Non è una long per Stegal...
(titolo cit. by http://www.larrycette.com/ e thanks for the map by http://er-team.blogspot.com/)
Outing: sono uno di coloro, tanti, che (per motivi lavorativi) si è iscritto in ritardo alla gara di Fondo, costringendo Carlo Cristellon a rifare le griglie di partenza. Volevo lasciarmi alle spalle la stagione orientistica con le immagini di Andalo... sono andato ad incasinarmi di brutto in una delle long più dure che io abbia mai corso, con condizioni atmosferiche che mi farebbero venire solo la voglia di rigirarmi nel letto e con un percorso che è quanto di più anti-Stegal io abbia trovato quest’anno.
Proprio così... già la verifica del percorso mi conferma subito che non ci sarà modo di ripetere le sensazioni di Andalo... sono 12 chilometri sforzo e ci sono solo 15 punti di controllo; proprio la negazione di quel che piace a me (lanterne fitte). Così la mente comincia a calcolare: 12 kmsf a 10 minuti al chilometro fanno due ore circa, più variabili ed eventualità... ovvero calcoliamo 10 minuti in più di errore per via del fatto che si usa quella %£$%$ di scala 1:15.000 (se qualche scienziato nucleare vuole spiegarmi perchè dobbiamo correre anche le M40 all’1:15.000... no, non spiegatemi niente, oggi sono nervoso!). Poi calcoliamo 10 minuti in più perchè le previsioni del tempo dicono “freddo becco, acqua e probabile neve”. Poi aggiungiamo 10 minuti perchè sono “un inguaribile ottimista” ed altri 15 perchè non sono proprio pronto per la gara di Fondo. Fa un bel 2 ore e 45 minuti... e valà peppone che saranno tutte da sudarsi da primo all’ultimo minuto.
Così si arriva al bel PalaGhiaccio di Fondo alle prime luci dell’alba, anzi no: niente luci dell’alba; il cielo è di piombo come nemmeno nel titolo del film con l’Ispettore Callaghan (che, armato di fucile a pompa, manderei volentieri a casa del tracciatore). Per arrivare in partenza sono previsti la bellezza di 55 minuti di trasferimento pedestre, ed il dubbio che si insinua in tutti noi è che cosa glielo faccia fare agli under-12 o 14 ed agli over-fatevoi di sgargarozzarsi 55 minuti di strada per una gara che evidentemente durerà molto meno... anche perchè i 55 minuti sono divisi in due tranches: i primi 30 minuti sono un lungo trasferimento su carrareccia larga e poco pendente, mentre i successivi 25 minuti sono una penosa e pietosa salita lungo la linea di massimissima pendenza fino ad un bel prato che... si ok sarà anche un luogo da sogno... ma quando ci arrivo comincio a pensare che oggi mi toccherà scontare tutti i peccati di una delle mie vite passate; in particolare la vita che il tracciatore intende farmi scontare è quella nella quale io ero un capo indiano che scotennava e scalpava tutte le tribù vicine (pratica che metterei di nuovo volentieri in pratica sempre col suddetto tracciatore..).
Partenza. Bello coperto con maglia di lana, termica, antivento impermeabile e tuta della Maratona di Milano 2004 (e questa è la parte sopra) + mutande, mutandoni di lana, pantaloni termici e tutta da ori (e questa è la parte sotto). Al peso, viaggio tra i super-massimi con abbondante vantaggio sugli immediati inseguitori... d’altronde al freddo non si comanda. Prendo la cartina ed il mio primo pensiero è quello di dileguarmi prima possibile dai paraggi, se riesco anche a farlo andando in direzione del primo punto tanto meglio! Il che mi riesce abbastanza bene visto che al termine della prima salita prendo la curva di livello giusta e sbarco sul sentierino proprio davanti al punto (sasso)... oh che bello che bello che bello sembra quasi di aver messo la freccia come ad Andalo. Mai pensiero si rivelò più sbagliato...
Per andare al secondo punto devo trovare il modo di aggirare il primo orrendo vallone, cosa che si rivela più facile per previsto dal momento che non mi fanno paura le 9 curve di livello a picco in salita che devo fare nel finale di tratta per arrivare alla buca. Quello che mi mette più in difficoltà (molta) è il terzo punto; accade infatti che mentre sono sul sentiero del secondo punto lo sguardo mi si posa su una orrendissima tratta 9-10 che attraversa di netto le rocce a strapiombo che dividono in due parti distinte la parte ovest della carta... èvveroche non sono un orientista che si mette a guardare tutta la gara per capire dove deve tenere le forze in serbo (io parto già in riserva...) ma quella visione mi lascia una sensazione di disagio e mi fa partire un batch in sottofondo che dice che prima o poi ne dovrò venire a capo.
Nel frattempo cominciano a succedere le seguenti cose: comincia a nevi(s)c(hi)are e gli occhiali diventano inservibili (li rimetterò, a conti fatti, in auto lungo la strada del ritorno a casa); inoltre la tratta mi costringe a passare sulla neve, terreno scivolosissimo, su una parete in costa lungo la quale sono per terra ogni 4 passi mentre negli altri 3 passi devo prestare veramente attenzione a non perdere due curve di livello (equidistanza a 5 metri) in scivolate paurose. Casca che ti ricasca, perdo contatto con la carta... sto sicuramente andando nella direzione giusta ma non riesco più a capire se sono di qua o di là dell’avvallamento che devo superare. Per mia fortuna arriva il terzo gemello Cavara, Angelo, a salvarmi e a dirmi che in effetti stiamo andando dritti al punto... sul quale trovo anche Ori-Master Andrea Segatta che mi ha già raccattato diversi minuti.
Il punto 4 per fortuna è abbastanza semplice, se non fosse che si continua a correre sulla neve e le mie Inov8 FlyRoc pochissimo tassellate le vorrei sostituire volenteri con un paio di pattini o di ciaspole. Lungo il sentiero ... cloppiti cloppiti... arriva anche “Big Nick” Corradini, lui e i suoi 24 battiti al minuto e la sua soglia del lattato (se non capite questa cosa non avete visto SuperQuark). Le cose che mi colpiscono di lui sono nell’ordine: corre con la maglietta e basta (d’altronde... 24 battiti al minuto...), prende la direzione per la 4 con un rapido cambio di direzione dal sentiero... la terza cosa è “non pervenuta”. Nel senso che anche io faccio quel cambio di direzione ma mi basta cambiare linea di 15 gradi rispetto al sentiero per produrmi, causa strato di neve, in una giravolta che nemmeno Ray Mysterio quando fa la 6-1-9... in pratica i piedi finiscono al posto della testa, la testa a quello dei piedi e gli occhi guardano il cielo che purtroppo non è quello che Michael Baggio descrive “guarda quanto è bello”... Mi rialzo a fatica tastando se almeno le ossa sono rimaste al punto giusto e del possibile futuro presidente Fiso nemmeno più l’ombra...
Evitando di produrmi in una discesa alla Armin Zoeggeler verso il quarto punto, il mio sederone non è uno slittino omologato da Paul Hildgartner, casco comunque sulla lanterna e riprendo un dubbioso Ori-Master all’attacco per la 5. Andrea punzona e schizza via sulla curva di livello, mentre da un punto non meglio precisato nel mio orizzonte visivo ricompare misteriosamente Big Nick che se ne era andato a tutta birra durante la precedente 6-1-9, colpendo la mia attenzione più per il saraccamento in fiemmingo che per la strana direzione di marcia all’attacco del punto 5. Ma in fondo basta poco, ad esempio un dosso da scollinare, affinché il 4 volte campione del mondo di sci-O scompaia definitivamente dalla mia vista.
Il batch di cui prima continua a ronzare nella testa, ma nel frattempo va via (con un minimo di errore) il sesto punto. Al settimo punto, nella zona delle rocce che mi dà l’ennesima occasione per maledire la 1:15.000, arriva compatto una specie di partito di maggioranza dei master che si compone del sottoscritto, Fritz, uno dei Cavara, Arduini, altra gente non meglio identificata e mi sto sicuramente dimenticando qualcuno... tutti CORTI!!! Finiamo per girare attorno a delle rocce grandi come condomini cosicché sembriamo quelli che cercano il parcheggio la sera in cui lavano le strade: uno gira da una parte del condominio, pardon del roccione, l’altro gira dall’altra... e quando ci si ritrova dalla parte opposta... niente! Alla fine comunque nel partito di maggioranza master si crea una spaccatura: tutti meno uno trovano il punto. Uno no. Quell’uno sono io, la corrente minoritaria... Continuo così a girare attorno alle rocce facendomi una competenza di sassi erratici come nemmeno i geologi Pallaoro, finché sulla scena compare la coda di cavallo mora di Mary Crippa, ovvero della prima DElite a partire (abbiamo lo stesso percorso). Purtroppo anche lei cade preda della carta, e quindi passano altri minuti prima che uno dei due (credo obiettivamente io) trovi quel fo%%utissimo punto (qui il tracciatore centra poco...).
Siamo ancora insieme all’ottavo punto (affrontato lei da sinistra e io da destra) ed al nono punto. Qui però il batch in background diventa un problema attuale e per nulla rimandabile. Mary scappa via in una direzione non meglio precisata ed io resto sul punto a decidere il da farsi: tornare indietro... non se ne parla. Risalire le rocce fino a quella specie di camino... ci vorrebbe l’uomo ragno. Scendere fino alla statale e risalire... ma sono almeno 30 curve di livello! Pensa che ti ripensa, senza trovare una soluzione, capisco che ora vorrei vedere il tracciatore in padella e trifolato... perchè va bene che questa è una long ma qui si tratta di fare una specie di Iron Man (il punto 10, per sovrappiù, si rivelerà abbastanza facile): capiterà bene che traccerò io una volta o l’altra, e non venitevi a lamentare se metterò una tratta con 150 metri di dislivello lungo la massima pendenza!!!
Mentre son lì con la mente che vaga tra le 30 curve di livello e l’immagine della padella nella quale friggerò il responsabile, compaiono sulla scena Salvioni, Baggio e Neuhauser... vediamo un po’ che fanno questi... Salvioni e Baggio partono in direzione della statale. Neuhauser mi sembra un po’ più dubbioso, ma alla fine anche lui si lancia in discesa. Vabbè, si vede che quella è la strada migliore... ma che Stegal si metta anche lui pancia a terra a tentare una risalita impossibile come quella non se ne parla nemmeno.
A questo punto, infatti, mi considero ufficialmente ritirato. Arriverò alla statale e mi farò almeno 3 chilometri di asfalto (magari pure l’autostop) fino al Lago Smeraldo. In effetti lo sbarco sull’asfalto è abbastanza rognoso: nebbia, nuvole bassissime. Il primo passo coincide con un incrocio magico “orientista-auto-camioncino” con quest’ultimo che mi passa a nemmeno 10 centimetri... la seconda macchina sfanala di brutto per farsi vedere, ed io cammino ritirato.
Cloppiti cloppiti... arriva qualcuno alle mie spalle, qualche altro naufrago senz’altro più volenteroso e combattivo di me... una delle due sorelle Brandi: Stefano Zarfati mi aveva spiegato il metodo per distinguerle, ma centrava qualcosa con il fatto che una era più magra dell’altra, e da lì in poi mi sono disinteressato della faccenda... Cloppiti cloppiti... Emiliano Corona. Eh beh che bel passo! Vai Emiliano, picchia per noi... Cloppiti cloppiti... Carlo Cristellon... altro bel passo da vedere mentre scompare nel nebbione della statale... Cloppiti cloppiti... Miki Ronda, che ha già vinto la Coppa in W20 e viene a fare la WElite.
Ecco. A questo punto ho deciso che ne avevo piene le scatole del mio ufficiale ritiro. Perchè se Miki riusciva ancora a tirare, allora potevo farlo anche io. Così mi sono accodato al treno, poi sono anche passato davanti, ed insomma abbiamo recuperato anche qualcosa ai vagoni davanti e ci siamo messi d’impegno sulla terrificante salita che portava verso la 10.
Davanti Miki... davanti io... davanti Miki... davanti io... davanti Miki... davanti Miki... io mi appoggio sempre più spesso ai tronchi di albero, cercando di far scendere le pulsazioni sotto i 300 battiti... afferro i licheni per issarmi qualche centimetro in più a forza di braccia...
Finalmente la salita diventa appena più dolce, e lì si vede la differenza tra la campionessa e l’impiegato panzottello: Miki infatti prende fiato e riparte di corsa, mentre io devo veramente pensare a non andare incontro alla nera signora con la falce e perdo qualche decina di metri. Resterò comunque a tiro di Michela per qualche altra centinaia di metri ed un’altra decina di curve di livello, ovvero fin quasi sul punto, quando una nuova tuta Erebus (quella del bardo Dario Stefani) prenderà il suo posto nel mio orizzonte visuale (e non me ne voglia Dario se dico che... non lo dico).
Raggiunta la 10, la gara è finita. La 11 è una delle poche lanterne veramente orientistiche del percorso, e la raggiungo in costa seguendo miss Christine Kirchlechner che nel frattempo mi è passata sulle orecchie. La 12 è una tirata su sentiero con il punto in una zona di canalette a visibilità ampissima, la 13 è a bordo sentiero, la 14 è SUL sentiero e la discesa verso l’ultimo punto è fettucciata e devo solo stare attento a non far perdere tempo agli Elite che combattono sul filo dei secondi, scansandomi prudentemente sulla stretta discesa.
(titolo cit. by http://www.larrycette.com/ e thanks for the map by http://er-team.blogspot.com/)
Outing: sono uno di coloro, tanti, che (per motivi lavorativi) si è iscritto in ritardo alla gara di Fondo, costringendo Carlo Cristellon a rifare le griglie di partenza. Volevo lasciarmi alle spalle la stagione orientistica con le immagini di Andalo... sono andato ad incasinarmi di brutto in una delle long più dure che io abbia mai corso, con condizioni atmosferiche che mi farebbero venire solo la voglia di rigirarmi nel letto e con un percorso che è quanto di più anti-Stegal io abbia trovato quest’anno.
Proprio così... già la verifica del percorso mi conferma subito che non ci sarà modo di ripetere le sensazioni di Andalo... sono 12 chilometri sforzo e ci sono solo 15 punti di controllo; proprio la negazione di quel che piace a me (lanterne fitte). Così la mente comincia a calcolare: 12 kmsf a 10 minuti al chilometro fanno due ore circa, più variabili ed eventualità... ovvero calcoliamo 10 minuti in più di errore per via del fatto che si usa quella %£$%$ di scala 1:15.000 (se qualche scienziato nucleare vuole spiegarmi perchè dobbiamo correre anche le M40 all’1:15.000... no, non spiegatemi niente, oggi sono nervoso!). Poi calcoliamo 10 minuti in più perchè le previsioni del tempo dicono “freddo becco, acqua e probabile neve”. Poi aggiungiamo 10 minuti perchè sono “un inguaribile ottimista” ed altri 15 perchè non sono proprio pronto per la gara di Fondo. Fa un bel 2 ore e 45 minuti... e valà peppone che saranno tutte da sudarsi da primo all’ultimo minuto.
Così si arriva al bel PalaGhiaccio di Fondo alle prime luci dell’alba, anzi no: niente luci dell’alba; il cielo è di piombo come nemmeno nel titolo del film con l’Ispettore Callaghan (che, armato di fucile a pompa, manderei volentieri a casa del tracciatore). Per arrivare in partenza sono previsti la bellezza di 55 minuti di trasferimento pedestre, ed il dubbio che si insinua in tutti noi è che cosa glielo faccia fare agli under-12 o 14 ed agli over-fatevoi di sgargarozzarsi 55 minuti di strada per una gara che evidentemente durerà molto meno... anche perchè i 55 minuti sono divisi in due tranches: i primi 30 minuti sono un lungo trasferimento su carrareccia larga e poco pendente, mentre i successivi 25 minuti sono una penosa e pietosa salita lungo la linea di massimissima pendenza fino ad un bel prato che... si ok sarà anche un luogo da sogno... ma quando ci arrivo comincio a pensare che oggi mi toccherà scontare tutti i peccati di una delle mie vite passate; in particolare la vita che il tracciatore intende farmi scontare è quella nella quale io ero un capo indiano che scotennava e scalpava tutte le tribù vicine (pratica che metterei di nuovo volentieri in pratica sempre col suddetto tracciatore..).
Partenza. Bello coperto con maglia di lana, termica, antivento impermeabile e tuta della Maratona di Milano 2004 (e questa è la parte sopra) + mutande, mutandoni di lana, pantaloni termici e tutta da ori (e questa è la parte sotto). Al peso, viaggio tra i super-massimi con abbondante vantaggio sugli immediati inseguitori... d’altronde al freddo non si comanda. Prendo la cartina ed il mio primo pensiero è quello di dileguarmi prima possibile dai paraggi, se riesco anche a farlo andando in direzione del primo punto tanto meglio! Il che mi riesce abbastanza bene visto che al termine della prima salita prendo la curva di livello giusta e sbarco sul sentierino proprio davanti al punto (sasso)... oh che bello che bello che bello sembra quasi di aver messo la freccia come ad Andalo. Mai pensiero si rivelò più sbagliato...
Per andare al secondo punto devo trovare il modo di aggirare il primo orrendo vallone, cosa che si rivela più facile per previsto dal momento che non mi fanno paura le 9 curve di livello a picco in salita che devo fare nel finale di tratta per arrivare alla buca. Quello che mi mette più in difficoltà (molta) è il terzo punto; accade infatti che mentre sono sul sentiero del secondo punto lo sguardo mi si posa su una orrendissima tratta 9-10 che attraversa di netto le rocce a strapiombo che dividono in due parti distinte la parte ovest della carta... èvveroche non sono un orientista che si mette a guardare tutta la gara per capire dove deve tenere le forze in serbo (io parto già in riserva...) ma quella visione mi lascia una sensazione di disagio e mi fa partire un batch in sottofondo che dice che prima o poi ne dovrò venire a capo.
Nel frattempo cominciano a succedere le seguenti cose: comincia a nevi(s)c(hi)are e gli occhiali diventano inservibili (li rimetterò, a conti fatti, in auto lungo la strada del ritorno a casa); inoltre la tratta mi costringe a passare sulla neve, terreno scivolosissimo, su una parete in costa lungo la quale sono per terra ogni 4 passi mentre negli altri 3 passi devo prestare veramente attenzione a non perdere due curve di livello (equidistanza a 5 metri) in scivolate paurose. Casca che ti ricasca, perdo contatto con la carta... sto sicuramente andando nella direzione giusta ma non riesco più a capire se sono di qua o di là dell’avvallamento che devo superare. Per mia fortuna arriva il terzo gemello Cavara, Angelo, a salvarmi e a dirmi che in effetti stiamo andando dritti al punto... sul quale trovo anche Ori-Master Andrea Segatta che mi ha già raccattato diversi minuti.
Il punto 4 per fortuna è abbastanza semplice, se non fosse che si continua a correre sulla neve e le mie Inov8 FlyRoc pochissimo tassellate le vorrei sostituire volenteri con un paio di pattini o di ciaspole. Lungo il sentiero ... cloppiti cloppiti... arriva anche “Big Nick” Corradini, lui e i suoi 24 battiti al minuto e la sua soglia del lattato (se non capite questa cosa non avete visto SuperQuark). Le cose che mi colpiscono di lui sono nell’ordine: corre con la maglietta e basta (d’altronde... 24 battiti al minuto...), prende la direzione per la 4 con un rapido cambio di direzione dal sentiero... la terza cosa è “non pervenuta”. Nel senso che anche io faccio quel cambio di direzione ma mi basta cambiare linea di 15 gradi rispetto al sentiero per produrmi, causa strato di neve, in una giravolta che nemmeno Ray Mysterio quando fa la 6-1-9... in pratica i piedi finiscono al posto della testa, la testa a quello dei piedi e gli occhi guardano il cielo che purtroppo non è quello che Michael Baggio descrive “guarda quanto è bello”... Mi rialzo a fatica tastando se almeno le ossa sono rimaste al punto giusto e del possibile futuro presidente Fiso nemmeno più l’ombra...
Evitando di produrmi in una discesa alla Armin Zoeggeler verso il quarto punto, il mio sederone non è uno slittino omologato da Paul Hildgartner, casco comunque sulla lanterna e riprendo un dubbioso Ori-Master all’attacco per la 5. Andrea punzona e schizza via sulla curva di livello, mentre da un punto non meglio precisato nel mio orizzonte visivo ricompare misteriosamente Big Nick che se ne era andato a tutta birra durante la precedente 6-1-9, colpendo la mia attenzione più per il saraccamento in fiemmingo che per la strana direzione di marcia all’attacco del punto 5. Ma in fondo basta poco, ad esempio un dosso da scollinare, affinché il 4 volte campione del mondo di sci-O scompaia definitivamente dalla mia vista.
Il batch di cui prima continua a ronzare nella testa, ma nel frattempo va via (con un minimo di errore) il sesto punto. Al settimo punto, nella zona delle rocce che mi dà l’ennesima occasione per maledire la 1:15.000, arriva compatto una specie di partito di maggioranza dei master che si compone del sottoscritto, Fritz, uno dei Cavara, Arduini, altra gente non meglio identificata e mi sto sicuramente dimenticando qualcuno... tutti CORTI!!! Finiamo per girare attorno a delle rocce grandi come condomini cosicché sembriamo quelli che cercano il parcheggio la sera in cui lavano le strade: uno gira da una parte del condominio, pardon del roccione, l’altro gira dall’altra... e quando ci si ritrova dalla parte opposta... niente! Alla fine comunque nel partito di maggioranza master si crea una spaccatura: tutti meno uno trovano il punto. Uno no. Quell’uno sono io, la corrente minoritaria... Continuo così a girare attorno alle rocce facendomi una competenza di sassi erratici come nemmeno i geologi Pallaoro, finché sulla scena compare la coda di cavallo mora di Mary Crippa, ovvero della prima DElite a partire (abbiamo lo stesso percorso). Purtroppo anche lei cade preda della carta, e quindi passano altri minuti prima che uno dei due (credo obiettivamente io) trovi quel fo%%utissimo punto (qui il tracciatore centra poco...).
Siamo ancora insieme all’ottavo punto (affrontato lei da sinistra e io da destra) ed al nono punto. Qui però il batch in background diventa un problema attuale e per nulla rimandabile. Mary scappa via in una direzione non meglio precisata ed io resto sul punto a decidere il da farsi: tornare indietro... non se ne parla. Risalire le rocce fino a quella specie di camino... ci vorrebbe l’uomo ragno. Scendere fino alla statale e risalire... ma sono almeno 30 curve di livello! Pensa che ti ripensa, senza trovare una soluzione, capisco che ora vorrei vedere il tracciatore in padella e trifolato... perchè va bene che questa è una long ma qui si tratta di fare una specie di Iron Man (il punto 10, per sovrappiù, si rivelerà abbastanza facile): capiterà bene che traccerò io una volta o l’altra, e non venitevi a lamentare se metterò una tratta con 150 metri di dislivello lungo la massima pendenza!!!
Mentre son lì con la mente che vaga tra le 30 curve di livello e l’immagine della padella nella quale friggerò il responsabile, compaiono sulla scena Salvioni, Baggio e Neuhauser... vediamo un po’ che fanno questi... Salvioni e Baggio partono in direzione della statale. Neuhauser mi sembra un po’ più dubbioso, ma alla fine anche lui si lancia in discesa. Vabbè, si vede che quella è la strada migliore... ma che Stegal si metta anche lui pancia a terra a tentare una risalita impossibile come quella non se ne parla nemmeno.
A questo punto, infatti, mi considero ufficialmente ritirato. Arriverò alla statale e mi farò almeno 3 chilometri di asfalto (magari pure l’autostop) fino al Lago Smeraldo. In effetti lo sbarco sull’asfalto è abbastanza rognoso: nebbia, nuvole bassissime. Il primo passo coincide con un incrocio magico “orientista-auto-camioncino” con quest’ultimo che mi passa a nemmeno 10 centimetri... la seconda macchina sfanala di brutto per farsi vedere, ed io cammino ritirato.
Cloppiti cloppiti... arriva qualcuno alle mie spalle, qualche altro naufrago senz’altro più volenteroso e combattivo di me... una delle due sorelle Brandi: Stefano Zarfati mi aveva spiegato il metodo per distinguerle, ma centrava qualcosa con il fatto che una era più magra dell’altra, e da lì in poi mi sono disinteressato della faccenda... Cloppiti cloppiti... Emiliano Corona. Eh beh che bel passo! Vai Emiliano, picchia per noi... Cloppiti cloppiti... Carlo Cristellon... altro bel passo da vedere mentre scompare nel nebbione della statale... Cloppiti cloppiti... Miki Ronda, che ha già vinto la Coppa in W20 e viene a fare la WElite.
Ecco. A questo punto ho deciso che ne avevo piene le scatole del mio ufficiale ritiro. Perchè se Miki riusciva ancora a tirare, allora potevo farlo anche io. Così mi sono accodato al treno, poi sono anche passato davanti, ed insomma abbiamo recuperato anche qualcosa ai vagoni davanti e ci siamo messi d’impegno sulla terrificante salita che portava verso la 10.
Davanti Miki... davanti io... davanti Miki... davanti io... davanti Miki... davanti Miki... io mi appoggio sempre più spesso ai tronchi di albero, cercando di far scendere le pulsazioni sotto i 300 battiti... afferro i licheni per issarmi qualche centimetro in più a forza di braccia...
Finalmente la salita diventa appena più dolce, e lì si vede la differenza tra la campionessa e l’impiegato panzottello: Miki infatti prende fiato e riparte di corsa, mentre io devo veramente pensare a non andare incontro alla nera signora con la falce e perdo qualche decina di metri. Resterò comunque a tiro di Michela per qualche altra centinaia di metri ed un’altra decina di curve di livello, ovvero fin quasi sul punto, quando una nuova tuta Erebus (quella del bardo Dario Stefani) prenderà il suo posto nel mio orizzonte visuale (e non me ne voglia Dario se dico che... non lo dico).
Raggiunta la 10, la gara è finita. La 11 è una delle poche lanterne veramente orientistiche del percorso, e la raggiungo in costa seguendo miss Christine Kirchlechner che nel frattempo mi è passata sulle orecchie. La 12 è una tirata su sentiero con il punto in una zona di canalette a visibilità ampissima, la 13 è a bordo sentiero, la 14 è SUL sentiero e la discesa verso l’ultimo punto è fettucciata e devo solo stare attento a non far perdere tempo agli Elite che combattono sul filo dei secondi, scansandomi prudentemente sulla stretta discesa.
Il colpo di grazia me lo da Andrea “the master” Rinaldi nel ruolo di speaker, quando dice che “Mikhail Mamleev aiuta il tracciatore con il suo tempo di 1h35m (... vado a memoria...) avvicinando il tempo previsto per la long”. Ma li mortacci...!!!!
Non ci ho messo 2 ore e 45 minuti, mi sono fermato a 2 ore e 39... ed anche la mia ombra ad un certo momento ha dovuto rimboccarsi le maniche e dare una mano. Come detto: non è una long per Stegal.
Non ci ho messo 2 ore e 45 minuti, mi sono fermato a 2 ore e 39... ed anche la mia ombra ad un certo momento ha dovuto rimboccarsi le maniche e dare una mano. Come detto: non è una long per Stegal.
8 Comments:
Bene, bene, vuol dire che le maledizioni funzionano! la prossima volta stai a casa o avvisa!
Comunque hai fatto una gara al gancio.... adesso capisco perchè ti fanno partire 2 ore prima degli altri..-))
dillo dai,dillo : avere davanti la miky è più piacevole di avere davanti me!! concordo !!
E sai che altro ti dico, che fare la o-marathon è un buona preparazione a queste garette .
dario
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Caro Ste
che bello che è leggere i tuoi post!!
Le citazioni su Zoggeler e Hildgartner mi hanno fatto ridere a crepapelle.
Sei un mito!
con le mani che mi ritrovavo meno male che nn avevo il 10000, non avrei saputo come piegare quell lenzuolo senza pollice opponibile..
sam
ahahahahahah!!! GRANDE STEFANO!!! è vero che sono ripartita di corsa ma poi ho rallentato molto perchè volevo essere molto precisa di tecnica e sapevo che era ancora lunga...:-):-) SEI UN MITO!! miki ronda
LOME!
MARIENHOF!!!
(... ma quel brivido lungo la schiena non mi lascerà mai...)
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