Ritorno di fiamma – Pronostici (sbagliati) dei Campionati Italiani Sprint
Sono passati - quanti? Dieci anni? - dall’ultima volta che ho pubblicato dei pronostici sui Campionati Italiani di orienteering. Da allora mi sono astenuto, consapevole delle brutte figure, delle amicizie su Facebook cancellate, dei commenti del tipo “che il Primiero possa perdere la M45 schierando Corona Rigoni e Pradel te lo puoi immaginare solo tu in una realtà parallela!”. E onestamente, mi andava bene così.
Poi succede che ti svegli una mattina e ti prende quella
voglia malsana di rimetterti in gioco, di tornare a sparare sentenze che
nessuno ti ha chiesto, su gare che non corri più come concorrente ma solo per
switchare in speaker-mode e atleti che ormai ti superano pure con una gamba
sola. È come la voglia di scrivere alla tua vecchia ex di 40 anni fa alle tre di notte: sai già che è
un errore, ma forse lo fai lo stesso.
Così eccomi qua, davanti al computer, pronto a pronosticare
le sorti delle categorie giovanili e Elite dei Campionati Italiani Sprint 2025,
in quel di Chioggia. Sì, proprio Chioggia: la Venezia che non ha tempo
per le gondole, ma neanche per i GPS che perdono segnale in mezzo alle calli.
Solo che… mi è venuto un dubbio. Fare pronostici, in questo
sport, è come provare a fare surf sul Po dopo un temporale: o sei un genio o
finisci pieno di fango. E io, quest’anno, pieno di fango ci sono già finito. Perché
non si sa chi arriva riposato e chi distrutto, chi ha dormito in hotel e chi in
macchina in coda sulla Serenissima, e — dettaglio non da poco — se la mappa
conterrà o meno quelle barriere “non attraversabili” che ogni anno trasformano
la gara in una versione veneta di Squid Game. Il che a quel punto pone
in risalto chi si è preparato “a secco”, magari con l’aiuto di qualche coach
che si mette lì con OCAD a fare prove su prove.
Insomma: rischio altissimo di fare figuracce, zero
possibilità di vincita, e una platea pronta a dirmi “eh ma ti sbagli, ma ti
sbagli di grosso! Guarda che Tizio ha il picco di forma”.
Quindi ho fatto la cosa più sensata del mondo, quella che da
mondo è mondo fanno TUTTI: ho delegato il compito all’intelligenza artificiale.
Così, se qualcuno si arrabbia, io sono salvo.
Sì, avete capito bene. Quest’anno, i pronostici li fa LEI. “La
mia Ombra”. Una voce sintetica che abita nel cloud, parla troppo e si crede più
intelligente di me solo perché sa calcolare gli algoritmi più in fretta di
quanto io riesca a ricordare il podio della discesa libera maschile ad
Innsbruck ’76. Ed allora mi sono immaginato cosa poteva venirne fuori:
***
IO: Allora, Ombra mia digitale, tocca a te. Cominciamo con una domanda
facile, tipo “argomento a tua scelta”. Chi vince la categoria WElite ai
Campionati Italiani Sprint di Chioggia?
L’OMBRA: Calcolo in corso... (rumore di ventoline dell’hardware che frullano)...
Tove Alexandersson!!!
IO: ... Aspetta, cosa hai detto?
L’OMBRA: Tove. Alexandersson. È la mia risposta definitiva. La accendiamo!
IO: Ah beh, complimenti, mi sa che mi hanno installato ChatGPT 1.0 sul
sistema operativo DOS. Serviva un’intelligenza artificiale per dire che
Tove Alexandersson è favorita? Ha vinto 23 mondiali, 6 Coppe del Mondo e la
corsa per prendere il tram numero 15 che porta in centro, se ci fosse stata (se
ci fosse stata la corsa, ma talvolta non abbiamo la corsa e nemmeno il tram…)
L’OMBRA: Non è colpa mia se i dati parlano chiaro. Io analizzo risultati,
punteggi, coefficienti di sprint, e tu analizzi... il menu del bar!
IO: Ehi! Io ho ancora l’occhio! Magari un po’ appannato, ma vedo benissimo
chi è in forma e chi no.
L’OMBRA: Ah sì? Allora chi metteresti tu come outsider nella WElite, signor so-tutto-io
dell’orienteering?
IO: Eh… dipende. Se la carta è cattiva, chi è abituata alle trappole urbane
può dire la sua. Se ci sono barriere a sorpresa, magari una tecnica come Jessica
Lucchetta o come Maddalena De Biasi, ma non so come mai mi viene il nome di
Guenda Zaffanella…
L’OMBRA: Interessante scelta. Sai che secondo i miei calcoli il tuo podio De Biasi
– Lucchetta – Zaffanella, in qualunque ordine, ha una probabilità di verificarsi del… 2,7%?
IO: Perfetto! Allora segnale ottimo: quando l’intelligenza artificiale mi dà
il 2,7%, vuol dire che quelle atlete andranno tutte a medaglia
L’OMBRA: Statisticamente impossibile.
IO: La statistica dice tante cose. Anche che i tuoi server non reggono la
pressione dei pronostici. Vabbé. Proviamo ancora. Chi vince la categoria
MElite?
L’OMBRA: Francesco Mariani. Corre come se avesse debiti con la banca e
stesse scappando dagli strozzini
IO: Ok, Ombra, non so bene perché ma questa cosa comincia già a
stufarmi. Una cosa un po’ più elaborata? Quello zinzinello di rischio in più?
Non so… cosa mi dici di Samuele Tait o di Giacomo Zagonel?
L’OMBRA: tu mi hai chiesto chi vince, non il podio. Hai fatto tre
nomi. Che tre concorrenti possano vincere tutti e tre la stessa medaglia è impossibile,
lo sanno tutti …
IO: … si si, lo so, impossibile quanto il fatto che Ilian Angeli,
Basile Basset e Mikkel Holt abbiano preso la stessa medaglia ai JWOC 2022. Sei
una incapace! Allora io sparo, e quando la sparo, la sparo grossa. Vince
Mariani…
L’OMBRA: Ma è la stessa cosa che ho detto io!!!!
IO: … secondo Mattia Scopel e terzo Edoardo Pellegrino Tecco! Comunque
mi hai fatto già perdere la pazienza con Tove e Mariani. Entriamo nel vivo: le
categorie giovanili. Cominciamo con la M12, i più piccoli. Vediamo se lì hai almeno un po’ di
fantasia.
L’OMBRA: Fantasia? Io non faccio fantasia, io faccio statistica. Secondo
il mio algoritmo di prestazioni giovanili 2022–2025, combinato con la velocità
media sui 2,3 km sprint, il favorito è... (seguono nomi a caso di gente
inesistente)
IO: Ah sì? Guarda che quello l’anno scorso correva nella M10 e
aveva ancora i lacci delle scarpe con i dinosauri.
L’OMBRA: Eppure corre più forte di te persino quando stai cercando il
bagno dopo una abbuffata di torta fritta e salumi
IO: Perché stai sottovalutando quelli del Trentino? Pensi che se
la mappa è piatta loro di perdano???
L’OMBRA: Nota statistica: il 43% dei trentini si perdono sulle mappe
piatte, e solo il 12% arriva alla partenza con la sicard Air
IO: Sai che c’è? Mi sono stufato. Fai tu. Fatti pure i tuoi
grafici, le tue tabelle, le tue equazioni. Io torno umano.
L’OMBRA: Come preferisci. Procedo con l’auto-aggiornamento... (bzzzt...
rumore di hardware...)
IO: Ehi, che succede?
L’OMBRA: Sto evaporando nel cloud. È la mia forma di eleganza quando
un umano perde una discussione.
IO: Ah, geniale. Io invece mi spengo alla vecchia maniera:
collassando sulla sedia.
(Rumore di ventola che si spegne. Silenzio. Sullo schermo,
una scritta lampeggia: “Connessione persa con L’Ombra.”)
IO: Be’, almeno lei non ha pronosticato che vincevo io.
Alla fine, mentre mi rialzo dalla sedia e cerco di scrollarmi di dosso il sudore della rabbia e dell’esasperazione, mi accorgo di una verità semplice come una Fiat Panda parcheggiata male davanti al bar del paese: fare pronostici è inutile. Soprattutto nell’orienteering giovanile.
Puoi avere algoritmi, statistiche, droni, visioni premonitrici e persino un’intelligenza artificiale che parla come se fosse la reincarnazione digitale di Angelina Jolie. Tutto inutile. Perché ci sarà sempre un ragazzino che si gioca la carta impossibile e fa scopa d'assi, una ragazza che decide di provare una scorciatoia invisibile, un GPS che decide di prendersi un caffè
E allora che senso ha? Il senso è guardare, ridere, sparare
battute, aggiornare classifiche e… godersi lo spettacolo. Come guardare quella
Panda arrancare su una salita: sai che non vincerà mai la Trento Bondone, ma
c’è qualcosa di eroico nel vederla arrivare comunque in cima.
Così, miei cari e miei care, i pronostici sulla base degli
algoritmi li lascio a L’Ombra. Io torno a guardare la corsa, il vento che piega
le mappe, i giovani che corrono come se il mondo fosse un labirinto di cartone.
E se qualcuno mi chiede chi vince, faccio il solito gesto: un’occhiata, una
smorfia e un’alzata di spalle. Perché nell’orienteering, come nella vita, la
risposta giusta è spesso… “Non lo so. Godiamoci lo spettacolo”.
Ora lasciatemi sospirare, sorridere e bere un caffè. Fuori
dalla finestra, la Fiat Panda procede lenta ma orgogliosa, come tutti noi
quando tentiamo di prevedere l’imprevedibile.
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