Stegal67 Blog

Saturday, January 09, 2010

Io avevo avvertito tutti... se non si torna presto nei boschi, se non mi date il modo di pensare all'orienteering, va a finire che faccio qualche gesto insano.
Fatto. Il gesto insano. Sono 72 pagine!!! Adesso cerco solo un editore...

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PREFAZIONE

Ho sempre avuto una vera passione per gli enigmi, di ogni genere e tipo. Risolvere un enigma ben congegnato mi da una soddisfazione paragonabile a quella che posso ricavare da una prestazione sportiva vincente: si tratta di una sfida intellettuale nella quale l’ideatore dell’enigma dissemina trappole di ogni tipo, tranelli ed indizi fuorvianti a fronte dei quali il solutore diventa di volta in volta investigatore, studioso, matematico, logico, scacchista...

Anche a scuola ho sempre trattato le materie di studio, soprattutto la matematica o il latino ed il greco, come degli enigmi. Risolvere un “bel” problema di matematica, o venire a capo di una astrusa traduzione dal latino o dal greco non è mai stato niente di più e niente di meno di un gioco, di un’altra soluzione di un enigma. Sono convinto che molti studenti apprezzerebbero di più i problemi di matematica se venissero posti alla stregua degli enigmi che si trovano in abbondanza su internet...

Un enigma, per risultare piacevole sia per il compositore che per il solutore, deve essere posto al pubblico giusto nel momento giusto. Persino la soluzione di una equazione banale come

2X + 3 = 7

può essere proposta come un enigma; ma un bambino di prima elementare non la saprebbe nemmeno leggere, mentre uno studente dell’ultimo anno delle superiori passerebbe immediatamente al capitolo successivo. Chi, però, ha appena visto la sua prima equazione ad una incognita ed ha appena appreso le regole rudimentali dell’algebra potrebbe divertirsi a trovare la soluzione con qualche difficoltà, magari non sempre al primo tentativo, procedendo anche con l’intuito misto alla fantasia. L’enigma “giusto”, al pubblico “giusto”, al momento “giusto” (di crescita, di esperienza, di nozioni accumulate) è sempre gratificante sia per il compositore che per il solutore.

Dal punto di vista del compositore, l’invenzione di un enigma nuovo è un processo che può durare anche pochi secondi. Ma se un compositore di enigmi proponesse al suo pubblico di trovare come continua la sequenza logica

L C I G F C I D N E ...

penso che dopo qualche minuto si troverebbe di fronte a sguardi svogliati e sbadigli da slogare e mascelle, e quando finalmente svelerà la soluzione dovrà anche fuggire rapidamente dal luogo per non incorrere in severe punizioni.

Una sequenza come

N M D C D N V M R...

potrebbe risultare difficile, ma il solutore che riconoscerà le lettere iniziali di “Nel mezzo del cammin di nostra vita...” potrebbe senz’altro andare fiero della propria intuizione. Nessun enigma è composto per risultare insolubile a chiunque; quello che un compositore cerca di ottenere è un enigma accessibile a pochi, a quei pochi che intendono sfidare i falsi indizi, le trappole, ed approdare alfine ad una faticosa ma meritata e soprattutto limpida soluzione.

Nella mia vita mi sono stati sottoposti, o sono andato io stesso a cercare, enigmi di ogni tipo. Per alcuni anni ho fatto parte di una squadra, i “Polgara” (in onore dell’eroina dei romanzi di David Eddings e della rappresentanza femminile della squadra), che si cimentava con un certo successo nei ludi definiti “Cenerentoliadi”, serate enigmistiche nelle quali la facevano da padrone sequenze numeriche e letterali, liste di oggetti o personaggi nelle quali si nascondeva immancabilmente l’intruso, quesiti logici ed illogici da far dubitare sia della sanità mentale del proponente che della persona che finalmente arrivava alla soluzione.

I problemi di scacchi li ho considerati a lungo alla stessa stregua di questo genere di enigmi: assai più codificati dalle regole del gioco degli scacchi ma ugualmente sfidanti ed accattivanti. Il problema di scacchi che arrivava nelle mie mani era di solito quello proposto dalla rivista “La Settimana Enigmistica”; quello di cui fino a tempi recenti veniva proposta come soluzione la sola prima mossa del nero (mi sono sempre chiesto perchè mai?!?). Non potevo sospettare che all’interno del pianeta-scacchi si nascondessero tante persone che facevano dei problemi di scacchi, della loro composizione e soluzione, un’arte difficile e complessa, una disciplina quasi sportiva con gare, titoli, scontri (verbali) anche a fior di nervi...

Nel 1986 frequentavo il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano. Studiavo con un compagno di corso in un corridoio con pochi tavoli e pochissime sedie detto “laser”, ed in una pausa di studio il mio amico estrasse dallo zaino una rivista di scacchi. Era “L’Italia Scacchistica”. Rimasi già sorpreso di fronte all’esistenza di riviste dedicate interamente agli scacchi, ma rimasi ancora più colpito quando mi accorsi che su quella rivista vi era una intera rubrica dedicata ai problemi, alle gare di composizione ed alle gare di soluzione, con i problemi spiegati da un redattore specializzato... altro che il problema de “La Settimana Enigmistica”.

Il giorno successivo andai direttamene a casa di Giovanni Ferrantes, l’editore della rivista, e mi presentai come “appassionato di problemi”. Credo che sia rimasto abbastanza sorpreso di conoscere un ragazzo che si avvicinava al gioco più bello del mondo “dal buco della serratura” ovvero dai problemi. Mi abbonai alla rivista, ricevetti in regalo qualche vecchio numero, e cominciai a risolvere i problemi con maggior vigore.

Nel gennaio 1987 scrissi al Professor Bonivento per partecipare al Campionato Italiano di Soluzione, una maratona postale che durava un anno intero, e mandai le prime incerte soluzioni. Il Professore mi rispose segnalandomi tutti gli errori nei quali ero incorso, rimarcando anche la mia attuale poca conoscenza dei fondamentali della soluzione, ma invitandomi caldamente a perseverare, ad impegnarmi ancora. Mi indicò alcune letture chiave per migliorare la mia conoscenza e nel giro di qualche mese arrivai a mandare delle soluzioni che se da un lato erano ben lontane dall’essere del tutto corrette, dall’altro erano almeno presentabili.

Non si resta però “solutori” per tutta la vita. Almeno, non ne avevo nessuna intenzione. Così appena potevo “saltavo dall’altra parte della scacchiera” e cercavo di comporre io stesso qualche problema; erano idee di poco valore, realizzate per lo più per stupire qualche amico o per far vedere le potenzialità di una certa combinazione che avevo in mente. Fu la pubblicazione della “Nuova Antologia dei Problemisti Italiani” a coinvolgermi attivamente nel campo della composizione. Dal giorno in cui ho composto, ed è stato accettato, il mio primo problema originale sono diventato a tutti gli effetti un compositore...
Insomma, non sono certo uno dei migliori sulla piazza, ma parafrasando il protagonista del cartone animato Kung Fu Panda “diciamo che me la cavo”. Almeno, questo è il giudizio che spero emetterà chiunque si metterà a leggere questo libretto.

“50 Problemi Imperfetti” nasce il giorno in cui mi sono reso conto di non aver mai organizzato in un archivio i problemi che ho proposto alle riviste italiane ed internazionali; ma più di ogni altra cosa nasce dal desiderio di ricordare non tanto il processo che ha portato al posizionamento del tal pezzo in quella tal casella della scacchiera ma di rammentare cosa stava succedendo attorno a me, e chi c’era attorno a me, mentre posavo quel pezzo o mentre realizzavo una idea.

Auguro a chi leggerà questo libro di trovarvi qualche minuto di divertimento o di relax, sia esso un compositore affermato o una persona che conosce a malapena le regole del gioco.

1 Comments:

At 9:20 AM, Anonymous Anonymous said...

Che delusione, pensavo di trovare anche le 72 pagine...
Vabbeh, attenderò la stampa (in alternativa all'editore, puoi stamparlo a tue spese su siti tipo lulu.com)
ciao
Dario

 

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