My memories of... Trofeo delle Regioni 2024
Mister Nessuno è tornato sui terreni di gara del Trofeo delle Regioni. No, non come convocato, perché da qualche anno il Trofeo è dedicato alle categorie giovanili, e poi chi mi avrebbe mai convocato???... bensì come speaker. E per me è la prima volta al Trofeo disputato in questo formato. E’ stato un lungo fine settimana fatto di momenti gioiosi, di sorrisi e di impressioni che mi piacerebbe poter imbottigliare da qualche parte per stappare “una di quella buona” durante l’inverno.
Ci sono molti modi diversi per
passare i 5 minuti che ho trascorso chiuso nell’ascensore del palazzo dove
lavoro, tra il secondo ed il terzo piano, in attesa che qualcuno azionasse la
discesa al piano. Il mio “modo diverso” è stato pensare alle 10 bottiglie che
avrei voluto raccogliere, e quindi ecco in un ordine più o meno sparso le mie
sensazioni indimenticabili.
10. Tutti. Tutti i volti che ho visto al Trofeo delle Regioni. Volti sorridenti, volti preoccupati, volti tesi, volti affaticati, volti concentrati. Tutti. E’ una gara. C’è una classifica. C’è chi vince e chi non vince, come sempre. Ma se volete passare tre giorni a godervi una gara nella atmosfera più gioiosa possibile, più amichevole, più cordiale, più simpatica e meno stressante, allora il Trofeo delle Regioni è quello che fa per voi. O che farebbe per voi, se voi non foste spesso così litigios*, attaccabrighe e puntiglios* al limite del “puntacaxxismo”: se lo siete, avete molte altre gare alle quali partecipare ma il Trofeo delle Regioni non fa per voi, lasciatelo a chi a 20 anni o meno perché sapranno trarne gioia e giovamento.
8. Dopo una estate passata a guardare meme su Yusuf Dikec, il tiratore turco delle Olimpiadi, adesso ho trovato il mio personale “tiratore toscano”: venerdì pomeriggio, punto a tempo della gara a staffetta di Trail-O di Cappelle. Entra in scena Marco Nocentini. Non porta con sé nemmeno la bussola, ha la faccia di uno che preferirebbe mille volte di più andare a correre verso le lanterne e non capisce perché loro stanno là mentre lui deve fermarsi qui. Si siede con la stessa voglia che ho io di mettermi a guardare in televisione il Grande Fratello VIP… e in 20 secondi spara uno strike 5-su-5 da paura! Avesse tenuto la mano in tasca, sarebbe stato davvero Yusuf Dikec. Non mi credete? Abbiamo il filmato!
7. Le bandiere. Per chi non se ne fosse ancora accorto, a me piacciono le premiazioni con le bandiere. E anche quelle con i peluche. Se poi ci sono le bandiere E i peluche, mi piacciono ancora di più. Durante le premiazioni di domenica, le ragazze ed i ragazzi si sono passati di mano le bandiere con una classe ed un meccanismo ad orologeria che le Farfalle Olimpiche lévati. Se qualcuno mi dice ancora che le bandiere “fanno campanilismo”, risponderò ancora una volta che non ha capito niente.
6. Sicilia. Bisogna fare tanta
strada per arrivare dalla Sicilia (ma anche dalla Puglia) a Folgaria per
gareggiare nel Trofeo delle Regioni. Bisogna avere anche tanto coraggio, perché
l’esperienza sul campo gara non è la stessa di quella delle altre squadre. Ma
il coraggio non è mancato alle ragazze ed ai ragazzi siciliani: è stato
sufficiente vedere la partenza della staffetta Young con Renata Amarù in prima
frazione, scattata al via in salita come il tappo di una bottiglia di spumante.
Arrivederci alla prossima occasione!
5. Venti anni. Alcune ragazze ed
alcuni ragazzi hanno completato domenica a Folgaria il loro percorso nel Trofeo
delle Regioni. Sono diventat* grandi e dall’anno prossimo se vorranno
partecipare di nuovo al Trofeo dovranno farlo da accompagnatori, allenatrici,
semplici concorrenti. Sono convinto che lo faranno con un pizzico di rimpianto
e forse con qualche lacrima, perché in fondo vorremmo sempre restare come Peter
Pan. Auguri a loro che approderanno, spero, nelle categorie Elite.
4. Troppo giovani. La ruota gira, e per qualcun* che esce dal Trofeo delle Regioni c’è chi gareggia pensando che l’anno prossimo toccherà a lui o a lei. E’ vero che abbiamo gareggiato in Trentino, e quindi viene facile pensare ai nomi di Ettore, di Kilian, di Kathrin e di Elisabeth (ed il coach Aaron Gaio non può che sorridere pensando ai nomi di chi entrerà in squadra l’anno prossimo) ma a me viene in mente soprattutto il nome di Agata Bonato. Papà Luca dovrà rassegnarsi: i piatti dovrà continuare a lavarli lui!
3. Iris Pecorari è patrimonio nazionale. Questa atleta è la più forte del mondo nel suo sport e nella sua categoria: il che vuol dire che lei sta in cima e tutte quante le altre atlete la guardano dal basso verso l’alto. Questo vuol dire portare sulle spalle un bersaglio: se vinci “eh ma sei la più forte”, se non vinci “eh però oggi avresti dovuto vincere”. Essere campionesse, o campioni, vuol dire portare sulle spalle tutto il peso di quel bersaglio, quello che ogni altra persona inserita nella griglia di partenza vorrebbe colpire almeno una volta nella vita. E’ un bersaglio che pesa, si chiama fardello. Per questo dovremmo essere ancora più contenti nel sapere che Iris difende i colori della nazionale italiana. Iris è patrimonio nazionale. Per conoscere il nome del prossimo atleta che porterà il fardello del bersaglio sulle spalle, aprite il libro alla voce “Rado Kalc”.2. Il tifo. Nella curva di Piazza Marconi a Folgaria mancavano soltanto i fumogeni e i pyros. Il resto c’era tutto, perché è stato un tifo trasversale e globale. Non capita tutti i giorni di sentire un tifo così forte, ma al Trofeo delle Regioni è stato una componente fondamentale dell’atmosfera vissuta in arena gara. Sono contento che la mia postazione speaker fosse proprio in mezzo al pubblico.
1.
Il Trofeo poteva finire solo così. Ed è stato un finale bellissimo. Per fortuna ho capito in tempo quello che stava succedendo, e sono riuscito a mettere in salvo il cellulare e l’attrezzatura!
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