GEIUOCC 2025 – Una pausa, un ricordo, una promessa
Domani arriverà la giornata che non avrei mai voluto vivere, che nessuno di noi orientisti avrebbe voluto. Domani saluteremo per l’ultima volta Mattia, insieme alla sua famiglia, agli amici, a tutta la comunità orientistica. Un addio troppo precoce, che lascia un vuoto enorme.
In questi giorni sono stati scritti da tante persone ricordi meravigliosi: ognuno ha messo sul tavolo un pezzetto del cuore, raccontando il Mattia atleta, compagno, amico, fratello.
E in questo mosaico ognuno ha ritrovato un’immagine di lui, diversa eppure sempre uguale: quella di un ragazzo pulito, sincero, mai sopra le righe, che si è sempre guadagnato ogni vittoria con il sudore, la fatica e la sportività.
Di Mattia non ho mai sentito nessuno dire una parola storta, e non credo sia un caso. Non era il “predestinato” che qualcuno indica col dito prima ancora che parta il cronometro. Era un atleta vero, uno che si è preso i suoi successi senza sconti e senza scorciatoie, affrontando le vittorie con la serietà che meritavano e le sconfitte con la leggerezza che solo i grandi sanno avere.
Per me resta e resterà il campione italiano, anche se il suo nome non comparirà più nelle griglie di partenza. Ogni volta che al microfono ci sarà da ricordare un albo d’oro, un risultato, una gara che lo ha visto protagonista, il suo nome ci sarà comunque. E ci sarà per molto, molto tempo.
Il blog in questi giorni si ferma un attimo. Non per sempre: i racconti personali del JWOC continueranno, così come quelli delle gare che verranno. Tra qualche giorno uscirà la penultima giornata e poi l'ultima, che erano già pronte. Ma non lo farò con l’idea di essere un po' dissacrante a tutti i costi, di far riemergere dalle nebbie di un passato ancora recentissimo (inizio luglio) qualche fotogramma di una avventura organizzativa enorme per sforzi profusi e per risultati ottenuti. Lo scriverò, come ho spesso fatto, nella forma di un diario di bordo personale. Non voglio invadere con battute e toni scherzosi un momento che per tanti di noi è solo tristezza.
Grazie, Mattia, per i ricordi che ci hai lasciato. Io ne tengo stretti alcuni, molto personali, che mi fanno sorridere anche adesso. Se dico "Alpe Adria a Kastav" non posso che vedere la tua immagine nei miei occhi.
Ma soprattutto grazie per averci insegnato, col tuo modo di essere atleta e persona, che la vittoria più bella è quella che nessuno ti regala, ma che nessuno può portarti via.
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