O-MMAMMAMMAMMAMARATHON 2024
Il web non dimentica nulla. Nemmeno i commenti. Oggi, mentre andavo a vedere se sul blog di Dario Pedrotti era già stato pubblicato qualcosa sulla gara di Millegrobbe 2024, il suo link a “Tre post a caso” mi ha portato alla O-Marathon 2018. Dove, tra i commenti, si legge questo:
Sono passati 6 anni da quando scrissi quel commento, e non mi sembra cambiato nulla, salvo il fatto che sono diventato più vecchio, più bolso, più grasso, più permaloso. A Millegrobbe è stata corsa di nuovo la O-Marathon degli Altipiani 2024. E, come alla prima edizione o sei anni fa o dieci anni fa o l’anno scorso, mi sono ritrovato al via nella categoria Elite. Io che di Elite ho solo l’appetito a tavola. E, come ogni volta, sono arrivato al traguardo ampiamente (abbastanza ampiamente) entro il tempo massimo dopo aver passato una giornata di “teambuilding” con Marco tra i boschi di Millegrobbe a cercare lanterne, fare scelte di percorso, chiacchierare di tutto e di tutti (soprattutto di tutte quelle e tutti quelli che vedevamo passare).
Chi ci ha visto in gara avrà potuto ascoltare, se avesse
prestato attenzione a me e non al percorso, il commento “in stile Stegal” come
se ci fossimo trovati tutti in una enorme arena di gara, con i droni che
volteggiavano sulle nostre teste a seguire ora l’uno ora l’altra. E chi ci ha
visto al traguardo, i pochi rimasti diciamo, avrà notato che a dispetto della
distanza e del dislivello il sottoscritto non era moribondo.
Quante volte ho sentito dire “mi piacerebbe provare una volta nella vita l’Elite alla O-Marathon”? Tante volte. Io sono la dimostrazione che SI PUO’ FARE (cit.). Basta volerlo, basta essere pronti a soffrire un po’ più della solita distanza, basta non volersi ostinare a cercare il proprio nome in cima alla classifica, perché quella cima è fatta per i vari Dallavalle (chapeau!), Amadesi, Franco e compagnia.
Marco, eravamo forse nella quarta ora di gara, ha detto
qualcosa sul modo in cui noi interpretiamo l’”avventura lunga un giorno”
pensata da Luigi Girardi, realizzata da Roberto Sartori e dal Gronlait e tenuta
in vita dal team di Fabrizio Boneccher (che se a posare mette Tait, Acler e Dal
Follo… ok allora puoi coprire anche mezzo Trentino!). La frase di Marco è stata
“ci sono due momenti all’anno nei quali il team Quelli del ’67 scende in campo
con l’idea di godersi una avventura: il MOO e la O-Marathon!!!”.
Poi, chiaramente, ci sono i momenti di difficoltà come in
ogni O-Marathon. C’è l’uscita dalla 10 o dalla 13 che mette un po’ paura anche
se sono poche curve di livello. C’è la salita alla 7 lungo la linea di massima
pendenza che “speriamo di arrivarci al primo colpo”. La tratta 24-25 che
questa volta è andata via liscia come l’olio anche se Marco ha voluto
affrontarla sulla linea di massima pendenza salvo poi “eh… potevamo anche
farla di traverso”. Giusto in tempo per la vera grande difficoltà: la
salita alla 30, che sono sempre poche curve ma lì la forza di volontà ed i
cinque secondi di Zanardi hanno dovuto venirmi in aiuto. Ed il loop 31-34, in
uno dei boschi più belli dell’universo.
Marco è stato davanti per il … diciamo il 99% del tempo, io gli
sono rimasto accanto il 50% del tempo (stima per eccesso). Però il mondo deve
sapere che 11 14 18 26 36 40 ce l’ho portato io! (si, è sempre la stessa
lanterna). Anche alla 15 dai… e poi alla 20, che quando abbiamo visto la tratta
ci siamo un po’ messi a ridere.
Ecco. Risate, chiacchiere, ricordi (non solo orientistici) e
commenti su tutto e tutti. E tanta pazienza da parte del team Gronlait, che ci
ha aspettato (ma eravamo nel tempo massimo!) e ci ha mandato incontro Samuele
Tait per vedere se eravamo ancora vivi, e Samuele ha cercato di gabbarci con la
scusa che era in giro a cercare un bambino che si era perso (salvo poi seguirci
ed entrare nel circolo dei commenti per tutta l’ultima parte di gara) “scusate
eh… ma mentre voi (Marco e Samuele n.d.r.) parlate, io mi porto avanti col
lavoro!”.
Ma che bella O-Marathon è stata!!!!
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