Ok... adesso che qualche giorno è passato e che le notizie ufficiali sulla gara di Gian a Venezia sono passate di bocca in bocca e di blog in blog, posso togliere l’ufficialità dal mio diario e passare a qualcosa di più personale.
Ho passato parte di domenica pomeriggio, dopo aver fatto da statico giudice di arrivo a Golasecca (ed aver aspettato invano il 130° concorrente che invece era già al ritrovo...), a cercare notizie tramite il passaparola; rompendo di fatto le balle a coloro cui ho telefonato. Pensavo che alcune persone della Federazione sarebbero state attente al risultato di Gian a Venezia, tanto è vero che ho persino telefonato a chi con i quadri federali non c’entra più molto (scusa Vince!).
Il primo a trovare qualche notizia e a mandarmela è stato Oscar, da qui il link sul blog e da qui una mail mandata all’ufficio stampa con la notizia, poi riportata pari pari sul sito Fiso. Poi è arrivato anche il bellissimo pezzo di Gian sul sito di Skodeg-O. E a questo punto il cerchio si è chiuso.
Eravamo sulla sponda del laghetto Spillek. Io, Andrea Segatta, Michele Candotti e qualcun altro. La frase di Andrea fu (testuale): “Se non fosse per questa maledetta passionaccia per l’atletica...”. Ok, stavamo parlando di altro. Ma se non fosse per questa “maledetta passionaccia”, la gara di Gian mi sarebbe passata sotto silenzio o quasi; la sua gara e quella di tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, decidono di infilarsi un paio di calzoncini, di mettersi un paio di scarpette e di lanciarsi in una impresa praticamente impossibile: correre per quarantadue chilometri e centonovantacinque metri, o anche solo trasferirsi da qua a là zoppicando e soffrendo.
Ho corso (ehmmm... disputato) e finito due maratone nella mia onesta ma onusta di panza carriera. Posso dire solo di averci messo poco meno del doppio del tempo di Gian. E a me va già benissimo così. Solo chi ci ha provato sa cosa vuol dire partire per una avventura di 42 chilometri, trovandosi magari già al decimo chilometro in debito di energie, pieno di tossine, con dolori muscolari che ti farebbero fermare al primo angolo. Con la mente che comincia a pensare, calcolare, sottrarre e soprattutto moltiplicare il dolore ed il tempo che manca ad un ipotetico, irreale e lontanissimo traguardo.
Io, che guardo il tabellone elettronico del cronometro dalla parte di quelli che sono arrivati ben oltre la soglia del “4” (ma non ancora delle 5 ore) posso solo avere grandissimo rispetto per tutti coloro che cominciano a lavorare sodo, ogni giorno, ogni minuto, con in mente il solo pensiero di limare 1 secondo al chilometro, o 10 secondi, o scendere sotto le 3 ore e mezza, poi sotto le 3 ore.
Quando ogni singolo passo in più che ci si concede per arrivare a quell’obiettivo diventa un passo sempre più sudato e sempre più terribile, allora chi corricchia per i boschi o lungo i campi della Brianza come me può solo avere il massimo rispetto per gli atleti come Gian.
Che è riuscito anche, in sovrappiù, ad infilare una frazioncina di staffetta niente male ai Campionati Italiani in Val dei Mocheni (e chissà se non ha mai pensato che stava mettendo a repentaglio una caviglia o la preparazione). Non sono il preparatore atletico di Gian, non sono l’addetto stampa, non sono nemmeno un compagno di allenamento, ma il mio primo pensiero dopo aver visto la news sul sito Fiso è stato “nel 2012 Gian sarà ancora giovane... nel 2016 sarà un atleta in piena maturità agonistica...”. Ho capito subito cosa rappresentavano quelle due date.
La gara di Gian, il terzo posto al Campionato Italiano di Maratona (la GARA atletica con tutte le lettere maiuscole... quella che un italiano, Gelindo Bordin, rivoluzionò come un guanto con la vittoria a Seul 1988), la medaglia di bronzo vinta da un ragazzo che ho visto sui campi di gara essere sempre pulito ed uguale al giorno in cui l’avevo conosciuto. Che ho visto, e continuo a rivedere nel nastro della mia mente, al traguardo di Pergine sotto il diluvio (con una faccia che Clint Eastwood gli fa un baffo... “Coraggio, provate a fare meglio”). Che ride e scherza e che, con uno come me che fa il doppio del suo tempo anche nei boschi, non se l’è mai tirata nemmeno un millimetro ed è sempre stato disponibile per le mie improbabilissime interviste.
La gara di Gian mi ha riempito di orgoglio. Ieri sono andato in ufficio, ho beccato i miei colleghi tapascioni che corrono (anche loro!) assai più veloci di me, ed ho mostrato l’articolo del sito Fidal e la foto di Gian all’arrivo degli italiani long distance. Gian, oggi, è anche un mio compagno di squadra. Per questo la prima parola che ho scritto è stata “ORGOGLIO!!!”. Sono orgoglioso di Gian. Chissà se deciderà di salutarci per dedicarsi ancora di più ad una carriera da maratoneta... se anche lo facesse, non potrei voler a questo atleta bene meno di adesso.
In bocca al lupo, Campione!
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ORGOGLIO !!!!
Dal sito Fidal:
http://www.fidal.it/showquestion.php?fldAuto=12627&faq=65
La decima volta di un keniano, la prima di un'atleta etiope a Venezia. E' andata così ...
(...)
GRAZIE GIAN!
(foto by Roberto Moretti - la vittoria di Gian agli Italiani Long)
7 Comments:
Ste, l'ho sempre detto che dovresti dedicarti alla scrittura.
Peccato per l'uso del termine "onusto"...
Io ricordo Mats Haldin, a Milano qualche anno fa che fece 2 ore 25... più o meno. Con queste due date avresti già delineato il suo futuro: "ex campione di CO ora in nazionale di maratona...." dalla voce del vostro inviato Bragagna!
ci sarebbero anche Marten Bostroem, Carsten Jorgensen, Anders Garderud (questo lo conoscono solo Grilli e Teno... Grilli perchè è una enciclopedia e Teno per affinità di disciplina)...
immaginati quella voce alle Olimpiadi, posso parlare di legittimo orgoglio? (anche se Gian non mi deve nemmeno un passo di quelli che ha corso a Venezia)
A me Gian piace perchè ha una faccia pulita ed è ancora uno dei pochi educati che girano... visto che frequenti anche tu Milano, puoi capirmi!
"la passionaccia....". Già non si può trovare una parola più adatta.
E che mi sta fregando di nuovo, subdolamente, e mi ha messo un nuovo sogno nel cassetto........
Pensa invece che io e Stephen (lo scorso inverno) stavamo cercando di convincere Migidio a provare e a darsi l'Orienteering! Ovviamente prima che ci rivelasse la sua identità. A 41 anni va ancora così forte e non fa parte della categoria "sono forte e me la tiro". Una persona umile e disponibile proprio come Gian. Dopo due giorni che si chiacchierava a tavola, ho chiesto quale fosse il suo personale sulla maratona e alla sua risposta...siamo rimasti un po' basiti!!! "Scusa ma...come ti chiami???"
Ciao Stefano!
Risultato che non ha bisogno di commenti quello di Giancarlo... semplicemente è da apprezzare il suo scrupolo nel preparare nei dettagli una maratona impegnativa come quella di Venezia...
La modestia? è quella qualità che distingue un vero campione da uno sborone... nell'ultimo mese ho avuto la fortuna di chiacchierare con Jan Hrdina di attività giovanile e sport di alto livello... e ho trovato dinanzi un vero campione.
Comunque Stefano mi puoi chiamare anche se mi sono dimesso dal Consiglio Federale :-)
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