Stegal67 Blog

Tuesday, November 08, 2011

I 10 passi che sconvolsero il Mondo.

Devo il titolo di questo post a tre persone: il primo è John Reed con il suo libro "Ten Days that Shook the World", il secondo è Rusky a.k.a. Marco Giovannini che con me è stato testimone dell'evento che vado a descrivere, il terzo è Thierry Gueorgiou… e non serve spiegare chi è.

La miccia dei miei pensieri è stata accesa dalla redazione di Azimut che mi ha mandato (immagino non solo a me) in quanto noto ori-blogger una preview, una anteprima del numero 6 di Azimut che uscirà in occasione del Meeting di Venezia.

Non ho qualifiche per invitare i lettori di Azimut a leggere con maggiore attenzione questo o quel pezzo di Azimut (l'ultimo numero era tutto molto interessante... persino il pezzo del Presidentissimo!), anche se la mia indole mi indurrebbe a segnalare di trascurare le pagine n. 9 e 15, scritte evidentemente da tale Stefano Galletti sotto l'influsso di roba pesantemente alcoolica (solo se ti chiami Gianni Brera puoi essere la dimostrazione che non è necessario essere sobri per scrivere divinamente).

No... quando ho ricevuto la preview ho avuto come un sussulto nel vedere una certa foto riportata a pagina 19. Una foto che propongo nella versione scattata dal mio quasi coetaneo Eddie Bergeron (sono stato più volte al suo fianco lungo il corridoio di La Feclaz) e disponibile su internet all’indirizzo

http://www.catchingfeatures.com/eddie/woc11/relay/IMG_5816_medium.jpg

So che Rusky se la ricorda questa foto, vero…? Questa è l'immagine dei "10 passi che sconvolsero il mondo". Ma torniamo per un istante a La Feclaz...

La Feclaz. Agosto. Sabato di fine WOC 2011. Una giornata calda, a tratti torrida. Una arena naturale che aspetta la conclusione della seconda staffetta mondiale, quella maschile, dopo che la staffetta femminile ha vissuto un paio di ore prima la terza frazione più isterica, irriverente, irrazionale e incredibile che io possa ricordare. La giornata ha già raccontato una storia tutta italiana, quella dei due atleti privi di GPS che seminano il panico nelle fila dei francesi (le api, Martin Johansson, un errore da principiante… ed ora gli italiani?) e nella testa di Per Forsberg che non sa che pesci pigliare visto che ha in fuga una squadra che il computer non può segnalargli.

Parte la terza frazione, quella decisiva, quella che deve dimostrare che “Roi Thierry” non può perdere ancora una volta la staffetta, nella sua terra, in mezzo alla sua gente, sotto all’elicottero della sua Gendarmerie che (volteggiando quasi rasoterra) ne celebrerà la conquista dell’ennesimo oro. Ed il Re, che ha già trovato in carriera tre modi incredibile per perdere quella staffetta, avrebbe anche cento modi diversi per vincerla…

Tra tutti, sceglie quello forse più inatteso per chi lo vede come il più grande esponente della corsa tecnica, la middle distance, nella storia dell’orienteering: sceglie di vincere DI FORZA! Primi 3 passi: Mamleev è alle spalle, davanti ora c’è solo lo svedese… Altri due passi, sul ponticello a 50 metri dalla partenza: sembra di veder correre fianco a fianco un quattrocentista olimpico ed un tapascione delle corse domenicali… Misha e lo svedese si scuotono all’improvviso, si devono ingobbire di fatica ancora prima di uscire dallo stadio di La Feclaz! Prima ancora di raccogliere la carta di gara, prima ancora di raggiungere quel triangolo color magenta che (di fatto) accoglierà un Gueorgiou in fuga solitaria. Ancora 3 passi, i primi che affrontano la ripida salita che porta fuori dall’arena: il Re è inarrestabile, l’azione fluida ha lasciato lo spazio ad un arrembaggio improvviso, un autentico assalto all’arma bianca atletico prima ancora che orientistico; Gueorgiou ha intenzione di far fuori gli avversari prima ancora di aver soltanto pianificato la prima tratta del percorso!

Gli ultimi due passi lo portano fuori dall’arena: per quanto ci si sforzi di immaginarlo, la telecamera fissa che inquadra gli atleti sul pascolo che porta lontano verso lo stenditoio delle mappe inquadra di fatto UN SOLO corridore. Gli altri, No Shit!, sembrano già staccati… non è una questione di prospettiva o di ripresa televisiva. No Shit! Gueorgiou è GIA’ SOLO! Si, i metri di vantaggio sono ancora solo 3 o 4… ma è già SOLO, è nel suo mondo fatto di Golden Routes che comprende solo lui, fatto di allenamenti tirati al limite umano che si rivelano più duri e complicati del percorso mondiale, e soprattutto di 3 anni di sconfitte in quella benedetta e maledetta staffetta mondiale: 3 anni di sconfitte che gli faranno dire una frase bellissima nella prima intervista post-vittoria “Non dimenticatevi di Damien Renard: è come se ci fosse stato anche lui sul podio con noi”.

Per chi vi ha assistito, vero Rusky?, una scena di inaudita potenza e incredibile controllo, quasi VIOLENTA per gli standard sportivi cui sono abituati gli orientisti.

Tra i miei ricordi ce ne sono alcuni legati ad atleti che hanno dovuto svestirsi dei panni di fini esteti dello sport per mettere quelli del guerriero, dell’audacia, del “o la va o la spacca” (o meglio, in terra gallica, dello “Spacco tutto, per Toutatis!”). Ho ancora negli occhi le immagini di Franz Klammer sul muro finale della Patscherkofel, quando dovette giocarsi il tutto per tutto (carriera, prestigio, futuro, forse la vita… Hermann Maier è solo un imitatore successivo) in una sola curva finale per portare via il secondo oro a Bernard Russi e guadagnarsi lui la gloria olimpica. Ho in mente Thierry Gueorgiou ed i suoi 10 passi, e sono convinto di aver rivisto in diretta la stessa rabbia e lo stesso ardore.

E sono convinto che nemmeno “Le Roi” saprebbe in grado di ripetere quei 10 passi.

Buona lettura di Azimut a tutti, e lasciate perdere tutto ciò che è firmato da me…

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