Stegal67 Blog

Monday, September 05, 2016

Gare da bollino fucsia


La somma di fattori fa poche grinze: è un momento nel quale, causa brutte traversie famigliari, sono obbligato a scegliere i miei momenti orientistici in base alla prossimità geografica rispetto alla mia vituperata casetta; inoltre la mia estate orientistica 2016 è stata caratterizzata sostanzialmente dalla “5 giorni di Svizzera” in Engadina. Con queste premesse, l’occhio si sofferma più facilmente sul calendario di gare ticinesi alla ricerca di qualche approdo che sia raggiungibile in tempi relativamente brevi  e dal quale ci si possa altrettanto facilmente disimpegnare qualora le suddette traversie dovessero virare al peggio.

Purtroppo non sempre “Ticino” fa rima con “vicino”. Da un lato i ticinesi sono ovviamente liberissimi di sfruttare in lungo ed in largo il loro territorio - e le loro curve di livello - fino ai semiaperti ed alle altitudini del Passo del Lucomagno, dall’altra anche i lombardi ci mettono lo zampino andando a definire nel calendario regionale che la gara annuale di Trofeo Lombardia da disputare in Ticino, quella valida per il Trofeo Insubrico, avrà come terreno di gara Lodrino…

A me queste cose lasciano sempre un po’ di retrogusto amaro in bocca. Chi risiede in zone limitrofe al confine, anche se non fa per abitudine la spola con la dogana di Brogeda, di Bizzarrone o qualunque altra, è abbastanza probabile che sia munito – anche per motivi non prettamente orientistici - del famoso bollino annuale delle autostrade svizzere, che nell’anno di grazia 2016 è quello color fucsia del costo di 40 CHF (al cambio in vigore nel momento in cui scrivo, sono 36,55 euro)

Bollino che diventa indispensabile per raggiungere una località come Lodrino che, per chi guarda la mappa dalla zona sud di Milano, diventa irraggiungibile tanto quanto Brobdingnag ne I viaggi di Gulliver o la meno aulica “fanculonia” spesso citata da Marco Bezzi (che, quando vuole, diventa poeta e narratore insigne).
Se io volessi partire da casa ed andare alla gara, dovrei farmi (secondo ViaMichelin) un’oretta di viaggio per arrivare via autostrada alla dogana di Maslianico e poi 126 minuti di strada cantonale per arrivare fino a Lodrino; tralasciando poi i 50-60 minuti, comprensivi di 25 minuti di furgone, per arrivare alla partenza … ma queste ultime cose riguardano solo l’organizzazione elvetica che avrà i suoi buoni motivi – senz’altro lo è il raggiungimento di una bella area di gara – per aver impostato gli spostamenti in questo modo. Per una gara di Trofeo Lombardia, anche no grazie (mi chiedo cosa ne penserebbe il buon Corrado Arduini, che per anni ha scarrozzato i suoi ragazzi sullo scassato pulmino Interflumina partendo da Casalmaggiore…).

A pensare male si fa quasi sempre peccato. Ma a pensare male, a me vengono in mente solo tre cose:
(1) l’ASTi ticinese si è stufata di avere tra i piedi questo “Trofeo Insubrico”, in comune con i lombardi, che genera casini organizzativi con le categorie sfasate (i lombardi hanno la over-35-45-55, i ticinesi la over 40-50-60) e con le tariffe di iscrizione decisamente diverse tra chi arriva da un lato o dall’altro del confine.
(2) gli estensori del calendario lombardo hanno visto che l’organizzazione della parte ticinese del trofeo 2016 era a cura della SCOM Mendrisio, sodalizio che più vicino ai confini italiani non si può (prova ne sono i tanti orientisti italiani tesserati per la SCOM), e quindi si sono fidati a mettere in calendario la gara di Trofeo Lombardia senza nemmeno controllare la carta geografica.
(3) è stata una decisione presa sulla base delle proprie personali attitudini e convenzioni, senza pensare a tutta quella parte di popolo orientistico lombardo che, magari, non abita a ridosso del confine e di comperare il bollino autostradale svizzero per una unica comparsata annuale oltre confine non ci pensa proprio.

Nonostante tutto, però, due gare in Ticino negli ultimi tempi sono riuscito a farle. Si tratta di due gare sprint, una nel paese di Dino e valida per il Trofeo “Fra.G.Ori” organizzato dall’AGET Lugano, l’altra a Lugano Bré che assegnava i titoli di Campione Ticinese: due località che sito proprio al confine della raggiungibilità per chi, come me, non è munito di bollino autostradale svizzero (ma, con l’aiuto dell’OK Bovec, l’impresa è stata resa molto più facile…).

La prima impressione che ne ho ricavato è che, a meno che la Federazione Internazionale non ci metta lo zampino, domenica 6 maggio 2018 sarò seduto in qualche posto con una connessione internet almeno decente a gustarmi una signora finale di Campionato Europeo Sprint. Quel giorno infatti in Ticino, dove non lo sa ancora nessuno, si correrà la finale del Campionato Europeo di Orienteering; sono sempre più fermamente convinto dopo aver visto le carte dei Mondiali degli ultimi anni, quelli precedenti e successivi a Venezia che è stato un Vero Grande Evento, che ticinesi ed italiani sappiano tracciare gare sprint come pochi altri. Sicuramente meglio degli svedesi! Se agli ottuagenari dell’IOF piacciono le gare sprint che ci concludono con 6 atleti al traguardo chiusi in 6 secondi… beh! Allora che vadano a Oslo, Zurigo o Stoccolma a vedersi un meeting in pista della Diamond League. Gara sprint significa “gara ultra veloce” e non “gara banale” che si decide su una unica scelta di percorso in 15 minuti; e non significa nemmeno che si deve concludere con un arrivo in volata spalla a spalla (che tale diventa solo nella immaginazione degli orientisti e solo DOPO aver guardato la classifica finale).

Almeno, questo è il mio parere. E, come diceva il mio primo maestro di scacchi, “è il mio parere, e come tale lo difendo”.

Nei miei sogni, nel 2018 potrei sentire la voce di Per Forsberg commentare un Europeo Sprint dal Corso Bello di Mendrisio dove si erano disputati i KOM tanti anni fa, o dallo Stadio Comunale di Bellinzona dopo che i concorrenti si sono cimentati con i castelli che sovrastano la città. Ma il vero sogno sarebbe quello di un arrivo indoor DENTRO l’impianto hockeistico della Resega di Lugano… Poi, per carità, gli organizzatori potrebbero benissimo decidere di farci scoprire un borgo nuovo, un nuovo labirinto, o farci tornare in una area già nota e degna di ospitare un simile evento ed il corollario di pubblico (Giubiasco?). Ma, per favore, cara IOF: lascia lavorare e sbizzarrire i ticinesi come meglio credono! Ne guadagnerà lo spettacolo, perché i ticinesi in queste cose ci sanno fare. Tu, cara IOF, no.

*** ***

Dino e Bré, quindi. Due gare in poche ore con un concept decisamente diverso. Fra.G.Ori rappresenta da tanti anni una sorta di palestra agonistica per tutti coloro che vogliono rimanere a contatto con la cartina: le gare non assegnano punti per questo o quel trofeo (a parte, appunto, il Fra.G.Ori stesso) ma sono frequentate da una marea di appassionati – a Dino erano 206 – che si sfidano su percorsi gender parity (cara IOF… “gender parity”: ti fischiano un po’ le orecchie?), disegnati talvolta da giovani AGETini che hanno appena completato il corso tracciatori e si fanno le ossa supervisionati da atleti più esperti. Serate frizzanti all’insegna dell’easy orienteering, con orari di partenza liberi e griglia che prevede partenze ogni minuto, e poi lasciamo che siano gli orientisti stessi a decidere chi sfida chi e che cosa c’è in palio! (ah! La regolamentite…)

Io ad esempio ero salito a Dino con l’unico obiettivo di “staccare” un po’… con un orecchio sempre incollato al cellulare per captare eventuali notizie da casa.  Al ritrovo con il gruppo misto OK Bovec-OriComo con il quale avrei condiviso il ritorno (Metka, Kristian, Giada), non avevo velleità di sorta se quello di sopravvivere decentemente allo spostamento del mio tonnellaggio dalla partenza all’arrivo. Questo finché non ho scoperto che, a fronte della scelta casuale degli orari di partenza (ognuno fa la fila e sceglie dal mucchio l’orario di partenza che più aggrada), ci siamo così trovati: Metka al minuto 1, Giada a quello 1+1, io a quello 1+2 e Kristian a quello 1+3.

Assodato che Kristian mi avrebbe “palàto” di parecchi minuti, dato più o meno per scontato – e non me ne voglia Metka – che alla fine sarei riuscito a lasciare indietro la piccola-bimba-dell’-Est non fosse altro per il fatto che si porta dietro, o dovrei dire davanti?... il prossimo nascituro già da oltre 5 mesi (quel bambino diventerà un campione di orienteering o un manichino da crash test), restava il duello tra me e Giada. Io sarò anche un sostenitore della parità di genere, e faccio battaglie per invitare chi parla di sport ad evitare l’uso dell’articolo “la” davanti al nome o al cognome della atleta durante le cronache, ma se si tratta di duellare non faccio sconti a nessuno\a ed esce anche tutto il mio pregiudizio latente… quindi ho pensato che dall’alto dell’esperienza data dalle mie “millecentordici” gare fatte in carriera non avrei impiegato troppo a raggiungere una ragazza più giovane di me di 20 anni, più magra di me di 40 chili, più atletica di me anche nelle mie migliori condizioni storiche… ma che di gare ne avrà fatte si e no una decina.

Tutto questo lo dico solo adesso… mai mi sarei permesso di scherzarci sopra alla partenza. Perché infatti le cose sono andate ben diversamente.

Alla partenza affronto i gradini in salita che mi portano alla lanterna svedese (che in Ticino si chiama ancora così… altro che delayed start) come se fossi uno che fa il parkour. Infatti ho già il fiatone! Mi butto a destra appena si apre il cortile ed entro in una di quelle zone che tanto mi piacciono quando faccio una gara sprint: anche se avrei bisogno di un ingrandimento 1:1000 della zona per capire cosa devo fare per arrivare alla lanterna 2, sento distintamente nel cervello la voce di George A. Taylor, del 116° reggimento di fanteria che si fa sentire forte e chiara nella mia testa a colpi di “porta via il culo da qui!!!”. D’altra parte non ho mai visto una lanterna corrermi incontro… (PLab si, e quella lanterna ce l’avevo in mano io, ma è un’altra storia).
Sulla salita dalla 5 alla 6 comincio a capire che le mie velleità di raggiungere presto Metka e Giada tali sono: velleitarie, appunto. Incrocio i loro passi mentre vado alla 6 (e loro stanno andando alla 7), alla 7 (e loro vanno alla 8), alla 8 (e loro vanno alla 9). In realtà. sfruttando la mia innata abilità di solutore di labirinti, le raggiungo alla 10 anche se per arrivarci faccio il “giro del fullo”. E’ tale la mia autostima che non mi rendo neppure conto che per andare alla undici attraverso la strada cantonale, quella disegnata in viola sulla carta. SGRUNT!!! Di questo me ne accorgerò solo nella analisi post gara con Kristian, quando ormai le classifiche sono pubblicate persino sul sito solv.ch…

Dalla 11 in poi, su un tipo di terreno che è l’unico reso possibile da questa mappa, non ne azzecco una! Tratta 11-12: parto in direzione nord con dietro Giada e Metka, poi mi fermo perché scambio la curva di livello principale che taglia perpendicolarmente la strada per un recinto non attraversabile (voce di Giada dopo la gara: “ma ti pare che mettono un recinto che interrompe la strada?!?!?”). Tratta 12-13: vado verso nord per lo stesso identico motivo! Tratta 13-14: ad est anziché ad ovest. Nel frattempo Giada scompare alla mia vista e, sui rari incroci, il cronometro dice che si è ripresa con gli interessi il minuto di vantaggio che aveva in partenza. L’ultimo sfondone è sulla tratta 17-18, che va ovviamente fatta in senso antiorario. Io invece vado verso nord-ovest perché mi convinco che, in zona “18”, sotto al numero “3” e al numero “2” non ci si passa… Dopo tutti questi obbrobri, e considerato che sarei da squalificare per il taglio tra la 10 e la 11, il risultato del confronto tra Giada e me è da rimandare ad una prossima (se mai ci sarà) occasione.

A distanza di poche ore si torna a Lugano, precisamente a Lugano Brè dove “A Brè ci si va solo se c’è un perché” (come dice Lidia). Sono iscritto nella categoria dei “tori” (HAL) ma solo perché la gara è sprint… e non essendo di passaporto elvetico sono messo davanti nella griglia di partenza insieme a Stefano Brambilla, Cesare Mattiroli e il solito Kristian: l’unico che non mi passerà sulle orecchie è Sbrambi, ma solo perché parte davanti a me! Il nucleo di Bré è bello bellissimo per farci una sprint, e Pier Brazzola è proprio il tracciatore ideale per far prendere qualche soddisfazione anche agli impiegati panzottelli come me... se non fosse che è proprio piccolo piccolo! Pier quindi è costretto a farci partire in alto in una zona di bosco che, nonostante la mia insipienza tecnica, riesco a domare con una certa soddisfazione grazie alla scala 1:4.000 che mi piace tanto: di fatto sono un bradipo addormentato, ma qualche volta mi capita di essere preciso e dritto sul punto.
Tra la 5 e la 6 mi passa sulle orecchie Cesare, che se è in nazionale non lo è certo per futili motivi. Arrivo bene fino alla 7, ma per andare alla 8 metto insieme un tempo che al vincitore basterebbe per fare metà percorso: la discesa ripida, come la salita (anche non ripida), non è proprio il mio pane; se in sovrappiù c’è anche il rischio che qualche rovo avviluppato attorno ai piedi mi faccia passare in un nanosecondo da “discesista cauto” a “caduta masso”, mi tiro indietro subito (i miei occhi stanno a più di due metri dal prossimo punto nel quale dovrei posare il piede, ed è una distanza che mi mette abbastanza paura). Vedo passare il grande Manuel Asmus e mi fisso pure di cercare di seguirlo da lontano: così facendo vado dalla 8 alla 10… perché nel tempo che io giro attorno alla collinetta della 8 e punzono, lui ha fatto la 9 e non l’ho visto!!! Ultimo loop e poi  tempo di andare a sfidare Pier Brazzola nella parte figosa del percorso, il nucleo di Bre: qui si che c’è da divertirsi come un matto! (peccato che sia così PICCOLO!!!). Finale tutto da correre per arrivare nella bella arena di gara, e sprint finale tirato a tutta con Reto Depedrini che mi sente arrivare alle spalle (aveva un paio di metri di vantaggio alla 100) e sprinta forte incitato dai suoi compagni di squadra dell’O-92: arriviamo contemporaneamente sul traguardo, e finisce a pacche sulle spalle, come è giusto e bello che sia.

Poi arriva il momento di riprendere la strada di casa, non prima di aver fatto rilevare che se gli svizzeri imparassero ad appendere al contrario la classifica della HAL, io sarei sempre campione ticinese. Ah! Ma appena divento presidente IOF, le classifiche le faccio appendere come voglio io… e come Presidente IOF imporrò che le gare di Trofeo Lombardia oltre confine si facciano in località più vicine!!!

2 Comments:

At 3:58 PM, Anonymous Anonymous said...

O ... ma le avete viste le riprese televisive dei WOC di Strömstadt? Direi fenomenali! OK, OK, nel tiro al piattello portiamo a casa 4 medaglie, ma chissenefrega. Bravi noi a scegliere questo Sport. Lo so che non c'entra nulla con il post, ma chissenefrega:

 
At 2:26 PM, Blogger Sissio said...

a proposito di regolamentite... non esiste nessunissimo corso tracciatori in Ticino, e nemmeno un corso controllori e tantomeno un corso organizzatori...
Cosa che peraltro semplifica leggermente la scelta di chi traccia le gare.
Un po' meno per quanto riguarda la scelta del controllore, che sostanzialmente diventa colui che tiene l'ipotetico corso tracciatori al tracciatore che controlla.

 

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