Tre più sei meno (quasi) due: i miei COM e 5 days
Non tutti i bravi orientisti sono anche bravi matematici. E non tutti gli orientisti devono fare somme e sottrazioni come quella del titolo, per dimostrare di essere bravi. Io non sono stato bravo: ho scritto l’equazione, ma non ho saputo risolverla. L’equazione originale diceva 3 (tappe del Cansiglio Orienteering Meeting) + 1 (prologo della Five Days ad Andalo) + 5 (tappe della Five Days alla Paganella). Il totale fa nove. Sono arrivato a sette tappe, più due parziali, perché le forze sono quelle che sono ed i percorsi Elite non li fanno più corti perché lo speaker si ostina a partire all’alba. Ma è stata ancora una volta una avventura completa, piena di episodi strani, bizzarri, divertenti, al limite della fantascienza o del fantaorienteering.
Si comincia al Cansiglio, prima tappa della prima edizione
del Cansiglio Orienteering Meeting, ed il percorso è sul terreno “bianco che
più bianco non si può” di Vallorch. Non mi è servito andare a rileggere le
pagine del blog per ricordarmi di quella volta che a Vallorch avevo corso bene,
mi ero sentito in forma, avevo trovato i punti in bello stile. Peccato, forse
avrei dovuto rileggere bene. La mia gara al Vallorch è andata bene per 4 punti,
poi è cominciata la sofferenza. Mi sono ripreso un po’ a tratti, e ho pagato
con un errore di 45 (quarantacinque!!!) minuti alla 13, che non era affatto
difficile ma probabilmente ci sono andato con troppa sicurezza e alla fine ho
vagato per tutto i costone senza sapermi raccapezzare
Resterebbe da raccontare il fatto che alla fine sono riuscito
a tornare su un sentiero, che mi ha riportato sulla strada, dove ho trovato il
passaggio di una auto del Tarzo che mi ha riportato alla zona del ristoro, e
che sono ripartito da lì. Ho ovviamente trovato subito la 13 e poi mi sono
detto “da qui, tutta discesa!”. Per fortuna Roland Pin mi aveva elargito della
mappa della zona delle rocce in scala 1:4000, che così è quasi una banalità (se
avevo ancora il 15000, stavo ancora lì a cercare i punti). E per fortuna che avevo
ancora un carbogel, perché il “tutta discesa” si è rivelato essere una serie di
passaggi nei quali spesso dovevo affrontare nuovamente salite per uscire dai
valloni. Non c’è di che, punto 18. Forse aveva ragione Tobia, che la 18 era
meglio prenderla dal basso.
Finite le fatiche di Vallorch, è già tempo di pensare ad Archeton. Il nome della carta è sempre diverso (quest’anno “Bus de la Lum” e “Col Brobon”) ma il terreno è sempre quello, amato ed odiato, o meglio dovrei dire noto, rispettato e temuto, che in orienteering non c’è spazio per la parola “odio”. Io temo molto Archeton, ma senz’altro non lo rispetto abbastanza. Non so spiegarmi altrimenti come sia possibile che per la seconda volta affronto una gara con partenza dalla zona del Bus de la Lum, salita a sinistra, bivio, tengo il Bus di fianco, lo aggiro, entro nella zona delle prime depressioni andando verso est… e mi perdo! Mi perdo drammaticamente, mi perdo senza sapere dove sono finito! Stessa cosa era successa ai campionati italiani qualche anno fa: Stefano Raus mi partiva dietro e non capiva perché non mi avesse visto lungo tutta la gara: semplicemente mi aveva superato e staccato già per andare al primo punto.
Vabbé. Tanto prima o poi capirò, giusto? No, sbagliato. Ad Archeton se non capisci "nel durante" non puoi sperare di capire quando ti fermi a guardarti intorno spaesato. Al secondo punto incrocio Enrico De Noni (posatore) che mi dice “bravo! Sei arrivato in zona punto! La lanterna si vede da qui”. Il fatto è che non ho idea di dove sono e non ho idea di dove sia la lanterna. Mi metto al suo fianco, gli dico di guardare sempre nella stessa direzione, e a quel punto vedo anche io il telo a pochi metri da me. Bene ma non benissimo (cit.). E via discorrendo. Trovo il punto 6 ma sto ancora cercando il punto 5, poi affronto la salita durissima (per me) e la tratta lunga… la faccio tutta sul sentierino che passa nella parte sud della carta. Archeton (o Bus de la Lum): respinto con perdite, peggio che all’esame di Analisi 1 quando andavo senza nemmeno aver aperto il libro e facendo scena muta.
Però il terzo giorno c’è Archeton 2, la vendetta, che
quest’anno si chiama “Col Brobon” ma è la zona della gara middle alle finali di
Coppa del Mondo 2021 dove avevo fatto (diciamo così) da apripista. La faccio
breve: vengo respinto anche la seconda volta. Non si può che spiegare così
un’altra middle che finisce dopo più di due ore. Sbaglio di 90 gradi la tratta
lunga, e mi ritrovo in zona arrivo, così che per andare alla 17 percorro tutto
il sentiero a bordo recinto (dove l’organizzazione sta posando le fettucce che
indicheranno agli MW12 la direzione per la partenza) e rientro nel bosco da
nord, sotto lo sguardo esterrefatto di Erik Nielsen che mi chiede che cosa
diavolo ci in quella zona.
Non faccio in tempo ad uscire mentalmente dall’incubo di Archeton che mi calo nel prologo della 5 Days ad Andalo. Il percorso prevede una tratta speciale per l’assegnazione del premio “king and Queen of the Stairs”: dalla partenza al punto 1, ci sono 187 gradini da fare tutti di un fiato per vincere il premio. Oppure da fare tutti di un fiato per vomitare la colazione ed il pranzo dietro al cespuglio vicino al punto 1. Io sono per la seconda opzione (scena brutta, ma brutta davvero). Il percorso del prologo non deve rispettare strani algoritmi del tipo “è sprint, quindi deve essere lungo al massimo tot minuti, ma se non può essere più lungo di tot minuti a te che sei lento posso far fare solo il giro del primo capannone e quindi non ti accorgerai mai quanti passaggi belli, insidiosi, divertenti, incasinati ci sono e tornerai a casa con l’idea che sei venuto a spendere soldi per girare attorno al primo capannone” (si, io sono per le middle urbane) e quindi Jessica Lucchetta mi fa girare avanti e indietro come una trottola per ogni possibile insidia del percorso.
Scena madre del mio giro da apripista: la signora che alla 17 impugna saldamente il cavalletto con due mani e urla al figlio per sapere perché gli ha messo davanti a casa quel coso. Io arrivo in quel momento ed alzo lo spiegometro al livello “parola per parola”. Poi pronuncio la parola magica “RAI”… c’è la RAI che fa le riprese della trasmissione (non c’è). Scusa Pietro ma la parola RAI apre tutte le porte… la signora appoggia il trespolo, allude al fatto che aveva visto “persone che facevano foto in giro”, manca solo che corra in casa a farsi la messa in piega in vista di una possibile comparsata.
Giorno 1 della 5 Days ed io approfitto della partenza
pomeridiana per portarmi avanti con il lavoro e farmi in sequenza, proprio una
dietro l’altra, le tappe 1 e 2 che hanno l’arrivo nello stesso posto. Partenza
verso ovest, loop della tappa 1 (quella lunga), ritorno al traguardo, passaggio
dalla macchina per ritirare la mappa 2 e farmi una pera di carbogel, ripartenza
verso est e ulteriore ritorno ad Andalo Life dove praticamente svengo e ci
metto un’ora a riprendermi.
Considerazioni varie. La vegetazione del primo loop 1-4 della prima tappa… boh?!? Tornava, non tornava? Il mio fuori-carta per andare alla 5: ma chi me lo ha fatto fare di puntare dritto al termine sud-ovest del sentiero forestale? Le aree vietate\impraticabili sul costone… c’erano davvero o non ci sono passato nemmeno vicino? Il costone per andare alla 10: c’era un masso grosso quanto una Smart (l'automobile!) che non è segnato in mappa, una mega-radice con annesso mucchio di sassi non segnata in mappa.
Avendo fatto lo sforzo il giorno prima, nel secondo giorno della 5 Days posso limitarmi a fare l’apripista della quinta tappa che si svolge in ambiente urbano soprattutto nella zona nuova di Fai della Paganella. Credo che sia stata una buona scelta, perché nei fatti passerò la serata a mandare foto di punti dove la mappa non torna più con la realtà delle cose. Il “credito” guadagnato a Pieve di Cadore 2023 mi consente di chiedere l’intervento di Tait padre e figlio con decespugliatore, ed il loro intervento consentirà a tutti di avere un ottimo riscontro mappa-terreno evitando di scartavetrarsi nelle ortiche o contro i boschi che all’improvviso sono cresciuti cresciuti fitti. Memorabile l’incontro con un gruppo di master da oltreoceano che passeggiano nella zona del sentiero panoramico, che mi vedono correre (… correre…) con la mappa e mi chiedono cosa sto facendo lì, finché tra un Pant! Puff! e l’altro uno degli stranieri esclama “ma lui è lo speaker! Ha intervistato mia figlia qualche anno fa!”. E’ il padre di Samantha Saeger, intervistata in effetti all’arrivo della prima tappa della Primiero o-Week di qualche anno fa, quando lo speaker chiese come mai una atleta di livello assoluto faceva la open corto e lei era visibilmente incinta.
Ma le energie si spengono qui. La terza tappa al Fausior è in un posto fisicamente challenging, che non ho mai “domato” quando ero un atleta, figuriamoci adesso. Dopo il primo loop, e dopo aver scalato la parete della montagna di fianco alle rocce per andare alla 4 (mi vengono incontro in discesa caprioli e quadrupedi di ogni tipo, ma sono io che sto facendo la cosa sbagliata), decido di affrontare qualche lanterna in modalità sequenza libera e di provare almeno a riprendermi sul loop finale. Lo faccio anche benino, ma solo perché è in discesa in una parte di bosco tutto sommato normale
La quarta tappa, ultima fatica per me, è sulla carta di “Prati di Gaggia” (ma non era “Chalet Forst” una volta?), su una carta che digerisco proprio poco. La vegetazione è a tratti opprimente, i verdini barrati sono una autentica sfida per il primo (o i primi?) che ci passa, il francobollo tutto puntinato di rocce sono anni che dico che sarebbe meglio “esploderlo” su un quadrato di mappa 1:2500 perché altrimenti per molti è una zona bingo. Nel finale, il ritorno dalla 18 prevedrebbe secondo me il passaggio dall’arena di gara in mezzo alle tende dei partecipanti, l’attraversamento dell’area piatta all’arrivo della ovovia (che però è recintato perché lo stanno seminando) ed il passaggio a fianco della piccola collina che porta al punto (dove però è in piena azione una ruspa che ha già sbancato mezza collina). Le mie forze… semplicemente non ci sono più, e mi accontento di fare ancora qualche punto random per portare a casa un’altra PM.Forse sono più bravo come speaker? Forse, almeno a giudicare
dal numero di bambini che mi verranno a trovare. Il vero kindergarden della
gara sono stato io!!! Per l’anno prossimo… vediamo cosa succederà e come andrà
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