Tutto può accadere.
Può accadere ad esempio che anche ad uno speaker part time e per nulla professionale, quale è il sottoscritto, venga chiesto di ripetere una esperienza all’Arge Alp, dopo quella del 2005 a Lanzo d’Intelvi http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=1787 , il che forse mi mette al primo posto per numero di presenze dietro al microfono in questa bellissima manifestazione.
Può accadere così che a distanza di 4 anni da una delle più belle “due giorni” mai frequentate http://stegal67.blogspot.com/2006_06_01_archive.html (andate a cercare il pezzo “Come fu che un bel giorno andai ad Andalo anziché al Beigua...”), io abbia la possibilità di tornare sulla carta di Molveno-Andalo-Cavedago e ritrovare le stesse sensazioni di sentirmi “padrone del mezzo” (inteso come carta di gara) come poche volte ho finito per fare in questi anni recenti.
E può accadere che, questa volta, la mia personale “due giorni” finisca nel momento stesso in cui ho appoggiato per l’ultima volta il microfono a terra; non come nel 2006 quando scrissi un pezzo per il sito Fiso che poi non venne utilizzato...
Tutto può accadere
Può accadere ad esempio che si svolga in inglese, quella lingua che dovrei imparare, un dialogo di questo tipo tra “giovane atleta bavarese della categoria Elite” ed un impiegato panzottello:
“Hai corso la gara Elite?”
“No darling, io corro nella categorie master...”
“Master? Ma tu non puoi avere più di 30, 32 anni al massimo...”
“A dire il vero il prossimo anno saranno 44...”
A dialogo finito, mi sono allontanato che ero alto 3 metri. Il che in effetti rappresentava solo una piccola crescita rispetto ai due metri e 90 che ho messo su in due giorni di gare.
Tutto può accadere.
Può accadere ad esempio che un bolso panzone da poco sceso dall’auto venga catapultato nel bosco di Andalo-Cavedago da Andrea “the master” Rinaldi con un unico incitamento: “Ti aspetto al traguardo tra 70 minuti”. E che improvvisamente il bolso panzone si accorga fin dal primo punto di controllo (codice 92, posato da Nau Paris qualche minuto prima) che non solo i 5 km + 190 di dislivello vanno via come nemmeno una passeggiata al parco, non solo il bosco è scorrevole e pulito come una moquette, ma che le lanterne (belle dense e ravvicinate come piace a me... thanks Carlo Cristellon!) non sono mai a destra o a sinistra rispetto alla mia scelta di percorso, o nascoste. Ma si presentano davanti ai miei occhi proprio nel posto dove mi aspetto di trovarle, come se io non stessi leggendo la mappa di gara di un bosco trentino ma stessi sfogliando in poltrona un Tex Willer...
E succede così che anche l’I.P. può passare al punto spettacolo in 35 minuti circa e concludere la gara nemmeno tanto col fiatone in 54 minuti puliti puliti (54’10”, non 11” come sulla classifica), altro che 70 minuti!!!
Tutto questo può accadere in un bosco del quale l’amico bavarese (non era lui il protagonista del dialogo precedente) Gert Lexen dice, ridendo contento, che “In Italia abbiamo tanti tipi diversi di vegetazione che indichiamo con un unica tonalità di verde!” (allude alla lanterna 101 a Brallo di Pregola...); accade che uno dei vincitori della MElite mi dica che un bosco del genere non l’ha mai visto (capirai... arriva solo da Joensuu dove si allena il Kalevan Rasti di Thierry...).
Ma tutto questo io l’avevo già visto nel 2005 e nel 2006, e sapevo che il bosco di Andalo e dintorni era mio amico (episodio 2006 degli occhiali a parte...).
Tutto può accadere.
Può accadere che i posatori della gara di domenica vadano nel bosco alle 7.30 del mattino (o anche prima) sapendo che gli orsi che abitano in quei boschi non stanno aspettando altro che una colazione succulenta... e magari che uno di questi posatori senta alle 8.00 circa un pazzesco tramaciare di piedoni a poca distanza, più in alto in mezzo alle frasche.
E chissà se questo posatore si è anche preoccupato un po’ di quello che stava succedendo.
Finché nel bosco è risuonata una voce un po’ pazzoide: “Si! Eccola! Trovata! Senza telo ma ti ho trovata lo stesso!! Str...a!!!”. Al che nel bosco è partito una specie di reciproco incitamento un po’ surreale tra il sottoscritto e Davide Miori...
Il fatto è, credo di doverlo spiegare, che andare a cercare una lanterna in un avvallamentino minuscolo nel verde, senza uno straccio di punto di attacco ben definito, tutto in bussola leggendo le curve di livello, e trovarla senza nemmeno potersi avvalere del telo bianco ed arancione... ecco, QUELLA è una soddisfazione orientistica! Altro che Thierry e Daniel e compagnia cantante... e quando succedono queste cose (raramente, sempre meno spesso, ma succedono... e chissà come mai mi succedono solo in Trentino o sull’Altopiano o a Nova Ponente) ecco che parte il nastro del tipo “sono Batman!” o “sono vero orientista!” e così via.
Del resto, se non ci credete potete provare: partenza da casa alle 6.45, partenza prevista alle 7.30 (che poi sono diventate le 8.00 circa ma fa lo stesso), e provate voi ad andare a cercare il solo paletto nel bosco di Andalo, non ad un incrocio di sentieri ma in un avvallamento nel verdino... e se riuscirete a trovarlo come ci sono riuscito io, allora vi sentirete anche voi dei Gueor-bmann o delle Lud-ppi...
Insomma, dopo quella prima lanterna e quello scambio di battute al volo con qualcuno che nemmeno vedevo, ho capito che il compito che mi ero prefisso e che non pensavo nemmeno di poter sfiorare (essere al traguardo attorno alle 9.30, ovvero a quel punto attorno ai 90 minuti di gara) non era poi così impossibile... certo, avrei dovuto navigare nello stesso modo per altre 17 lanterne facendo su è giù per la costa di Andalo, navigando in un bosco bellissimo ma insidioso, che non perdona alcun passaggio errato.
Ma ieri avevo esattamente in mente cosa dovevo fare: fin dalla seconda lanterna me lo sono detto e ripetuto. Dovevo portarmi sulla giusta curva di livello, e mantenerla a qualunque costo finché la lanterna non mi fosse venuta addosso. E così ho fatto per il secondo, il terzo, il quarto punto.... due minuti di errore alla 6, sono rimasto corto di un avvallamentino, e poi il giro ai pratoni incrociando Nau e Lorenzo che posano; il ritorno in altissima quota verso la 10 dove ho fatto gli ultimi due minuti di errore puntando dalla 9 verso la 11 (mai ho assorbito una perdita inutile di quota come in quella parte di bosco che sembrava farmi rimbalzare verso l’alto senza sforzo), e poi l’ultimo loop con la 12 e la 13 lontane, la 14 e la 15 a tornare verso Andalo (incrociando ancora Andrea e papà Pezzé, che si spostavano in auto da una partenza all’altra) fino ad arrivare al traguardo in un’ora e 36 minuti.
E sono stato persino in grado di sprintare dalla 100 all’arrivo!
Tutto può accadere.
Può accadere che mentre sono nel bosco e sto ormai scendendo verso la sedicesima lanterna io penso che tutto dovrebbe essere come nella due giorni di Andalo, dove ho avuto la fortuna di collaborare con tante persone che si sono fatte un mazzo grande così ed è a loro che giustamente gli atleti dei land hanno tributato l’ovazione chiesta da Martin Mayer durante le premiazioni. Così che a me non resta che aspettare la prossima occasione, la prossima gara che si ripresenterà ad Andalo per poter andare a ricercare la stessa gioia e le stesse senzazioni.
E poiché, come appare ormai evidente, tutto può accadere...
... può accadere persino, per quanto incredibile possa essere, che sia stato l’impiegato panzottello a portare i punti per la Lombardia nella categoria H40 !
E questa cosa è quella che ancora adesso mi fa ridere fino alle lacrime :-)
5 Comments:
:-)))
allora le amichevoli gufate ogni tanto funzionano..
Galletti rules! :-)
Colui che nel bel mezzo della cronaca della staffetta riesce anche a dedicare canzoni alle fanciulle...;-)
Stefano,come dicono qui: SES FORT!
Quella è la prima cosa da imparare... sempre un'occhio agli arrivi "di un certo livello" :-)
(io so che tu sai a chi mi riferisco!)
Ricordalo per il 2014... comincia a prepararti, anche se sei già su una ottima strada!
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