“Se sarò ancora in piedi…” – parte 9: dagli EOC al ritiro di Elena Roos
Cronache di una stagione che diventa catodica
EOC. Esegui O
Cancella. Quante volte ci siamo trovati davanti ad un popup, una istruzione
video, uno schermo con una opzione del genere? Io tante volte. Dal mese di
Ottobre 2023, 12 volte in più.
12 volte, tante quante
sono sceso in campo in una settimana di passione (orientistica), di passione
(nel senso di innamoramento) di passione (nel senso di sofferenza). 12 volte,
spesso con trasformismi degni di Stanislao Moulinsky. Corridore, speaker,
pre-runner, autista, Enforcer, spalla di Forsberg, telecronista, DeeJay,
diplomatico…
Volevo buttarmi a capofitto nell’avventura dei Campionati Europei di Corsa di Orientamento? Credo di esserci riuscito. A volte, anche troppo.
Ri-cominciamo.
Sabato. Ambientamento.
Presa di contatto con il “villaggio olimpico” di Peschiera del Garda. Nemmeno
il tempo di fare un giretto sulla carta di training di Peschiera ed assistere
ai primi scontri tra atleti e passanti, che le mie qualità di relatore e
speaker vengono subito valorizzate.
Domenica. Prima gara.
E’ a tutti gli effetti un prequel. Si va a Marcesina Malcesine anche per verificare che
la parte organizzativa dell’EOC Tour sia a posto. Quello di Marcesina Malcesine sarà, a
mio parere, il più bel percorso di tutto l’EOC Tour, gare degli Europei
comprese!
Ogni tanto bisogna andare a fare delle nuove fotocopie delle carte di gara, perché i concorrenti che si sono iscritti all'ultimo momento esondano le stime che erano state fatte, ma alla cartoleria troviamo un addetto tranquillo e sornione e tutto quanto viene gestito in modo spedito ed efficace
Purtroppo, nulla può contro l’apocalisse stradale che si abbatte sull’EOC Team il pomeriggio di domenica. Due ore e mezza per tornare da Malcesine a Peschiera, con soste a Lazise e Torri del Benaco per verificare sul campo la location delle due gare successive.
Lunedì. Torri del
Benaco. Mi tocca fare due volte avanti e indietro da Peschiera per recuperare
gente dispersa (finora non mi è arrivata nessuna multa!).
Dopo la gara di scatena la cerimonia di inaugurazione, nella quale sfilo come rappresentante della Danimarca che non ha mandato nessuno a tenere la bandiera. Passo bene per un danese?
Tutti leoni e leonesse la sera, ma poi il mattino dopo mi lasciano da solo a colazione alle 5.30 del mattino. Oddio… da solo proprio no… UNO C’E’! “Colazione da Thierry”.
Martedì a Lazise va tutto bene, l’EOC Tour prosegue come una autentica kermesse. All’orizzonte si profilano le prime nuvole: è l’EOC in arrivo.
La sera prima della prima ci si ritrova tutti fino a tardi per fare il punto della situazione. A me viene confermato che sarò speaker accanto a Forsberg, ma che ALLA QUALIFICAZIONE A BORGO VENEZIA (limitrofo a Verona) non ci sarà l’impianto per il commento
Mercoledì mattina, per
prima cosa dico a Forsberg che non ci sarà bisogno di fare commenti live alla
gara di qualificazione. Lui dice “ok”. Lo guido fino al campo gara (fino
all’ultimo giorno sarò il suo autista) e quando scende dalla macchina vedo che
si avvicina al team di organizzatori e dice “dov’è il mio impianto di
commento?”. E glielo installano sul posto.
L’impianto di commento ha un solo microfono. Io non sono previsto. Di conseguenza mi hanno già trovato un ruolo alternativo: dovrò mettermi all’incrocio dove arriva la strada che atlete ed atleti percorreranno per una cinquantina di metri dopo il via, e bloccare qualunque traffico veicolare, motociclistico, ciclistico, pedonale, passegginifico e carrozzinabile. Un compito per il quale, in un paese dove vige da sempre il “E qui comando iooooo… e questa è casa miaaaaa…” servono doti diplomatiche e relazionali, sempre trattare le persone con il sorriso sulle labbra, accondiscendere, essere assertivi, stemperare subito ogni possibile fonte di tensione…
IO SONO QUELLO IN VERDE !
Come sempre, fatte
cento le persone che hanno cercato di passare, ottanta non hanno fatto una
piega e hanno deviato, dieci si sono mostrate interessate, otto hanno
bofonchiato in modo più o meno aggressivo e uno si è lamentato perché doveva
andare in auto a 50 metri a comperare il pane. L’ultimo è quello che ha detto
“Mi obblighi a fare in auto una strada nuova che non conosco. Se faccio un
incidente e muoio, ti denuncio”. A quel punto ho fatto quello che una qualunque
persona dotata di tatto e buon senso avrebbe fatto. Ho infilato la testa nel
finestrino e gli ho detto “Hai ragione. Sono d’accordo con te. La tua proposta
mi fa bene. Facciamo le cose come hai detto tu!… nello stesso ordine in cui lo
hai detto tu!!! PRIMA muori E POI mi denunci!!!!! VA BENE?!?!? MUORI!!!!
ADESSO!!!!”.
Il tutto sotto lo
sguardo del Senior Event qualcosa Advisor. Che a fine gara mi ha preso da parte
e mi ha detto “A Soave posso affidare a te il compito di bloccare le strade?”.
Vedremo.
Il pomeriggio a Verona
va in scena la prima gara dell’Europeo. Quella del grande errore di Tove alla
100. Quella disputata in mezzo ad una marea di turisti che si scansano
all’improvviso o saltano da tutte le parti quando dietro l’angolo sbucano i
concorrenti correndo a 25 all’ora. Quella di “cavallo pazzo”, un balordo che
per due volte elude la security e riesce ad infilarsi sul corridoio di arrivo
mentre arrivano i concorrenti.
Per salire all’altezza
del campo gara, si prende una bidonvia. Che a vederla fa già un certo effetto.
A prenderla l’effetto è ancora più forte. A viaggiarci sopra sempre di più.
La gara non è difficile, ma per uno ormai abituato alla bassa quota l’aria rarefatta fa lo stesso effetto di tre round con il migliore (o peggiore?) Mike Tyson. Finisco la gara che nonne ho veramente più. Ma diamo pure la colpa all’ennesima alzataccia
Giovedì sera ho la conferma della notizia che girava da qualche tempo ma che non era mai stata ufficializzata: alla sprint relay di Soave non sarò al commento con Forsberg ma posizionato leggermente più in alto, nello studio televisivo di TeleChiara (gruppo Videomedia) che trasmetterà in diretta tutta la fase preliminare della sprint relay e tutta la gara. E’ una prima assoluta per l’Italia. L’idea è che gli orientisti italiani, ed anche i semplici passanti, possano assistere dal vivo alla gara e seguirla sugli schermi televisivi dei locali di Soave o sullo smartphone con il commento in italiano. Io accolgo la notizia con il mio consueto aplomb: me la faccio sotto e non ci dormo la notte.
Essendo una prima
italiana, è una prima per me ma è anche una prima per tutti. Di conseguenza
vengo lasciato a gestire con i responsabili della televisione tutti i dettagli
della trasmissione, dai più rilevanti a quelli trascurabili. Le mie due sole
domande sono: “Ci sono stacchi pubblicitari durante la diretta?” No. “E se uno
deve andare in bagno?” Ehhhh… Per fortuna, mia e di tutti e di tutto l’orienteering
mondiale, il team di TeleChiara è fatto di professionisti fatti e finiti, che
di trasmissioni in diretta ne hanno fatte a centinaia se non migliaia e che se
ne fanno un baffo di due ore e mezza di diretta. Il team leader, il commentatore
che affiancherò per la parte tecnica (credici!) è Jonnhy Lazzarotto che ha
lavorato per la RAI, per SKY, per Eurosport, per SportItalia, ha fatto due
olimpiadi estive e tre olimpiadi invernali e quindi sono in una botte di ferro.
Io. Lui un po’ meno.
Però in qualche modo di veniamo incontro. Lui tiene il pallino in mano durante la parte iniziale della diretta, prima della partenza, quando di fatto introduciamo all’orienteering “la casalinga di Vicenza” (parole sue) ed io poi cerco di non sommergerlo di parole durante la gara, in modo che la cronaca sia una sorta di lungo dialogo tra noi. Oltre ai riscontri tra il divertito e l’entusiasta delle amiche e degli amici che hanno seguito la diretta (troppo buoni!), otteniamo un effetto inatteso: poiché la diretta streaming su TeleChiara è gratis, mentre in alcune nazioni estere va in onda a pagamento, chi capisce un po’ di italiano (non c’è di che amiche ed amici svizzeri) si collega con noi e quindi in alcuni forum va in onda uno strano dibattito con commenti del tipo “Forsberg sta dicendo questo, ma sulla televisione italiana stanno dicendo quest’altro”.
Probabilmente in
ognuna di queste situazioni Forsberg aveva ragione ed io torto, ma a mio
credito c’è il fatto che io il percorso (come sempre del resto) l’ho provato 😊
Un ultimo commento, a fine gara, mi fa particolarmente sorridere. Qualcuno mi dice che non è stato bello, per la platea locale, ascoltare un intero commento in inglese dall’arena speaker. Ma è la stessa persona che al termine del mondiale sprint di Venezia si era lamentata con me per i miei inserimenti in italiano.
La sera, a cena, mi
godo un po’ di popolarità. Un paio di svizzeri mi chiedono come mai non hanno
sentito la mia voce durante la gara (quindi la sentite!?!) ed io rispondo che
ero in diretta non stop sulla televisione italiana. In particolare, ad uno di loro,
dico “se ti capitasse di ascoltare quella diretta, mi sentiresti dire che tu
sei stato l’anello debole del quartetto svizzero… mi spiace”. Per fortuna
Matthias Kyburz è un bravo ragazzo e fa finta di niente: lo sa da solo di non
aver performato al meglio.
Dopo la giornata tutta
emozione e testosterone di Soave, sabato è il turno dell’ultima gara dell’EOC
Tour. Si va ad Alonte ed è una giornata molto particolare: passare dal
trambusto della diretta e degli Europei che assegnano una medaglia ad una gara con
qualche decina di persone mi fa sentire in pace ed armonia con la carta e con l’ambiente,
ed il percorso tra i vigneti mi sembra persino più bello di quello che ha dato il
titolo alla Svezia
Domenica. Gran finale. Si comincia all’alba a Creazzo, dove è prevista la gara di qualificazione alla KO-sprint. Anche in questo caso non è previsto il commento live (anche perché non c’è nessuno a vedere la gara), anche questa volta la postazione di commento viene predisposta in fretta e furia per il solo Forsberg. Io all’inizio sono uno dei tanti pre-runner della gara, e becco il momento nel quale uno dei punti di controllo viene spostato (poi verrà proprio sottratto) da chi fa sempre del “e qui comando io, e questa è casa mia” la sua filosofia di vita. Dato che non è previsto un mio contributo al commento, vesto nuovamente i panni dell’Enforcer, ma mi viene dato il compito di presidiare un passaggio vietato ai concorrenti. Devo prendere nota dei numeri di pettorale e riferire, se mai capitasse che… ma nessun problema: non capita.
Per il pomeriggio è
prevista una nuova diretta su TVA, ma io ormai mi considero un cronista
navigato. Sul tetto dello studio predisposto da TVA accompagno Barbara Todesco,
anche lei come Jonnhy Lazzarotto giornalista esperta che si occupa di cronaca e
sport. Comincio il pomeriggio nella postazione con Forsberg, perché TVA non
trasmette i quarti di finale, ma dalle semifinali in poi (8 gare in tutto)
Barbara ed io ci passiamo la palla cercando di essere spigliati e intriganti il
giusto affinché gli spettatori casuali e “le casalinghe di Vicenza” restino
agganciate nella rete della gara.
Tra le frasi che ricordo di aver pronunciato, una soprattutto sarà oggetto di molti commenti (in particolare da oltre Brogeda) “Stanno portando Kyburz al traguardo in poltrona!” “Kyburz è sul divano che guarda la gara degli altri ed aspetta il momento giusto per accendere il motore”. E di aver fatto molto tifo per Elena Roos.
Una giornata fantastica, che darà il via ad alcuni sviluppi del tutto inaspettati.
2 Comments:
me la ricordavo proprio tanto diversa la carta di MARCESINA, sarà l'età...
Senza nulla togliere a Malcesine ma con Marcesina non c'è storia!
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