Stegal67 Blog

Wednesday, November 20, 2024

Quando la passione NON supera ogni limite

Nonostante gli anni che avanzano e qualche chilo di troppo che si è accumulato nei bagordi pre-natalizi, quest'anno ho deciso di lanciarmi in una sfida davvero tosta: un week-end di gare intense che mi ha messo alla prova fisicamente e mentalmente. Il tutto in appena 36 ore, durante il training camp delle squadre juniores in Trentino. E devo ammettere, nonostante la fatica e qualche errore lungo il percorso, mi sono divertito un sacco!

Nella prima gara ho affrontato la media distanza a Costa di Folgaria, in un bosco che, come mi fa notare chi segue le mie performance dal divano di casa, ormai conosco "come le mie tasche". Il percorso era impegnativo, ma la sfida vera è arrivata poco dopo, con la staffetta mista sprint a Miola. E qui, le cose si sono fatte un po' più complicate. La nebbia, la fatica e il fatto che stavo correndo come un "panchinaro" in una frazione finale di staffetta mi hanno giocato qualche brutto scherzo. Mi sono trovato in un punto dove sembrava che la nebbia avesse inghiottito tutto, tanto che a due lanterne dalla fine sembrava di essere con una visibilità stile Stella Rossa-Milan e per questo (ma non solo questo) motivo sono riuscito a mancare una curva e precipitare dal tetto (a livello strada) nel pollaio sottostante. Ma, alla fine, ce l’ho fatta, anche se con il fiato corto e una gran voglia di ritornare al calduccio del ritrovo.

Il giorno successivo mi sono trovato a correre da apripista nel bellissimo bosco di Cavedago. L’aspetto che mi ha entusiasmato di più è che il percorso a staffetta parte e arriva nello stesso posto, la Tana dell’Ermellino. Quindi tutta la gara si è svolta nella parte di bosco più fluido e dettagliatissimo, il tipo di terreno che mi piace davvero tanto e che ha reso ancora più bella e meno faticoso il mio percorso. Il tracciatore ha dovuto limitarsi a usare i punti più tecnici del bosco, e l’ho apprezzato davvero tanto. L’ultimo sforzo di quelle 36 ore di pura adrenalina l’ho dato su un percorso creato da Stefano Raus a Fai della Paganella: un’ultima sfida che ha messo alla prova la mia vista e la mia capacità di lettura fine, in una sprint urbana che sembrava non finire mai.




E mentre il primo fine settimana di gare in Trentino mi aveva distrutto, ma anche appassionato, il primo fine settimana di novembre ha alzato ulteriormente l’asticella, portandomi al Toscana Orienteering Meeting (TOC). Un crescendo di fatica, difficoltà e adrenalina. Si comincia alle Cascine di Tavola con il prologo, un assaggio di ciò che mi avrebbe atteso nei giorni successivi. Corro di giorno per potermi dedicare anche al commento dell’evento e, tra un impegno e l’altro, cerco di prendere confidenza con i quasi 800 partecipanti provenienti da tutto il mondo.

Il secondo giorno si corre nel centro storico di Prato, un’esperienza coinvolgente, con qualche lamentela dei locali per il caos, ma che offre un'atmosfera unica. La vera fatica arriva il terzo giorno, quando si torna a respirare l'aria del bosco a Travelle, con una middle distance che si rivela una vera e propria sfida mentale. I sentieri e le tracce che aiutano nelle prime fasi della gara, infatti, diventano un labirinto nella seconda parte del percorso. Vado un po’ in confusione e, già messo a dura prova dalla fatica, devo fare appello a tutta la mia esperienza per non smarrirmi più di quel tanto.

Il gran finale, però, è al Monteferrato, dove il terreno di gara ha messo alla prova anche i più blasonati atleti. Non sono pochi quelli che sono arrivati al traguardo stanchi e distrutti, ma con una consapevolezza in più: il vero Orienteering è fatto di momenti di fatica che, alla fine, ti fanno sentire vivo. E non posso dimenticare la risata in svedese di uno degli atleti dell’IFK Goteborg che, dopo aver sentito il sottoscritto per tre giorni dire "state sui sentieri! Non osate attraversare il verde!", è arrivato al traguardo con il sorriso, ma anche con la consapevolezza di aver pagato cara l'irriverenza.


Non contento, l’ultimo fine settimana di gare è stato segnato dalla bi-sprint lombarda di Arcore, che è vero che mi ha impegnato per tre ore, ma in un contesto (leggi: relativa distanza da casa) che mi ha permesso di dedicare una mezza giornata a correre e l’altra a dedicarmi a commissioni, pulizie e abbuffate varie. Ad Arcore, nel parco della Villa Borromeo, ho vissuto un’esperienza inaspettata: mi hanno raccontato che proprio lì si tengono anche le riprese di “Bake Off”, ma non c’era nessun dolce da assaporare, solo la fatica della gara! E poi la seconda manche, nel centro storico, che mi ha ricordato i vecchi esercizi di "suicidio" in palestra.(se non sapete di che cosa si tratta, vuol dire che non ne avete fatti, e quindi non chiedete e ringraziate il cielo di averli scampati!) Un continuo rimbalzo dentro e fuori dai parchetti che ha mandato in confusione anche qualche atleta esperto.


Ormai, la stagione agonistica sta per scoccare, ma quella vecchia non ha ancora finito di stupire!

 

0 Comments:

Post a Comment

<< Home