Una cosina semplice semplice...
Dopo le svariate
tirate di orecchie che mi sono arrivate per via dei commenti pre-gara di
Lodrino nel mio post precedente, è tempo di tornare a parlare bene delle gare
lombarde (a quanto pare, in tutti questi anni di blog io avrei parlato bene
solo delle gare trentine o di quelle organizzate dall’Erebus… non mi pare
proprio, ma lasciamo perdere). Certo: per parlare bene di una gara lombarda,
bisognerebbe innanzitutto avere sotto mano una gara lombarda… E infatti eccola
qua! Promozionale a Muggiò organizzata dalla Punto Nord Monza.
Quando si
parla di gare promozionali, talvolta si pensa ad eventi trascurabili, dedicati ai soli neofiti dell’orienteering che
magari abitano nei paraggi ed hanno deciso, complice il bel tempo, di andare a
passare una domenica mattina diversa dal solito; gente che vedremo una volta e
basta, fino alla prossima gara nella stessa località (perché se poi si propone
loro di andare a fare la prossima gara a Lodrino… mannaggia a me perché non sto mai zitto?!?!?). In un
evento di questo tipo, sarebbe molto facile per gli organizzatori concedersi un
po’ di agio, di tranquillità, di facilità nel mettere insieme tutti i tasselli
che alla fine compongono l’evento orientistico. Attenzione! Non sto accennando
in alcun modo ad una voluta dose di trascuratezza o di sciatteria o banalmente
di disinteresse nel proporre la gara (il ritrovo, i percorsi, l’ambientazione…). Semplicemente, i più esperti possono ritenere ex ante che ad una gara
promozionale la qualità della carta di gara può anche non essere quella del
Mondiale (e menomale!!! Difficile fare peggio!), che il rilievo della mappa può
prestarsi a qualche piccola lacuna (… e se penso sempre al Mondiale…), che i
percorsi potrebbero non essere così succulenti o a prova di bomba.
Bene. Per il
mio modestissimo parere la gara di Muggiò valeva tranquillamente una gara di
Trofeo Lombardia, ed è almeno già la seconda volta quest’anno che una gara promozionale
lombarda fa tornare a casa veramente contento l’orientista che è in me! (a
giudicare dalla mole che mi porto appresso, dovrei dire “tutti gli orientisti che sono in me”). A Muggiò, promitionalibus promotionandis,
troviamo l’aggiunta di tutta una serie di benefits che l’avrebbero resa molto
appetibile a tanti altri orientisti, sicuramente a molti più di coloro che
hanno costituito la sparuta presenza che è andata a correre nella caldazza
della Brianza: ritrovo facile da raggiungere, partenza vicina, orario di
partenza libero, nessun problema se Tizio si mette in coda in partenza proprio
dietro a Caio per sfruttare l’”effetto
treno”… tutto organizzato in modo molto famigliare, molto amichevole ed
easy, tra amici che si salutano, avversari di categoria che si sfidano senza
andare troppo per il sottile ma sempre in modo sportivissimo, classifiche che
escono quasi in tempo reale e torte di compleanno che compaiono all’improvviso
a complemento del ristoro. Non ci siete venuti? Peggio per voi!
In tutto
questo non posso dimenticare che la maggior parte del lavoro l’ha fatta il
tracciatore, Luca Pompele; non so quale nume tutelare sia sceso dal cielo a
dargli ispirazione per i percorsi, se Daniel Hubmann, o Ruslan Gritsan
(potrebbe…, visto che Luca è un fortissimo biker), o quell’impiegato
panzottello che alle prese con una cartina ancora priva di cerchietti si chiede
sempre “ma a questi che vengono a correre…
dove mai potrebbe risultare piacevole essere scaraventati lungo il percorso?”.
Ripensando al percorso di Muggiò e ad una intervista che gli feci nel 2012 per il Nuovo Lanternino, secondo
me Luca potrebbe benissimo essere stato ispirato dal suo idolo Derrick Rose, l’allora
playmaker dei Chicago Bulls; come Rose, anche Luca si è buttato sul disegno del
percorso senza paura, senza tirarsi indietro, con il cuore e con la grinta.
Io non sono
un tracciatore, non ho titoli orientistici per entrare in qualsivoglia rango federale,
non sono nemmeno forte… ma nemmeno un cicinìno! Infatti anche a Muggiò, nella caldazza umida dei 33 gradi di questo
settembre (temperatura percepita: altoforno siderurgico), ho trascinato i piedi
da una lanterna all’altra ad una velocità tale da far sembrare Usain Bolt
persino una lumaca schiacciata da un Tir. Non ho vinto nulla, non succede mai, ed
al mio passaggio sui marciapiedi le persone non si sono dovute scansare di
colpo per paura di essere investite: anzi un ragazzo delle medie che mi ha
visto da lontano lungo la tratta 8-9 deve aver
fatto in tempo a diplomarsi prima che ci incrociassimo! Nonostante questo,
obiettività vuole che io dica che il percorso mi è davvero piaciuto, che mi è
piaciuta la partenza in modalità labirinto (punti 2-3-4) e l’idea di
attraversare il parchetto storico fin dalle prime battute. Mi sono divertito
all’idea che nel loop dalla 11 alla 16 ci fosse il margine anche per un vecchio
asfittico come me per limare ai giovincelli qualche metro andando a tagliare in
mezzo alla vegetazione (fatto!); ed infine mi sono divertito all’idea che nella
tratta 17-18 fosse più vantaggioso
affrontare il Mont Ventoux (definition by Paolo Bocchiola), ovvero il
ponticello a zig zag sopra il Villoresi, la zona del porticato ed il campo da
calcio anziché finire evaporato e disidratato facendo il giro lungo su strada.
Credo che nessuno sia uscito indenne dal percorso
senza un errore, una sbavatura, una incertezza che si riflette nel tempo finale
di gara (e nell’esito di qualche sfida incrociata al calore bianco). E questo
senza trucchi e senza inganni, solo con 19 cerchietti messi giù sulla mappa con
passione. Tanto mi basta.
1 Comments:
... casomai 16-17
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