L’ultima volta che ho scritto per il sito ASTi, ho concluso una serie di pezzi che avevano per tema “Come diventare orientisti ticinesi in 10 lezioni”: cronache un po’ surreali delle gare del TMO, viste con gli occhi del viandante che arriva da sud di Brogeda; occhi che da parecchi anni seguivano già le scorribande ticinesi in terra lombarda, da dove i furgoni ripartivano verso la Svizzera carichi dei premi conquistati in ogni categoria. Articoli scanzonati… questi si, nei quali me la prendevo una volta con le ripide pendenze del Canton Ticino che avrebbero obbligato ad introdurre le categorie “per peso” e non per età; un’altra volta ancora alludevo a caratteristiche genetiche particolari che aiutavano la corsa in costa; un’altra volta ancora ho introdotto nel lessico degli orientisti ticinesi la “Sindrome da primo punto”…
Ogni volta ho sperato che i lettori non se la sarebbero presa troppo per questa visione un po’ annacquata o troppo goliardica del Canton Ticino. Ed ogni volta ho ricevuto mail da chi avrebbe sostenuto una mia candidatura all’IOF in cambio dell’introduzione delle categorie per peso, da chi condivideva con me quella particolare sindrome che ti prende appena arrivato al triangolo color magenta, da chi confermava di non disdegnare di fermarsi qualche secondo a guardare un affresco meraviglioso del Lago di Lugano con la complicità di una lanterna messa strategicamente nel punto più panoramico, e così via…
Contemporaneamente, quei pezzi ottenevano un secondo risultato: quello di accreditarmi come profondo conoscitore delle ori-faccende ticinesi! Cosa che si concretizza puntualmente ad ogni edizione del campionato italiano, quando gli atleti azzurri vengono da me a fare la conta di chi sono i favoriti stranieri (dovrebbero esservi familiari i nomi di Stefano Maddalena e di Sebastian Inderst…). Ma non mi sarei aspettato di ritrovarmi io stesso, proprio io, proprio il più scarso degli orientisti che risalgono da Brogeda verso le valli ticinesi, al centro dell’attenzione di mezzo mondo orientistico italiano! Sono state sufficienti una sola gara, tre iscrizioni, ed una griglia di partenza… questa:
Francesco Guglielmetti non sa (non lo sa davvero e glielo dico io adesso) che, nel momento stesso in cui è comparsa questa griglia, ha rischiato che lo speaker della gara di Novaggio venisse colto da una forma molto politica e molto strategica di totale perdita della voce! Troppo ghiotta l’occasione, per colui che in Italia descrive le competizioni con lo pseudonimo di “impiegato panzottello”, di vedersi sfilare sotto gli occhi nella stessa tratta di gara Sven Puentener e Stefano Brambilla… Ma che dico!!! Se tanto mi da tanto, del giovanissimo Sven (14 anni???) avrò modo di riparlare nei prossimi anni; l’amico Stefano lo conosco dal 1986 (compagni di università e di lavoro)! No, sto proprio parlando di quei tre iscritti, di LORO tre, dei tre marziani, dei tre fenomeni, dei tre… ditemi voi le parole: Daniel Hubmann, Matthias Merz e Fabian Hertner. Già solo per citarli in un articolo, bisogna stabilire in anticipo quale ordine usare! (io ho scelto l’ordine di arrivo della gara di sabato…).
E’ bastata la LORO presenza (e quella griglia) per far diventare ME l’orientista più invidiato del reame! Sono stato ricoperto di mail di amici che volevano autografi, dichiarazioni, foto, risposte a domande più o meno impertinenti… ho ricevuto consigli per riuscire a star loro dietro almeno una tratta (eh certo! Sono lì ad aspettare me!), per “allargare i gomiti” strategicamente in qualche passaggio stretto (con il risultato di arrivare al traguardo monco di ambedue le braccia, penso…). La tentazione di diventare improvvisamente afono, capirete benissimo, era davvero forte.
Anche perché mi immaginavo scene del tipo: campioni che si cambiano in una motorhome dedicata (mica in mezzo al popolino), arrivano alla partenza in navetta e con un orario di partenza che non li mescola ad Open e Vacanti che potrebbero intralciarne l’azione, fanno la loro gara e spariscono subito dopo per evitare troppo contatti. Quest’ultima visione suggeritami forse dalla quotidiana visione dei calciatori… io li chiamo “pedatori”… nostrani, sempre innanzati su un piedistallo o messi in una teca di cristallo anche da quei giornalisti che anche nel giornale radio di domenica mattina (l’ultimo sentito prima di infilarmi nella galleria di Monte Olimpino) dedicavano la notizia più importante della giornata ai risultati delle partite del sabato sera. Capirete… l’Italia è messa talmente bene che possiamo benissimo concentrarci sui rigori dati o non dati!
Quando mai avrei potuto rivederli, Hubmann, Merz e Hertner? Poi la mia etica professionale ha avuto il sopravvento: niente afonia, ho fatto il mio giro MAL alle 12.07 e giuro solennemente che in tante occasioni la mia immaginazione mi ha fatto vedere benissimo i campioni che si muovevano attorno a me (penso che Hubmann mi avrebbe preso nella salita tra la 5 e la 6… e lì si che avrebbe avuto difficoltà a passarmi! O forse sarei stato io ad arrivare al traguardo con l’impronta dei tacchetti sul coppìno…). E quindi? Niente campioni per me? Niente autografi, dichiarazioni, foto?
Calma.
Ci arrivo.
Ho solo dovuto aspettare il dopo gara. Quello nel quale mi aspettavo di vederli sparire in un battibaleno, ed invece erano lì ad aggirarsi nel parterre, circondati da uno sciame di ragazzini in estasi. Troppo ghiotta l’occasione. Ho deciso: qualcuno deve andare a rompere le scatole a questi "alieni" così ben inseriti nel contesto di una giornata di autentica festa! Uhmmm… ho usato la parola “alieni”? Uhmmm… questo mi ricorda qualcosa… Novaggio – stesso posto! - nel 2008, alla Due giorni dell’Aget Lugano, con Jarkko Huovila, Minna Kauppi, Mats Haldin, Tero Fohr, Heli Jukkola… si vede che a Novaggio c’è davvero una base aliena!
Calma! Concentrazione! Adesso ci pensa l’ori-giornalista italiano a mettervi in difficoltà! Ecco... ho deciso: parto da Matthias Merz con una bella domanda cattiva, una di quelle che non possono non fargli scaldare il sangue... uhmmm... ma solo io mi sono accorto che Merz ha "gli occhi più blu di Paul Newman", come recitava una sigla della televisione italiana degli anni '80? Lasciamo perdere gli occhi! Via con la domanda cattiva! "Matthias... ho notato che sul tuo sito web non c'è traccia della medaglia d'oro ai Mondiali 2009 in Ungheria..."
(la staffetta Svizzera vinse in ultima frazione un oro ritenuto ormai irraggiungibile; ciò avvenne in quanto Francia – Thierry Gueorgiou –, Repubblica Ceca – Michael Smola – e Norvegia – Anders Nordberg – si fermarono a soccorrere lo svedese Martin Johansson, che era in fuga da solo, rimasto vittima di un grave infortunio che fece temere per qualche istante per la sua incolumità; Matthias Merz, terzo frazionista elvetico, passò sul posto dopo che gli atleti sopra citati avevano già spostato Johansson verso i mezzi di soccorso ed ebbe qualche barlume di conoscenza di ciò che stava accadendo solo durante il loop finale)
"Certo" risponde lui, calmissimo, gli occhi ancora più blu. "Penso che tu sappia cosa è successo quel giorno, ma penso che in pochi hanno capito realmente cosa abbiamo pensato noi che eravamo in gara... e cosa abbiamo pensato dopo la gara". Colpo mancato. Cerco di provocarlo ancora: “Pensi che nel 2012 a Losanna la squadra elvetica sarà composta da voi tre?”. “Non lo so. Siamo fortunati a gareggiare in una squadra che può mettere insieme tanti atleti molto forti, e penso che anche Kyburz e Rollier ed altri ancora potrebbero benissimo stare in quella squadra; chi sarà chiamato a gareggiare avrà già raggiunto un risultato importante per se stesso, prima ancora di gareggiare al Mondiale…”
Poi ho come una impressione; quegli occhi si spostano da me (ma solo io ho notato che sono più blu si... ma l'ho già scritto!), sembra quasi che guardino lontano; e non nello spazio, ma nel tempo! Ho come la netta impressione che vadano indietro a riavvolgere il nastro del tempo di poco più di due anni "Si. Forse adesso è giunto il momento di aggiornare i risultati della staffetta svizzera, di togliere quel vuoto. In effetti anche questo è un buon motivo per provare a portare a casa quell'oro nel 2012".
Niente spocchia nelle parole di Merz. Niente proclami. Solo una grande calma, molta modestia e tanta determinazione. Colpo a vuoto. Me ne vado con l’impressione netta che il giorno in cui Merz vincerà l’oro a staffetta , penserà ancora a Miskolc e ai tanti che gli hanno fatto i complimenti per quella omissione sul suo sito internet.
Tutto sommato, però, un colpo a vuoto per il giornalista a caccia di scoop. Vabbé... Merz è uno "scafàto", un esperto. Provo con il più giovane: e occhio alla domanda! "Fabian, è un piacere rivederti in Ticino. Il dosso di Taverne dove hai vinto un mondiale junior non è lontano da qui. Il tuo avversario di quei giorni, Olav Lundanes, ha già conquistato un oro ai mondiali assoluti: pensi che nel 2012 pareggerai i conti con lui?”. Mi aspetto una occhiataccia. Invece Fabian abbassa gli occhi... "Eh!... Lundanes è forte. E' veramente forte. Pensavo che avrebbe potuto vincere subito un Mondiale, e l’ha fatto. Io… devo aspettare. Mi piacerebbe, ovviamente, ma la concorrenza è fortissima; mi chiedo se un giorno ce la farò”.
Faccio persino fatica a sentire il sussurro della voce di Hertner: mondiale juniores ed argento a livello assoluto, e sembra quasi che sia qui a fare autocritica. Mentre cerco di decifrare la sua risposta “… sarò concentrato sulla sprint e sulla long…” e per un istante penso che Gueorgiou vince facile le middle perché tutti si concentrano sulle altre distanze (!), la voce di Fabian sale di tono “Ma tu non eri con me alla mikro-sprint di Miskolc? Quella volta che ci siamo divertiti come pazzi?”.
“Si Fabian, ero proprio io… ma scusa, sono io che faccio le domande o sei tu?”. Risata del vicecampione del mondo: “Quella si che è stata una gara veramente divertente! Te la ricordi anche tu, vero?”. Si Fabian, e ho capito che ormai ho perso tutto il grip. Non solo non ti ho messo in difficoltà, ma sei tu che hai rovesciato i ruoli! Mi resta solo l’ultima cartuccia. Con LUI! Daniel Hubmann. L’”assassino” (questa definizione non è mia…).
Tirarlo fuori dallo sciame di giovani fans in adorazione non è facile, ma un paio di minuti riesco a scroccarglieli. “Daniel, una domanda dagli orientisti italiani: chi è l’atleta del decennio? Tu o Thierry Gueorgiou?”. Capite che ci vuole del coraggio, ed anche una bella faccia tosta! (mi chiedo se la prossima volta che passerò da Brogeda sarò rimandato indietro?). Daniel incassa da gran signore: si, in effetti sono stati lui e Tero a vincere parecchie medaglie negli ultimi anni, ma dopo il Mondiale di La Feclaz probabilmente è Gueorgiou a potersi fregiare di un ipotetico titolo di “il più forte”. Ma… l’ultima parola è del Campione del Mondo sprint: “Ho ancora qualche anno davanti per pareggiare i conti, ho un Mondiale in Svizzera quest’anno, ho il sostegno di tutti questi giovani che fanno il tifo per noi. Rifammi la stessa domanda l’anno prossimo, potrei darti una risposta diversa”. Sorride, l’”assassino”, e mai come questa volta colgo nei suoi occhi una vena che lo avvicina davvero a quel soprannome. Ma vedo anche lontano un miglio che gli sto facendo perdere tempo… che il suo desiderio è quello di tornare in mezzo ai ragazzi: anche Daniel deve essere stato giovane, e solo qualche anno fa!, magari un po’ più forte dei coetanei; ed anche lui si sarà fermato in un dopo-gara ad incitare il suo campione preferito come sabato e domenica scorsa lo hanno fatto tanti giovanissimi ticinesi.
Me ne vado da Novaggio, dopo la premiazione, convinto che questi ragazzi e le loro colleghe di nazionale Sara Luescher e Ines “Ingrid” Brodmann non facciano parte di quel genere di sportivi traviati o intontiti dal successo e dalle vittorie. Ne sarò ancora più convinto, il giorno dopo, quando vedrò cambiarsi negli spogliatoi a pochi metri da me e da tutti quanti gli altri, quando sarò con Hertner e Merz in cima alla zona di partenza ad indicare il dosso di Taverne che vide la vittoria mondiale 2005 del più giovane dei due, quando li vedrò aspettare pazientemente il loro turno per entrare nei cancelli di partenza insieme agli Open ed agli Esordienti; infine quando dopo la gara chiederò ad Hubmann se il tempo che compare nella classifica esposta è il parziale dopo due delle tre tappe e, alla risposta “… veramente è il mio tempo finale…” l’infame sorriderà sentendo il mio italianissimo “mavaff…!”.
Vedrò la loro genuina felicità, e le quasi-lacrime delle ragazze commosse, quando Paolo Beltraminelli alle premiazioni non riuscirà nemmeno ad elencare i loro nomi perché il boato e gli applausi erano già partiti a ricoprire qualunque annuncio. Genuine premiazioni fatte da loro, per tutte le categorie, e grande aplomb di Matthias Merz (ma attenzione a quegli occhi blu cobalto che guardano già alla staffetta dei WOC 2012!) all’annuncio del risultato della MAL che lo vede preceduto in classifica da Pietro Ferretti e “Dro” Santini.
Mentre, dopo l’ultimo applauso, mi giro per raccattare il mio borsone e prendere la strada di casa di Milano, sento un rumore alle mie spalle: è Hubmann che, ridendo come un bambino, sta guidando la òla dei ragazzini e delle ragazzine ancora vestiti con le tutte dei colori delle società ticinesi! Non una, non due ma tre volte. Questo è troppo, mi dico; questo è decisamente troppo J
Forse, da abitante del sotto-Brogeda, mi merito davvero solo le isterie dei “pedatori” e le cronache dei rigori dati o non dati. E’ ora di tornare a casa, di respirare un po’ di aria malsana. Purtroppo.
4 Comments:
sempre per rimanere in tema due settimane fa all'allenamento con la squadra di fondo c'era un tipo che non avevo mai visto, sembrava uno forte e aveva una giacca della norvegia piena di sponsor, ma che qua hanno in molti. Comunque si e allenato con noi, stando nelle stazioni del circuit training efacendo niente di strano. mentre tornavo a casa ho chiesto a mia sorella- ma chi era quello che non l'ho mai visto-e lei mi risponde- ah, e finn hågen krogh,e arrivato secondo nella finale di coppa del mondo davantia colonia.
Altro che VIP
non avevi un'altra domanda per FH? cmq hai visto che le risposte non erano difficili...
Si... la domanda per FH era un'altra, ma il mio coraggio ha dei limiti! :-)
Stefano articolo spontaneo sereno ironico mi sono commosso nel leggerlo complimenti un ticinese che aspira a raggiungere le tue prestazioni orientistiche e giornalistiche
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