Stegal67 Blog

Monday, September 06, 2010

E dopo HOP 1&2... Alpe Adria Cup 2010 (parte prima) !

Seconda settimana o meglio secondo fine settimana lungo ad impegno multiplo, sia come concorrente (di sempre più scarso successo) che come speaker (di sempre maggiore casino), in quel di Brallo di Pregòla...: l’accento sulla “o” è una concessione alla grammatica italiana che, per citare le testuali e convinte parole di uno degli astanti, non prevede la presenza in vocabolario di parole sdrucciole. Si vede che hanno sempre avuto ragione gli svedesi o i cechi o gli sloveni che quando mi chiamano per la partenza dicono “Stefàno”. Che non è nemmeno una bella parola, onomatopeicamente parlando... E pensare che persino “Adoléscere” è una parola sdrucciola! Forse è il caso di segnalarlo al novello Zanichelli? :-)

Brallo di Pregola è un posto incuneato nel quadrilatero dove confinano le regioni di Lombardia, Liguria, Emilia e Piemonte. Sugli Appennini. Forse per la prima volta una manifestazione dell’Alpe Adria si svolge su queste montagne, e non oso immaginare cosa possono aver pensato ungheresi, tedeschi, croati e sloveni quando hanno cercato l’ubicazione delle gare su googlemaps. In ogni caso il Comitato Regionale Lombardo ha cercato di fare del proprio meglio per questa edizione dell’Alpe Adria Cup, anche se alla fine (complice anche la collocazione in calendario tra Trofeo delle Regioni e Campionati Italiani) la partecipazione generale è stata almeno la metà di quella attesa ed il numero di persone che hanno collaborato sta in un rapporto 1:8 rispetto ai partecipanti...

A distanza di soli 4 giorni dalle gare del Turcio, torna dunque il momento di rimettere mano alla valigia orientistica e di ripartire da Milano verso sud in una splendida mattinata di sole, per quelle due orette di viaggio che mi separano da Brallo. Si tratta però di una giornata lavorativa, ed è per questo che il telefono non smetterà per un solo istante di vibrare (e-mail e telefonate): nel solo periodo tra le 12.15 e le 17.15, cinque ore quindi, riceverò 119 e-mail e 15 telefonate. Come ho trascorso nel frattempo io queste cinque ore? Presto detto: cartina in mano, sul percorso della staffetta open che affronto in coppia con Bibi (io sono il secondo frazionista e parto prima di Bibi, che è la prima frazionista); mica tutte le 5 ore nel passo nel bosco, ovviamente! (non sono così scarso); c’è anche il tempo per il commento microfonico, talvolta impreciso (soprattutto sulle staffette giovanili), cercando di non perdermi le staffette MElite e WElite che per fortuna rappresentano la maggior parte delle poche staffette al via.

La mia gara è, appunto, una Open. Per la precisione Open Lungo. Quindi non ha una difficoltà eccessiva; tre km e mezzo la lunghezza, e ci sono una tratta lunga di puro scorrimento (con passaggio al punto spettacolo) e 16 punti. Quindi più o meno un punto ogni 150-200 metri, che è quel che piace a me. Il bosco nel quale mi fanno passare è proprio bianco, mentre la mia bussola o più probabilmente il mio orientamento è proprio nero... traduzione: sono sempre corto e storto! Addirittura nella tratta 3-4 seguo (o almeno credo di seguire) la bussola e mi ritrovo su un bivio di sentieri a 60° dalla direzione voluta. No comment... Visto che mi sono messo in azione appena sceso dalla macchina e ho solo fatto colazione, non posso pretendere molto dai miei piedi (che in quest’anno di grazia 2010 non mi stanno portando molto lontano) e mi accontento di finire in tutta tranquillità in circa 50 minuti, prendendo 10 minuti di distacco da tutti gli altri (pochi) concorrenti della Open Lungo che finiranno tutti tra 37 e 39 minuti.

L’indomani mattina, sabato, è il turno della gara long. Il menu della mia giornata è ricchissimo, ed a conti fatti lo sarà poi ancora di più di quanto previsto; infatti l’appuntamento è alle 8.00 a.m. con Andrea Rinaldi per essere accompagnato in partenza. Ho optato per una categoria MAK in quanto le lunghezze della M35 sono veramente sensibili e rischierei di superare abbondantemente le due ore e stramazzare. Piccolo inciso: è vero che alle gare dell’Alpe Adria ci sono anche quelli forti, ma alcuni land schierano per necessità anche “quelli deboli”, e lunghezze del genere rischiano seriamente di mettere in grossa difficoltà coloro che vengono schierati a forza nelle categorie che contano. Sed sic transeat...

Parto all’incirca alle 8.25, sparato nel bosco dagli incitamenti di Andrea e da Carla Balma, e la prima lanterna già mi metterebbe paura se non fosse che indovino la scelta (sentiero-traccia-traccina-traccetta-aggiramentoalberocaduto e attacco all’avvallamento): sbarco dritto sull’avvallamento nel verde, all’altezza giusta, e scorgo il solo paletto. No mantellina. No stazione. Ma per quanto mi riguarda anche no problem (rivedere il pezzo dedicato a Per Forsberg dopo-Penicina), ho il mio orario di partenza, punzono la carta, memorizzo il codice lanterna visto che non ho nemmeno la descrizione punti, premo il cronometro per avere il tempo parziale e parto per il secondo punto. La sequenza di gesti, o meglio il fatto stesso di farli tutti, credo sia importante... (se a qualcuno interessa posso snocciolare ancora la sequenza di codici).

Per farla breve, il radar è veramente in funzione e le prime quattro lanterne impegnative nel verdino le troverò tutte nonostante non ci sia nemmeno il telo a farsi vedere da lontano! Continuo imperterrito a gestire la gara nello stesso modo, e per i primi 20 minuti mi sento veramente orgoglioso del mio orienteering, ed il punto 5 è il primo sul quale arrivo quando sono già stati posati telo e stazione; segue una tratta lunghissima verso la 6, passando dietro alle camere del Centro Tennis dove ancora dormono i concorrenti, attraversando il bel bosco del giorno prima, e mentre penso a cosa chiederò a Dan Chissick durante l’intervista post-gara che ho promesso al traguardo, vengo attaccato dai cani di un cacciatore... vabbé, nessun problema, me la do a gambe ed il fischietto del padrone li richiama presto.

6 e 7 li trovo quasi subito; “quasi”, perchè la tratta lunga e la fuga precedente mi distraggono un po’, e “quasi” perchè comunque anche in questa zona la posa non è terminata (devo sempre cercare il paletto). Una occhiata alla carta e penso che tutto sia quasi finito, le lanterne sembrano di una difficoltà nella norma ed il mio radar funziona ancora bene, che giunge il momento di perdere 6+12=18 minuti sui punti 8 e 9. Si tratta dei punti di cui forse sentirò ancora parlare nei prossimi ritrovi: sulla 8, veramente facile, devo aprire io il primo sentiero in mezzo ai pruni e mi incasino di brutto (un punto da 3 minuti oltre un prato, impiego 9’32 secondi). Il 9 è collocato in mezzo ad un inferno verde, “verde 7” mi pare che lo chiamino nella definizione internazionale, nel quale mi servirebbe il machete, il napalm, l’accompagnamento di Rambo ed anche una armatura completa di elmo. Parlatene con i vostri amici presenti all’Alpe Adria, se non ci credete... Citate il punto 101 e guardate le facce!

Dopo aver trovato i suddetti punti al prezzo di sangue e pelle in quantità, il ritorno in una zona più umana del bosco coincide con alcuni pensieri del tipo “il verde 1 non è poi così brutto” (certo... arrivo dall’inferno...); sono stanco ma i punti non sono poi così difficili adesso, e poi sono stanco quindi vado ancora più piano ed ho tempo di leggere la mappa ed orientarmi. Così quando trovo il punto 14 di puro orientamento esplodo in un “si! è fatta!”. Concludo la mia MAK in 1ora40’13”... non c’è male vero? Il vincitore ci metterà 50 minuti... (Tommy Civera mi pare), ovvero 50 minuti meno di me. Ma per qualche motivo, dopo tutto quello che ho passato, devo passare un po’ di tempo a convincere alcuni interlocutori ufficiali che io la gara l’ho fatta veramente e che non mi sono né inventato il tempo né sono partito “da dove ti pare” senza essermi neppure presentato in partenza.

Il che comincia a dare un tocco di nervosismo ad una 3 giorni che, dal punto di vista dell’impegno multiplo prettamente personale, non è nemmeno arrivata a metà. La cronaca della gara renderà poi pieghe impreviste, con i variegati commenti dei concorrenti (del tipo: quelli che vanno bene fanno i complimenti al tracciatore e quelli che soffrono le pene dell’inferno nel verde7 lo mandano a quel paese...), le prime correzioni di pronuncia ai cognomi stranieri ed al mio raffazzonato inglese maccheronico imparato sulle canzoni dei Beatles. Ma la cosa migliore della tappa long sarà il primo incontro con quel diavolo di Luigi Guzzo, co-speaker e traduttore ufficiale: un episodio che può far spanciare dal ridere solo me e Luigi, quindi non vale la pena che mi dilunghi, ma resto basito per quanto la vita possa riservare casualità ed episodi al limite dell’incredibile... altro che “sliding doors”!

3 Comments:

At 11:28 AM, Anonymous Anonymous said...

E' così raro che si parli di pronuncia italiana che approfitto per intervenire in merito al tuo accenno alle parole sdrucciole. Nella lingua italiana ovviamente esistono (pensa alla parola me-ri-tè-vo-le e così tutte le parole,che finiscono in "évole", o ad es. la parola ab-bà-ia-no, in cui la "ba" è tonica). Si parla dunque di sillaba tonica (su cui cade il peso, ovvero l'accento, del suono della parola). La maggior parte delle parole italiane sono piane (l'accento tonico cade sulla penultima sillaba) poche le tronche, che hanno l'accento tonico sull'ultima sillaba (come città, però cioè, perchè, ecc.) dato che in latino addirittura non esistevano.
Ma vi sono anche parole bi-sdrucciole(come ad es.pre-cì-pi-ta-no o trànsitano).
Putroppo la nostra lingua non ha una poszione fissa degli accenti tonici, come invece quella finlandese in cui è tonica la prima sillaba. Quindi solo una cosa è certa (e sdrucciola): "è meritévole il cartògrafo, che ti fa lèggere fàcile mentre gli altri vàgano, si pèrdono e ti làsciano la vittòria" (dal mio prossimo libro di esercizi di pronincia...)
Walter

 
At 8:24 PM, Anonymous Anonymous said...

Pronincia? Dev'essere una provincia che si pronuncia con provento (o forse controvento).
W l'arte
Ste

 
At 9:35 AM, Blogger Scombussolato Team said...

Dopo questo ripasso di grammatica, anche un "novello zanichelli" come me deve capitolare!
(Ammetto di avere un pò esagerato... Prometto, d'ora in avanti, di fidarmi sempre della tua accentazione; sia quando sillaberai improbabili nomi stranieri, sia quando trasformerai "Adolèscere" in "Adòlescere"!)

Ferro :)

 

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