Stegal67 Blog

Tuesday, August 18, 2015

Garette Estive. Capitolo 3: O-Ringen (il gran finale)

La quarta tappa, come tutti sanno ed io lo so fin dal lontano 2004 (la mia prima O-Ringen) è la tappa più dura di tutte. E’ la tappa middle distance, la tappa bingo, la tappa nella quale l’orienteering come lo conosciamo assume significati nuovi, la tappa nella quale tutto può succedere… persino che l’impiegato panzottello si classifichi (come accadde nel 2004) nei primi cento della classifica. Quella del 2015 sarà ricordata come però la “tappa Luder”, giacché non sfugge quasi a nessuno che proprio in questa tappa la 20 volte campionessa del mondo arriva al traguardo in trentesima posizione, complici due “tonnate” (nemmeno consecutive) da ultimo parziale tra tutte le concorrenti in gara; una posizione che soltanto il suo biografo personale ci saprà dire se si è mai verificata prima, fin dai tempi nei quali la Regina di Svizzera correva ancora nella D10!

La carta di gara sulla quale Luder va a gambe all’aria, e di fatto perde l’O-Ringen, è la seguente: il solito meraviglioso tripudio di rocce, roccette e paludi, movimenti del terreno indistinguibili o quasi l’uno dall’altro, il tutto a due passi da casa:


Dal divano di casa i soliti commentatori diranno “eh! ma ci sono i sentieri!” oppure “eh! ma ci sono le paludi da seguire!” o ancora “eh! ma come si fa a confondere quella collina con quell’altra?”.
Io, che ero li dentro a sacramentare, rispondo: “eh! ti mando a casa Simone Luder che te lo spiega lei a calcioni del didietro!”. Proprio così: ci sono i sentieri che talvolta si possono seguire fino a 100 metri dal punto, ci sono le paludi che portano fino a 50 metri dal punto… solo che poi in quei 100 metri o 50 metri c’è un frattale di movimenti del terreno che nemmeno Mandelbrot si sarebbe sognato, ognuno di quali con la sua bella lanterna! Ma andiamo con ordine.

Il mio desiderio è quello di fare una bella gara; sarebbe meraviglioso terminare sotto l’ora di gara e so che, in una gara senza errori, ce la potrei fare. Parto deciso, arrivo al triangolo di partenza e con poca sorpresa capisco immediatamente che il bosco bianco e piatto che dovrebbe pararsi davanti a me è abbastanza movimentato e pure “poco bianco”. Per non saper né leggere né scrivere decido di sbarcare sul sentiero, per arrivare alla collinetta dal punto più vicino. Ottima idea, pessima realizzazione! Arrivo sul sentiero, abbasso gli occhi solo un attimo per controllare la carta, inciampo in una canaletta di scolo e rovìno al suolo: gomito spatassàto, carta strappata e involucro di plastica lacerato nel quale è entrata una palata di mezzo chilo di fango. Passo il minuto successivo a mandare affanc… la canaletta, la plastica, il fango, la gara middle e riparto un po’ scombussolato per la botta, e tutto sommato il punto non è sbagliabile. Il mio scombussolamento prosegue anche per andare al secondo punto, che trovo solo grazie all’evidente sentiero a semicerchio che quasi lo circonda.

Per andare alla 3, il fango e la carta strappata non mi consentono di vedere altro che la linea magenta attraverso la palude; ci sarebbe anche una evidente area vietata a limitare la possibilità di errore, ma quando arrivo in zona punto il mio cervello manda un solo segnale “vai avanti che prima o poi capirai dove ti trovi”. Nonostante l’omino del cervello in sottofondo cerchi di segnalare che all’O-Ringen questa tattica è completamente perdente, proseguo imperterrito e, nonostante le curve di livello, nonostante l’area che dovrei perlustrate attorno a me sia di dimensioni abbastanza limitate e ci siano colline, radure e tagli di bosco per aiutare a ricollocarmi, tutto ciò che riesco a fare non è difforme da ciò che fanno i protagonisti di questo fantastico video che O-Ringen TV pubblica a compendio della tappa stessa. Per la cronaca, la prima tonnata di Simone Luder avviene nella stessa area…


5 minuti netti di errore, e tralascio di affidare alle cronache quello che faccio per ricollocarmi ed arrivare finalmente al punto. Riparto inferocito verso la 4, supero il sentiero ed arrivo dritto al sasso che sta sulla linea tra la 6 e la 7. Da lì è un attivo trovare il punto perdere di nuovo la strada! Arrivo infatti sul naso ad est del mio cerchietto, ma per fortuna il numero di persone che percorrono avanti e indietro la tratta tra il punto dove mi trovo io (e dove c’è un’altra lanterna) e quello dove dovrei arrivare è pari alla folla che c'è alle casse dell’Esselunga al sabato pomeriggio prima del Natale. 5-6-7, se il nume tutelare degli orientisti vuole (ed un po’ di circospezione aiuta…) vanno via abbastanza lisci, ma per andare alla 8 io e la signora Luder facciamo la seconda tonnata di giornata: si potrebbero seguire gli isolotti, ci sarebbe una palude grande come una casa da tenere sulla destra… invece niente! Due colline con una sella enorme in mezzo… il vuoto più assoluto!

Decido mestamente di arrivare alla strada ed al ristoro per rifare il punto, magari troverà il punto 9 se sono fortunato, ed improvvisamente nel frattale di Mandelbrot attorno a me compare una lanterna: 300. E’ la mia. La 9 non è lontana e… guarda un po’ chi sta passando? Anne Hausken!... magari se sono fortunato mi ci porta lei! Provo a seguirla per le poche decine di metri che separano i due punti ed infatti lei punta dritto al sasso dietro al quale dovrebbe esserci il mio punto, ma ad una ventina di metri dal sasso… “Ehi! Perché si butta a destra?”. Resto a guardarla mentre va a vedere dietro uno degli N sassi a bordo cerchietto, dove non c’è nulla, finché non la vedo tornare indietro e punzonare il mio punto. Vabbé, però questa ha vinto dei mondiali ed io no.

Da lì in poi, Luder non sbaglia più niente, e quindi chi sono io per mettermi a fare delle altre cappellate? Alla 10 è inutile anche solo pensare di infilarsi nella zona dei sassi, 11 e 12 sono abbastanza evidenti e bisogna stare solo attenti a non affogare sul passaggio obbligato nella palude (che dopo 10.000 persone è largo e profondo quanto il Ticino) per ritornare come il giorno precedente nella zona di arrivo, schivando veci e putéi ma soprattutto districandosi tra le miriadi di lanterne posate in questa zona: dal punto di attacco per la 14 ne vedevo 4!


La quinta tappa, come sanno bene gli organizzatori, è la più dura. Lo è perché è un po’ la tappa dello sciallo, quella nella quale i primi in classifica lottano per la vittoria e quelli come me… beh! Partiamo in una griglia a 15 secondi gli uni dagli altri e possiamo solo misurarci le panze ! 15 secondi sono davvero una inezia, ora che uno prende una mappa, la gira, cerca il triangolo di partenza e si mette in moto. Per fare un esempio, Moritz Etter che è cento volte più bravo di me, e che mi ha sempre battuto, sta 20 posizioni in classifica prima di me ma sono solo 5 minuti di griglia di partenza. Ma, come dicevo, la tappa è dura soprattutto per gli organizzatori, perché è dalla quinta tappa dell’O-Ringen 2014 che negli occhi degli orientisti c’è spazio per poco più che questo:



Il finale incredibile della quinta tappa dell’O-Ringen 2014. Il Paradiso all’improvviso. Uscire dal bosco scuro (un bel bosco, ma con le fronde degli alberi talmente fitte da essere buio) e trovarsi improvvisamente di fronte la discesa, migliaia di persone, il Mar Baltico sullo sfondo azzurro che più azzurro non si può e si confonde con il cielo… 

Non è un caso se sul sito ufficiale dell’O-Ringen campeggiano in bella mostra proprio le foto prese da quel particolare punto di vista; non è un caso se il video di quella tappa del 2014 mostra un Thierry Gueorgiou che vola (ad una velocità che lévati) giù da quella discesa in posa da statua del Cristo Redentore sul Corcovado di Rio de Janeiro


Come fare per poter rivaleggiare con questa meraviglia delle meraviglie? Gli organizzatori del 2015 sanno di poter offrire poco di simile, ma pensa che ti ripensa devono aver trovato un’altra soluzione, ed assicuro che anch’essa vale il prezzo dell’iscrizione. La soluzione è questa:



Arrivo nell’arena di Boras. Campo di calcio in erba sintetica con tribune a spiovere sul campo, e mai non meno di 10.000 persone ad accogliere urlando i tifando i concorrenti che vengono sputati fuori dal bosco. Si, ok, per arrivare fino all’arena sportiva di Boras bisogna fare qualche centinaio di metri di “corri mona!”, ma garantisco che il brivido che ho provato quando finalmente anche io sono entrato nell’arena, sentendo il vociare di migliaia di persone in quello spazio ristretto (persone che stavano tifando ognuna per qualcuno di specifico, non certo per me, ma il rumore non è qualcosa di cui ci si possa prendere ognuno il proprio pezzetto…) è stata una cosa da pelle d’oca!

La carta della quinta tappa è questa cosetta qui, che sarebbe a poche decine di metri dalle abitazioni di Boras:


Tralascerò il racconto punto per punto. Alla 1 prendo i due tizi che sono partiti davanti a me, alla 2 raggiungo Moritz Etter ma vengo raggiunto da Marcello Baroni che mi partiva dietro di 3 minuti, al terzo punto pascoliamo per qualche minuto tutti insieme e poi il ventaglio di concorrenti si apre (alla fine Moritz sarà davanti a me in classifica, ed io davanti a Marcello). Consumo le ultime energie importanti andando a prendere la curva del sentiero grosso nella tratta 5-6; la palude davanti alla 8 e quella che attraverso per andare ai ristori prima della 9 non fanno più nemmeno paura dopo le lezioni di paludismo applicato di questi giorni. Alla 11 mi portano i sentieri, alla 12 il recinto, alla 13 le tracce, alla 14… no! La 14 la cànno proprio di brutto (due minuti), ma basterebbe accendere il cervello e controllare dove comincia il prato per trovarla. Poi è, come detto, un “corri, mona” fino al fantastico arrivo nell’arena di Boras.

Dopo la volata finale, la meravigliosa O-Ringen 2015 è proprio finita. Il piccolo gruppo di milanesi non dovrebbe fare altro che rilassarsi sul prato di erba sintetica e sbirciare attorno se le ragazze australiane indossano i mini-short della misura regolamentare (d’altra parte i posti dove metterci li scegliamo strategicamente…). Invece dobbiamo guardarci negli occhi gli uni con gli altri ed ammettere solo la semplice realtà:

L’O-RINGEN E’ FINITA MA NOI SIAMO ARRIVATI SOLO A META’ STRADA!


(… continua…)

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