Su una gara di trail-O
Ore 6.04 del mattino. Suona la sveglia. Fuori è buio pesto, minaccia pioggia. Mentre appoggio i piedi giù dal letto maledico nell’ordine il tracciatore, il direttore gara, la mia società, la Federazione ed il momento in cui abbiamo scelto di candidarci per organizzare una gara di Coppa Italia di trail-O.
Tranquilli. Non sto parlando dell’ultimo sabato mattina. L’episodio risale ad un anno fa circa...
Si. Ci siamo candidati per l’organizzazione della nostra prima Coppa Italia di trail-O, dopo un paio di anni passati a gareggiare. Anzi. L’idea era quella di organizzare DUE gare di Coppa Italia. Una al sabato ed una alla domenica. “Capirai...” pensavo “A chi può venire in mente di arrivare in novembre fino a Milano per una gara singola? Magari... se ci fossero due gare, l’appuntamento sarebbe più interessante”: Era cominciato un tiraemolla col Comitato Lombardo per fissare la data: prima di Venezia non si poteva; dopo Venezia restavano due week-end. In uno doveva esserci la Festa del Lanternino, ma non si era certi del fatto se la festa sarebbe stata il 28 o il 21 novembre.
Nel frattempo, la nostra richiesta sembra caduta nel nulla: nessuno si fa vivo, nessuno conferma o smentisce. Fino ad una sera di inverno. Sono le 22 circa e sto già dormendo: l’indomani mattina la sveglia è puntata alle 6.04, non ricordo più se devo correre a prendere un treno o un aereo per una trasferta di lavoro. Suona il telefono e mi sveglio di soprassalto: è Dario G. (presidente di società) “Ho appena ricevuto una mail (una mail! N.d.r.) dalla Federazione: ci danno una sola gara ma dobbiamo confermare entro stasera a mezzanotte quando e se la facciamo...”.
Questo è stato il primo sonoro VAFFA! che ho tirato. Il primo momento nel quale mi sono detto “Non se ne fa niente”. Il primo contatto con i tempi della Federazione: giorni e giorni senza una risposta e poi IO devo rispondere in due ore? Vorrei veramente mollare tutto e rimettermi a dormire, e invece mi impegno in una specie di maratona telefonica con PLab (direttore gara) e Marco (tracciatore) per decidere il da farsi. Sui due piedi decidiamo che la gara sarà quella del Forlanini, con Marco Tracciatore e io controllore. Tramonta l’ipotesi di bissare al Monte Stella, e scoprirò poi in un giro di mail private che la nostra richiesta di gara doppia avrebbe sottinteso, secondo qualcuno, il solo tentativo di lucrare sulla cifra (150 euro) destinata dalla Fiso agli organizzatori: se la mia società ha così bisogno di 150 euro, glieli anticipo io senza stare ad infilarsi in troppi sbattimenti!
La maratona telefonica termina ben oltre la mezzanotte. Mi rimetto a letto e non riesco a prendere sonno: chi mi conosce bene sa che non sono né paziente né buono... se fossi vissuto a Dodge City avrei dovuto veramente essere la Colt più veloce del West, vista la mia tendenza a risolvere i problemi con un bel duello all’ultimo sangue nella main street. Il mattino successivo, quando alle 6.04 suona la sveglia, maledico nell’ordine.... ah! questo l’ho già scritto. Il pensiero ricorrente, quel giorno, fu uno solo: “Mi hanno incastrato una volta... ma sarà l’ultima”. NEVER AGAIN!
Never again. L’ho pensato tante volte quest’anno. L?ho pensato quando, dopo la telefonata notturna, per un paio almeno di altre settimane non ho avuto più notizie “Ma ce l’avranno data o no ‘sta gara?”. L’ho pensato quando Marco ha cominciato, con 12 mesi di anticipo, ad uscire in carta per toccare con mano la situazione che i concorrenti avrebbero avuto di fronte nello stesso periodo dell’anno successivo. L’ho pensato e ripensato durante la stagione orientistica di trail-O, quando a fronte di alcune gare veramente ben riuscite ce ne sono state altre palesemente (e dichiaratamente da parte degli stessi organizzatori) preparate in tempo molto rapidi o nei giorni immediatamente precedenti la gara (e intanto Marco – che non è né tracciatore né cartografo - continuava a passare giornate su giornate al Forlanini, PLab – che non è direttore gara – si studiava i regolamenti e partecipava ai corsi di formazione, Stegal – che non è controllore e non l’ha mai fatto – cercava di fare da collante tra le varie situazioni e di aiutare e sostenere Marco).
Never again. Un anno passa. I tempi si accorciano. I percorsi li abbiamo visti, rivisti, valutati sotto tutte le direzioni possibili... un giorno dico a Marco che su una lanterna (la 11) ci sono due alberi che in carta fanno da mirino e sembrano dare la risposta sbagliata rispetto a quanto abbiamo previsto; Marco corre a vedere e... va tutto bene, ormai non mi raccapezzo più neppure io sulle A, B, Z.
Never again. Il tempo passa e non abbiamo notizie sulla omologazione e dal delegato tecnico. Cerchiamo di sollecitare e stringere i tempi, ed ancora una volta ci rendiamo conto della discronia che c’è tra la nostra pianificazione e quella del lavoro altrui; soprattutto quando i risultati non sono quelli da noi attesi: l’omologazione comincia con un piccolo fallimento, che obbliga me ed Angelo B. ad un supplemento telefonico (e anche qui si fa notte) di spiegazioni, limature, consigli, pareti, suggerimenti, correzioni. Anche Roberto M., delegato tecnico, inizia a lavorare e cominciano a piovere suggerimenti e correzioni, ma ormai siamo quasi in dirittura di arrivo: quando ormai pensavamo di aver finito tocca invece riaprire tanti file se non addirittura ricominciare alcune cose da capo... ogni mail è un pensiero in più, ogni telefonata una scarica di tensione. Gli scambi di mail tra me, Marco e PLab cominciano a farsi più secchi e meno diplomatici: arriva il momento in cui ciascuno di noi pensa “Se questa gara non s’ha da fare, diciamolo subito e che sia finita qui!”.
Never again. Se Dio vuole le correzioni diventano più rare, il percorso già più volte consolidato si consolida definitivamente. Tutto sembra andare per il verso giusto... NEVER AGAIN! Arriva l’iscrizione di un concorrente che all’atto dell’iscrizione reclama preventivamente mettendo in dubbio la correttezza di una gara prima ancora di averla disputata! L’ultima settimana è lavoro per Bibi, Marco e PLab: stampe, e ancora stampe, e sempre stampe. Ad un certo momento va tutto insieme, non capisco più quale file è il più recente, non capisco più se la scala è giusta o sbagliata, la vista mi va insieme e la carta di gara comincia a diventare un oggetto ostile.
Il tempo, tante volte l’ho detto a PLab e Marco e Bibi, lavora per me: qualunque cosa fosse successa, sarebbe arrivato sabato sera ed io avrei brindato alla conclusione di tutto ciò che avevamo passato. Giovedì sera ho caricato la macchina, stipata come un gondrand: non volevo pensare a nulla di orientistico venerdì sera, prima della posa.
Sono andato a letto presto, e ho puntato la sveglia.
Alle 6.04 del mattino. Perchè il cerchio si chiudesse definitivamente.
Mi sono alzato sabato. Buio pesto e cielo plumbeo. Sono arrivato al Forlanini a posare alle 6.45, prima le due lanterne sulla rotonda di ingresso al Saini, poi il percordo Open A e Esordienti. Poi il giro di verifica su quello Elite ed altri giri ancora sui punti a tempo coi giudici. Never again, mi sono ripetuto come un mantra tante volte. Never again. Tutto quello che chiedevo alla giornata di sabato, una cosa per la quale avrei pagato di tasca mia, era che alla fine di tutto venisse riconosciuto a Marco Giovannini, tracciatore, il lavoro di un anno: non è un cartografo e non è un tracciatore, ma lo è diventato, così come PLab non è un direttore gara ma si è impegnato per esserlo nel modo migliore, ed io e Bibi non siamo controllori e ci siamo inventati qualunque tipo di controllo del processo che porta ad una gara, persino i più idioti ed inverosimili (la “to do list” dei giudici dei punti a tempo è lunga una pagina e mezza in word!). E Mary penso che ormai si possa candidare a diventare una trailoista coi fiocchi visto quanto ha passato pure lei... posa punti compresa!
Ho visto la faccia di Marco a fine gara, dopo che i concorrenti se ne sono andati e gli avevano fatto i complimenti per i percorsi. Ho visto la sua faccia anche se era buio pesto, erano tornate le sei (ma di sera) e nel parco Forlanini non si vedevano nemmeno più le lanterne che dovevamo raccogliere. Ho visto la sua faccia e sono contento così.
Solo che adesso... cosa me ne faccio del mio proposito “never again”?
8 Comments:
Ste,
innanzi tutto, grazie. La quantità di lavoro che ti sei smazzato è impressionante.
Tu sai come la penso sull'opportunità di organizzare gare (di qualunque tipo) a Milano e sai quali sarebbero i miei progetti a riguardo. E quindi sai benissimo che presto metterò alla prova il tuo "never again" :)
e il coche come sta?
el coche es fantastico! (cit.)
no, tutto bene alla fine... solo un po' di vecchiaia da parte del sottoscritto, sai che con l'età si dimenticano le cose... per esempio mi chiedo se al traguardo della H100 dell'Oringen mi ricorderò di recuperare gli split time! (ma forse tra 50 anni avremo il chip incorporato sotto pelle e gli split times su un visore ottico direttamente in retina)
Sai, è sempre così... ti chiedi "ma chi me la ha fatto fare" (traduzione italiana di "never again") e poi alla fine ti rendi conto che ne valeva la pena. Magari non per te... ma hai fatto felice qualcuno, e questo è il tuo miglior riconoscimento.
Grazie per tutto il lavoro che ci avete messo.
Con un'organizzazione così nemmeno una 5gg a Milano (che so, magari per l'Expo!) sarebbe impossibile!
Grazie, ma ci ritiriamo in buon ordine per lasciare il campo a chi ha già fatto metà del lavoro per i Mondiali 2014 :-)
Lol!
Pensa che invece li organizzerà chi di lavoro ne ha fatto ben meno! :)
Ciao Ste
ho scritto sul blog di Rusky tutta la mia ammirazione per il vostro appassionato lavoro.
Anche se come sai non nascondo che il Trail-O non mi attira, il vostro impegno e la vostra passione è da applauso!
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