Stegal67 Blog

Tuesday, July 31, 2007

Parlare di “Oringen in tono minore” sarebbe come se, per uno che è cresciuto a Tavon, andare a vedere il Duomo di Milano e dire che San Pietro a Roma è più grande... Non penso che l’Oringen 2007 sia stata una edizione meno frequentata delle altre, anche se i numeri all’inizio lo facevano ritenere!
La mia personale avventura alla seconda Oringen è stata in molte sue vicende diversa dalla prima, ed in altre abbastanza simile... simile soprattutto per quanto riguarda difficoltà, livello dei concorrenti, ambiente che circonda la gara, volume dell’interesse nella zona di gara. Ho rivisto i tabelloni luminosi e i mega lanternoni lungo l’autostrada, le pagine e pagine sui giornali, i ponticelli da superare per arrivare al traguardo, il traffico deviato per arrivare in zona gara, i mega campeggi, i mega posteggi. Tutto mega e tutto talmente gigante che è difficile ritrovarsi nel dedalo che si viene a creare. Io, ad esempio, avevo concordato alcuni incontri con persone che avevo conosciuto alla 5 giorni; chi li ha visti, sparsi in 5 ore di partenze, in un campo ritrovo grande come un paese di medie dimensioni?
Difficile raccontare in una botta sola le sensazioni di 5 giorni di gara, affido a qualche rapido tocco di pennello la rappresentazione del dipinto che è stata la mia seconda Oringen.

Sabato: all’arrivo al centro gare, mi aspettavo il pienone e le code: non abbiamo trovato praticamente nessuno... Forse siamo arrivati troppo presto, ma ricordo che a Goteborg siamo andato più o meno nello stesso momento e c’era una coda...! Scegliamo la domenica per il primo allenamento. Allenamento quindi on Sunday a Boxholm. Un consiglio: se andate all’Oringen, fate almeno un allenamento prima della gara; si capiscono molte cose. Quest’anno ho capito che avrei fatto ancora tanta fatica. Impossibile non accorgersi che i dettagli in carta non ci sono tutti, che nel bosco ci sono dei massi grandi come automobili o come roulotte che non sono segnati, o che magari sono segnati in giallo perchè in cima ci è cresciuto il muschio e sono indicati in carta come segni di terra (cocuzzoli o colline). Il bosco è spesso segnato bianco laddove sembra verde1; i trattori che hanno disboscato creano sentieri non presenti in carta (questo era indicato anche sui comunicati gara), talvolta le depressioni sono gli spazi vuoti tra alcune presunte colline. I movimenti del terreno sono continui ma praticamente a Boxholm non si usano le curve ausiliarie. Così tu vedi un pezzo di bosco senza una curva e una collina di 2 curve sullo sfondo, pensi a Tisvilde e credi che la vedrai stagliarsi sull’orizzonte come una guglia; e invece il bosco è un movimento unico, continui ad andare poco su e poco giù e alla fine arrivi alla collina e la superi senza neanche accorgerti! La lanterna 40: introvabile! Abbiamo girato per tutti i collinozzi della zona, inutilmente. Attilio l’ha trovata: bravo lui a non perdere la concentrazione nemmeno in allenamento.

Lunedì: tappa 1. Piove. Fa freddo. Si parte tardi e quindi si finisce tardissimo.
La prima lanterna è in fondo ad un semiaperto grezzissimo e infinito. Decido di tagliare il grezzo fino in fondo e sperare di collocarmi bene al termine dell’area. Ci riuscirò più o meno da solo... la prima lanterna dell’Oringen è sempre la prima lanterna dell’Oringen! (per Lidia: se stai leggendo ricorda questa cosa, il perchè lo scoprirai a fine anno). Poi paludi e fango e pioggia. Bosco ruvido e scivoloso e un po’ di lanterne fatte con approssimazione: si arriva in zona, se si trova subito il punto bene sennò si cerca un altro punto (che tanto lì è pieno), si controlla la posizione sulla carta (masso, cocuzzolo, radura, palude...) e si riparte per orientamento fine. Di questo passo le lanterne si fanno, ma si fanno piano! La pioggia non aiuta chi, come me, porta gli occhiali... infatti io li terrò in mano per due terzi di gara. Ma pian piano si viene a capo della tappa: 89 minuti non sono male per un impiegato come me, e cerco anche di finire forte il giro dell’arena (1’07”), ma quando vedo la classifica scopro che il primo (sempre lui per i 5 giorni) ci ha messo 35 minuti... Ciò risulta prevedibile, perchè su alcune lanterne sono stato molto lento più per paura mia di ciò cui andavo incontro che per la reale (comunque alta) difficoltà del percorso. Al termine mi cambio sotto la pioggia (praticamente una doccia) rischiando l’ipotermia.

Martedì: tappa 2. Questa volta il tempo ci grazia, meno la collocazione in griglia. Finita la gara il giorno prima alle 16.30 circa, si riparte alle 10 del mattino dopo! Questa volta le scelte sono appena appena più sicure, perchè un po’ ci si prende la mano a rimbalzare dal punto vicino (o da un punto in zona) al proprio punto di controllo; sempre ovviamente con la lentezza che mi contraddistingue. Rispetto al primo giorno, la tappa è un po’ più lunga, ma nella zona ci sono delle aree non percorribili e molto ben segnate sia in carta che sul terreno con nastri blu e gialli (la Svezia...) che ci si può appoggiare e prendere direzione e slancio per arrivare al punto successivo. Ciò fa s+ che si verifichi una strana situazione: dopo 10 lanterne fatte bene penso che la gara si stia concludendo, così sbaglio un po’ da piccione l’undicesimo punto (5 minuti), faccio bene l’undicesimo e arrivo sul dodicesimo... lanterna 72: cado al punto che credo mio e trovo la 74, capisco dove sono, mi sposto al mio punto e trovo la 73, ri-capisco dove ri-sono, mi sposto al mio punto e trovo la 71! Penso che qualcuno mi sta prendendo per fesso: la 72 è infrattatissima dietro una roccia, con gli atleti che battono palmo a palmo la zona spostandosi da un punto all’altro. Poi sbaglio anche la penultima (3 minuti) e mi concentro sullo sprint: 1”04. Domani proverò ad attaccare la barriera del minuto! 86 minuti il tempo di oggi, ma potevo fare un 76’ molto più significativo per me.

Mercoledì: tappa 3. Media distanza. Sulla carta questa tappa non mette molti timori... ma alla partenza basta prendere in mano la carta! Il primo punto sta praticamente all’interno di un frattale di dettagli: cento cocuzzoli buche tracce sassi vallette tutte in un francobollo. Vado via di puro azimut e in un paio di minuti sono dritto sul punto! Grande... infatti calo subito di concentrazione e sbaglio il punto 2 molto più semplice per trovare il quale c’è anche un bel sentiero poco oltre il punto, cui appoggiarsi. Al punto 2 sono quindi ad 11 minuti di gara (il vincitore ne impiegherà 22 per tutta la tappa) e cerco di darmi una mossa, riuscendo bene o male a mantenere una buona direzione per tutta la prova finché non giungo in zona arrivo: anche lì mille tracce e troppe persone mi fanno colpevolmente perdere la concentrazione; finisco per qualche minuto per vagare da un punto all’altro sperando che la lanterna che vedo su questo o quell’oggetto sia la mia... poi capisco che non è il caso di continuare così e mi estraneo da tutto l’ambiente circostante quel poco che basta per dire “ok, sono qua... il punto è là”. Vado ed il punto è proprio dove me lo aspetto. Finale con giro dell’arena in 1’02”, frenato un po’ dal fango non riesco a finire in meno di 1 minuto.
Al termine, allenamento sulla carta vicino al centro gara. Allenamento breve (1 ora in tutto) ma intenso, un allenamento che probabilmente mi riaggiusta il tiro sulle lanterne e sul bosco, perchè dal giorno dopo riuscirò finalmente a cambiare passo.

Giovedì: tappa 4. E’ la tappa bingo. Alla prima Oringen fu Torslanda, forse la più bella gara che ho mai corso (quella del punto 1 trovato in mezzo ai miei piedi tra due roccette mentre, convinto di essere arrivato nel punto giusto, scrutavo dubbioso l’ambiente circostante). E’ la tappa bingo perchè l’equidistanza 2 metri promette disastri orientistici, visto che sui 5 metri proprio non ci azzecco nulla. Sarà invece una tappa molto facile e da correre perchè la zona è molto vallonata e ricca di grosse depressioni e colline nette, che l’equi a 2 metri fa spiccare nettamente sulla mappa. I sentieri si sviluppano sui bordi delle grosse depressioni e si gareggia quasi sempre “in traccia”. I percorsi prevedono l’attraversamento o l’aggiramento di enormi paludi (seconda soluzione) e di ampie zone sabbiose (prima soluzione!): la sabbia è molto compatta e ci si corre veramente bene, con le gambe che spingono abbastanza e l’orientamento che finalmente mi assiste fin sui punti. Nel finale un enorme catino sabbioso ci accoglie con le sue ripide pareti da scalare, è una sorta di salita biblica in cima alla quale gli impiegati e i panzottelli si complimentano vicendevolmente per non aver mollato a metà salita! 61 minuti di gara, meno della metà del vincitore (finalmente) e solo 15 minuti presi da Roberto Pradel.

Venerdì: quinta tappa. Fin qui non ho fatto nulla di sconvolgente. Niente punti da 30 minuti, niente pascolate interminabili. I dubbi arrivano all’ultima tappa. Con il GOK che parte attorno a mezzogiorno e mezza, io parto alle 14.00. E’ la tappa più lunga e so che il vaccatone deve arrivare. In più:
- piove (probabilità di acqua: 100%)
- le scarpe mi si stanno distruggendo sotto i piedi
- l’ernia comincia a darmi fastidio
- corro praticamente a fondo griglia nella categoria la cui caccia parte per ultima!
Il primo pensiero è quello di rinunciare: non voglio metterci 2 ore o più, arrivare ad Oringen finita e magari farmi cercare dagli organizzatori che intanto stanno sbaraccando tutto (anche la tenda stampa chiude alle 14.30). Questi mogi pensieri mi fanno passare la mattinata, ma dall’Italia arrivano i messaggini del fiammone e di Rusky che dicono di non mollare, e anche le occhiate degli altri membri del GOK sono eloquenti: “fa minga el stupid...!”.
Partenza: non ci sono tante panze, ma solo tanti altri H40 di bassa classifica come me (tutti con lal loro utile funzione sociale). Partenze ogni 15 secondi, e alla svedese ho già preso il concorrente che parte prima di me e si attarda sul prato prima della discesa verso il punto. Lo supero deciso e alla 2 vengo raggiunto dai due inglesi partiti dopo (da uno dei quali, decisamente tonico, subirò l’unico sorpasso in classifica generale). Poi decido di fare da solo. Perchè nel frattempo sta ciminciando a diluviare e a tuonare. Sarà una bella gara a trovare lanterne nelle e tra le paludi, ad attraversare acquitrini veramente profondi, a tirare bene e in sicurezza le tratte lunghe e a vedere un paio di lampi cadere proprio vicini. Al punto 10, quando mancano solo 5 punti abbastanza facili, mi accorgo di aver raggiunto o superato qualcuno di quelli che sono partiti almeno 5 minuti prima di me. Mi supera alla velocità di un lampo Klaus S. e io a mia volta ancora supero uno svizzero, Franz, che però mi riprende sulle tratte di corsa. Mancano 3 punti. “Goditeli”, penso io, e inizio a rallentare inconsciamente, ma Franz poco davanti a me è uno stimolo a proseguire al massimo. Meno due punti, siamo vicini all’arrivo. Meno 1, insieme a Franz ad un masso nell’ultimo boschetto. Tirata fino all’arena, fianco a fianco, punzonatura della 500 e sono nell’arena: l’Oringen è finita ma... devo ancora battere Franz!!! Ponticello: Franz mi prende due metri sulla discesa. Inizia la corsia, accelero, lo affianco, lui accelera, restiamo affiancati .... ma da lontano vedo che la mia linea è quella giusta: in fondo alla sua linea non c’è la stazione del finish!!! Arriviamo al fotofinish e le mani si tuffano a cercare la stazione... e lui non trova nulla. Io si. Missione compiuta anche fino in fondo. Poi sono risate, pacche sulle spalle, commenti e sorrisi e complimenti reciproci con un atleta mai visto prima e chissà se mai rivedrò. Resta da vedere il tempo: 64 minuti esatti! Altro che vaccatone dell’ultimo giorno. Grazie GOK, grazie Rusky, grazie fiammone! Da adesso comincia il momento dei ricordi...

10 Comments:

At 1:00 PM, Anonymous Anonymous said...

con l'esperienza che ti sei fatto penso che l'anno prossimo farò la fine del Franz! Ad agosto ti aspetto all'anello olimpico di gratosoglio....

 
At 10:04 AM, Blogger ale said...

TANTISSIMI AUGURI!!!!!!!!!!!!!!!!!

 
At 12:44 PM, Anonymous Anonymous said...

Agosto... aspettiamo e vediamo come evolve il mio problemino fisico. Venerdì prossimo saprò qualcosa di più preciso prima di sfidarci sull'anello olimpico, tanto tra me e te vince Mary!

 
At 2:48 PM, Anonymous Anonymous said...

Mary ha bisogno del tuo tifo.... vuole mollare le corse nel bosco!

 
At 4:55 PM, Anonymous Anonymous said...

NON SIA MAI !!!
E perchè poi ?
Dì a Mary che al limite si cambia allenatore :-)

 
At 6:51 PM, Anonymous Anonymous said...

Auguri!

 
At 10:35 PM, Anonymous Anonymous said...

Magari trA timidi vi capite... -)) no, il problema è sempre il solito: ha paura a buttarsi in mezzo al bosco da sola. A proposito: inizia ad organizzare la staffetta familiare....

 
At 8:43 AM, Anonymous Anonymous said...

Sono indeciso se far correre l'ernia in prima o in seconda frazione... E poi scusa: quale staffetta famigliare? Tu sei convocato! Molla la tua seconda frazionista a chi ne ha bisogno!

 
At 10:16 AM, Anonymous Anonymous said...

anche con un giorno di ritardo...ma non vuol dire che sei più vecchio :)
AUGURI!

 
At 3:04 PM, Anonymous Anonymous said...

Infatti era proprio di quello che stavo parlando..... eri l'unico non accoppiato.... posso farti un regalo -))

 

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