Stegal67 Blog

Tuesday, July 27, 2010

Penso che sia il caso di intendersi. Innanzitutto con me stesso. Non ero probabilmente diventato un facocero dell’orienteering ieri dopo la long e non sono diventato Daniel Hubmann dopo la gara di oggi (anche perchè oggi Hubmann ha pascolato di brutto! E’ arrivato al traguardo ridendo... al quarantesimo posto, tutto il contrario di Novikov che è arrivato inca..ato di brutto e ha vinto...).

Però almeno la gara di oggi è servita a farmi capire che qualche cosa di buono, ovvero staccare la mia “ombra” (chi mi conosce sa cosa intendo), riesco ancora a farla. Poiché la gara di oggi era una middle distance, e sarà l’unica di tutta l’Oringen, posso dire che almeno le middle riesco ancora a correrle. Domani sarà una nuova long, e vedremo cosa succederà.

Il punto di svolta sta tutto in una chiacchierata con Attilio prima di mezzanotte, ieri sera. Abbiamo rivisto la nostra gara e per tutte le tratte mi sono accorto di una cosa: lui ha visto, ed ha usato, particolari che io manco ho visto, notato o pensato di utilizzare. In particolare alcuni oggetti particolari (piattaforme) che gli erano serviti per localizzarsi al meglio in zona punto. Nella long io mi ero limitato ad una tattica sola “vado là e cerco di capire dove sono” basandomi sulle rocce; Attilio le rocce le ha proprio lasciate perdere o quasi, ed i risultati si sono visti.

In ogni caso, alla partenza della gara middle l’unico motivo di conforto era che Rusky mi partiva 12 minuti dietro. Alla mala parata, sarei tornato in partenza ad aspettarlo...
Partenza, e primo problema: le due tracce di sentiero che dovrebbero portarmi in zona primo punto (circa 200 metri di rotta, mica una traversata oceanica) non le vedo nemmeno. Avanzo tra dossetti e paludine cercando di stare in bussola e... “quando sarò in zona, capirò”. Infatti non capisco proprio nulla: so di essere in zona punto, ma la lanterna potrebbe essere dietro a qualunque dei mille cespugli boschetti dossi di questo “frattale” di mappa.

Poi, una apparizione! La Madonna? No, una piattaforma. Immediatamente le parole di Attilio... cerco la “T” sulla mappa, la trovo e capisco di essere a 20 metri dal punto, che è “là” dove indico io con la mano. Vado, e trovo il punto. Dire che da lì è stata una passeggiata sarebbe troppo... il bosco è terribile anche se le paludi ci sono e sono molto nette, e anche se talvolta di inghiottono fino a sopra il ginocchio sono facilmente localizzabili. I verdi sono molto netti anche loro ma li si buca alla grande e le rocce diventano un bersaglio “secondario” di cui non tenere molto conto perchè non sono tutte cartografate. Ma soprattutto, termino subito di dirmi “vado à e capirò...”, perchè io devo capire dove sono qua, ora e subito. E non mi muovo se non ho una idea chiara della situazione! Ed ecco che le lanterne ricominciano ad apparire sulla carta, e quando alla sesta lanterna un “big” mi chiede dove siamo (ed è il secondo in poche decine di metri), il mio saldo è Stegal 2 – Svezia 0 ed io capisco in un lampo che questa volta arriverò al traguardo da solo e con le mie sole abilità.

Rusky non è un problema. Penso che sia già avanti a me, o che mi stia superando nell’unica tratta lunga ad aggirare un lago... e invece succede che mentre esco dal punto 8 dopo la tratta lunga lo vedo arrivare di gran carriera. Ecco: Rusky è uno di quelli che si capisce da come corre e dalla faccia che ha se si sta divertendo e se è bello convinto della gara! E la faccia è da “giornata giusta”. Mancano 6 punti. Lo tengo ancora dietro sulla 9 ma mi raggiunge sulla 10. Alla 11 Marco parte come un missile nel bosco ed io faccio la mia scelta, ed in uscita dal punto siamo ancora insieme. Ma in una parte molto fitta del bosco l’umidità (piove ancora, anche se meno di ieri) mi appanna completamente gli occhiali e devo rallentare; perdo contatto da Rusky ed attacco il punto 12 in solitudine, sbagliando e ricollocandomi in una ennesima zona iper-dettagliata. Poi penultimo punto: entro in un altro quadratino di carta molto dettagliato e comincio a trovare tutti i codici delle lanterne vicino alla mia... sento che sto perdendo tempo prezioso buttando al vento una gara discreta e... davanti a me una apparizione! La Madonna? No, un’altra piattaforma. Rapida identificazione... il punto è là, dove indico con il dito puntato. Poi è tutta una volata verso l’arena, e le gambe girano ancora abbastanza bene per farmi fare parecchi sorpassi (non solo ai chiardi ed alle chiarde supermaster) anche sul rettilineo di arrivo.

Dopo il traguardo cerco Marco ma non lo trovo. Purtroppo per lui il punto 13 si è rivelato parecchio ostico (errore parallelo) e la nostra condotta di gara dimostra quello che Remo Madella aveva già dimostrato: che nel bosco ci si può superare vicendevolmente più volte senza nemmeno accorgersene!

In buona sostanza, cosa ho imparato dalla gara di oggi? Direi senz’altro che devo avere più fiducia e devo capire cosa guardare in carta (e nel bosco) e cosa no. Soprattutto ho imparato ad essere contento del mio 198° posto (curiosamente, lo stesso di Rusky ieri) perchè i circa 20 concorrenti che ho lasciato alle spalle non sono lì a fare flanella: ci stiamo tutti quanti battendo ai limiti delle nostre possibilità, e non importa se non corriamo veloci come i vincitori; uno in particolare, l’amico Cristian Olivestam del Vimmerby OK, finisce dietro di me di qualche minuto e pur nell’amicizia è una bella sensazione... per una volta sono arrivato davanti io (in Tirolo l’aggancio mi era sfuggito per 40 secondi).

Domani, ginocchia (e anche tempo) permettendo, avrò la possibilità di rimettermi alla prova con una long: non intendo “vincerla”... mi accontenterei anche di un pareggio. Se non altro la carta su cui correremo sembra più umana di quella di ieri, nella quale penso che mi perderei anche al decimo tentativo! A proposito della carta di oggi: sul libretto dell’Oringen è presentata da tale Erik Rost (campione del mondo di sci-O che sta facendo vedere i sorci verdi a tutti anche nella C.O.); la foto che hanno scelto per immortalare Rost è un suo arrivo alla Jukola o Tiomila, nella quale è ricoperto di sangue in malo modo su tutta la faccia! E’ un po’ come se per propagandare il calcio facessero vedere uno a terra con tibia e perone esposti dopo che Pasquale Bruno è passato casualmente dalle sue parti... eppure qui sembra una cosa normale: sarà per questo che gli Elite e le Elite arrivano al traguardo conciati in viso, braccia, gambe e corpo come se avessero combattuto da soli le guerre puniche? Ci sono certe tute (quella di Sindre Saether per tutte) che non torneranno mai più bianche nemmeno se le buttano in un secchio di vernice. Invece, per gli amanti di Elin Skantze, la povera “pitona” è arrivata al traguardo praticamente in bikini... con il davanti della tuta OK Jarla completamente sfrangiato. In pratica la cosa che la copriva di più era il cardiofrequenzimetro! Penso che la sua foto, se esiste, potrebbe fare più proseliti della faccia di Rost...

3 Comments:

At 11:36 PM, Anonymous rem said...

ma quando ho dimostrato la storia del superarsi senza accorgersi? troppe gare, non ricordo nulla :-)

trailo domani? non vi assicuro niente di spettacolare, ma meglio di niente

 
At 3:09 PM, Anonymous stegal said...

5 giorni di Germania, Madella vs Grilli, ti dice niente?

La gara di trail-O è stata molto bella (per i miei standard) e complicata pure troppo. Errori al punto 1, 2, 13 e 14. Non avevamo i punti a tempo dell'Elite e abbiamo fatto quelli della Open.

 
At 10:14 PM, Anonymous rem said...

ahhh Uslar...
eh si,io mi ero accorto :-) ma lui no

 

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