Quando la passione NON supera ogni limite
Nonostante gli anni che avanzano e qualche chilo di troppo che si è accumulato nei bagordi pre-natalizi, quest'anno ho deciso di lanciarmi in una sfida davvero tosta: un week-end di gare intense che mi ha messo alla prova fisicamente e mentalmente. Il tutto in appena 36 ore, durante il training camp delle squadre juniores in Trentino. E devo ammettere, nonostante la fatica e qualche errore lungo il percorso, mi sono divertito un sacco!
Nella prima
gara ho affrontato la media distanza a Costa di Folgaria, in un bosco
che, come mi fa notare chi segue le mie performance dal divano di casa, ormai
conosco "come le mie tasche". Il percorso era impegnativo, ma la sfida
vera è arrivata poco dopo, con la staffetta mista sprint a Miola. E qui, le
cose si sono fatte un po' più complicate. La nebbia, la fatica e il fatto che
stavo correndo come un "panchinaro" in una frazione finale di
staffetta mi hanno giocato qualche brutto scherzo. Mi sono trovato in un punto
dove sembrava che la nebbia avesse inghiottito tutto, tanto che a due lanterne
dalla fine sembrava di essere con una visibilità stile Stella Rossa-Milan e
per questo (ma non solo questo) motivo sono riuscito a mancare una curva e
precipitare dal tetto (a livello strada) nel pollaio sottostante. Ma, alla
fine, ce l’ho fatta, anche se con il fiato corto e una gran voglia di ritornare
al calduccio del ritrovo.
Il giorno successivo mi sono trovato a correre da apripista nel bellissimo bosco di Cavedago. L’aspetto che mi ha entusiasmato di più è che il percorso a staffetta parte e arriva nello stesso posto, la Tana dell’Ermellino. Quindi tutta la gara si è svolta nella parte di bosco più fluido e dettagliatissimo, il tipo di terreno che mi piace davvero tanto e che ha reso ancora più bella e meno faticoso il mio percorso. Il tracciatore ha dovuto limitarsi a usare i punti più tecnici del bosco, e l’ho apprezzato davvero tanto. L’ultimo sforzo di quelle 36 ore di pura adrenalina l’ho dato su un percorso creato da Stefano Raus a Fai della Paganella: un’ultima sfida che ha messo alla prova la mia vista e la mia capacità di lettura fine, in una sprint urbana che sembrava non finire mai.
Il secondo
giorno si corre nel centro storico di Prato, un’esperienza coinvolgente, con
qualche lamentela dei locali per il caos, ma che offre un'atmosfera unica. La
vera fatica arriva il terzo giorno, quando si torna a respirare l'aria del
bosco a Travelle, con una middle distance che si rivela una vera e
propria sfida mentale. I sentieri e le tracce che aiutano nelle prime fasi
della gara, infatti, diventano un labirinto nella seconda parte del percorso. Vado
un po’ in confusione e, già messo a dura prova dalla fatica, devo fare appello
a tutta la mia esperienza per non smarrirmi più di quel tanto.
Il gran
finale, però, è al Monteferrato, dove il terreno di gara ha messo alla prova
anche i più blasonati atleti. Non sono pochi quelli che sono arrivati al
traguardo stanchi e distrutti, ma con una consapevolezza in più: il vero
Orienteering è fatto di momenti di fatica che, alla fine, ti fanno sentire
vivo. E non posso dimenticare la risata in svedese di uno degli atleti dell’IFK
Goteborg che, dopo aver sentito il sottoscritto per tre giorni dire "state
sui sentieri! Non osate attraversare il verde!", è arrivato al traguardo
con il sorriso, ma anche con la consapevolezza di aver pagato cara
l'irriverenza.
Ormai, la stagione agonistica sta per scoccare, ma quella vecchia non ha ancora finito di stupire!
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