Sancho Panzottello contro i cancelli al vento
Dedicato a chi mi dice davanti a tutti che non leggerà mai il
blog fino in fondo perchè è troppo lungo (ed ai "tutti" che ascoltano
e fanno vigorosamente cenno affermativo con la testa). Dedicato a chi mi dice
in privato che non si vuole perdere una sola riga del blog, perché ci sono più
messaggi tra le righe nel mio blog di quanti ce ne siano in un anno di notizie
ufficiali di stampa. Dedicato a chi dice che i blog hanno fatto il loro tempo,
ma che mi dice che quando vuole sapere dove era e cosa stava facendo in un
determinato fine settimana va a vedere qual era l’argomento del blog.
Quello trascorso dal MOO milanese ad oggi è stato un periodo parecchio
difficile: ancora non vedo se la luce dal fondo del tunnel è quella del sole o se
è il solito Frecciabianca in arrivo a "Paaaarma, stazione di
Paaaarma" che mi sta venendo addosso. Ma sono a casa con l’influenza, ed ho abbastanza tempo per scrivere
qualcosa, saltando a piè pari (non se ne esclude una ripresa in futuro, appena
le cose andranno meglio) le mie avventure nel Far-South del Mediterranean Open
Championship, il primo duro impatto con il nuovo Trofeo Bi-Sprint lombardo a
Como e persino la conclusione di una esaltante "Milano nei parchi
2017" nella quale anche quest'anno abbiamo superato il migliaio di
partecipanti.
E’ più facile riprendere il mio racconto dall'ultimo
episodio, quello che ha avuto come teatro delle operazioni le lande
marchigiane. Avevo lasciato Massimo Bianchi e Matteo Dini, ovvero IK Prato e
Picchio Verde (ma ovviamente non solo
loro), sotto la pioggia di Siena al termine della Tre giorni di Toscana che
chiudeva la stagione 2016. A pochi mesi di distanza li ritrovo alla Tre giorni
delle Marche, inizio della stagione 2017. Per vari motivi mi sono avvicinato
alla Tre giorni con parecchi patemi d'animo: oltre alle preoccupazioni e
fatiche accumulate, faccio sfoggio di una condizione fisica da immediato
ricovero in ospedale (o anche in ospizio) e di una freschezza mentale appena
superiore a quella dimostrata al Mediterranean Open Championship (dove non
sarei riuscito a fare assolutamente nulla se non fosse stato per la presenza di
PLab come cane guida e di un ragazzone svedese alto e bellissimo di nome Emil
che è venuto a darmi man forte nei momento più difficili...).
Nonostante una ansia alle stelle ed una condizione mentale ai
limiti dell’encefalogramma piatto, sono intenzionato a dare il meglio di me
come speaker, e nonostante le condizioni fisiche pietose mi sono iscritto a
tutte le gare in Elite... tanto il piano prevede due sprint in centro storico e
una middle nel bosco. Che sarà mai, mi chiedo? Ecco. Un giorno troverò la risposta a questa domanda, anche se so già che
sarà la risposta sbagliata. E un giorno qualcuno mi convincerà del fatto che
sono approdato nella categoria over-50, che non è detto che il fatto di correre
in un centro storico equivalga ad avere una gara in formato sprint e che, in
ogni caso, sarebbe ora che il sottoscritto tirasse un po’ i remi in barca!
Invece io continuo ad andare avanti con cieca incuranza di ogni dato
anagrafico, fisico e mentale. Con i risultati che poi si vedono in classifica
(ma, anche senza vedere la classifica, con i risultati che può vedere chiunque
abbia la ventura di vedermi passare).
Comunque la classifica alla fine parla chiaro. Signore e
Signori: salutate e rendete omaggio e gloria al vincitore della Tre giorni delle Marche nella Categoria Elite maschile,
che è... l'Impiegato Panzottello!!!! TA-DAAAAAA!!! Fuochi artificiali, pyros,
Warren Beatty che prende su la busta con il nome del vincitore dell'Oscar e la
usa per scopi meno nobili... Ebbene sì: ho vinto la Tre giorni delle Marche.
Perché? Non c’era la classifica data dalla somma dei tempi delle tre gare? O
ingiustizia delle ingiustizie! Ma io sono infatti l'unico ad aver completato in
Elite le tre gare del Castello di Gradara, di Bosco delle Cesane e di Urbino!
Perché non c’era una classifica apposita? Abbiamo delle premiazioni che durano
una era geologica, premiamo anche la categoria dei lavoratori del terzo settore
ma solo se hanno careggiato con una divisa monocolore ed il cognome non
contiene la lettera “E”… premiamo TUTTI! come mi dicono ogni volta i sindaci,
gli assessori, gli sponsor, i funzionari, i notabili che si installano ai piedi
del palco e che alla ventesima premiazione cominciano a guardare nervosamente
il sottoscritto e chiedere per quanto dobbiamo andare ancora avanti… e non
premiamo chi ha vinto la somma dei tempi nella Tre giorni delle Marche in
Elite? (mi sarebbe piaciuto andare sul podio con Heike Torggler, vincitrice tra
le donne, ma a lei però sarebbe
piaciuto meno). Insomma: mi
meraviglio che una vittoria di questa portata non sia stata adeguatamente
celebrata durante le premiazioni! Ma si sa che io sono una personcina timida e
modesta e non voglio portare via attimi di gloria ai vari Caraglio, Tesarova
(di cui dispongo di un cimelio rarissimo fornitomi da Roberto Sanna: il file
audio con la pronuncia corretta del cognome!) e via discorrendo.
Però qui sulle pagine del mio blog lo posso scrivere. Tanto
quasi nessuno è arrivato fino a qui a leggere... E’ stata una vittoria sudata,
meritata, conquistata con coraggio e un pizzico di incoscienza (forse più di un
pizzico), ottenuta nonostante io mi sia trovato a lottare con ostacoli ed
imprevisti che avrebbero tarpato le ali a chiunque: i cancelli. Adesso fate tutti quanti quel paio di
"page down" con i quali riempirò righe e righe di azzeccati
calembour tra "cancelli" e "Cancelli", al secolo
"Tonio Cancelli", uno degli amici che da anni vedo sui campi di gara,
uno degli avversari più corretti e cordiali con i quali mi sono trovato ad
avere a che fare (e il cui quarto posto nella over-40 al Bosco delle Cesane mi
farà sbavare di invidia per tutto il 2017...).
Finiti i “page down”? Ancora non si vede uno straccio di
cartina? Consolatevi: a questo punto, dei 10 lettori al massimo che ha il blog,
siete rimasti al massimo in due o tre. Siete sul podio! Ed è arrivato il
momento di partire dal venerdì sera al Castello di Gradara; località nella
quale, scoprirò poi, i miei genitori erano stati in viaggio di nozze. La gara
che mi aspetto è cittadina, con il castello che ha fatto da cornice alla storia
di Paolo e Francesca che fa da cornice alle lampade frontali degli orientisti, ed
alle parole dello speaker che parla con dovizia di particolari del quinto
girone dell’Inferno di Dante, quello dei lussuriosi! Nella mia mente (bacata)
dovrebbe trattarsi di un percorso sprint dal quale spero di uscire meno
malconcio rispetto alla gara di Montalcino che aveva aperto la Tre giorni di
Toscana… insomma: un buon modo per me per entrare in clima-gara. Tutte ipotesi che fanno a pugni con:
- la lunghezza ed il dislivello della gara che mi faranno penare le pene dell'inferno
- la distribuzione dei punti nei pratoni circostanti l’abitato (sequenza 3-9 e poi 11-13) dove le mie scarpe da running "suola liscia più soletta per aiutare la fascite plantare" mi faranno procedere come se io stessi affrontando una lastra di ghiaccio, e infine... infine...
- all’ ”infine” ci arriviamo presto.
Diciamo che Edoardo Tona ed io affrontiamo la "mass
start" dopo che la posa dei punti è appena completata. Edo si scapicolla
giù per la discesa, ed al primo punto è davanti a me solo di qualche metro (perché
in discesa “anche i sassi rotolano e non fanno muschio”). Balziamo insieme
sulla strada sottostante, ed io lo vedo partire per il secondo punto andando dritto
verso sud. A quel punto scatta il momento nel quale nella mia testa viene
girato tutto un film (completo di titoli di testa e coda): mi immagino di
essere uno dei fratelli Hubmann nel loro video "Go Hard or Go Home",
e mi viene naturale pensare che la scelta di percorso migliore è quella di
buttarmi verso nord a prendere la strada in discesa che mi dovrebbe portare ad
un cancello aperto opportunamente segnato in carta con il caratteristico doppio
trattino magenta. Da lì, prenderei la stradina verso ovest, poi un volo attraverso
il prato, attraverso il cortile della villa fino a piombare sul punto. Già mi
vedo mentre punzono, bello e solare come Clint Eastwood ne “Lo straniero senza
nome” quando scompare all’orizzonte nel fonale del film, e dal basso potrò
vedere Edoardo che risale faticosamente lungo il prato, con la sua scelta di
percorso completamente diversa… e completamente perdente. Ecco il mio film.
Di conseguenza corro giù per la discesa come Peter
all’inseguimento di Heidi (un Peter che ha l’età del nonno di Peter), curva a
destra, svolta a sinistra e vedo il cancello. Chiuso. Ma porc...! E' un cancello di notevoli dimensioni, mica uno di quei
cancelletti che fanno accedere all'area-cani dei nostri giardini pubblici. Ma ri-porc...! Vabbé. Questi sono gli
inconvenienti dell'apripista. Non posso fare altro che ritornare sui miei passi
camminando, mugugnando, imprecando qualcosa verso Edoardo che ha fatto una
scelta sbagliata ma che gli consentirà di arrivare al punto senza problemi (e
che si chiederà, come in effetti sta facendo da un po’, che fine ho fatto io).
Bofonchio qualcosa circa le gare del venerdì sera in Toscana che non mi portano
fortuna (ma realizzerò solo in seguito che sono nelle Marche!) e stringo in
mano nervosamente la mia carta di gara che riporta in bella vista il mio numero
di pettorale 83 e la mia categoria MElite. Poi mi cade l'occhio sull'angolo in
alto a destra della carta: dice "M-35". Ma ri-ri-porc...!!! Vuoi vedere che ci sono stati dei problemi
nell'abbinamento tra le cartine e le categorie? "Massimo! Massimo! Abbiamo due problemi!". Quando gli
organizzatori mi vedono ritornare così al traguardo, capiscono che il primo
problema se lo sono creati da soli quando mi hanno chiesto di fare lo speaker… “Abbiamo un cancello chiuso, ed abbiamo le
mappe dei percorsi che potrebbero non combaciare con le categorie”. In un
istante Massimo “Whites” Bianchi si precipita a passarmi la mappa di un
percorso Elite e scatena la crew del Piccho Verde per andare a controllare il
percorso.
Scoprirò lo strano finale solo dopo essere arrivato al
traguardo, dopo altri 50 minuti, dalla direzione giusta e con tutte le
punzonature: il cancello era chiuso, ma in realtà era aperto, nel senso che
sarebbe bastato spingere quel cancellone... cosa che mi ero ben guardato dal
fare visto che già una volta ero stato fermato dalla pubblica sicurezza per
essere entrato in una area privata. Ma soprattutto Massimo aveva avuto il tempo
di controllare tutte le carte di gara e verificare che la mia mappa era l'unica
a non avere il percorso coincidente con la categoria. Di conseguenza ero
l’unico tra tutti gli iscritti ad avere una mappa sbagliata. E quindi, Signore
e Signori!, annuncio con gioia a tutti di aver ulteriormente migliorato ilrecord del mondo per l’unica cartina di gara sbagliata in una competizione orientistica:
l'unica carta tra tutte quelle preparate dall’organizzazione! L’unica
mappa errata presente in una qualunque cassetta posta dopo la partenza.
Dopo una notte di riposo agitato, per il sabato mattina il
menu mi offre come colazione il percorso Elite sulla carta del Bosco delle
Cesane. Ho chiesto di poterlo fare nella mattinata di sabato perchè: 1) i punti
sono già quasi tutti posati e 2) il giorno dopo scatta l'ora legale e non ce la
faccio ad alzarmi alle 5 del mattino per andare a provare il percorso. Colgo
anzi l'occasione per segnalare che, quando sarò Presidente IOF vieterò la messa
in calendario di qualunque gara nel giorno in cui scatta l'ora legale che fa
dormire un’ora in meno! (ce ne sono di cose che devo fare da Presidente
IOF...). A me si unisce ancora una volta Edoardo Tona, così almeno non avrò la
sensazione di essere nel bosco completamente solo. Edoardo parte due minuti
davanti a me, ma le nostre scelte per andare al primo punto di controllo sono
completamente diverse: lui prende la strada di destra mentre io vado dritto in
salita cercando di limare i metri di strada da percorrere. La mia direzione
verso il primo punto di controllo sembra essere quella buona finché non supero
l'ultimo vallone ad ovest del punto: supero la collina, mi sembra di trovare il
sentiero segnato in mappa che taglia in costa (ne percorro per qualche metro
uno ben tracciato) e mi lascio cadere sulla roccia dove dovrebbe essere il
punto. Sfiga. E’ evidente che si tratta
di uno dei pochissimi punti che non sono ancora stati posati. Cerco in
lungo ed in largo il segno di una fettuccia, ma non vedo nulla: la parete
rocciosa è molto estesa, dai bordi vagamente taglienti, ed il fondo del vallone
in quel punto è abbastanza impervio. Tuttavia sono abbastanza sicuro del fatto
mio perché la traccia di sentiero che avevo trovato poco prima è
inequivocabile, e le altre due pareti rocciose presenti nel vallone sono
abbastanza distanti. Decido dunque di uscire dal punto in bussola, lungo la
linea di massima pendenza, in direzione del punto 11: se arriverò dritto sul
punto, allora vorrà dire che la fascetta c'era e non l'ho vista; certo che se
non troverò il punto... sarò già nei guai! Mentre risalgo penosamente la
salita, dal fianco del costone sento la voce di Edoardo: "Stefano... mi sa che ti devo salvare da una
Punzonatura Mancante!".
Giro sui miei passi e lo raggiungo in discesa. Per farla
breve: ero veramente sulla roccia sbagliata, quella più a sud del punto (ed il
sentiero che ho visto? Qualcuno mi dirà nel dopo gara di non averlo nemmeno
considerato...). Scendo di nuovo nel vallone, risalgo penosamente qualche curva
di livello ed arrivo su un'altra roccia: decisamente più piccola, molto meno
accentuata, con un bell'albero che sporge sopra di essa... ed una fascetta a
fare bella mostra del punto dove dovrà essere posata la lanterna (qualcun altro
mi dirà nel dopo gara che la roccia del punto 1 era segnata in carta in modo
molto evidente, seppure nella realtà molto più piccola di quella che avevo trovato
io, perché più adatta per la posa di un punto di controllo...).
Vabbé... adesso che Tona mi ha salvato dalla Punzonatura
Mancante, cerchiamo di fare le cose per benino (il mio tempo di gara è già
quasi la metà del tempo che farà caraglio per completare TUTTA LA GARA!). Il punto
2 non è sbagliabile perché è la roccia alla fine di un avvallamento. Il punto 3
si vede arrivandoci di fronte (e intanto ho raggiunto Edoardo). Il punto 4 è in
cima al dosso e una volta fatta la coppia di punti 5 e 6 c'è già la sensazione
che si stia tornando verso l'arrivo. Menzione particolare per il punto 11 del
percorso, quello che mi ero messo in testa di cercare 45 minuti prima per fare
il punto della situazione: lo trovo arrivando dal punto 10, ripassando dal
punto 2 e poi, una volta che sono ul dosso, "indovino" che lo spazio
di un paio di metri che separa in modo abbastanza netto i due lati del
boschetto è a tutti gli effetti il sentiero segnato in carta.
Questo "indovino" si rileverà la parola giusta
perché trovo il punto in un tempo ragionevole, stacco Edoardo che è andato in
crisi di fame (e al quale riuscirò a recuperare il distacco assurdo che mi
aveva dato a Gradara), ma soprattutto impiego sulla tratta 10-11 un tempo di
2'45" inferiore a quello dell'atleta che in quel punto l’indomani mattina
si troverà in testa alla gara Elite, e che proprio in quel punto ci lascerà le
penne. Dalla 11 in poi devo solo far andare quel che resta delle poche energie,
per arrivare con un tempo di poco superiore all'ora e mezza di gara (e pensare
che una volta mi accontentavo di impiegare il doppio del tempo del
vincitore...).
Dopo aver bevuto tutto quello che potevo bere per
reidratarmi, arrivano le 12.30 del sabato ed il menu del pranzo del sabato
propone la prova del percorso Elite di Urbino. La mia prima considerazione in
merito è che Urbino è bellissima, un posto esageratamente bello per farci
orienteering… o almeno così mi hanno
detto tutti: io ho passato la maggior parte del tempo di gara con le mani
sulle ginocchia e la testa bassa, a guardare i piedi e a sentire lo stomaco che
aspettava solo di rovesciarsi. A questo proposito dovrei proprio scusarmi con
la coppia di ignoti fidanzatini che stavano beatamente limonando sulla rampa di
scale che portava verso il punto 13, e che hanno distintamente sentito, anche
al culmine del loro ardore, il sottoscritto che una rampa di scale più in alto
stava rumorosamente svuotando lo stomaco di acqua e succhi gastrici vari. Ma
perché le mie scelte di percorso devono sempre trovare qualche ostacolo
imprevisto (leggi: cancelli) lungo la strada?
Accade infatti che per andare dal punto 4 al punto 5, dopo
aver fatto il percorso di bob sulla strada dato che non sono riuscito a capire
un cavolo delle piccole aiuole con pendenza del 70% (in verde mi sarebbero
balzate all'occhio di più) decido di fare la scelta a sinistra e infilarmi
quindi nella scala a chiocciola che mi dovrebbe portare al livello del
piazzale. Primo giro: scendo ancora. Secondo giro: scendo ancora. Terzo giro:
forse non sono ancora al livello giusto, ma tanto c'è un cancello chiuso con
tanto di catenaccio e lucchetto che mi impedirebbe di uscire. Quarto giro:
altro cancello con catenaccio e lucchetto. Quinto giro: ... comincio a pensare
che qualcosa non va per il verso giusto... Sesto giro: sono arrivato in fondo
alla scala a chiocciola. Sono praticamente nelle catacombe di Urbino, c'è un
po’ di immondizia rotolata fino in fondo alle scale, tanta polvere e terra ma
di una uscita nemmeno a parlarne. E comunque sento distintamente che le ruote
delle automobili passano SOPRA la mia testa. Ma porc…! Risalgo. Settimo giro: nessuna uscita. Ottavo giro:
cancello con catenaccio. Nono giro: cancello con catenaccio. Decimo giro:
nessuna uscita. Undicesimo giro: sono di nuovo in cima alle mura.
Mi viene quasi da piangere. Comunque ho abbastanza tempo per
finire il mio giro senza dover avvisare immediatamente gli organizzatori (in un
perfetto remake di quanto successo il giorno prima a Gradara). Facendo il giro
del fullo, raggiungo il punto 5 rischiando la vita per evitare le macchine ed i
bus che stanno parcheggiando sul piazzale. La 7 e la 8 sono davvero carine nei
vicoletti, ma la strada per la 9 è solo dolore per la salita, la discesa e la
risalita. Si sale ancora per andare alla 10, una salita veramente da sbucciarsi
il naso. Si sale ancora in cima al mondo per andare alla 11 e, quando dalle
mura della fortezza di Albornoz guardo davanti a me e capisco che l'arrivo è
più o meno alla stessa altitudine alla quale mi trovo, ma con l'orrido vallone
in mezzo, penso che la mia vita potrebbe
essere assai meno complicata di così.
Per andare alla 12 scendo dal passaggio ad ovest della
fortezza: una nuova scala a serpentina che termina... in mezzo ad un bancale di formaggi! Mi chiedo se ci siano altri
orientisti che possono raccontare le peripezie che capitano a me!!! La strada
ad ovest della fortezza, infatti, è teatro il sabato mattina del mercato
ambulante. Alle 13 tutti i venditori sbaraccano i loro bancali, e quello
posizionato proprio ai piedi delle scale non ha trovato niente di meglio da
fare che posizionare il bancale dei formaggi contro l'uscita del passaggio per
fare spazio al camioncino con il quale deve portare via tutto. Questa è la
volta che mi porto via la caciotta, il pecorino e anche tutta la forma di
grana... altro che punzonatura! "Ehmmm...
scusi... mi darebbe una mano a passare, che dovrei fare una gara e non vorrei
rovesciare a terra tutta questa roba?".
L'ambulante si avvicina perplesso, sposta il bancale di quel
poco che basta per farmi passare, e così posso riprendere il mio percorso. Discesa
in picchiata verso la 12, la risalita-con-vomito fino alla 13 e poi ultime
lanterne fino al traguardo. Da qui, nelle due ore successive, lo speaker dovrà
cercare di spiegare ai concorrenti che tutta l'area attorno all'arrivo (che è
situato proprio al centro della piazza) è zona gara. Il tutto ovviamente senza spoilerare troppo il percorso… Alla fine
della mia fatica mi verrebbe da stimare quanto tempo mi sono costati il
passaggio chiuso nella scala a chiocciola ed il bancale di formaggio da far
spostare, ma sono convinto che resterei ugualmente adesso alle bassissime
posizioni della classifica.
Ma poi a me che mi frega? Mi era sufficiente terminare la
gara di Urbino per vincere la Tre giorni delle Marche in Elite! Ed è stato
esattamente ciò che ho fatto, anche se nessuna premiazione era mai prevista per
questa classifica e se nessuno ci crederebbe mai. Sancho Panzottello: il vincitore della Tre giorni delle Marche in Elite.
Nonostante i cancelli aperti, chiusi, semichiusi e accostati, e nonostante i
formaggi: quelli ingurgitati e quelli schivati lungo il percorso. Continuo a
preferire quelli che metto nel piatto, ma deve essere la prima volta che mi tocca
schivare una caciotta per arrivare al traguardo: forse potrei inaugurare una
nuova classifica, tanto ormai la leadership assoluta totale universale
dell'orientista che ha ricevuto più volte l'unica mappa sbagliata di tutto il
percorso è mia per i secoli a venire!
Ps: nelle Marche e in Toscana BISOGNA tornare a
gareggiare. La prossima volta però chiederò ai sindaci di far votare una legge
regionale che impone l’apertura di tutti i cancelli con due giorni di anticipo
sul fine settimana. E dico “due giorni di anticipo” perché se il mio stato di
forma fisica decade in modo lineare, tra un po’ mi toccherà provare i percorsi
il giovedì per essere sicuro di poterli commentare al microfono la domenica!
5 Comments:
Ma non mi avevi detto questa cosa della classifica 3 giorni!!
Avrei potuto:
- trovare le forze per correre urbino
- calcolare le classifiche e stamparle! Matteo me le aveva chieste alla fine di domenica ma alla fine non le abbiamo fatte perché le categorie erano tutte diverse da un giorno all'altro (ma volendo elite è sempre quella!!)
Confermo. Impossibile leggere tutto.
@Mario: ... e tutti quanto attorno a te annuiscono vigorosamente con la testa :-)
😇
Ribadisco: fanno tutte le cartine giuste, poi ne prendono una, la sbianchettano, ci ridisegnano sopra coi pastelli, la fotocopiano così non si vede che è alterata e te la rifilano quando parti. Tanto parti da solo, non ci vuole Mandrake a farti prendere una carta in particolare.
Ti confermo, altresì, che la chiave del successo in questo gioco è costituita da una cieca ostinazione unita alla totale ignoranza dei propri mezzi. Te lo dico io, che ho portato via una medaglia a Lipica: dai e dai prima o poi la combo perfetta di gare fortunosamente concluse ed epidemia di cagotto fra gli avversari capita a tutti.
E comunque io, nella tua situazione, non potendo contare su grandi doti atletiche e sapendo di non correre né velocemente né a lungo, mi sarei mangiata le caciotte sul posto.
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