Kim Wilde: Cavallasca and Reprise
Ma come?!? Non si era detto “Game Over 2012”?
Parecchi amici, domenica scorsa a Cavallasca, hanno fatto cenno al mio ultimo pezzo con la top\bottom list 2012 che annunciava la fine della mia stagione agonistica; il che rende onore al fatto che più di qualcuno legge il mio diario delle avventure orientistiche, anche se magari non tutti hanno il tempo per arrivare fino in fondo ai pezzi (c’è chi mi dice che non può prendere un giorno di ferie per leggere tutto!). Quindi? Era un “game over” finto oppure no? La risposta è semplice: era un game over reale e triste, dopo un finale di stagione passato a raccattare insieme i cocci di una forma fisica deprimente e di una forma mentale (prima ancora che tecnica) opprimente. Infatti, che ci crediate o no, non mi ero neppure accorto della presenza in calendario dell’ultima gara lombarda novembrina finché una mano santa non ha provveduto a mandarmi tre copie del volantino…
Uscire nel bosco settimana scorsa è stato un tentativo di mettere in un sacco la vecchia stagione con tutti i suoi problemi e cercare di ripartire da capo, in una sorta di “Quelli che aspettano… la stagione 2013”; o una sorta di Befana orientistica che non si porta via le feste ma i vari travagli e le mille ossessioni. Non so se ha funzionato, ma ad una settimana di distanza dalla gara di Cavallasca posso solo dire di essere contento di aver trovato la forza mentale di affrontare sia la trasferta che la gara vera e propria. Ci sono poi le circostanze per le quali, come dicono altri, “me la vado anche a cercare”… avrei potuto scegliere una categoria di contorno senza dover per questo pensare che mi stavo adagiando sulle cose facili; ho invece continuato ad iscrivermi in MA (la lunghezza o la difficoltà della gara non sono oggi il problema principale). E in buona compagnia, dal momento che il buon Federico “Gates” Cancelli ha confermato anche quest’anno la tradizione che lo vuole al via dell’ultima gara di Trofeo Lombardia in MA, incurante di subire potenziali sorpassi tra i supermaster in classifica generale. Ce lo eravamo promessi l’anno scorso al Lago di Montorfano, lo abbiamo ribadito quest’anno al “Bosco Lieto” del Parco della Spina Verde. Ossignùr… rispetto all’anno scorso una differenza c’era: quest’anno il menu prevedeva una bella long distance! Forse anche per questo motivo una manina fatata ci ha messo vicini in griglia di partenza, Gates tre minuti davanti a me? (sembra quasi che quella manina dica “… così potranno almeno fare comunella e tornare al traguardo prima dell’inizio del 2013…”).
Avvertenza. Non sono capace di scrivere meravigliosamente come http://dopolavori.blogspot.it/2012/11/mov-2012-approssimazioni-successive.html e http://www.larrycette.com/notte-prima-dellesame-mov-2012/ (inseriti in puro ordine di pubblicazione), e non solo perché da mille anni non corro tra le calli di Venezia… Quindi da qui in avanti questo pezzo, pur non essendo “promosso dalla Commissione Trail-O”, è un gioco di pazienza per chi lo vorrà fare… non si vince nulla e non si perde nulla se non del gran tempo; sono negato con Paint o qualunque gestore di immagini, quindi pubblico la cartina del percorso MA così come è, invitando chi vuole provarci a “seguirmi” lungo il percorso sulla base delle descrizioni. Se ogni tanto vi sembrerà che la mia descrizione del percorso vi sta allontanando dalla scelta corretta e che il vecchio Impiegato Panzottello sta vagando nel bosco come un ebete, è sicuro che state esattamente seguendo la mia “linea di gara”!
Voi ed io siamo in partenza dunque, sotto la pioggia e con l’insidia di un bosco bello ruvido. Il punto 1 mi sembra buttato al di là di una serie di valloni che non mi fa tanto piacere affrontare subito; opto quindi per una scelta “pusillanime”: arrivo sul sentiero principale dopo il triangolo di partenza, piego a sud e poi ad est su strada asfaltata e risalgo infine tutto il sentierone fino alla zona punto. Sentierone scosceso (in salita) peggio della Cote de la Redoute, così alla “X” nera vengo raggiunto prima ancora del primo punto da Misha Anuchkin (è un vizio ormai!) che partiva 3 minuti dietro di me; io taglio all’ultimo momento dentro il bosco sulle curve di livello, ma mi accorgo tardi che al punto si arriva comodamente proprio dal sentiero, senza tanto affannarsi.
Per il punto 2 esco di nuovo sul sentiero, mentre Misha si è già allontanato di gran carriera; dopo il verde privato prendo la sottile traccia da “aguzzate la vista”. Sembra facile capire dove essa porta, con la cartina appoggiata di fianco alla tastiera; domenica scorsa sotto l’acqua, nel buio del bosco e con gli occhiali sotto la cartina perché ormai inservibili non è stato così ovvio… traccia, attraversamento del sentiero, traccia ed al bivio a “T” mi butto dentro il verdino perché la canaletta sta proprio nell’avvallamento oltre il dosso.
Risalgo sul sentiero principale al tornante e poi via di corsa (… di corsa è puro “eufemismo”) fino al bivio. Qui prendo a sud (sinistra) e dopo il recinto mi butto dentro un po’ alla carlona: trovo il punto 10 metri alla mia sinistra grazie alle tute della Besanese che stanno punzonando, e qui trovo anche Gates. Per il punto 4 mi muovo in bussola verso sud-ovest ma vengo attratto dalla traccia che mi porta un po’ troppo a sinistra del punto: Gates invece segue l’ovvia linea della trincea (che io ho confuso con una curva di livello) e mi precede.
Per la 5 si tratta solo di correre. Poiché ho qualcosa tipo 15 anni meno di Federico, riesco a staccarlo di qualche metro. E poiché Lorenzo Pinna ha qualcosa tipo 30 anni meno di me, ecco che LP mi salta come un paracarro quando, a sud del prato, è tempo di arrampicarsi per 7/8 curve di livello sul sentiero a fianco del recinto. Lorenzo è un ragazzo educato ed è appena stato intervistato da me per il Nuovo Lanternino, quindi le sue gambe magiche rallentano quel tanto che mi basta per restargli vicino in salita: forse Lorenzo non voleva (in caso di mio infarto miocardico in salita) essere accusato di omissione di soccorso… o forse il giovane bergamasco si è accontentato per una volta di rimanere a tiro di visuale del posteriore di una junior brianzola che risaliva la stessa china! (ci sono cose per cui vale la pena perdere qualche secondo, ma solo perché si approfitta per rifiatare, intendo!!!). La 5 si attacca dal sentiero in costa, la 6 è facile appena oltre il dosso, e a questo punto è il momento di fare la scelta per la tratta lunga.
La mia prima scelta è quella “italiana”: scendere verso sud, prendere il sentiero dritto che taglia verso ovest e farsi portare in zona “12” costeggiando il confine, lato italiano. Da qui usare tutti i sentieri possibili e immaginabili (tipo sudovest-curvaagomito-nordovest) e, al bivio, prendere la traccia che porta in zona punto. Poi la testa valuta la seconda scelta, quella “svizzera”: salire verso nord-ovest e superare il confine, farsi tutto il sentierone fino a tagliare la vigna a bordo carta, continuare fino alla strada asfaltata a nord della 11, arrivare al bivio e ricongiungersi con la scelta precedente. Mentre penso a queste cose, spero che Jimy Origgi (che è il prossimo nella griglia dei sorpassi) o Gates arrivino sul punto 6 in modo da togliermi dall’imbarazzo… ma visto che non arriva nessuno, mi tocca decidere da solo.
Opto quindi per la scelta svizzera, e dopo 20 secondi capisco di aver sbagliato l’uscita dal punto e di trovarmi sulla scelta italiana!!! Jimy poi mi supera sul sentierone ed io cerco di seguirlo almeno con lo sguardo, anche se ad un certo momento lo vedo piegare di brutto a sud… (per poi rientrare sulla linea pochi secondi dopo, dove cavolo sarà andato???). Dal famoso bivio, seguire l’ultima traccia nel buio+buio della zona 7 diventa più arduo, o più probabilmente non riesco nemmeno ad imboccarla, ma rinsavisco appena mi accorgo che sto finendo nel varco tra i due recinti. Cambio di direzione e, mentre penso che non troverò mai la 7 tra i rovi e nel verde, arriva di nuovo Gates (che ha fatto la scelta svizzera): in questi casi “two is megl che uàn” e la 7 non è più un problema.
La differenza tra me e Gates, per dirla tutta, è che per la 8 lui si butta ad azimut incurante delle curve di livello e della possibilità di finire fuori carta. Io, ancora pusillanime, vado ad est fino al sentiero e scendo verso sud fino alla traccia che risale fino alla cima dell’unica collina della zona. Da lì traccia dopo traccia il punto è evidente… come pure la sagoma di Gates che arriva sul punto da nord insieme a me. Per la 9 mi affido alla bussola, tanto più o meno devo solo tagliare sentieri e canalette. Arrivo sotto al punto ed entro nel bosco, in corrispondenza del cerchietto nero a sud-ovest che (credo) indichi la posizione nella quale ci incontriamo di nuovo Gates ed io, sempre su scelte diverse e sempre insieme in zona punto.
Per la 10 il piano consiste nel riprendere una qualunque traccia che risale verso nord ed arrivare al punto, confidando nel fatto che si trova in una area abbastanza pulita circondata da 4 sentieri. Il problema è che, una volta sbarcato sul primo “qualunque sentiero”, lo imbocco verso sud! Ci vuole qualche secondo prima che me ne accorga (credo di aver lasciato Federico esterrefatto… e io lo sono ancora adesso!), ma poi il punto è facile se attaccato dalla piccola curva della traccia a sud-est. Mi lascio portare dalla gravità verso il punto 11, che sbaglio rimanendo tra le piccole canalette sulla destra, poi è di nuovo sentiero sudest-curvaagomito-nordest con i sassi si vedono dal sentiero. Risalgo fino alla cima della prima collina e mi “appoggio” sulla seconda collina per il punto 13, dove raggiungo Gates.
Da qui nuovo piano di battaglia: andare a nord, prendere la traccia fino al sentiero, girare in senso orario attorno ai recinti finché il punto dovrebbe essere banale. Questo è il “piano”. In realtà scendo a casaccio fino a frantumarmi le cosce in un duro contatto sul filo spinato a nord-est del punto, filo spinato che (non avendolo io visto in carta) mi tende veramente un agguato; poi il resto della tratta va più o meno secondo le previsioni. Dalla 14 alla 15 l’evento di giornata, di cui si sta discutendo molto su faccialibro (ma potete vedere la discussione solo se siete membri del gruppo che si chiama “orientisti lombardi” o giù di lì…). La scelta di girare in senso orario attorno al pratone è controintuitiva, probabilmente corretta, ma per vederla dovrei avere ancora uno o due neuroni lucidi nella testa (e io non li ho). La seconda scelta di tagliare per il prato cozza vigorosamente contro il fatto che: a) ci sono dei recinti con “doppio baffo barrato” che si frappongono… saranno attraversabili? E non è che quel prato magari è coltivato ed il contadino ci manda tutti quanto a stendere? Inoltre: b) ci sono dei concorrenti che risalgono sconsolati il prato alludendo ad un recinto di difficile attraversabilità.
A questo punto non resta che dare aria ai muscoli delle gambe e proseguire scendendo verso sud-ovest fino alla strada provinciale di Drezzo (!), e risalire verso la 15 prima su asfalto e poi sulle traccette che portano in zona punto. Qui ritrovo Gates, che mi ha atteso sportivamente durante il mio peregrinare attraverso i paesi limitrofi… 15-16 si affronta sul sentiero fino alla radice e poi dentro nel bosco a capire che il cerchietto nero è una specie di enorme tepee fatto di rami lunghissimi. Sulla 16-17 in bussola (capirai…) mi supera Kristian. Per la 18 vado ad est e dopo aver saltato il primo sentiero imbocco il secondo che mi porta in zona punto.
E qui arriva la sorpresa di giornata…
Restiamo al Parco della Spina Verde, più o meno stesso posto di domenica ma con un nome della carta diverso. Non siamo in questo secolo ma in quello scorso, quando le gare promozionali avevano lo stesso numero di partecipanti delle gare regionali attuali (ma le gare regionali che riescono bene!) e quando alle gare nazionali si finiva 80esimi in HB e davanti e dietro in classifica c’era più o meno lo stesso numero di persone. Uno dei ragazzi presenti il giorno dell’esordio della cartina del Parco, in una promozionale score ruvidissima ma divertentissima della serie “non prendi punti in lista base ma vieni a divertirti che ti fa bene lo stesso”, era quell’Alberto Ferranti (Orienteering Como) che i più scafati tra i lombardi ricorderanno senz’altro. Erano anni di grandi battaglie in HB Alberto, Roberto Baitieri, Moreno De Stefani, Sergio Sali, Pippo Tealdo, il gruppo dei “silenziosi” e tanti tanti tanti tantissimi altri. Battaglie nel bosco e poi tutti a commentare le scelte proprie e altrui e tutte quelle macroscopiche ca$$ate che solo gli HB possono combinare nel bosco…
Bene. Chi ti vedo arrivare incontro nel bosco mentre corro verso la 18? Proprio Alberto! Io vedo lui, lui vede me. Un accenno di saluto tra due tizi che si incontrano nel bosco e poi il reciproco riconoscimento… e lì si comincia davvero a fare cagnara insieme! Perché io mi fermo, lui si ferma e riparte nella mia direzione. Sette saluti, quattro pacche sulle spalle, cento parole mie per raccontare gli ultimi anni di orienteering e cento parole di Alberto che andrebbero stampate e fatte leggere in Fiso ogni volta che qualcuno racconta quanto il movimento italiano e grande e figo e meraviglioso (e nessuno a chiedersi dove siano finiti i tanti tanti tanti tantissimi che abbiamo sempre visto alle gare e che ora preferiscono fare altro). Il tempo di 200 parole di corsa e poi Alberto saluta “perché ti ho già distratto abbastanza”… figuriamoci! Un incontro casuale che è stato davvero il regalo di giornata: grazie grande Alberto, spero di rivederti presto in gara!
A questo punto la 18 si attacca dal punto del sentiero più vicino (Kristian esce dal punto mentre io entro, segno che mi è bastato pensare ad altro per aumentare inconsciamente il ritmo). Per la 19 riprende ancora lo stesso sentiero, lambendo il punto di attacco alla 6 e scendendo dietro le canalette; infine per la 20 mi dirigo verso sud-ovest finché imbocco il primo sentiero che scende a valle, dal quale mi lascio trasportare fino alla lanterna col fatidico codice 100.
Risultato finale. 2 ore e 4 minuti di gara, laddove avrei firmato (prima di aver visto cartina e percorso) per finire entro le due ore e mezza. La stessa cosa credo la pensi Gates, che aspetto non più di un minuto e mezzo sul traguardo; anche per lui si può parlare di “missione compiuta”: le gare in MA, alle nostre latitudini e longitudini, sono sempre fattibili. Basta accontentarsi di mettere in saccoccia una posizione di fondo classifica ed un paio di ore di sforzi persino contenuti.
“Accontentarsi” che potrebbe essere persino una parola chiave per le prossime elezioni (di qualunque grado esse siano) per una disciplina che, da come la vedo io, sta associando sempre di più altissimi obiettivi e perdita di consensi. Ma ci sarà modo per riparlarne; io per il momento cerco di accontentarmi di tornare alle gare ed arrivare al traguardo indenne, cosa per la quale devo ringraziare Laura (Piatti) e Giorgio (Gatti) perché la loro proposta del percorso di Cavallasca combaciava perfettamente con le mie possibilità. Adesso, forse, è veramente “game over 2012”.
5 Comments:
Ti prego, ti prego.
Abbiamo la stessa tecnica (alla carlona), la stessa preparazione atletica (nessuna), la stessa filosofia della disciplina (ultimi posti e sforzo contenuto). Ti prego, ti prego.
Siamo fatti l'uno per l'altra, come fai a non vederlo?
Fammi ottenere una gioia - una sola - da questo sport.
Ti prego.
ma davvero sei arrivato fino alla provinciale per andare alla 15???
forse non sei Stegal, forse sei solo uno che ha corso con il suo brichetto e gli ha rubato la password del blog.
sì, dai speriamo che sia così...
certo che sono arrivato fino alla provinciale per andare alla 15! Non c'erano altri passaggi... un paio di WA hanno fatto il giro contrario al mio, col risultato che dietro gli angoli del paesino di Paré sembrava di stare a Venezia, col rischio ad ogni svolta (però non c'era l'acqua alta(
Oooo Ste', ma sempre in Savoia va sto Tenani! Dai cambia il titolo del link.
Sono orgoglioso di conoscerti e di poter correre per mezzo tuo gare che non sono riuscito a fare .... grazie Stefano!
Daniele F.
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