(tratte 11-15: in rosso Rusky, in blu io...
ovvero "come continuare una gara da soli anche quando si arriva insieme ai punti")
Credo di aver appena scritto uno dei pezzi più pazzi della storia del sito Fiso (se\quando verrà pubblicato)... Diciamo che vado avanti sulla falsariga di come ho chiuso il pezzo sulla Due giorni della Valsugana, nel quale avevo scritto qualcosa del tipo:
“I malefici vecchiacci si presentano sempre in forze sui terreni trentini, ad intrecciare sfide eterne che si protraggono con alterne vicende nel corso degli anni (o almeno fino al primo cambio di categoria, con i meno anziani che restano a battagliare con i nuovi entranti e i meno giovani che li attendono una categoria master più in là). Ma la grandezza atletica di ecc.ecc. va al di là delle battute del cappello introduttivo alle categorie master; le loro vittorie davanti ad avversari ed avversarie di pari valore e lignaggio orientistico sono un segno della bravura di atleti che hanno già dato il meglio di sé nelle categorie Elite. Il segno che lasciano questi nomi nella classifica della Due giorni della Valsugana rappresenta un ulteriore fotogramma di una storia che si dipanerà ancora per tanti anni a venire nelle gare regionali e nelle gare nazionali”.
Giuro: ho scritto e non ho avuto il coraggio di rileggere. Ma insomma, visto che non è mio compito dare i risultati alle tre del pomeriggio della domenica, tanto vale che torni a dedicarmi alle mie facezie! In questo senso il pezzo sul JTT minaccia di essere una pietra miliare, a cominciare dalla auto-presa in giro del cronista che aveva già speso la vittoria di Huovila fino alle considerazioni sul terzo gradino del podio della M35...
Dal punto di vista agonistico, il JTT rappresenta l’ottava trasferta consecutiva in questi meravigliosi paraggi nelle ultime nove settimane (senza mezzo). Se le Autostrade del Brennero S.p.A. volessero invitarmi alla prossima assemblea societaria per un applauso corale da parte degli azionisti non mi farebbe mica schifo!
Si tratta questa volta di tornare a Millegrobbe, su un terreno che mi piace parecchio soprattutto se ci si tiene lontani dai bordi della carta di gara, davvero scoscesi. E per me si tratta di una occasione davvero unica per rimettere un po’ in sesto il morale dopo le ultime prove per nulla esaltanti. Intendiamoci, non è questione di vincere o di conquistare i punti Elite, ma nelle ultime settimane ho dovuto fare i conti col fatto che non faccio un allenamento (né decente né indecente) da prima della trasferta di Pasqua in Alsazia, che sto consumando tutte le energie nervose in ufficio... Volevo ritrovare un po’ di mordente ed un po’ di voglia di battermi con il bosco, insomma!
La premessa a tutto questo è stata però decisamente raccapricciante: nell’ultima corsetta di sabato sera con Davide nei sentieri attorno ai boschi del Lago di Lavarone sono stato: a) staccato in salita, b) staccato in pianura, c) staccato in discesa. 40 minuti di corsa sono bastati per farmi diventare una larva umana senza fiato e senza energie! Non c’è che dire: un buon viatico per la gara di domenica mattina.
Giornata che comincia sotto nuvoloni neri e con il sottoscritto che ancora una volta apre il fuoco delle partenze al minuto 1. Dietro a me, ad intervalli di 4 minuti, il 4 volte world champion Corradini, il due volte campione italiano Rusky, il N volte campione italiano “the Cip”. Ah ah ah che griglia che mi trovo alle spalle! Punto e a capo.
Nella partenza in salita, almeno fino alla lanterna svedese, cerco di non farmi passare sulle orecchie da Marta Fornasier che avrebbe un terzo dei miei anni; poi con la mia esperienza lascio solo andare il peso in discesa verso il primo punto: le prime due lanterne sfruttano infatti la forza di gravità (grazie Aaron!) e mi permettono di accendere il cervello prima di una lunga sequenza quasi in costa ad attraversare mezza carta. Il primo punto è appena all’ingresso nel bosco, un sasso posizionato giusto dietro ad una canaletta in-mancabile, e quindi mi sento felicemente “in carta”... nemmeno il tempo di esserne confortato che ne esco subito!
Secondo punto, a circa 120 metri dal primo, una buca proprio dietro ad un avvallamento. Si tratterebbe di seguire, da un cerchietto all’altro, la linea di oggetti che stanno a non più di 20 o 30 metri l’uno dall’altro; il fatto è che subito dopo l’avvallamento la mia attenzione comincia ad essere sviata da una serie di buchette di piccole dimensioni... tipo mezzo metro di profondità per due\tre metri di diametro: nessuna di queste è segnata in carta, capirò più tardi che a Millegrobbe le buche indicate sulla mappa hanno dimensioni e soprattutto profondità più ragguardevoli. In definitiva: 3 minuti e mezzo per un punto di 120 metri. Non male davvero.
Tornano alla mente foschi pensieri mentre inizio la lunga strada in costa che mi porterà fino alla 6... ed ecco che cloppete cloppete da dietro arriva Corradini. Cacchio! Ma è già qua? Ma quanto corre questo!?!?! Piuttosto che subire l’onta (ma quale onta e onta! Avevo già fatto i miei piani...) di farmi superare sulla traccia che scende un po’ rispetto a quella che ritenevo la linea ideale, resto in costa uscendo dal sentierino: preferisco provare a raggiungere il punto 3 leggendo il bosco, le curve e soprattutto i “giallini” che mi dovrebbero portare al punto.
Il bello è che, contro ogni mia più nera previsione, quei giallini al punto mi ci portano proprio! Il terzo punto che sarà fatalissimo a Davide diventa per me quasi banale, come se avessi scoperto la combinazione chiave di quel problema. Non perdo nemmeno tempo a capire se Corradini è ancora in zona: è ovvio che sia già sparito, ed io posso proseguire come se fossi ancora tutto solo nel bosco.
Seguo nuovamente i giallini e raggiungo il quarto punto; poi imbocco un’altra traccia, supero una prima zona di canalette ed arrivo alle buche dove c’è il mio quinto punto. Bene! Seppur lentamente mi sembra di più essere a mio agio rispetto alle ultime uscite! Per il sesto punto sono le rocce a fare da linea conduttrice, ed in zona lanterna il mio radar personale capta i segnali giusti per farmi capire dall’alto che la roccetta che cerco è qualche metro sotto di me.
A questo punto la gara è finita. Nel senso che ne comincia un’altra al quale si approccia un Stegal che: 1) ha “rotto il fiato” e subisce meno le curve di livello (che peraltro sono mooooolto ben distribuite lungo tutto il percorso) 2) ha ritrovato la voglia di dare il meglio contro il bosco ma soprattutto 3) ha finito con le tratte lunghe in costa perchè dalla 6 alla 25 saranno solo tratte brevi o medio-brevi come piacciono a me, salvo i due trasferimenti che non contano perchè sono solo da correre!
E allora ecco che in queste condizioni si può ancora fare del buon orienteering, con una buona motivazione e lo sguardo giusto. Poco importa che in zona 9 arrivino alle spalle sia The Cip (prima) che Rusky (subito dopo): la gara si fa da soli ed il mio unico obiettivo ora è quello di fare bene i miei punti cercando di disturbare il meno possibile, facendo le mie scelte come se non ci fosse nemmeno una possibile scia da seguire. In effetti nel bosco continua a non sentirsi volare una mosca: per tutto il primo loop 9-13, io e Rusky siamo praticamente insieme ma usciamo dai punti spesso in direzioni diverse per le nostre scelte personali; anzi proprio per non disturbarlo sono io che a volte schizzo via dal punto appena punzonato (in questo forse sono abbastanza vicino al suo livello, intendo come velocità di uscita dal punto).
Il fatto è che in queste condizioni Rusky ed io (lui non so, io di sicuro) ci mettiamo ad elucubrare mentalmente... ed il risultato si risolverà in un equivoco dai risvolti comici:
- Rusky mi vede concentrato e capisce che voglio far la gara da solo cercandomi i punti con le mie sole forze, il che contribuirà ad accendere la miccia di un certo fatto...
- io credo di capire che Rusky vuole fare la sua gara solitaria, ma mi convinco che lo sto disturbando con la mia presenza intorno alla sua area di gara
Al punto 14 quindi si consuma il mio personale equivoco: esco dal punto, faccio la mia scelta (le buche sulla destra) e non vedo o sento più Rusky in giro. Il primo pensiero è che si sia proprio stufato di avermi tra i piedi e che per poter fare la sua gara tranquillo abbia puntato direttamente al punto 16! (passati Corradini e Cipriani, è ovvio che si piazzerà al terzo posto; ma un piazzamento, anche sul podio, al JTT non cambia la vita di Marco che ha già corso i campionati italiani Elite e ha al collo due titoli italiani M35...). Mi tranquillizzerò solo qualche minuto dopo, in zona 16, quando sul punto arrivo prima io e qualche secondo dopo lui attacca il punto dalla mia direzione di uscita!
Alla 17 il suddetto “fatto”: io esco dalla 16 verso l’alto della collina, lui verso il basso e ci perdiamo subito di vista. Entrambi convergiamo sul punto più o meno nello stesso momento, ma lui è sotto la roccia (d’altronde la descrizione dice “qualcosa al piede”... e quindi era ovvio che si dovesse stare sulla parte bassa della costa, l’Elite è lui!) e io sono sopra. Quindi io perdo tempo per scendere da uno strapiombo di rocce e intanto lui si allontana.
E sento una voce:“Caverna?”
“No...” risponde Rusky
Il “No” di Rusky per me è chiarissimo come il sole, e ne troverà conferma dal siretto interessato all’arrivo:
- non ha idea della descrizione punto (lui corre senza bussola e senza guardare le descrizioni) quindi non ha senso chiedergli della “caverna” (a me è sembrata solo una “parete rocciosa al piede”)
- non vuole darmi un appoggio non richiesto, perchè io non ho visto lui ma lui ha visto me a 5 metri da quel punto e sa che me lo voglio trovare da solo, senza la sua voce a darmi una traccia
- i punti difficili, quelli che fanno la classifica, bisognerebbe cercarseli da soli... soprattutto quando si ha una esperienza ventennale di gare e si va già in giro in “trenino”
Intanto arrivo anche io al punto che è una specie di roccia al piede... e mentre esco arriva anche un trenino di master che punta alla lanterna, e la voce della locomotiva dice:
“Ma se il punto è qui!" (e ci può anche stare... la tensione, la fatica, la trance agonistica...). Quel che secondo me NON ci può stare sono i successivi epiteti all'indirizzo del mio compagno di staffetta, quegli epiteti che nel linguaggio giornalistico si dice che "prendono di mira la reputazione delle nostre mamme" :-(
Io mi starei anche allontanando dal punto, ma istintivamente giro verso la voce per chiedere un minimo di contegno... e subito in regalo mi piglio in pieno un ramo in testa (d'altronde sto scendendo in un bel verde1)! Una botta tremenda. Continuo a scendere verso il basso più per forza di gravità che per scelta orientistica, ma vedo solo le stelle e gli uccellini che girano attorno alla mia testa. Arrivo nell’aperto a fondo discesa e passo una mano tra i capelli: rosso dappertutto! Mi sembra di rivedere la scena di Dervio (solo che quella volta era un ombrello)...
Intanto arriva verso di me anche un ragazzino esordiente (a me sembra tale: d’altronde indossa maglietta e calzoncini da passeggiata domenicale verso l’edicola).
“Mi dice dov’è la 71?”
“... non lo so...“
Ma quello insiste e mi sembra veramente un po' perso, allora lo faccio avvicinare e prendo la sua cartina con la mano pulita:
“... sei qui nella zona aperta...”
Intanto vedo anche il cerchietto che sta cercando, e mi accorgo che ce l’ho anche io: è la mia 19. Il che mi permette di dirgli
“Guarda che sei abbastanza lontano: devi andare di là e aggirare tutto il vallone...”
“Ma se ero là e uno mi ha detto di venire qua!”
“Senti” rispondo “... Io arrivo da un punto lassopra e penso proprio di essere dove ti ho detto che siamo; se vuoi un consiglio, la tua lanterna è là in fondo... poi però ti devi regolare tu con la tua mappa!"
A quel punto dichiaro chiuso il mio ruolo di buon samaritano.
“I malefici vecchiacci si presentano sempre in forze sui terreni trentini, ad intrecciare sfide eterne che si protraggono con alterne vicende nel corso degli anni (o almeno fino al primo cambio di categoria, con i meno anziani che restano a battagliare con i nuovi entranti e i meno giovani che li attendono una categoria master più in là). Ma la grandezza atletica di ecc.ecc. va al di là delle battute del cappello introduttivo alle categorie master; le loro vittorie davanti ad avversari ed avversarie di pari valore e lignaggio orientistico sono un segno della bravura di atleti che hanno già dato il meglio di sé nelle categorie Elite. Il segno che lasciano questi nomi nella classifica della Due giorni della Valsugana rappresenta un ulteriore fotogramma di una storia che si dipanerà ancora per tanti anni a venire nelle gare regionali e nelle gare nazionali”.
Giuro: ho scritto e non ho avuto il coraggio di rileggere. Ma insomma, visto che non è mio compito dare i risultati alle tre del pomeriggio della domenica, tanto vale che torni a dedicarmi alle mie facezie! In questo senso il pezzo sul JTT minaccia di essere una pietra miliare, a cominciare dalla auto-presa in giro del cronista che aveva già speso la vittoria di Huovila fino alle considerazioni sul terzo gradino del podio della M35...
Dal punto di vista agonistico, il JTT rappresenta l’ottava trasferta consecutiva in questi meravigliosi paraggi nelle ultime nove settimane (senza mezzo). Se le Autostrade del Brennero S.p.A. volessero invitarmi alla prossima assemblea societaria per un applauso corale da parte degli azionisti non mi farebbe mica schifo!
Si tratta questa volta di tornare a Millegrobbe, su un terreno che mi piace parecchio soprattutto se ci si tiene lontani dai bordi della carta di gara, davvero scoscesi. E per me si tratta di una occasione davvero unica per rimettere un po’ in sesto il morale dopo le ultime prove per nulla esaltanti. Intendiamoci, non è questione di vincere o di conquistare i punti Elite, ma nelle ultime settimane ho dovuto fare i conti col fatto che non faccio un allenamento (né decente né indecente) da prima della trasferta di Pasqua in Alsazia, che sto consumando tutte le energie nervose in ufficio... Volevo ritrovare un po’ di mordente ed un po’ di voglia di battermi con il bosco, insomma!
La premessa a tutto questo è stata però decisamente raccapricciante: nell’ultima corsetta di sabato sera con Davide nei sentieri attorno ai boschi del Lago di Lavarone sono stato: a) staccato in salita, b) staccato in pianura, c) staccato in discesa. 40 minuti di corsa sono bastati per farmi diventare una larva umana senza fiato e senza energie! Non c’è che dire: un buon viatico per la gara di domenica mattina.
Giornata che comincia sotto nuvoloni neri e con il sottoscritto che ancora una volta apre il fuoco delle partenze al minuto 1. Dietro a me, ad intervalli di 4 minuti, il 4 volte world champion Corradini, il due volte campione italiano Rusky, il N volte campione italiano “the Cip”. Ah ah ah che griglia che mi trovo alle spalle! Punto e a capo.
Nella partenza in salita, almeno fino alla lanterna svedese, cerco di non farmi passare sulle orecchie da Marta Fornasier che avrebbe un terzo dei miei anni; poi con la mia esperienza lascio solo andare il peso in discesa verso il primo punto: le prime due lanterne sfruttano infatti la forza di gravità (grazie Aaron!) e mi permettono di accendere il cervello prima di una lunga sequenza quasi in costa ad attraversare mezza carta. Il primo punto è appena all’ingresso nel bosco, un sasso posizionato giusto dietro ad una canaletta in-mancabile, e quindi mi sento felicemente “in carta”... nemmeno il tempo di esserne confortato che ne esco subito!
Secondo punto, a circa 120 metri dal primo, una buca proprio dietro ad un avvallamento. Si tratterebbe di seguire, da un cerchietto all’altro, la linea di oggetti che stanno a non più di 20 o 30 metri l’uno dall’altro; il fatto è che subito dopo l’avvallamento la mia attenzione comincia ad essere sviata da una serie di buchette di piccole dimensioni... tipo mezzo metro di profondità per due\tre metri di diametro: nessuna di queste è segnata in carta, capirò più tardi che a Millegrobbe le buche indicate sulla mappa hanno dimensioni e soprattutto profondità più ragguardevoli. In definitiva: 3 minuti e mezzo per un punto di 120 metri. Non male davvero.
Tornano alla mente foschi pensieri mentre inizio la lunga strada in costa che mi porterà fino alla 6... ed ecco che cloppete cloppete da dietro arriva Corradini. Cacchio! Ma è già qua? Ma quanto corre questo!?!?! Piuttosto che subire l’onta (ma quale onta e onta! Avevo già fatto i miei piani...) di farmi superare sulla traccia che scende un po’ rispetto a quella che ritenevo la linea ideale, resto in costa uscendo dal sentierino: preferisco provare a raggiungere il punto 3 leggendo il bosco, le curve e soprattutto i “giallini” che mi dovrebbero portare al punto.
Il bello è che, contro ogni mia più nera previsione, quei giallini al punto mi ci portano proprio! Il terzo punto che sarà fatalissimo a Davide diventa per me quasi banale, come se avessi scoperto la combinazione chiave di quel problema. Non perdo nemmeno tempo a capire se Corradini è ancora in zona: è ovvio che sia già sparito, ed io posso proseguire come se fossi ancora tutto solo nel bosco.
Seguo nuovamente i giallini e raggiungo il quarto punto; poi imbocco un’altra traccia, supero una prima zona di canalette ed arrivo alle buche dove c’è il mio quinto punto. Bene! Seppur lentamente mi sembra di più essere a mio agio rispetto alle ultime uscite! Per il sesto punto sono le rocce a fare da linea conduttrice, ed in zona lanterna il mio radar personale capta i segnali giusti per farmi capire dall’alto che la roccetta che cerco è qualche metro sotto di me.
A questo punto la gara è finita. Nel senso che ne comincia un’altra al quale si approccia un Stegal che: 1) ha “rotto il fiato” e subisce meno le curve di livello (che peraltro sono mooooolto ben distribuite lungo tutto il percorso) 2) ha ritrovato la voglia di dare il meglio contro il bosco ma soprattutto 3) ha finito con le tratte lunghe in costa perchè dalla 6 alla 25 saranno solo tratte brevi o medio-brevi come piacciono a me, salvo i due trasferimenti che non contano perchè sono solo da correre!
E allora ecco che in queste condizioni si può ancora fare del buon orienteering, con una buona motivazione e lo sguardo giusto. Poco importa che in zona 9 arrivino alle spalle sia The Cip (prima) che Rusky (subito dopo): la gara si fa da soli ed il mio unico obiettivo ora è quello di fare bene i miei punti cercando di disturbare il meno possibile, facendo le mie scelte come se non ci fosse nemmeno una possibile scia da seguire. In effetti nel bosco continua a non sentirsi volare una mosca: per tutto il primo loop 9-13, io e Rusky siamo praticamente insieme ma usciamo dai punti spesso in direzioni diverse per le nostre scelte personali; anzi proprio per non disturbarlo sono io che a volte schizzo via dal punto appena punzonato (in questo forse sono abbastanza vicino al suo livello, intendo come velocità di uscita dal punto).
Il fatto è che in queste condizioni Rusky ed io (lui non so, io di sicuro) ci mettiamo ad elucubrare mentalmente... ed il risultato si risolverà in un equivoco dai risvolti comici:
- Rusky mi vede concentrato e capisce che voglio far la gara da solo cercandomi i punti con le mie sole forze, il che contribuirà ad accendere la miccia di un certo fatto...
- io credo di capire che Rusky vuole fare la sua gara solitaria, ma mi convinco che lo sto disturbando con la mia presenza intorno alla sua area di gara
Al punto 14 quindi si consuma il mio personale equivoco: esco dal punto, faccio la mia scelta (le buche sulla destra) e non vedo o sento più Rusky in giro. Il primo pensiero è che si sia proprio stufato di avermi tra i piedi e che per poter fare la sua gara tranquillo abbia puntato direttamente al punto 16! (passati Corradini e Cipriani, è ovvio che si piazzerà al terzo posto; ma un piazzamento, anche sul podio, al JTT non cambia la vita di Marco che ha già corso i campionati italiani Elite e ha al collo due titoli italiani M35...). Mi tranquillizzerò solo qualche minuto dopo, in zona 16, quando sul punto arrivo prima io e qualche secondo dopo lui attacca il punto dalla mia direzione di uscita!
Alla 17 il suddetto “fatto”: io esco dalla 16 verso l’alto della collina, lui verso il basso e ci perdiamo subito di vista. Entrambi convergiamo sul punto più o meno nello stesso momento, ma lui è sotto la roccia (d’altronde la descrizione dice “qualcosa al piede”... e quindi era ovvio che si dovesse stare sulla parte bassa della costa, l’Elite è lui!) e io sono sopra. Quindi io perdo tempo per scendere da uno strapiombo di rocce e intanto lui si allontana.
E sento una voce:“Caverna?”
“No...” risponde Rusky
Il “No” di Rusky per me è chiarissimo come il sole, e ne troverà conferma dal siretto interessato all’arrivo:
- non ha idea della descrizione punto (lui corre senza bussola e senza guardare le descrizioni) quindi non ha senso chiedergli della “caverna” (a me è sembrata solo una “parete rocciosa al piede”)
- non vuole darmi un appoggio non richiesto, perchè io non ho visto lui ma lui ha visto me a 5 metri da quel punto e sa che me lo voglio trovare da solo, senza la sua voce a darmi una traccia
- i punti difficili, quelli che fanno la classifica, bisognerebbe cercarseli da soli... soprattutto quando si ha una esperienza ventennale di gare e si va già in giro in “trenino”
Intanto arrivo anche io al punto che è una specie di roccia al piede... e mentre esco arriva anche un trenino di master che punta alla lanterna, e la voce della locomotiva dice:
“Ma se il punto è qui!" (e ci può anche stare... la tensione, la fatica, la trance agonistica...). Quel che secondo me NON ci può stare sono i successivi epiteti all'indirizzo del mio compagno di staffetta, quegli epiteti che nel linguaggio giornalistico si dice che "prendono di mira la reputazione delle nostre mamme" :-(
Io mi starei anche allontanando dal punto, ma istintivamente giro verso la voce per chiedere un minimo di contegno... e subito in regalo mi piglio in pieno un ramo in testa (d'altronde sto scendendo in un bel verde1)! Una botta tremenda. Continuo a scendere verso il basso più per forza di gravità che per scelta orientistica, ma vedo solo le stelle e gli uccellini che girano attorno alla mia testa. Arrivo nell’aperto a fondo discesa e passo una mano tra i capelli: rosso dappertutto! Mi sembra di rivedere la scena di Dervio (solo che quella volta era un ombrello)...
Intanto arriva verso di me anche un ragazzino esordiente (a me sembra tale: d’altronde indossa maglietta e calzoncini da passeggiata domenicale verso l’edicola).
“Mi dice dov’è la 71?”
“... non lo so...“
Ma quello insiste e mi sembra veramente un po' perso, allora lo faccio avvicinare e prendo la sua cartina con la mano pulita:
“... sei qui nella zona aperta...”
Intanto vedo anche il cerchietto che sta cercando, e mi accorgo che ce l’ho anche io: è la mia 19. Il che mi permette di dirgli
“Guarda che sei abbastanza lontano: devi andare di là e aggirare tutto il vallone...”
“Ma se ero là e uno mi ha detto di venire qua!”
“Senti” rispondo “... Io arrivo da un punto lassopra e penso proprio di essere dove ti ho detto che siamo; se vuoi un consiglio, la tua lanterna è là in fondo... poi però ti devi regolare tu con la tua mappa!"
A quel punto dichiaro chiuso il mio ruolo di buon samaritano.
Prendo la strada per la mia 18, che nonostante sia stordito dalla botta ed ancora parecchio sottosopra trovo facilmente perchè è proprio un punto facile; poi la 19 (la famosa 71) ancora più facile ed infine prendo la strada della 20 che chiude il loop. Il trasferimento sui pratoni che mi porta verso l’arrivo diventa una autentica gioia per gli occhi visto che si corre sulle malghe alte della carta di Millegrobbe con tutto attorno la cintura di montagne.
Nell’ultimo loop in zona arrivo, praticamente “a vista delle telecamere” (dello speaker Aaron Gaio, ri-bravo) sono lì con le ragazzine del team nazionale juniores... e devo dire che nonostante loro abbiano una esperienza assai inferiore a quella di tanti vecchiardi come me, i punti se li cercano da soli anche se hanno in zona l’impiegato panzottello che guida con il radar!
All’arrivo scoprirò di essere terzo in classifica, dietro a Cipriani e Corradini (che foto quella del podio!). La domanda sorgerebbe spontanea: e Marco dove è finito?
Beh! Se davvero, come ho detto, la domanda vi è sorta spontanea, vuol dire che non lo conoscete abbastanza o che non lo conoscete affatto!
Nell’ultimo loop in zona arrivo, praticamente “a vista delle telecamere” (dello speaker Aaron Gaio, ri-bravo) sono lì con le ragazzine del team nazionale juniores... e devo dire che nonostante loro abbiano una esperienza assai inferiore a quella di tanti vecchiardi come me, i punti se li cercano da soli anche se hanno in zona l’impiegato panzottello che guida con il radar!
All’arrivo scoprirò di essere terzo in classifica, dietro a Cipriani e Corradini (che foto quella del podio!). La domanda sorgerebbe spontanea: e Marco dove è finito?
Beh! Se davvero, come ho detto, la domanda vi è sorta spontanea, vuol dire che non lo conoscete abbastanza o che non lo conoscete affatto!
Comunque, dopo aver dato una piccola descrizione di quanto accaduto nel bosco, a futura memoria riscrivo e sottoscrivo quello che ho già inserito sul blog dopo la gara di trail-O di Asiago: “Se io dovessi indicare un orientista che incarna in tutto e per tutto il significato di sportività, nel senso più pieno e disinvolto della parola, farei il nome di Marco Giovannini".
3 Comments:
Cosa è successo? Perchè ha PM in classifica? Sono il solito imbranato che non ha capito?
No, è difficile da capire ed il racconto non dice molto...
Magari te lo faccio spiegare alla prima occasione dallo stesso Marco :-)
IL mistero si infittisce... devo ammettere che la cosa mi incuriosisce
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