11 aprile 1999
Una data da ricordare? Forse... a causa di qualche piccolo fotogramma che oggi affiora nella mia testa bacata e in pieno intontimento da antidolorifici.
Innanzitutto per coloro che si fossero messi in ascolto ed in visione in questo momento: 11 aprile 1999 è la data in cui a Golasecca si corre la gara di Coppa Italia organizzata da Unione Lombarda e quella che oggi si chiama FitMonza. Si vede che sto invecchiando perchè non mi ricordo più il nome della vecchia società degli (allora) fratellini Grassi.
La classifica della HE vede la vittoria di Pradel su Sacchet (due giovani!) e Zanetello (tre giovani!). Al 13° posto in Elite conclude un giovane di belle speranze che qualche soddisfazione negli anni successivi ce ne darà: di nome fa Cristian e oggi corre per l’Erebus :-)
Tra le DB vince Cristina Cairoli, una collega di lavoro che se avesse voluto continuare con l’orienteering avrebbe brasato presto tante ma tante donne Elite.
E per restare nella categoria B maschile, finisce sul podio un tale Andrea Cipriani (secondo) e 22esimo termina un certo Marco Giovannini; non si sa ambedue che fine abbiano fatto: io continuo a cercarli nelle classifiche della categoria B ma non li trovo più... eppure, soprattutto il secondo, non mi sembravano tipi da podio ai campionati italiani. Se qualcuno ne avesse notizie è pregato di fornircele.
La classifica H35 vede la vittoria di Di Stefano su Marcello Pradel, Biella, Arduini, Etter, Bozzola, Pilat, Pruss e Casagrande. Tutti costoro sono ancora lì oggi a rompere i maroni.... ehmmm... volevo dire a gareggiare bravamente! nella stessa categoria, alla quale è approdato anche lo scrivente.
Nelle categorie giovanili non si distinguono particolarmente, finendo nascosti nel gruppone a centro classifica, un tale Klaus Schqualcosa e una tale Michela Guizqualcosaltro.
L’operazione di posa lanterne viene equamente divisa tra le due società organizzatrici: in pratica alle 5 del mattino Simone Grassi “sbranda” (in realtà l’ho sentito arrivare da lontano sulla ghiaia del camping) uno Stegal frastornato dal compito che lo aspetta, ed un tale Remo Madella da poco arrivato nell’ambiente... La posa lanterne comincia con la suddivisione delle aree da battere: Simone e Paolino conoscono bene i nostri limiti, e quindi si prendono cura delle zone più lontane lasciando a noi la posa delle zone vicine al traguardo. La partenza dal camping in piena notte vede Stegal partire in maglietta, magliettone pesante, felpa, tuta e giacca a vento: man mano che il sole si alza e l’umidità del bosco raggiunge il 125 per cento, i vari indumenti finiranno tutti allacciati in vita, rendendo il sottoscritto simile ad una specie di salsiccione spartitraffico... i litri di sudore persi nell’impresa non si contano.
La posa punti eseguita dai due Uellini procede tra il serio (poco) ed il faceto (parecchio). Passi per il punto “albero isolato” in mezzo ad un prato sul quale perdiamo solo 5 minuti tentando di capire da dove arriveranno gli atleti (volevamo metterlo sulla parte nascosta, ma in assenza di riferimenti ad un certo punto decidiamo di metterlo dove capita capita...). Il meglio del repertorio sul punto “avvallamento parte alta” sul quale rimaniamo almeno 10 minuti netti per cercare di interpretare al meglio il significato di quel “parte alta”: la lanterna viene posata e spostata almeno 10 volte, lasciando il terreno ghiacciato crivellato come un gruviera; viene anche simulato l’arrivo del concorrente dal sentiero per capire se la lanterna fa capolino dall’avvallamento oppure no. Alla fine credo che quella lanterna sia stata posata quasi sul sentiero! Indubbiamente è una prova di abilità che immediatamente NON ci qualifica come atti a sostenere una tenzone nella nascente disciplina del trail-orienteering (di cui Stegal millanta conoscenze a profusione in quanto una volta, in quel di Trento, il trail-O era stato presentato come “gara di orienteering su percorso privo di barriere architettoniche”).
Lo speaker che si esibisce quel giorno al traguardo è Matteo Merati, l’unico di tutta l’UL avvezzo ad usare il microfono e con una certa competenza mediatica. Già allora Stegal si distingue per il fatto che, frequentando più i campi di gara trentini che quelli lombardi, conosceva vita e miracoli degli atleti trentini; i suoi suggerimenti, tuttavia, risultano fastidiosi per lo speaker con il quale finisce col litigare all’arrivo di Paolo Dorigati (vincitore in M12); in questa occasione lo speaker si esibisce in un “qualcuno che dovrebbe stare zitto mi dice che si tratta di un atleta trentino del quale non ho capito il nome...”. Da quel momento lo speaker, che peraltro parla a praticamente nessuno perchè l’arrivo è in mezzo ad un campo che dista 200 metri dalla statale (il ritrovo è ancora più in là), viene emarginato dalla crew dell’arrivo :-)
L’arrivo più scandaloso è quello di un certo Andrea Rinaldi che corre inopinatamente in HC, chiede partenza presto perchè forse gli hanno chiesto di dare una mano all’arrivo (come co-speaker?), copre la gara in pochi minuti ed al traguardo si esibisce nella celebre frase “tutto bene... ho corso praticamente sempre sopra la linea rossa”. Dal momento che Stegal è l’unico in zona arrivo (a parte speaker e co-speaker, ma loro sono stati emarginati dal resto del gruppo) che abbia corso almeno qualche volta una gara seria, alcune persone si affollano attorno a lui chiedendo una traduzione in italiano dal klingonian-rinaldese... Ma poiché Stegal nell’anno di grazia 1999 non capisce ancora un fico secco (non è che adesso...), per non fare brutta figura ripesca qualche reminiscenza sportiva ed afferma solennemente “la linea rossa è quella della soglia aerobica... quindi lui dice di aver corso sempre al di sopra dei suoi limiti!”.
L’assurdità di questa risposta si rivelerà al primo gemellaggio quando Baccega dirà la stessa cosa in modo molto meno criptico... seguiranno occhiate perplesse nei miei confronti che durano ancora oggi.
Ma tutto questo svanisce di fronte a ciò che resta negli annali dello sport mondiale per l’unicità della trovata, degna di un McGyver qualunque: poiché l’arrivo è posto in mezzo ad un campo nel quale non c’è NULLA per indicare l’arrivo, giusto per dare una parvenza di serietà alla gara bisogna cercare di issare (o almeno di mostrare.... si sa mai cha passi di lì qualcuno per caso) uno striscione “Arrivo”. L’unica cosa che si eleva al di sopra delle stoppe circostanti, a parte la crew dell’arrivo (che si rifiuta categoricamente di reggere lo striscione per 4 ore) ed i due speaker (che avremmo più volentieri legati ed imbavagliati... ma che questo non dia spunti per future azioni punitive!) è “el coche fantastico” di Stegal che aveva portato fin lì il materiale.
A questo punto scatta il piano: il portellone del bagagliaio della Fiat TIPO 1400 viene spalancato e su di esso viene collocato lo striscione; sembra una sagra di paese male organizzata ed invece è una gara di Coppa Italia nell’anno di grazia 1999 (altro che salsiccione tubolare dell’arrivo, mega-gazebi e cotillon... tutto essenziale e spartano). Alcuni concorrenti buontemponi arrivano sull’ultima stazione del finish e anziché proseguire fingono di volersi buttare nel bagagliaio della mia auto! Anche in quell’occasione, come si ripeterà tragicamente nel corso degli anni, una quadratura tra gli iscritti e gli effettivi partenti non si riuscirà ad avere se non a premiazioni abbondantemente terminate... anzi devo dire che “non si riuscirà ad avere, punto!”, il che costringe qualcuno (di solito Stegal) a rimanere come ufficiale di picchetto al traguardo sia mai che arrivi ancora qualche esordiente non registrato.
Tutto questo per ricordare, soprattutto, la mia vecchia Tipo 1400 che mi ha accompagnato sui campi di gara di mezza Europa ed ha trasportato orientisti e materiale orientistico per ogni dove. Quel coche, compiuto il 15 anno di vita e raggiunti i 216.000 km, è stato alla fine sostituito da un nuovo autoveicolo sul quale è immediatamente trasmigrata l’anima della vecchia vettura (quindi niente lacrime, l’essenza dell’auto è ancora viva e lotta insieme a noi).
Da ieri, quindi, niente più vecchia Tipo sui campi di gara a mostrare orgogliosamente l’adesivo del parcheggio VIP dell’O-Ringen. Ma il nuovo carro mostra giù i segni dell’indole del proprietario, visto che il concessionario stesso mi ha visto allacciare allo specchietto retrovisore un nuovo lanternino bianco ed arancione!
9 Comments:
Fischia Ste! L'hai presa alla lontana!
Effettivamente, la tua Tipo è un pezzo significativo della storia orientistica quanto meno lombarda (mi vengono in mente alcuni racconti da bollino rosso).
Il lanternino nuovo? Dovevi tenere quello vecchio...
La società pre-FitMonza non era il Lombardia Orienteering?
Ah, dimenticavo: "Rimettici l'accendino".
Per fortuna (tua!) le storie da bollino rosso non si sono svolte a Golasecca...
Thanks for the cit. :-)
ma quindi ho avuto l'onore di salirci nel suo viaggio d'addio?? l'hai abbandonata nel parcheggio aeroporto dopo aver saccheggiato la carcassa, raschiato dal telaio il numero di serie e aver staccato la targa??
Well said Cosim-O, mi sa che hai ragione! Sei l'ultima persona ad aver preso il tetano.... ehmmm... ad essere salita sul coche fantastico!
Comunque sia, ancora una volta l'ho ritrovata nel parcheggio dell'aeroporto; come al solito parcheggiata in mezzo a SUV vari (parcheggio coperto numero 1 di Linate) ed auto di altra cilindrata.
Mi meraviglia il fatto che nessuno l'abbia fatta "brillare"... la mia Tipo1.4 non è MAI stata lavata in 15 anni di onorato servizio (a noialtri ci lava la pioggia e la neve).
Propongo di dedicare il minuto 1 di partenza (dato che lo zero e' gia' occupato) alla vettura storica dell'orientamento.
Ciao, Davide Foxes
La storia del bollino rosso forse la conosco...
Spero che la scritta VIP tu l'abbia conservata....
Secondo te???
L'adesivo del parcheggio VIP all'Oringen 2003 è nel baule dei ricordi orientistici (che sta sotto al mio letto) nel quale tengo la mia prima bussola, il pettorale della prima maratona, il premio della prima vittoria...
Così ogni volta che mi addormento spero che dal baule salgano onde positive!
quanti ricordi...
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