Stegal67 Blog

Monday, February 10, 2025

Renate? No, Renon

Anno non bisesto, ma anno un poco funesto, almeno per quanto riguarda il mio orienteering… chi l’avrebbe mai detto che il primo disastro di percorso del 2025 sarebbe stata la mia classifica nella “Stakanov List” dell’Unione Lombarda Milano? Già, perché siamo a febbraio inoltrato e ancora non ho corso nemmeno una gara di orienteering. Zero, nada, il nulla cosmico. Una gara l'ha corsa pure Larrycette nel frattempo!!! E mentre i miei compagni di squadra timbrano lanterne come se fossero cartellini in fabbrica, io ho collezionato solo una serie di giochi di parole e coincidenze geografiche.

Per esempio: lo scorso weekend avrei potuto andare a Renate per la gara della Polisportiva Besanese, e invece dove sono andato? A Renon! Una sottile differenza di una sola sillaba, ma con conseguenze catastrofiche per la mia classifica (sebbene con conseguenza positive sulla mia linea e sul mio stato di forma fisico e mentale). Mentre gli altri accumulano punti preziosi sotto il cielo brianzolo, io me ne stavo tra le montagne altoatesine, impegnato a raccontarmi e raccontare storie di sport cosiddetti (ma non necessariamente) minori che valgono quanto mille punzonature.

Perché sì, le gare in questi altri sport non le corro (mica perché non voglio, ma perché come faccio a trovare un pattino della misura 50??? e poi, si, non me le lasciano correre perché se casco per terrà gli frantumo la pista di ghiaccio...) ma le storie non mi mancano. Per esempio, vogliamo parlare di Hanna Mazur? Segnatevi questo nome, perché quando questa ragazza polacca vincerà una medaglia olimpica, potrete dire che lo avete letto per la prima volta su questo blog. Nella sua vita sportiva succede pure questo: la sua federazione non riesce ad iscriverla ufficialmente a una gara internazionale? Nessun problema: il padre la carica in macchina e si sciroppa di notte un Varsavia-Collalbo con arrivo alle 7 del mattino, e lei è lì, pronta a gareggiare, iscritta per acclamazione popolare. Roba che, se la racconti in un film, ti dicono che non è credibile.

E poi c’è la storia della ragazza portoghese che ha quasi riscritto il mito di Stephen Bradbury nel mondiale “mass start”. Una fuga iniziale a 6 che in gergo ciclistico si definirebbe “bidone”, di quelle che il gruppo lascia andare convinto che prima o poi verrà ripresa. E invece… succede il pandemonio: davanti cade la prima olandese, che aspetta il gruppo inseguitore e si mette in prima posizione, che se non è lo speaker che urla al microfono che è davanti solo a frenare il ritmo perché in testa è rimasta la sua compagna di squadra, le favorite sono ancora lì che fanno surplace sull’anello di ghiaccio. Solo che all’ultimo giro cade anche la seconda olandese, poi cade la coreana, poi si arrota pure la norvegese! E in volata arrivano sparpagliate in tre con le energie al lumicino e la lingua di fuori e così il titolo mondiale dello sport del ghiaccio va al Portogallo, argento alla Spagna e bronzo ad una ragazza degli Stati Uniti che fino a quel momento aveva visto solo doppiaggi in pista.

Non posso non menzionare la mamma olandese che prima mi ha fatto le pulci sulla pronuncia dei cognomi degli atleti e delle atlete della nazionale, e poi è andata a rompere i maròni anche da quelli della televisione tedesca. Quando ha spiegato per l'ennesima volta che il nome della sua Jasmine si pronuncia "Giasmain", ma non Giasmain come lo sto leggendo io e voi bensì una roba con tutte le vocali e le consonanti arrotolate in un modo allucinante, anche i tedeschi, che di solito sono precisi su queste cose, l’hanno cordialmente mandata affanc... 

Infine, anche questa volta sono tornato a casa senza la possibilità di dire che un atleta italiano o una atleta italiana aveva vinto il campionato del mondo. Emily Tormen, da Pieve di Cadore (hanno cercato di spiegarmi dove sta Pieve di Cadore... e che è? lo speaker dell'orienteering non sa dove si trova Pieve di Cadore???) nei 3000 è rimasta ad un passo dal grande traguardo, battuta solo negli ultimi due giri da quel diavolo di austriaca che risponde al nome di Jeannine Rosner (4 ori mondiali e tutte a casa). Ma il momento che più mi ha fatto venire la pelle d’oca è stato l’ultimo giro dell’ultima gara, la mixed relay, quando la stessa Emily ha dato il cambio in testa al suono della campana con 3 decimi di vantaggio sul tempo da record del mondo del Canada. In quel momento ho sentito un brivido assurdo e ho pensato che anche io, sull'ultima curva prima del traguardo, avrei potuto dire il celeberrimo "qualcosa sta per succedere" (Tokyo 4x100). Ma quell’ultimo giro è stato fatale, e nemmeno questa volta ho potuto annunciare un titolo mondiale.

Cambia lo sport, cambia appena il nome della località, ma non cambia la regola fondamentale: ci sono più storie nei nostri sport minori di quante stelle ci siano in cielo.

E intanto io continuo a guardare la “Stakanov List” con lo stesso spirito con cui Rick Blaine guardava Ilsa Lund partire sul volo per Lisbona: “We’ll always have Renon”.

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