Stegal67 Blog

Monday, July 20, 2009

(Non credo di aver mai scritto un post così palloso... ma il diario voleva la sua parte).


DIARIO MASSIMO DI 6 GIORNI DI GARE - Dolomiti 5 Days (da atleta e da speaker) e JWOC (da speaker e basta!)





Sabato mattina.
Si comincia con una coda siderale in autostrada (30 km circa) non segnalata da nessun Isoradio al mondo (sennò poi la gente non entra nemmeno in autostrada e gli incassi dei pedaggi vanno a ramengo...). L’inizio delle vacanze si prospetta impegnativo, ma per fortuna non ci sono più intoppi sulla salita verso Imer: quando la valle si apre appena prima del bivio per Canal San Bovo lo spettacolo delle montagne è meraviglioso.
Al centro gare, la calma del sabato precede la tempesta... in tutti i sensi! Un po’ di facce note, una ultima occhiata al software made by Doff & Costella; si può andare in camera a riposare mentre dal cielo vengono giù in sequenza una serie di acquazzoni che fanno pensare “Meno male che sta sfogando adesso!”. Mai previsione sarà meno azzeccata :-)

Domenica.
Ci si alza tardi. La giornata inizia stancamente e ciò contribuisce a mandarmi un po’ nel panico: infatti mancano poche ore alla partenza della giostra ed io non sono ancora riuscito a parlare con gli speaker. Visto però che non posso fare molto da solo per anticipare i tempi, tanto vale seguire il gruppo GOK oltre Passo Rolle nel paradiso di Bellamonte per un allenamento veloce. Che consente anche di farsi una idea della strada e dei tempi di percorrenza per S.Martino ed il Passo.
Dopo l’allenamento svolto con una concentrazione meno che decente in quanto la mente vaga sugli impegni del pomeriggio, nuovo trasferimento al centro gare ed ecco che finalmente gli speaker possono cominciare a guardarsi in faccia. Il meeting serve a me (“il coordinatore”) per capire soprattutto a che ora e di che cosa c’è bisogno nell’immediato per garantire la partenza delle attività. Con il senno e l’esperienza di poi, capisco che avrei dovuto concordare ben altro... :-(
Durante la riunione capisco che le prime due giornate di gara saranno quelle cruciali in quanto si parte lunedì con le gare della Dolomiti 5 Days e i JWOC in parziale sovrapposizione, e martedì con una sovrapposizione pressoché totale. Il team comunque sembra ben affiatato.
Ed è proprio da questo apparente affiatamento che, vista a posteriori, nasceranno tutti i casini dei primi giorni.
La giornata si chiude comunque in bellezza perchè scopro che nello stesso hotel dove sto io c sono anche Claudio Valer e la sua crew che prepareranno le partenze. Riesco quindi a concordare tutte le mie presenze alle partenze delle gare, il che mi consentirà di prendere parte regolarmente alla 5 giorni delle Dolomiti grazie anche al sicuro appoggio che mi garantiscono Roberto T. e Adriano B., nonché “mister furgo” Fabio D.R.


Lunedì.
Si comincia con le sveglie all’alba. Alle 7 del mattino sono al centro sportivo di Mezzano da dove partono i furgoncini che salgono a Caltena-SanGiovanni. Grazie ai miei buoni uffici e ad una certa dose di faccia tosta riesco a farmi scarrozzare avanti ed indietro tra la partenza e l’arrivo, ed alle 8.20 sono sotto i tendoni della partenza pronto a dare il via alle danze.
La gara parte con un tempo che non è dei migliori: pioverà per tutta quanta la mia prova. E nel bosco è ancora abbastanza buio. Nonostante questo, la gara è molto divertente almeno per i primi 6 punti che sono abbastanza vicini e restano in zona partenza. Sulla lunga traversata verso il primo punto lontano, il guaio! Mi parte un piede verso valle e finisco lungo e disteso... provo a rialzarmi e capisco subito che c’è qualcosa che non va perchè il primo passo lo faccio in maniera innaturale: è la scarpa destra. Si è squarciata a metà!
Il primo pensiero è quello di scendere al traguardo... ma così facendo manderei a carte e 48 tutte le sfide incrociate in classifica. Decido quindi di procedere nel bosco con una scarpa in mano, mentre per i due pezzi in asfalto decido di mettermi quel che resta della scarpa per proteggere il piede.
Ovviamente c’è un piccolo problema: da lì in poi perdo completamente e continuamente cognizione della salita fatta, della distanza percorsa... il che mi porta a concludere la gara sotto l’acqua e con un tempo appena sotto l’ora e mezza. Sul rettilineo finale lancio la mia scarpa verso la stazione di finish e mi lascio andare ad una imprecazione: per fortuna il fonico Lucio fa partire “We are the champions” che soffoca un po’ la mia ira.
Da quel momento e per circa 3 ore farò coppia con Wolfgang Poetsch a commentare gli arrivi della 5 giorni, con un occhio di riguardo per le classi Elite e certi grossi nomi del passato che arrivano al traguardo, in una atmosfera di ottimo accordo e di collaborazione. Esce anche il sole e sul traguardo si fermano parecchi concorrenti, quindi le nostre voci non vanno del tutto perdute.

Alle 13.30 è ora di scendere a valle per la gara sprint. Lascio Wolfgang all’arrivo ed arrivo a Mezzano in tempo per vedere Timo, Andrea e Lucie che hanno già preparato tutto per l’evento che apre i JWOC.
Il commento a tre andrà tutto sommato abbastanza bene: i miei interventi sono sia in italiano che in inglese, Timo fa da main speaker e Lucie si trova invece un po’ sacrificata con poco spazio e poco tempo. Il problema sono i miei interventi in inglese.
Cosa avevo capito io? “Stegal è la voce italiana ovvero abbiamo nella crew uno speaker italiano che, come gli altri, sosterrà il commento in multilingua”.
Cosa avevano capito gli altri? “Stegal è la voce italiana ovvero: commenta gli arrivi degli italiani e fa il recap delle classifiche, sempre in italiano, nei momenti vuoti”.
Questa incomprensione costituirà il nocciolo dei problemi che ci saranno nei giorni successivi...
La giornata comunque termina in gloria, con Mezzano inondata dal sole e con le premiazioni a spalti quasi gremiti. Devo ancora vedere le immagini della mia intervista, che non sono andate in onda su Vimeo.
Torno a casa felice ma un po’ perplesso per alcuni atteggiamenti “body language” che non ho capito da parte dei miei compagni di avventura durante i miei interventi.


Martedì.
Una nuova sveglia all’alba che più alba non si può. Destinazione Passo Rolle. La mia gara parte alle 7.30 e per fortuna c’è bel tempo (nel bosco una umidità pazzesca e la nebbia...). Non è una gran prova, la mia, deconcentrato dal pensiero dell’impegno successivo; alla 10 o 11 la mia si-card non reagisce alla stazione elettronica. Succederà altre volte in questa settimana primierotta ma imparerò presto che alcune volte devo tenere la sicard nella stazione anche per 6 o 7 secondi prima di avere una risposta; nell'occasione, invece, sono talmente stanco che non mi accorgo nemmeno che la lanterna (110 mi pare) ha DUE stazioni... punzono sulla carta ed arrivo al traguardo in tempo per vedere che fervono i preparativi di Timo, Lucie ed Andrea.

Come è andata a Passo Rolle credo che tutti lo sappiano. La giornata parte bene ma poi volge decisamente al peggio dal punto di vista meteorologico... oso dire che abbiamo rischiato un autentico remake di Gavia 1985 (Giro d’Italia) con gli atleti dei JWOC e della 5 giorni che arrivano al traguardo sotto la bufera. I campioncini sono partiti con le canottierine leggere e devono aver patito un freddo d’inferno, soccorro personalmente un australiano stravolto che ha gli occhi sbarrati e mi sembra sotto choc ed una bulgara in ipotermia cui butto addosso il mio pile. I partecipanti alla 5 giorni forse sono partiti un po’ più bardati, ma è veramente delirante vedere all’arrivo bambini ed anziani che hanno affrontato la tormenta.
In mezzo a tutto questo, il compito originale di Stegal sarebbe stato quello di fare da “voce italiana” (vedi sopra) più commenti ogni mezz’ora sull’andamento della 5 giorni cui partecipano quasi 4000 atleti.
L’incomprensione già citata si somma al fatto che gli speaker stranieri non hanno nessuna intenzione di lasciare spazio alla 5 giorni: la gara long, che pensavamo di vivere come una allegra attesa tra un passaggio e l’altro, durerà 7 ore senza interruzione di risultati dal bosco anche quando passa il 50° in classifica... risultati in inglese, francese (quanti francesi sono tra il pubblico?), tedesco, finlandese, svedese, russo (quanti russi sono nel pubblico?). Il “body language” diventa apertamente scocciato ed irato, i miei interventi sono limitatissimi e quando provo a dare in inglese un aggiornamento sulla 5 giorni vengo “montato” sulla linea del microfono. Dal bosco Marco Bezzi in versione “uomo koala” mi passa per tutto il giorno sms con aggiornamenti sui passaggi dei ragazzi, aggiornamenti che nella mia proposta non hanno un tempo ufficiale di gara ma raccontano chi passa con chi, in quali condizioni fisiche e mentali... insomma ce ne sarebbe per imbastire un bel racconto, nei miei prewiew mentali! Nulla di tutto questo riesce bene. Ci si mette anche la bufera che si abbatte sulla zona: nei momenti più drammatici della giornata, prima che la tempesta ci costringa ad interrompere la cronaca, secondo me la voce dello speaker poteva essere l’unica a fornire ai concorrenti arrivati qualche indicazione; ci sono ambulanze che vanno e vengono in continuazione, con bambini portati nei ricoveri di fortuna che cercano i genitori, atleti che vengono portati via in ipotermia, c’è la guardia di finanza che chiede di informare che la palestra in cima al passo è stata aperta agli atleti come ricovero di fortuna... niente da fare. La cronaca è aperta solo per i (maledettissimi) JWOC!
Poiché non ho alcuna intenzione di star lì con le mani in mano, mollo il microfono e mi metto a fare la spola tra la direzione gara e le poche tende delle squadre per capire chi stia cercando chi, chi sia in difficoltà...
Poi la tempesta passerà, e ci sarà ancora modo per un paio di ore di riprendere la gara dal punto in cui l’abbiamo lasciata. Ma ormai la frittata è fatta: continuiamo a litigare per la linea ed io divento praticamente un oggetto estraneo nel nucleo che sta sotto la tenda speaker; quando la gara termina non vedo l’ora di rientrare in hotel, con il pensiero di mollare tutto. Mi chiedo perchè si debba fare il commento in 6 lingue diverse, perchè non si possa dare spazio anche alla 5 giorni, ma soprattutto perchè (la cosa è palese) la crew non abbia fiducia della voce italiana, nemmeno quando questa si limita ad urlare a chi detiene il microfono quale atleta compare in fondo all’ultimo pratone per arrivare al traguardo.
“Go Soren Go...” pronunciato sottovoce che più sottovoce non si può nel momento di maggiore pathos della gara diventa il ritornello che accompagnerà le successive 48 ore.

Mercoledì.
Che io sia molto arrabbiato lo vede tutto il GOK e tutta la componete organizzativa che sta a Mezzano. E’ comunque il giorno della gara di Trail-O di Calaita. Una gara individuale e a squadre che mi vede al via schierato nel team "Italia1" con i fortissimi Remo M. e Alessio T.: una bella responsabilità, direi!
La gara di Calaita è molto bella, con i primi punti nella malga davanti al lago; passo alcuni minuti a spiegare in inglese a Peter “baffo” Heim i rudimenti del trail-O, previa richiesta di permesso ad un atleta nazionale prima che vengano fuori polemiche... ma tanto poi norv-ici e finn-ici faranno la gara tutti insieme :-)
Il punto più bello della gara è il sesto, con una descrizione “in mezzo tra albero e sasso” che per molti minuti tanti interpreteranno come un “cerchietto scentrato”: ad un certo punto la lampadina si accenderà nella mia testa e capirò che l’albero in questione è davanti a me mentre il sasso... è alle mie spalle oltre la strada! Bellissimo.
A fine gara (nella metà alta del ranking individuale, ma battutissimo da Bibi che afferma di non aver capito nulla e termina sesta...) scopro di aver sbagliato il punto 10 ma di aver fatto passo per passo gli stessi ragionamenti (e conclusioni) di Teno e Pitto... e mi va bene così! La squadra vince, prima di misura e poi con un certo margine quando una clamorosa Zeta viene definita come tale (il punto era fuori di 30 metri almeno!). Sul podio anche la Repubblica ceca ed il team di Italia 2 con Bibi, PLab e Rusky!
E’ sera, ed è quasi ora di pensare alla gara middle: con che animo mi presenterò alla tenda speaker?


Giovedì.
L’animo è di quelli buoni ma il fuoco cova sotto la cenere. Andrea ha fatto opera di mediatore richiedendo ai main speakers di lasciare un po’ più di spazio alla lingua italiana. Ci accordiamo sulla condotta da tenere visto che non bisogna far trapelare informazioni sulla composizione delle batterie. Io cerco di mantenermi sul mio compito di voce italiana ma al primo intervento (sul primo passaggio al primo intermedio di un concorrente che, purtroppo, è nella prima batteria) vengo duramente e pubblicamente cazziato per non aver mantenuto l’atteggiamento neutro previsto: quel “primo” che i colleghi hanno captato in italiano viene interpretato come una informazione scappata sulla batteria di gara anziché come un riferimento al primo passaggio di un concorrente nel bosco.
Il che mi fa veramente girare le scatole a mille: avendo parlato in italiano, ben difficilmente i miei colleghi di avventura possono capito quel che ho detto, quindi perchè mi devo subire la pubblica umiliazione? A questo punto è il mio body language che diventa inequivocabile: non posso infatti che rispondere in altrettanto malo modo chiedendo un po’ più di rispetto per il mio lavoro, poi lancio via il microfono, prendo la mia roba e vado a cambiarmi in auto.
L'attimo di follia dura una decina di minuti, poi la domanda che mi passa per il cervello è “Perchè devo dargliela vinta così?” e poi “Chi aspetta al traguardo i ragazzi della squadra azzurra?”.
E’ solo come risposta a queste due domande che sono tornato in tenda speaker.


Il resto rimane nelle immagini registrate da Franz Isella, negli sguardi esterrefatti dei norvegesi posizionati di fronte alla tenda speaker, nei commenti allo streaming che sono stati messi su internet (dove chi commenta si chiede se ho bevuto un bicchere di troppo o se lo speaker è diventato pazzo o se può essere selezionato per il Fantasy-JWOC...) . E nei ringraziamenti degli azzurri che mi hanno sentito dal bosco.
Andrea, sempre pacato, mi suggerisce di limitare il fuoco, di non usare come carburante per il commento la rabbia che ho in corpo. Lui è sempre troppo tranquillo e paziente, secondo me... L’immagine che più mi rimarrà dentro, però, è quella delle lacrime di Elena Roos: coraggio Elena! Hai tutto il tempo per rifarti!!!

Alle 13 sono in gara per la terza tappa della Dolomiti 5 Days. Sono l’unico quel giorno a prendere la grandine, eppure Fabio Dalla Riva mi aveva detto di aspettare una decina di minuti prima di riprendere il via. Faccio comunque una gara abbastanza pulita, evitando il mega-vallone durante la tratta lunga (ci giro attorno facendo un pacco di chilometri... ma quasi tutti in piano). La mia postazione speaker è tutto solo (con il fonico Lucio) nel piazzale dell’Ecotermica. Dove riusciamo a fare un bel po’ di casino tra musica anni ’80 e ricordi delle Olimpiadi di Lillehamer... visto che ad un certo momento mi chiamano al telefono dall’arrivo vero di Prà delle Nasse, chiedendo di limitare volume e quantità di audio visto che laggiù nel prato i commenti sono un po’ col contagocce.


Venerdì.
Siamo quasi in dirittura di arrivo. Le mie speranze sono affidate a Nicole, Carlotta e Roberto. Alla buona gara di Carlotta rispondono i “capelli biondi al vento” che passano al primo intermedio con lo stesso tempo della vincitrice svedese. I miei colleghi speaker ormai sono quasi abituati al volume che si alza di parecchi decibel quando intervengo sulla linea, e caspita! forse questo contribuisce a dare la sveglia a qualcuno, visto che all’arrivo di “King” Taivainen (oro di giornata) persino il compassato professionista finlandese decolla dalla sedia e si lancia per una intervista a caldo con un volume di commento (a me) accettabile.

A fine gara ancora un veloce trasporto in zona partenza, ma quando entro nel bosco ricomincia a grandinare di brutto! Sembra un brutto incubo e mi lascio andare ad un urlo belluino (tanto non mi sente nessuno...) “Ma perchè proprio a me? Che cosa devo scontare ancora???”. Smette per fortuna di grandinare nel giro di mezz’ora (passata a ripulire la carta dai chicchi...) ed arrivo addirittura a Prà delle Nasse con il sole. Non posso dedicare molto tempo alla Doomiti 5 Days in quanto mi devo fare bello per la diretta Rai delle ore 18. Diretta che parte, nonostante avessimo concordato la scaletta con anticipo, con una domanda a bruciapelo (... a tradimento...) al sottoscritto, che nella risposta brucia parte degli argomenti che dovevo usare nel resto dei 32 minuti live davanti alle telecamere.





Mentre parte del gruppo GOK prende il via della quarta tappa, con la grandine ancora imperversante ed il buio imminente, Bibi ed io ci rechiamo nella piazza principale di Fiera per la premiazione della gara di trail-O. Nonostante la fame e la stanchezza ed il pensiero che l’indomani mattina la sveglia è veramente all’alba, tutto il gruppo GOK arriva per i festeggiamenti; 4 GOK-kini salgono sul podio con Alessio Tenani, ed alla luce dei riflettori mi accorgo di quanta parte della piazza riescono a vedere i premiati dal podio: nemmeno una piastrella! Troppa luce negli occhi. La musica di “Running!” forse non è troppo indicata per una premiazione di Trail-O... ma chissenefrega???


Sabato.
E’ la dirittura di arrivo. Adesso veramente il meccanismo in tenda speaker sembra ben oliato, se si potesse partire da ora per un’altra settimana di gare saremmo veramente ben rodati. Occorreva, in fondo, che a turno ci si desse il cambio in modalità “Spielberg” (il regista) per dare la linea ora a questo ora a quello...
Ancora una partenza solitaria all’alba, per una corsa in Val Canali che nel finale diventa il momento del rimpianto, del “perchè tutto questo deve finire?”. Incrocio i passi di alcuni concorrenti che gironzolano per il bosco ben prima delle 9 e quando arrivo all’ultimo punto (dopo aver sbagliato a punzonare il penultimo... e per fortuna sono tornato indietro a controllare!) ho veramente finito le mie fatiche da atleta.

La mattinata della 5 giorni si completa poi accogliendo in tenda anche Aaron Gaio, sempre più a suo agio con microfono ed interviste, e Wolfgang; finché arriva il momento di dare il LA alle staffette, operazione che Andrea mi passa “armi e bagagli”. Lo speaker finnico arriva e per la partenza è già tutto pronto; lo streaming del VIA! che mi è stato passato da Alberto e Remo vorrei tanto affiancarlo alle immagini, che comunque scorrono nella mia mente senza alcun salto di fotogramma.
Una gara appassionante ma che forse non ho goduto quanto avrei voluto. Troppa poca esperienza per me nelle staffette mondiali... il ritardo delle due squadre azzurre ai primi passaggi è già sensibile rispetto ai migliori che viaggiano con il turbo incorporato. Il che fa si che nella postazione speaker talvolta mi perdo i passaggi oltre il 20° posto (ultimo disponibile in grafica). Poco male... cercho di dare comunque il massimo in velocità per aggiornare le classifiche in italiano, in una occasione una ventina di secondi in apnea a declamare posizioni e tempi dei primi 10 senza prendere fiato.
Il “body language” dei miei compagni di avventura, mannaggia, è sempre appena al di qua del lecito... ma penso che in fondo saranno stanchi anche loro. In un clima di reciproca sopportazione ed aiuto riusciamo comunque a portare a casa la staffetta e l’ultima gara e con questa i JWOC.

Sinceramente, credo che una crew composta da Wolfgang, Andrea ed Aaron potrebbe portare a casa anche un Mondiale assoluto. L’apporto dei professionisti del settore contribuisce a garantire un livello elevato come base da cui partire per un commento veramente efficace e coinvolgente, ed era questo ciò a cui puntavo quando ho iniziato a coordinare il gruppo.

Non sempre però ci sono riuscito: forse la nostra mentalità è più “sbracona” o più carica di pathos... L’importante è che questi JWOC siano terminati in gloria per tutti, speaker stranieri ed italiani compresi.

9 Comments:

At 5:32 PM, Blogger andrea said...

This comment has been removed by the author.

 
At 5:32 PM, Blogger andrea said...

volte ho letto un tuo commento così amaro nemmeno quando facevi chilometri e chilometri per andare ad una gara in cui non ti mettevano in condizione di lavorare, ti sbagliavano il tempo, non te lo correggevano, non trovavi le lanterne ancora posate e poi annullavano la gara perchè erano dei cialtroni e la cartina tutta in verde 3 era anche fatta con i piedi. ormai è andata, poteva andare meglio, molto meglio... andrea
ps. mi spiace se ogni tanto non sono stato abbastanza sanguigno, ma era necessario... io non volgio mica ridurmi a 40 anni come te :)

 
At 6:05 PM, Anonymous stegal said...

Credo che tu ti riferisca alla frase "Lui è sempre troppo tranquillo e paziente, secondo me... ".
Non intendo come speaker, che quello lo fai benissimo! Intendo come persona: dovevi arrivare in punta di piedi a questi JWOC e fare da cast di supporto, ma guarda che se tutto è andato in porto lo si deve soprattutto a te!, perchè sei rimasto calmo e tranquillo in quei momenti caldi...

 
At 8:39 AM, Anonymous rusky said...

Ste, tu sembri calmo e tranquillo...

 
At 10:09 AM, Blogger Unknown said...

adesso ho capito perchè quella sera in albergo mi hai detto "da oggi non sono più the voice!"
bravo per avere tenuto duro!
ciao

 
At 7:57 PM, Blogger Andrea Segatta said...

Una gara di orientamento senza speaker Stegal67 è come una fetta di pane senza Nutella. Improponibile!!!
The Voice FOREVER!
Mi spiace per qusti problemi che hai avuto.

 
At 9:00 PM, Blogger Aaron said...

non posso che ringraziarti Stefano; (non per avermi nominato nel post ma) per aver dato una voce strepitosa a questa 5gg (e per quanto ti è stato possibilie ai JWOC)!!
...e comincio a capire cosa intendi quando mi dici: "quando cominci a parlare non ci pensi più" =) l'ultima giornata con te e Wolfgang sono riuscito a fregarmene (per quanto riguarda l'agitazione ovviamente) di tutta la gente in arrivo..grazie!!

 
At 5:21 AM, Anonymous Anonymous said...

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At 9:55 PM, Anonymous Anonymous said...

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