Ritorno a MOOtham City
Sembra trascorso solo qualche giorno, quando narravo sul blog le vicende del MOO 2023, i miei problemi con il cellulare, lo scavalcamento avventuroso di cancelli e muri, i miei vani inseguimenti a Marco che è dalla prima edizione il mio compagno di squadra e di avventure. E poi tutte le varie amenità che avvengono durante ogni edizione del MOO e che lascio scritte ad imperitura memoria per non abbandonarle al silenzio.
Mi sembrano passati ancora meno
giorni da quando alcune persone mi hanno detto di essersi preparate al
MOO 2024 andando a rileggere le varie puntate del blog che di anno in anno ho
dedicato ad questa bellissima avventura lunga un giorno (che poi ci sarà un
perché se succede che uno dei partecipanti al Seminario IOF di Budapest,
tenutosi in contemporanea al MOO 2024, mi scrive in diretta "tanta invidia!").
Sono passate poche ore da
quando mi sono ritrovato piegato in due, a vomitare le budella ad un angolo di strada in viale Padova, sfinito dopo l’ultima volata per arrivare al traguardo del MOO entro le
ore 16.30. Un altro MOO è passato, lasciandomi qui a contare i giorni
che mi separano dalla prossima avventura. Perché il MOO 2024 è stato duro,
lungo e faticoso, estenuante e sfidante… ma alzarsi dal letto il lunedì mattina per andare in ufficio è
peggio che percorrere 24,6 km tra le sciccherie del centro ed il disagio delle
periferie.
Nonostante ciò che ha pensato Marco nell'immediatezza del post MOO 2024, anche questa edizione lascia tante tracce nel disco fisso della memoria e tante impressioni (alcune le chiamerei proprio "impressionanti!") dietro a sé. Così sono qui per raccontarle, per il miei ricordi e forse chissà come ulteriore aiutino per coloro che nei prossimi anni vorranno cimentarsi per la prima volta in questo gioco bellissimo, trascinati all'avventura nota come MOO dal passa parola dei partecipanti delle edizioni precedenti.
Il mio MOO 2024 è partito nella
notte tra venerdì e sabato, quando i sogni (gli incubi?) hanno preso il
sopravvento: nel mio MOOnirico vedo una partenza da Clusone (ma perché proprio
Clusone???), nella bergamasca, in un parco cittadino al bordo di un centro
commerciale. Nel sogno capisco che per arrivare a Milano, dove è posto il traguardo, sarà
necessario un abbondante uso di tratte di Trenord, ma poi vedo che Marco impazzisce e anziché
comperare due semplici biglietti Clusone - Milano acquista alla macchinetta erogatrice
cinque abbonamenti settimanali completi per tutta la rete lombarda, spendendo un
capitale. Nel mio MOOnirico c'è una nuova categoria MOOnior dedicata alle squadre con
un componente sotto i 12 anni. C'è la coppia favorita Dario Beltramba - Yannick
Michiels. Ci sono le prime due cartine in una pietraia totale globale, poi due
cartine di bosco, e infine si approda a Milano alla stazione di Certosa. Non posso fare a meno di
pensare che, mentre sto scrivendo questo mio sogno (raccontato a Remo via whattsapp
con tutti i particolari), oggi posso dire "a Certosa siamo arrivati
davvero!":
Il MOO. Quello vero, non quello sognato. Domenica mattina. Per tutti quelli che avevano sperato in un percorso sgombro di quei "disagi e contraddizioni" che piacciono tanto a Remo, il ritrovo è già in pieno viale Padova. Rispetto alle prime edizioni, ci sono un sacco di squadre da fuori regione. Alcune solo veramente fortissime (ho detto Francesco Mariani? Ho detto De Nardis sisters?). Le mie condizioni fisiche e mentali sono oltre il rivedibile: da mesi a questa parte, l'unica corsa degna di questo nome (o poco degna, visto il risultato conseguito) è stata la "50 Lanterne" a Vimercate. So già che non riuscirò a tenere il passo di Marco, so che difficilmente riuscirò a correre per più di qualche decina di metri alla volta senza che mi venga uno stiramento, so che succederà qualcosa con il cellulare, o che perderemo nuovamente le mappe, è certo che mi verrà mal di testa...
Bello cominciare così, no?
La presentazione di Remo, sempre così appassionata e commovente ma LUNGHISSIMA (te pòssino!) conferma i miei peggiori incubi: il MOO 2024 sarà eterno, con punti random e piccole mappe sparse ovunque. Vedo lo sguardo di Marco appannarsi quando si accorge del mio pessimo stato di forma. La tattica la facciamo in un amen: come sempre decidiamo di concentrarci sulle mappe, chissenefrega dei punti random, per cercare di finire almeno 5 delle 7 mappe proposte; in base a quello che dice Remo, due mappe sembrano davvero oltre il Finis Africae.
Si parte. Prima mappa, come da attese: Parco Trotter. Per chi si fosse messo in visione ed all'ascolto in questo momento e commentasse che al Parco Trotter ci ho tracciato tre gare e dovrei conoscerlo a memoria, rispondo che un conto è sapere dove si trova l'angolo del tal recinto (/gara di orienteering mode) ed un conto è sapere la marca del lucchetto posizionato alla chiusa dello stagno asciutto (/MOO mode). MOO vince tre a zero e palla al centro.
All''uscita dal parco, per raggiungere la metropolitana rossa a Rovereto bisogna risolvere un bel gioco, associando le forme di 6 grate che coprono le finestre di alcuni appartamenti a pianterreno ai nomi di alcune piante.
Per il momento la selezione delle 60 squadre iscritte non c'è ancora stata: a Rovereto in banchina sembrano mancare solo le squadre della nazionale italiana che si sono già dileguate chissà dove e quelle dei veri eroi della domenica che affronteranno il percorso al passo. Il piano di "Quelli del 67" (Marco ed io) è di saltare tutti i punti random sparsi in giro e puntare dritto in San Babila per affrontare insieme la mappa sotterranea dei quattro piani della metropolitana rossa e blu e poi la mappa della zona tra San Babila e Duomo.
ERA quello.
Ma il nostro livello di coerenza è
pari a quello dei mercanti citati nei racconti del Boccaccio. Non siamo nemmeno
arrivati a Loreto che uno dei due dice all'altro: “E se scendessimo a Lima e corressimo verso via Vittor Pisani per fare almeno due dei punti random, intanto che siamo freschi e corriamo?" Ma la
tattica che avevamo concordato??? Eeeehhh… adesso stiamo a guardare il capello,
la coerenza… Detto e fatto. Giù di corsa dalla metropolitana a Lima. Grande scelta tattica! E nemmeno il tempo di
congratularci tra noi per l'arguzia che siamo di nuovo nel gruppone delle tante
squadre che hanno fatto la nostra stessa scelta. Per il significato della frase “Colpo di
genio di Stegal”, cercate sul Devoto-Oli alla voce "Illuso".
Però è vero che le gambe dopo 45 minuti girano ancora. Girano piano piano, ma girano. Occorre dosare le forze, anche a costo di risalire in metropolitana per due sole fermate da Porta Venezia a San Babila dove cominciamo ad andare dentro e fuori dai tornelli per rispondere a tutte le domande sparse nei locali della metropolitana ed in superficie. MEMORABILE la faccia del responsabile del negozio Unieuro sito al piano -1 della metropolitana: una delle domande prevede di indicare l'orario di apertura del negozio nella giornata di sabato, e ad un certo momento questo tizio esce a vedere bene il cartello (il SUO cartello) per capire cosa può esserci scritto di tanto strano da attirare gente vestita in tutte le fogge come le mosche con il miele.
Il centro città è nostro. Nostro e delle migliaia di tifosi dell'Inter e della Juventus arrivati per la partita della sera. Migliaia di persone che vociano, sciamano, si muovono scompostamente, fanno partire cori, lazzi e simpatici mottetti (più qualche tricchetracca e schieramento di forze dell'ordine) all'indirizzo dei tifosi dell'altra squadra. Io, che sono abituato ai disordini di Milan-Stella Rossa (si, QUEL Milan - Stella Rossa!), non mi faccio problemi ma la calca su Corso Vittorio Emanuele quella sì che è un problema. Appena Marco vede un varco tra una persona adulta, una bambina ed una carrozzina scatta in avanti e guadagna metri. Io in quei varchi non ci passerei mai senza travolgere almeno due generazioni di persone, ed ogni volta devo rallentare e poi "rilanciare l’azione" (credici!).
A Duomo, domata la terza mappa di gara e l'indovinello da ascoltare dopo aver messo insieme alcune risposte della stessa mappa, è il momento di decidere dove andare. Prendiamo la linea gialla della metropolitana, direzione San Donato. Ci aspettano tutti i disagi e tutte le contraddizioni della mappa che non a caso di chiama "CORVETTO ODIA", quadrilatero piazzale Corvetto - Piazza Gabrio Rosa - Piazza Angilberto - Piazzale Ferrara. Il nome della mappa dovrebbe già dire qualcosa...
Adesso a tratti sembra di essere comprimari nella serie televisiva Banlieue 13. Ogni tanto vorrei veder sbucare da dietro all'angolo
Tao (molta Tao!), o almeno Leito e Damien per avere un senso di sicurezza. Mi accontenterei persino di un Luc
Besson qualsiasi! Invece sono qui a correre dietro alle varie squadre dell'Orma, alle ragazze
dell'Emilia-Toscagna, alla squadra esordiente di Piné che si chiede dove cavolo è
capitata. Marco continua a guidare il duo, dentro e fuori i cortili, attraverso zone
con macerie, tra odori speziatissimi, deiezioni canine e sniffate frequenti di
pura marijuana.
All'uscita dalla mappa di Corvetto, ci
attende una volata con il filobus 93 fino alla zona di Porta Vittoria. Con noi
sull'autobus poche squadre ma parecchia “varia umanità”. Poche squadre ma buone, che si sorprendono che l'impiegato panzottello sia ancora lì con loro e cercano
giustificazioni del tipo "ma noi abbiamo già fatto questo e quello".
"Anche noi" rispondo. "Però noi siamo già andati ai punti random
tali e quali...". "Anche noi" continuo a rispondere. Vedo gli
sguardi di qualche contender che si fanno perplessi. So cosa stanno pensando:
che stanno andando troppo piano, che hanno sbagliato qualcosa, che la strategia
non è stata quella giusta, che non è possibile che il ciccione sia ancora lì
insieme a loro dopo quasi tre ore di gara. Evidentemente non hanno mai letto il
mio blog e le puntate precedenti…
Il Parco di Porta Vittoria ed il connesso Largo Marinai d'Italia sono cartine tutto sommato tranquille. Ma nascondono quella che a mio parere rimane la più insidiosa delle domande del MOO 2024: quella delle 59 lettere "A" in un cartello nel parco (con la cinquantanovesima scritta a caratteri piccolissimi nell'angolo in basso a destra).
Rapido giro, altro selfie su uno dei punti random (che adesso cominciano ad ingolosirci, altro che cambio tattica in corsa senza rifletterci troppo!) ed è arrivato il momento della SCELTONA. Porta Vittoria, treno suburbano della linea S6 ed andiamo verso la stazione di Certosa, attraversando Milano in sotterranea da est al profondo nord ovest. Ed eccoci dunque alla famosa stazione di Certosa! Dove non sono mai stato prima di ieri e dove mi aveva condotto il mio sogno. Di corsa alla pensilina del tram numero 1 e poi discesa verso Piazzale Accursio per una prima passata sulla carta "Arco e freccia" che costituisce una sfida anche solo per chi l'ha pensata: si tratta di una stessa carta di gara che orientata da nord-ovest a sud-est presenta punti di controllo nella direttrice Accursio-Piazza Firenze, mentre se orientata in direzione opposta di 180 gradi mostra i punti sulla direttrice dall'Arco della Pace a Piazza Firenze. Geniale! (d'altra parte... parliamo di Remo!!!)
Ultimi quesiti in zona Arco della
Pace, con il cervello disintegrato dalla fatica: all'altezza della falegnameria
Cobianchi vedo la risposta ad un punto ed invito Marco a ripartire verso il
punto successivo. Un'altra squadra è in zona: uno dei componenti scatta una
furtiva foto all'insegna che mostra chiaramente la soluzione al quesito ed
intanto dice ad alta voce (ma guardando bene nella mia direzione) "il
punto non è qui, andiamo nell'altra traversa!". Non sa che corro il MOO da
prima che lui nascesse e che mi chiamano nelle scuole per insegnare 'sti
trucchi!
Traversata del parco Sempione,
corsa fino alla Stazione di Cadorna per il penultimo dei selfie random ed è il
momento della seconda SCELTONA. Abbiamo due possibilità: prendere la linea verde ed
andare alla Stazione di Porta Genova per acchiappare l'ultimo selfie random, poi girare i tacchi e tornare precipitosamente a nord di Milano con il concreto rischio di arrivare fuori tempo massimo, oppure prendere la
linea rossa e riportarci con calma a Rovereto dove potremo affrontare con calma
l'ultimo chilometro per arrivare al traguardo?
La scelta è chiara: si torna a Rovereto! Rinunciando così all’ultimo selfie random. Solo che, mentre timbriamo per l'ultima volta il biglietto ATM ai tornelli di Cadorna, Marco si volta e mi dice "te ne pentirai, questa era la scelta per vincere o perdere, ma se vuoi proprio tornare al traguardo...". Ok Marco: si va a Porta Genova! Linea verde, uscita a Porta Genova, ultimo selfie cercando di guadagnare pochi metri di percorso che potranno essere utili per fare la differenza tra arrivare in tempo o meno al traguardo. Giù di nuovo a cannone in metropolitana: la metro verde è in arrivo!
Adesso è solo questione di
puntualità: calcoliamo due minuti a fermata (10 fermate) fino a Loreto, poi
trasbordo sulla linea rossa, attesa e due fermate di M1 fino a Rovereto prima
dei 1000 metri finali. Ce la facciamo? Non ce la possiamo fare. Mannaggia a
Remo che è stato così lungo nelle sue spiegazioni pre-partenza…
Ma c'è una alternativa. Fregarsene
della linea rossa, uscire dalla metropolitana a Loreto, attraversare il
piazzale e tuffarsi direttamente in viale Padova. La strada da percorrere a
piedi è più lunga, ma calcolando la velocità ce la possiamo fare... al pelo delle
ore 16.30 ma ce la possiamo fare! O meglio: Marco ce la può fare, io no. Le mie
gambe hanno reso l'anima al cielo.
Solo che all'improvviso compare
all'orizzonte una terza alternativa imprevedibile, quella che cambia tutto il
finale di gara: l'autobus numero 59! Se passa da piazzale Loreto, mi dico, e
sul fronte ha scritto "Crescenzago", vuol dire che percorrerà almeno
una parte di viale Padova. Il bus gira l'angolo del viale mentre io sono ancora
all'angolo con viale Abruzzi, e so che il bus ha la fermata a pochi metri: ho un distacco di un centinaio di metri, ma il
mio sprint adesso non ha nulla di meno rispetto al migliore Usain Bolt! Vedo le porte
che si chiudono e mi butto letteralmente a pesce sul bus! Marco è a pochi metri
da me, io vedo lui dal finestrino e lui vede me dal marciapiede e capisce che ho salvato il risultato proprio in zona Cesarini, e praticamente
andiamo avanti di pari passo a vista l’uno dell’altro alla stessa velocità perché il bus sarebbe più
veloce ma è costretto agli slalom dalle macchine in seconda e terza fila, dalla
gente che attraversa la strada dove capita. Mi basta una fermata sul bus, ma è sufficiente
per riprendere le forze che mi avevano abbandonato lungo i gradini per uscire dalla metropolitana, è abbastanza per ridare morale,
per tornare a vedere Marco che corre solo pochi metri avanti a me.
Superiamo altre squadre che stanno lottando contro l'orologio, correndo lungo viale Padova, e negli ultimi istanti prima che il vomito prenda il sopravvento mi passa davanti tutto il MOO: penso che mai nella vita ero salito sulla 59 e me la sono trovata davanti all’improvviso a cambiare un finale di MOO fatto di penalità, penso che non ho mai preso un treno della suburbana se non durante il MOO, penso al sogno di Certosa (ma perché non sogno i numeri vincenti del SuperEnalotto?), alla Banlieue 13 di Corvetto, alle altre squadre che mi hanno visto arrivare al traguardo subito dietro a Marco in condizioni pietose e penso: "può succedere solo al MOO".
Grazie Remo! E grazie anche a te Marco!
Postscriptum: tutti le ingiurie verbali e le interazioni fisiche tra i componenti della squadra “quelli del 67”, di cui ci sono varie testimonianze, sono state censurate per consentire la pubblicazione su un blog aperto anche ai minori 😊
3 Comments:
non ho ancora letto il post (in vero un po' lunghetto) ma gran titolo!!
👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
letto anche il post: bellissimo!
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