(cercherò nei prossimi giorni di avere un paio di .jpg della trasferta, per dare un po’ di colore al diario)
Dopo aver avuto un giorno e mezzo per pensare quale filo abbia disegnato la trama della mia “3 giorni di Alsazia”, ho identificato un momento particolare: la tratta 3-4 della prima tappa disputata venerdì.
Una tratta particolare? Una di quelle, come dice Cristian, che fanno a gara per il titolo di “tratta dell’anno”? O di quelle, come dice Rusky, che valgono una carriera orientistica come un miglior tempo in un mondiale?
Niente di tutto questo. Semplicemente: una tratta sbagliata. Ma che è stata il sassolino che ha creato una piccola valanga...
Alsazia-trois-jours. Chissà chi, nel GOK, ha pensato per primo o per prima a questa soluzione per le vacanze pasquali. Io non lo sono stato di certo... troppo vive certe descrizioni delle pendenze, dei muretti e degli attraversamenti delle vigne da parte di chi aveva partecipato ad una delle prime due edizioni. Edizioni con 600 e 1000 partecipanti circa, cosicché credo che gli organizzatori (peraltro encomiabili) siano stati un tantinello spiazzati dai 1500 iscritti del 2009. Cittadina di Kaysersberg (un vero gioiello) letteralmente invasa dagli orientisti che hanno trovato il modo di parcheggiare le auto in ogni possibile angolo di strada... qualcuno anche davanti al passo carraio dei pompieri locali, ed è un miracolo che se la sia cavata con un mega adesivo di sosta vietata sul parabrezza: ha rischiato di vedersi brillata la macchina!
In ogni caso, ad un certo punto qualcuno o qualcuna ha puntato il dito sull’atlante, ha detto “Alsazia!” ed Alsazia è stata.
Giorno 1: dopo una faticosissima uscita da Colmar, ci rechiamo a Kaysersberg in un caldissimo pomeriggio di sabato: il termometro dice 27 gradi che picchiano sulle teste degli orientisti che aspettano l’orario di partenza. L’attesa per la partenza è carica di tensione: i tre maschietti schierati in H35K (Piero, Atty ed io) hanno scoperto qualche ora prima che le D35 gareggiano sullo stesso percorso... insomma non è mica scontato che riusciamo a battere Roberta!
La mia partenza è quasi a fondo griglia: tra il fatto che ci sono già stati tanti passaggi nel bosco, ed il fatto che il terreno è un misto terra rossastra + sassi, è facile trovare le tracce dei concorrenti sulle prime tratte che si inerpicano sulla collina lungo la linea più dura. Il tracciatore per 3 giorni seguirà un filo logico costante: costa in partenza, poi salita lungo la linea di massima pendenza, poi si gioca un po’ in costa, poi ancora salita o discesa ad incrociare le curve di livello ad angolo retto. Un continuo sforzo sia in salita che in discesa (dove gli alberi ed i rami caduti costringono a stare all’erta per evitare scavigliamenti) che fa si che in costa non si riesca (io non riesco) a ripartire subito di corsa.
La tratta 3-4 della prima tappa è appunto la prima costa della 3 giorni, dopo una salitazza micidiale di non so quante curve di livello. E’ una costa “sporca” di verde 1 e verde 2 sulla quale non bisognerebbe né perdere né guadagnare quota. Ma la paura di andare lunghi è troppa, le gambe continuano a pedalare in salita e così mi trovo all’improvviso almeno una trentina di metri più in alto di quanto dovrei... mi devo ricollocare, capire come attaccare il punto e circa 3 minuti se ne sono andati. A quel parziale, Atty mi è davanti e Roberta è molto vicina, ma il vaccatone della 3 giorni è alle spalle...
Senza quell’errore, alcune cose non sarebbero successe.
Ad esempio. Non mi sarebbe capitato di essere quasi “adottato” da una famiglia svizzera sul finire della prima tappa; a due terzi di gara mi trovo infatti circondato: dietro di pochi metri sul sentiero la “mamma di...” che corre come una dannata e mi costringe a faticare non poco per stare davanti ad una vecchiarda elvetica, sul fianco sinistro la “sorella di...” che corre veramente forte anche se rispetto ai bei tempi ha qualche chilo di più addosso, sul fianco destro il “fidanzato della sorella di...” che corre moooolto più forte di me. A questo punto non vi resta che scoprire chi è “...”!!!
La gara la chiudo in 53’. Un tempo discreto per me, se non fosse che c’è il solito svizzero ammazza classifica che corre in 40’. E, in pratica, chiude per me il discorso “partenza a caccia del terzo giorno”, giacché partono a caccia quelli che hanno un ritardo massimo di 20’ dal leader, quindi io sono già tagliato fuori.
Tagliato fuori e quindi tranquillo. Infatti il secondo giorno scorre via che è un piacere. Si corre ai Trois-Epis, ed il posto man mano che ci si avvicina al centro gare assomiglia ai miei paesaggi preferiti: pini ed abeti. Partenza come piace a me (a 10 m. dal ritrovo, dove “m.” non sta per minuti ma per metri) e gli organizzatori riescono nell’impresa di far terrorizzare (prima) i concorrenti e (poi) far tirare loro un sospiro di sollievo. La partenza è infatti lungo la linea di massima pendenza di una collina, ma la salita si affronta tutta sui 4 cancelli prima della partenza!
Bella gara. Prendo man mano confidenza con le curve di livello, che non sempre mi tornano e non sono il solo a provare talvolta del disagio, e le gambe girano meglio del giorno prima... il che ad un certo punto e solo per qualche metro mi consente di correre dietro ad uno dei Cavara che corre in H35. La tappa è poco più lunga e un po’ più ripida del giorno 1, ma il bosco è più scorrevole (in alcuni pezzi mi sembra di essere ai Boschi di Cesuna!). Scavallo la metà gara in 26’ e chiudo la prova in 52’ dopo aver “trenato” con un paio di D35 d’assalto e averle staccate sull’ultimo punto tecnico perchè loro scendono troppo in una specie di gola verde 2.
Il penultimo punto è da ricordare: radice. Scendo nella gola verde 2, scavallo la canaletta, arrivo al bivio di canalette, al muretto di sassi; alla curva del muretto attacco in direzione “prigione” (ho sempre lo schema del Monopoli in testa) e trovo la mega-radice. Niente lanterna: sarà sull’altro lato... giro intorno. Niente lanterna... sarà nascosta nella parte finale del giro? Proseguo. Niente lanterna... Sarà nascosta tra il terriccio e i rami nodosi? Secondo giro! ... la lanterna proprio non c’è. Eppure ho fatto tutto per benino... dove mi sono perso? Il muretto è là, sono sceso di qua, sono arrivato fin qui... Alzo lo sguardo e vedo un’altra radice più in alto. Infatti sulla carta c’è un’altra croce verde fuori dal cerchietto. Decido di salire e fare il punto da lì... e trovo la mia lanterna!!! Posata decisamente fuori cerchio magenta. Segue nel post-gara il siparietto nel quale esce tutta la mia faccia di bronzo...
Stefano-io: “Allora Stefano, hai vinto anche oggi?”
Stefano-altro: “Non so... non ci sono fuori i tempi... e poi ho sbagliato un punto qua sotto!”
Stefano-io: “Come qua sotto... una radice?”
Stefano-altro: “Si, avevi anche tu la 59?”
Stefano-io: “Certo. Ma non ti sei accorto subito che era posata male? Io l’ho visto in un attimo...”
Stefano-altro: “Posata male??? Ma... vuoi dire che era posata su quest’altra radice? E te ne sei accorto subito? Beh complimenti! Hai un bel sangue freddo...”
Adesso spero che “Stefano-altro” non vada in giro a descrivermi come un mago della tecnica, sennò come gli spiego che ho fatto due giri attorno al punto prima di decidermi che... che avevo sbagliato io?
52’ di gara. Un tempo che, clamorosamente ed a mia insaputa, mi terrebbe tranquillamente dentro la caccia del terzo giorno. Anche perchè il turbo-elvetico della tappa 1 chiude con una PM riequilibrando i giochi; invece si mette in mezzo il turbo-finnico di giornata, che chiude in 40’ e nel computo finale dei tempi mi ritrovo a poco più di 20’ dal leader (sempre il turbo-finnico). Fuori per pochi secondi. Fuori per quella tratta 3-4, penso... peccato, ma non importa. Andiamo a scoprire come sarà la terza tappa...
Tappa a caccia. Organizzata così.
Prima, alle 9.00, partono i PM ed i PE fuori classifica. In realtà non faranno partire nessuno...
Poscia, alle 9.20, parte la “caccia dei peones” con distacchi secchi di 1 minuto tra i concorrenti. E chi è il primo dei peones? Ma l’amichevolmente vostro Stegal, no? Che quindi parte per primo ai 9h20m20s in pieno “orario-speaker”. Alle 11.20 parte la caccia vera per la vittoria, ma quella non mi riguarda.
Piccolo problema.
Quante sono le categorie in gara? Quasi 40.
Quanti concorrenti vogliono far partire all’interno del minuto 9h20m? Quasi 40...
Alla chiamata del minuto 9.20, è una autentica mandria di bisonti (i leader della “caccia dei peones”) che attraversa la fettuccia calpestando tutti gli inseguitori del minuto 9.21, 9.22 ecc ecc. che ovviamente, come facciamo tutti quando manca un minuto alla nostra chiamata, si affolla attorno alla stessa fettuccia.
All’interno del minuto 9.20, partono in una ventina al secondo 0, poi c’è un mini-lancio al secondo 5, un altro al secondo 10, un altro al secondo 15, un altro al secondo 20...
Già che siamo lì con le descrizioni punto, la D40 dietro di me chiede “Ci sono abbastanza primi punti per tutti?”.
Gli organizzatori della partenza cominciano probabilmente a maledire chi ha studiato questo meccanismo. Impiegano infatti circa 9 minuti a metterci in fila (si sa che il minuto zero delle partenze è sempre quello più incasinato), devono occuparsi dei nostri lanci che avverranno nel giro di pochi secondi ed hanno appena cominciato a gestire la mandria del minuto 9.21... insomma nel gruppo dei capofila ci scambiamo qualche sguardo d’intesa: qui non andrà tutto liscio! Cominciano le chiamate sui vari cancelli vicino alla partenza, ma allo scoccare del secondo zero l’ennesima spunta dei concorrenti non è ancora finita.
Biiiiip. La prima mandria parte! :-)
E mentre gli organizzatori dell’ultimo cancello, quasi travolti, cercano di raccapezzarsi... è già il “secondo 5”, ma quel gruppo è ancora un cancello indietro!
Con concitazione crescente, il gruppo “secondo 5” viene invitato a partire ma il cronometro dice già “12”...
Io mi accordo con la D40 e con un altro ... H45?... dietro di me: al secondo 20 gambe in spalla e si parte!
Infatti partiamo praticamente con il gruppo del secondo 10 e del 15... ed abbiamo tutti lo stesso primo punto!
Via che si va!!! Attacco in salita ed al primo punto distante due minuti scarsi siamo in 6 insieme. Poi secondo punto: rimaniamo in 4. Ma intanto ho fatto la scelta per il terzo punto...
E la mia scelta (devo assolutamente mettere il .jpg della mappa) prevede di ripassare dall’area della chiamata degli atleti!!! Non ci sono croci sulla carta che vietano il passaggio, la scelta alternativa prevederebbe di fare un dislivello assurdo nel verdone... ed io potrei anche non sapere che proprio lì sta avvenendo la chiamata, no?
Mi butto in discesa e sbuco su un sentiero. In fondo alla discesa una fettuccia, ma è rivolta verso i concorrenti in attesa e serve a dire “zona gara”... non sanno ancora cosa li aspetta! Sto correndo come un folle (perchè io non corro quasi mai... ma quando lo faccio lo faccio bene e 100 chili in discesa vengono già che è un piacere!) ed ho solo una fugace apparizione: una schiena, una bandana, una tuta bianca e rossa, una scritta in verticale ... che dice “besanese”... AleManzoni!
Un urlo: “VIADILIIIIIIIC%$£&OOOOOO...”. Gente presa alla sprovvista che salta da tutte le parti... colgo alcuni sguardi perplessi dei concorrenti mentre pieghiamo a destra e scavalchiamo un’altra fettuccia che ci ributta sul sentiero che porta proprio in zona punto...
Quello che non faccio in tempo a vedere è se gli organizzatori si stanno accorgendo di quanto accadrà a breve: che praticamente mezza gara passerà di lì! Secondo me quella scelta non l’ha vista nemmeno il tracciatore...
Il resto della gara è tutto sommato una simpatica parentesi... ci sono ancora le salite ripidissime a picco, ad ammazzare i muscoli delle gambe, le tratte in quota e le tratte in ripida discesa. Non vedo arrivare da dietro i miei avversari, ma scoprirò poi dai racconti di Attilio (che partiva a 4 minuti da me) e Roberta (ad 8 minuti) che la situazione in partenza si era fatta sempre più rovente con ritardi accumulati ed una stazione di check comparsa ad un certo punto per definire l’orario di partenza reale dei concorrenti.
Nel finale di gara, finalmente e dopo 49 punti di controllo, gli unici 2 punti nelle vigne! Quelli temuti... in realtà molto semplici visto che per evitare ogni problema sono visibili da lontano un miglio e quindi basta solo costeggiare i sentieri tenendo d’occhio la lanterna per trovare il filare giusto nel quale infilarsi.
Ma arriva il finale di gara: nelle vigne sono insieme al primo degli H21B e sappiamo entrambi che si prospetta un bello sprint, ma al penultimo punto quello riesce ad allungare di una decina di metri e vedo che comincia a curarmi. La strada per la 100 è unica, è un lungo semicerchio su asfalto a risalire e poi a scendere sul punto di controllo... devo inventarmi qualcosa!
E così faccio. In uscita dalla vigna, non visto, sono forse l’unico a non prendere la strada asfaltata ma a buttarsi in un altro piccolo campo, che finisce in un sentierino invisibile alle spalle di una casa... è una linea più corta, che non sale e non scende, è veramente invisibile ed è a bordo carta.
E, ovviamente, prima della 100, mi porta a passare dal traguardo!
Così si ripete la scena: nel piazzale del traguardo c’è gente che mi da le spalle e che aspetta i concorrenti. Io arrivo come il solito folle dal sentierino e... “VIADILIIIIIIIC%$£&OOOOOO...”! Vedo ancora gente che salta via da tutte le parti, chi è ‘sto pazzo che arriva dal nulla? Ma io penso solo che devo raggiungere la 100 prima del mio avversario... risalgo pochi metri e lo vedo comparire dalla curva... di nuovo girato! A cercare me (mi dirà)! Ma adesso sono io il più vicino alla 100, e quando i suoi occhi trovano il punto io sono già lì con una decina di metri di vantaggio! Ed un sorriso che va da qui a là! I metri di vantaggio poi si ridurranno a due o tre sulla linea del traguardo, ma mi bastano per continuare a sorridere felice come un bambino...
Seguono pacche sulle spalle, il commento del mio avversario (che non è nemmeno nella mia categoria!) scoprirò essere qualcosa tipo “unglaublich!”. Poi perderò la si-card, la ritroverò, vedrò il mio tempo di 57’ e vedrò sulle classifiche finali che il turbo-finnico che mi ha cacciato fuori dalla vera caccia ha sturato di brutto la terza tappa, ha perso la gara ed in classifica generale finisce appena appena davanti a me (ben gli sta!).
Insomma nella terza tappa ne ho combinate proprio di tutti i colori, tanto da chiedermi se la scelta dell’ultimo punto posso averla visto solo io tra tutti (infatti il tempo di tratta è veramente competitivo anche in mezzo a gente che corre assai più di me).
E se devo proprio dire quale sassolino ha provocato la valanga di tutti gli accadimento dell’ultimo giorno... forse è stata proprio quella tratta 3-4 del primo giorno, quella sbagliata, quella che mi ha tenuto fuori dalla caccia e quella che ha fatto si che io potessi passare 3 giorni divertenti, in tranquillità e, in fondo, ancora da protagonista!
4 Comments:
Si applica solo ai
WOC
JWOC
però
22.3 All competitors should have at least 30 minutes for undisturbed preparation and
warm-up at the start area. Only competitors who have not started and team officials
shall be allowed into the warm-up area.
Infatti penso che ai WOC ed ai JWOC i tracciati non ti offrono una scelta vincente che ripassa dalla zona di pre-partenza.
E comunque ho una domanda: come farei io, in mancanza di altgre indicazioni, a sapere che la scelta mi porta in pre-partenza se la carta in fondo la vedo solo quando sono già partito e quindi quella zona l'ho abbandonata da una decina di minuti? :-)
Comunque, a scanso di equivoci, per me è stata una bella 3 giorni!
Sì effettivamente è stata una bella tre giorni per le mangiate serali e per l'asciugamano come gadget. Da un punto di vista orientistico tranne alcune tratte del secondo e due lanterne del terzo il percorso F era tracciato piuttosto male
Attilio's rule!
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