie Stefano.
Bepi
Stefano, grande! Trasmetti l'emozione di quello che hai vissuto...e ci hai fatto vivere... grazie.
Continuo a pensare che la "gara" con la penna la vinceresti tu...
Ottima l'idea della raccolta degli articoli, il libro esce quasi da solo...
L'anonimo Roberto
Ringrazio ancora tutti per i complimenti. Sono convinto che in una gara con la penna ci sarebbe una bella sfida in Italia.
Ma in pole position metto sempre Paolo Mutterle (cfr. il pezzo sulla gara di campionato veneto in notturna con alcune trovate che mai mi sarebbero venute in mente). La prossima sfida sarà con i giornalistoni svedesi all'O-ringen; spero di ritrovare il mio amico Martin Persson del Goteborg Posten, così prenderemo ancora in giro i panzoni che stavano tutto il giorno sotto la tenda dell'ufficio stampa senza sapere nulla del bosco. Io dico: ma come fare a commentare una gara a Skatos se non ci hai mai messo piede? (io continuo a parlare di Skatos perchè a Folgaria pure gli svedesi mi han detto che quella è una carta impossibile!)
complimenti Speaker! davvero complimenti, per quello che dici, scrivi e fai..
trovarti nel bosco la mattina alle 7 mentre finivamo la posa dei punti, noi assonnati e tu tutto contento, magari già col fiatone ma felice, è stato proprio bello..
solo che quando toccava a me la zona iniziale avevo sempre paura di non fare a tempo a mettere teli e stazioni prima del tuo passaggio.. (uno dei due teli che non hai trovato, è perchè io mi sono dimenticato di metterlo, mi dispiace..)
ciao, e complimenti per il blog.
ale
Ciao Maestro, mi ero quasi offeso perchè non mi avevi citato nel post (dove avresti potuto parlare delle mie pessime figure in M16...) ma poi ritrovo il mio nome tra i commenti dove, per l'ennesima volta, mi metti in imbarazzo...
Mi "vendico" facendoti i complimenti per i tuoi commenti a Folgaria/Lavarone, avevo il dubbio se fossi tu a leggere i nomi e i risultati dal computer o viceversa. Perchè non c'è database che possa competere con la testa di S.G.
Tra cinque anni che ne dici di fare da speaker alla 5 giorni di Asiago? Ok, insieme... :) Paolo
Il fatto di aver corso la 5 giorni e gli Highlands prima del gruppone ha lasciato qualcuno perplesso... ma io dico:
- non potrei riuscire a commentare live una gara se non sono stato nel bosco a vivere sulla mia pelle le difficoltà;
- non rinuncerei ad una gara ad Asiago o a Lavarone nemmeno se la condizione fosse "correre alle 6 del mattino senza lanterne".
In realtà un paio di partenze sapevo benissimo che erano a rischio-punti: a certi orari del mattino non potevo avere la certezza che tutti i punti fossero posati o che tutte le stazioni ed i teli fossero stati collocati. E' un ulteriore plus all'organizzazione dei percorsi (i magnifici 10 + la partenza rossa) avermi dato sia la possibilità di partire così presto e di avere la pressocché certezza di fare un percorso regolare. Grazie ancora a tutti!
Per MT: ma parliamo già di 5 giorni di Asiago? Ti dico quello che ho detto a Cristian: "no Barenthal, no party!". Sappiti regolare... :-)
Complimenti per ciò che hai scritto sulla 5 Giorni 2007 e per come riesci ad esprimere le emozioni di questo nostro bellissimo sport con il microfono e senza !!!! Continua così !!!
Sportident
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