Gare da bollino fucsia
La somma di
fattori fa poche grinze: è un momento nel quale, causa brutte traversie
famigliari, sono obbligato a scegliere i miei momenti orientistici in base alla
prossimità geografica rispetto alla mia vituperata casetta; inoltre la mia
estate orientistica 2016 è stata caratterizzata sostanzialmente dalla “5 giorni di Svizzera” in Engadina. Con
queste premesse, l’occhio si sofferma più facilmente sul calendario di gare
ticinesi alla ricerca di qualche approdo che sia raggiungibile in tempi
relativamente brevi e dal quale ci si
possa altrettanto facilmente disimpegnare qualora le suddette traversie
dovessero virare al peggio.
Purtroppo
non sempre “Ticino” fa rima con “vicino”. Da un lato i ticinesi sono ovviamente
liberissimi di sfruttare in lungo ed in largo il loro territorio - e le loro
curve di livello - fino ai semiaperti ed alle altitudini del Passo del
Lucomagno, dall’altra anche i lombardi ci mettono lo zampino andando a definire
nel calendario regionale che la gara annuale di Trofeo Lombardia da disputare
in Ticino, quella valida per il Trofeo Insubrico, avrà come terreno di gara
Lodrino…
A me queste
cose lasciano sempre un po’ di retrogusto
amaro in bocca. Chi risiede in zone limitrofe al confine, anche se non fa per
abitudine la spola con la dogana di Brogeda, di Bizzarrone o qualunque altra, è
abbastanza probabile che sia munito – anche per motivi non prettamente orientistici
- del famoso bollino annuale delle autostrade svizzere, che nell’anno di grazia
2016 è quello color fucsia del costo di 40 CHF (al cambio in vigore nel momento
in cui scrivo, sono 36,55 euro)
Bollino che
diventa indispensabile per
raggiungere una località come Lodrino che, per chi guarda la mappa dalla zona
sud di Milano, diventa irraggiungibile tanto quanto Brobdingnag ne I viaggi di
Gulliver o la meno aulica “fanculonia”
spesso citata da Marco Bezzi (che, quando vuole, diventa poeta e narratore
insigne).
Se io
volessi partire da casa ed andare alla gara, dovrei farmi (secondo ViaMichelin)
un’oretta di viaggio per arrivare via autostrada alla dogana di Maslianico e
poi 126 minuti di strada cantonale
per arrivare fino a Lodrino; tralasciando poi i 50-60 minuti, comprensivi di 25
minuti di furgone, per arrivare alla partenza … ma queste ultime cose
riguardano solo l’organizzazione elvetica che avrà i suoi buoni motivi –
senz’altro lo è il raggiungimento di una bella area di gara – per aver
impostato gli spostamenti in questo modo. Per una gara di Trofeo Lombardia, anche no grazie (mi chiedo cosa ne
penserebbe il buon Corrado Arduini, che per anni ha scarrozzato i suoi ragazzi
sullo scassato pulmino Interflumina partendo da Casalmaggiore…).
A pensare
male si fa quasi sempre peccato. Ma a pensare male, a me vengono in mente solo
tre cose:
(1) l’ASTi ticinese si è stufata di avere tra i piedi questo
“Trofeo Insubrico”, in comune con i lombardi, che genera casini organizzativi
con le categorie sfasate (i lombardi hanno la over-35-45-55, i ticinesi la over
40-50-60) e con le tariffe di iscrizione decisamente diverse tra chi arriva da
un lato o dall’altro del confine.
(2) gli estensori del calendario lombardo hanno visto che
l’organizzazione della parte ticinese del trofeo 2016 era a cura della SCOM
Mendrisio, sodalizio che più vicino ai confini italiani non si può (prova ne
sono i tanti orientisti italiani tesserati per la SCOM), e quindi si sono
fidati a mettere in calendario la gara di Trofeo Lombardia senza nemmeno
controllare la carta geografica.
(3) è stata una decisione presa sulla base delle proprie
personali attitudini e convenzioni, senza pensare a tutta quella parte di popolo
orientistico lombardo che, magari, non abita a ridosso del confine e di
comperare il bollino autostradale svizzero per una unica comparsata annuale
oltre confine non ci pensa proprio.
Nonostante
tutto, però, due gare in Ticino negli ultimi tempi sono riuscito a farle. Si
tratta di due gare sprint, una nel paese di Dino e valida per il Trofeo
“Fra.G.Ori” organizzato dall’AGET Lugano, l’altra a Lugano Bré che assegnava i
titoli di Campione Ticinese: due località che sito proprio al confine della
raggiungibilità per chi, come me, non è munito di bollino autostradale svizzero
(ma, con l’aiuto dell’OK Bovec, l’impresa è stata resa molto più facile…).
La prima
impressione che ne ho ricavato è che, a meno che la Federazione Internazionale
non ci metta lo zampino, domenica 6
maggio 2018 sarò seduto in qualche posto con una connessione internet almeno
decente a gustarmi una signora finale di
Campionato Europeo Sprint. Quel giorno infatti in Ticino, dove non lo sa
ancora nessuno, si correrà la finale del Campionato Europeo di Orienteering;
sono sempre più fermamente convinto dopo aver visto le carte dei Mondiali degli
ultimi anni, quelli precedenti e successivi a Venezia che è stato un Vero Grande Evento, che ticinesi ed italiani
sappiano tracciare gare sprint come pochi altri. Sicuramente meglio degli
svedesi! Se agli ottuagenari dell’IOF piacciono le gare sprint che ci
concludono con 6 atleti al traguardo chiusi in 6 secondi… beh! Allora che
vadano a Oslo, Zurigo o Stoccolma a vedersi un meeting in pista della Diamond
League. Gara sprint significa “gara ultra veloce” e non “gara banale” che si
decide su una unica scelta di percorso in 15 minuti; e non significa nemmeno
che si deve concludere con un arrivo in volata spalla a spalla (che tale
diventa solo nella immaginazione degli orientisti e solo DOPO aver guardato la
classifica finale).
Almeno,
questo è il mio parere. E, come diceva il mio primo maestro di scacchi, “è il mio parere, e come tale lo difendo”.
Nei miei
sogni, nel 2018 potrei sentire la voce di Per Forsberg commentare un Europeo
Sprint dal Corso Bello di Mendrisio dove si erano disputati i KOM tanti anni
fa, o dallo Stadio Comunale di Bellinzona dopo che i concorrenti si sono
cimentati con i castelli che sovrastano la città. Ma il vero sogno sarebbe
quello di un arrivo indoor DENTRO l’impianto
hockeistico della Resega di Lugano… Poi, per carità, gli organizzatori
potrebbero benissimo decidere di farci scoprire un borgo nuovo, un nuovo
labirinto, o farci tornare in una area già nota e degna di ospitare un simile
evento ed il corollario di pubblico (Giubiasco?). Ma, per favore, cara IOF:
lascia lavorare e sbizzarrire i ticinesi come meglio credono! Ne guadagnerà lo
spettacolo, perché i ticinesi in queste cose ci sanno fare. Tu, cara IOF, no.
*** ***
Dino e Bré,
quindi. Due gare in poche ore con un concept
decisamente diverso. Fra.G.Ori rappresenta da tanti anni una sorta di palestra
agonistica per tutti coloro che vogliono rimanere a contatto con la cartina: le
gare non assegnano punti per questo o quel trofeo (a parte, appunto, il Fra.G.Ori
stesso) ma sono frequentate da una marea di appassionati – a Dino erano 206 – che si sfidano su percorsi gender parity (cara IOF… “gender parity”: ti fischiano un po’ le
orecchie?), disegnati talvolta da giovani AGETini che hanno appena completato
il corso tracciatori e si fanno le ossa supervisionati da atleti più esperti.
Serate frizzanti all’insegna dell’easy orienteering, con orari di partenza
liberi e griglia che prevede partenze ogni minuto, e poi lasciamo che siano gli
orientisti stessi a decidere chi sfida chi e che cosa c’è in palio! (ah! La
regolamentite…)
Io ad
esempio ero salito a Dino con l’unico obiettivo di “staccare” un po’… con un
orecchio sempre incollato al cellulare per captare eventuali notizie da casa. Al ritrovo con il gruppo misto OK
Bovec-OriComo con il quale avrei condiviso il ritorno (Metka, Kristian, Giada),
non avevo velleità di sorta se quello di sopravvivere decentemente allo
spostamento del mio tonnellaggio dalla partenza all’arrivo. Questo finché non
ho scoperto che, a fronte della scelta casuale degli orari di partenza (ognuno
fa la fila e sceglie dal mucchio l’orario di partenza che più aggrada), ci
siamo così trovati: Metka al minuto 1, Giada a quello 1+1, io a quello 1+2 e
Kristian a quello 1+3.
Assodato che
Kristian mi avrebbe “palàto” di parecchi minuti, dato più o meno per scontato –
e non me ne voglia Metka – che alla fine sarei riuscito a lasciare indietro la
piccola-bimba-dell’-Est non fosse altro per il fatto che si porta dietro, o
dovrei dire davanti?... il prossimo nascituro già da oltre 5 mesi (quel bambino
diventerà un campione di orienteering o un manichino da crash test), restava il
duello tra me e Giada. Io sarò anche un sostenitore della parità di genere, e
faccio battaglie per invitare chi parla di sport ad evitare l’uso dell’articolo
“la” davanti al nome o al cognome della atleta durante le cronache, ma se si
tratta di duellare non faccio sconti a nessuno\a ed esce anche tutto il mio
pregiudizio latente… quindi ho pensato che dall’alto dell’esperienza data dalle
mie “millecentordici” gare fatte in carriera non avrei impiegato troppo a
raggiungere una ragazza più giovane di me di 20 anni, più magra di me di 40
chili, più atletica di me anche nelle mie migliori condizioni storiche… ma che
di gare ne avrà fatte si e no una decina.
Tutto questo lo dico solo adesso… mai mi sarei permesso di scherzarci
sopra alla partenza. Perché infatti le cose sono andate ben diversamente.
Alla
partenza affronto i gradini in salita che mi portano alla lanterna svedese (che
in Ticino si chiama ancora così… altro che delayed start) come se fossi uno che
fa il parkour. Infatti ho già il fiatone! Mi butto a destra appena si apre il
cortile ed entro in una di quelle zone che tanto mi piacciono quando faccio una
gara sprint: anche se avrei bisogno di un ingrandimento 1:1000 della zona per
capire cosa devo fare per arrivare alla
lanterna 2, sento distintamente nel cervello la voce di George
A. Taylor, del 116° reggimento di fanteria che si fa sentire forte e chiara
nella mia testa a colpi di “porta via il
culo da qui!!!”. D’altra parte non ho mai visto una lanterna corrermi incontro… (PLab si, e
quella lanterna ce l’avevo in mano io, ma è un’altra storia).
Sulla salita
dalla 5 alla 6 comincio a capire che le mie velleità di raggiungere presto
Metka e Giada tali sono: velleitarie, appunto. Incrocio i loro passi mentre
vado alla 6 (e loro stanno andando alla 7), alla 7 (e loro vanno alla 8), alla
8 (e loro vanno alla 9). In realtà. sfruttando la mia innata abilità di
solutore di labirinti, le raggiungo alla 10 anche se per arrivarci faccio il
“giro del fullo”. E’ tale la mia
autostima che non mi rendo neppure conto che per andare alla undici
attraverso la strada cantonale, quella disegnata in viola sulla carta.
SGRUNT!!! Di questo me ne accorgerò solo nella analisi post gara con Kristian,
quando ormai le classifiche sono pubblicate persino sul sito solv.ch…
Dalla 11 in
poi, su un tipo di terreno che è l’unico reso possibile da questa mappa, non ne azzecco una! Tratta 11-12:
parto in direzione nord con dietro Giada e Metka, poi mi fermo perché scambio
la curva di livello principale che taglia perpendicolarmente la strada per un
recinto non attraversabile (voce di Giada dopo la gara: “ma ti pare che mettono un recinto che interrompe la strada?!?!?”). Tratta
12-13: vado verso nord per lo stesso identico motivo! Tratta 13-14:
ad est anziché ad ovest. Nel frattempo Giada scompare alla mia vista e, sui
rari incroci, il cronometro dice che si è ripresa con gli interessi il minuto
di vantaggio che aveva in partenza. L’ultimo sfondone è sulla tratta 17-18,
che va ovviamente fatta in senso antiorario. Io invece vado verso nord-ovest
perché mi convinco che, in zona “18”, sotto al numero “3” e al numero “2” non
ci si passa… Dopo tutti questi obbrobri, e considerato che sarei da
squalificare per il taglio tra la 10 e la 11, il risultato del confronto tra
Giada e me è da rimandare ad una prossima (se mai ci sarà) occasione.
A distanza
di poche ore si torna a Lugano, precisamente a Lugano Brè dove “A Brè ci si va solo se c’è un perché”
(come dice Lidia). Sono iscritto nella categoria dei “tori” (HAL) ma solo
perché la gara è sprint… e non essendo di passaporto elvetico sono messo
davanti nella griglia di partenza insieme a Stefano Brambilla, Cesare Mattiroli
e il solito Kristian: l’unico che non mi
passerà sulle orecchie è Sbrambi, ma solo perché parte davanti a me! Il
nucleo di Bré è bello bellissimo per farci una sprint, e Pier Brazzola è
proprio il tracciatore ideale per far prendere qualche soddisfazione anche agli
impiegati panzottelli come me... se non fosse che è proprio piccolo piccolo!
Pier quindi è costretto a farci partire in alto in una zona di bosco che,
nonostante la mia insipienza tecnica, riesco a domare con una certa
soddisfazione grazie alla scala 1:4.000 che mi piace tanto: di fatto sono un
bradipo addormentato, ma qualche volta mi
capita di essere preciso e dritto sul punto.
Tra la 5 e
la 6 mi passa sulle orecchie Cesare, che se è in nazionale non lo è certo per
futili motivi. Arrivo bene fino alla 7, ma per andare alla 8 metto insieme un
tempo che al vincitore basterebbe per fare metà percorso: la discesa ripida,
come la salita (anche non ripida), non è proprio il mio pane; se in sovrappiù
c’è anche il rischio che qualche rovo avviluppato attorno ai piedi mi faccia
passare in un nanosecondo da “discesista
cauto” a “caduta masso”, mi tiro indietro subito (i miei occhi stanno a più
di due metri dal prossimo punto nel quale dovrei posare il piede, ed è una
distanza che mi mette abbastanza paura). Vedo passare il grande Manuel Asmus e
mi fisso pure di cercare di seguirlo da lontano: così facendo vado dalla 8 alla
10… perché nel tempo che io giro attorno alla collinetta della 8 e punzono, lui
ha fatto la 9 e non l’ho visto!!! Ultimo loop e poi tempo di andare a sfidare Pier Brazzola nella
parte figosa del percorso, il nucleo di Bre: qui si che c’è da divertirsi come
un matto! (peccato che sia così PICCOLO!!!). Finale tutto da correre per
arrivare nella bella arena di gara, e sprint finale tirato a tutta con Reto
Depedrini che mi sente arrivare alle spalle (aveva un paio di metri di
vantaggio alla 100) e sprinta forte incitato dai suoi compagni di squadra dell’O-92:
arriviamo contemporaneamente sul traguardo, e finisce a pacche sulle spalle,
come è giusto e bello che sia.
Poi arriva il momento di riprendere la strada di casa, non prima di aver fatto rilevare che se gli svizzeri imparassero ad appendere al contrario la classifica della HAL, io sarei sempre campione ticinese. Ah! Ma appena divento presidente IOF, le classifiche le faccio appendere come voglio io… e come Presidente IOF imporrò che le gare di Trofeo Lombardia oltre confine si facciano in località più vicine!!!
2 Comments:
O ... ma le avete viste le riprese televisive dei WOC di Strömstadt? Direi fenomenali! OK, OK, nel tiro al piattello portiamo a casa 4 medaglie, ma chissenefrega. Bravi noi a scegliere questo Sport. Lo so che non c'entra nulla con il post, ma chissenefrega:
a proposito di regolamentite... non esiste nessunissimo corso tracciatori in Ticino, e nemmeno un corso controllori e tantomeno un corso organizzatori...
Cosa che peraltro semplifica leggermente la scelta di chi traccia le gare.
Un po' meno per quanto riguarda la scelta del controllore, che sostanzialmente diventa colui che tiene l'ipotetico corso tracciatori al tracciatore che controlla.
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