No pain, no gain diceva quello.
Se è vero, quest’anno dovrei gainare abbastanza visto che sto painando parecchio.
Lascio perdere i giochi di parole se faccio più pain e più pena...
Seconda mezza maratona in otto giorni. Dopo i 21 abbondanti di Casorate Primo cui è seguita la ramanzina del MegaDirettore (mercoledì riunione di Direzione Generale e appena entro nella sala uno dei boss mi fa “Ha detto il tuo capo che stavi andando troppi piano... quindi quest’anno niente promozione!”), si torna nella parte nord di Milano per la mezza del Parco del Bosco del Rugareto a Gorla Minore. Una bella corsetta (che segnalo per i prossimi anni segnalo agli avventori casuali di questo saloon) in una mattina fredda ma soprattutto molto umida, coinvolti anche Roby ed Atty al rientro.
Gorla Minore. Trattasi di un posto nel bassissimo varesotto che promette quel che piace a me: pianura, pianura e poi ancora un pizzico di pianura. C’è il temibile Olona di mezzo, che potrebbe garantire qualche su e giù poco piacevole, ma il tracciato di quest’anno è veramente tutto piatto. Roby parte per il giro da 12 km... io non so cosa ha intenzione di fare Atty e quindi parto abbastanza forte rispetto ai miei piani ed alle mie possibilità, per prendere un po’ di vantaggio: se mi tocca fare 9 km in più di Roberta, c’è il rischio che lei mi debba aspettare un’ora all’addiaccio e la ritroverei congelata tipo mummia del Similaun!
Partenza bella vispa, quindi, sul percorso tutto in pianura. Stacco di qualche decina di metri Attilio e mi trovo incollato ad un tale di Sumirago che ha un bel passo. Il percorso è tutto nel Parco, purtroppo (non nel caso di questa corsa) troppo piatto e con pochissimi dettagli per poter essere sfruttato orientisticamente, ed è un vero peccato. Il passo continua regolare su sentieri molto larghi, e così in men che non si dica si arriva al km 6. Il cronometro dice 29 minuti. Attilio è poco dietro di me (lo aspetto al ristoro), e subito dietro compare alle sue spalle anche la sagoma di Roby... quindi anche loro stanno andando molto forte. Il mio problema diventa il fatto che sono già a metà del percorso di Roberta e non ho preso proprio una cippa di vantaggio!
Riparto quindi ancora più determinato, visto che Attilio e Roberta mi confermano che staranno sul percorso dei 12. Un passo da battaglia che mi consente di piombare presto sull’abitato di Gorla Maggiore... km 9... l’orologio dice che sono passati 41 minuti. Francamente non credo di aver messo su in una settimana il passo di un keniano olimpico e nemmeno quello del mio compagno Oscar G. che nei cross brianzoli fa dei tempi che io nemmeno con il peperoncino di Soverato infilato dove dico io; lascio quindi perdere il rilevamento cronometrico e proseguo fino al ristoro successivo dove mi dicono che sono arrivato al km 11. L’orologio dice 55 minuti ed il rilevamento mi sembra assai più affidabile.
E’ un vero peccato che da questo punto in poi, anzi dal km 13, cominci ad esserci sul terreno una fanghiglia che rende difficile persino stare in piedi. Le cose peggiorano (soprattutto per i miei piedoni) quando il percorso della mezza maratona si ricongiunge con quello dei 12 km, all’altezza del loro km. 9, perchè il passaggio di un numero maggiore di concorrenti sul terreno gelato acuisce il problema del fango: su un altro lunghissimo rettilineo in mezzo al bosco devo stare più attento a non scivolare e finire per terra che a correre spedito, così finisco per perdere contatto con il gruppetto che mi stava tirando da una decina di minuti almeno.
Alla punzonatura del km 15 rimango da solo perchè quasi tutti i podisti che mi stanno attorno sono quelli del percorso dei 12 km: so solo io quanto patisco la mancanza di una lepre che tiene il ritmo!, Da qui in poi lo scenario si fa un po’ più incasinato... Davanti a me, una cinquantina di metri avanti, corre un tizio che sto “marcando” da un po’; una curva, due curve, tra curve, passiamo il km 16, poi il 17... lui va a destra ad una curva mentre a me sembra che il segnale della corsa dica “diritto”... Ovviamente gli inseguitori notano la manovra e hanno uno sbandamento: la ragazza che al ritrovo ha parcheggiato dietro la GOK-car continua a "marcare" me; quello ancora più indietro gira a destra: il gruppettino si sparpaglia su due sentieri che corrono un po’ parallelitra campi e boschi e finisce che ci scambiamo qualche urlo e qualche indicazione da un sentiero all’altro... per farla breve: tempo due minuti e siamo persi!
Non è una bella sensazione dopo quasi 18 km di corsa, con le energie ormai al lumicino, ma per fortuna nel gruppetto c’è un orientista, no??? (non cominciamo a dire: “E chi è?”). Rapida messa in moto della bussola interna e dopo un paio di deviazioni riesco a riportarmi sul rettilineo finale (lungo 2 km); la ragazza sbuca qualche metro più avanti, e qualche metro dopo arrivano anche gli altri due.
Tempo finale 1 ora e 48 minuti circa (probabilmente con un po' di taglio nell'ultima fase pre-rettilineo), i dolori finali invece sono fuori scala di misurazione. Ma il saldo tra il divertimento ed il dolore è tutto sommato positivo e questa corsa di Gorla me la voglio segnare per l'anno prossimo: avanti così! Settimana prossima andrà meglio!
2 Comments:
"i dolori fuori scala di misurazione" sono un altra pagina che può entrare nella leggenda della letteratura sprotiva. Mi fa immaginare il mio tester che si fonde con gli elettrodi sulla fronte del "mezzo maratoneta" distrutto all'arrivo. Che gran risata che mi hai fatto fare... fantastico Ste!
Ma Stefano,daiiiiiii...cioé,sei mebro onorario di Skodeg-o per niente?? =)
Perdersi anche ad una mezza maratona...va bene nel bosco,ma sua una strada segnalata..
Comunque e sempre il migliore.
Paolo
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