- Gennaio: iniziano le trasmissioni dei telegiornali delle reti Fininvest
- Febbraio: Alberto Tomba vince la sua terza medaglia d’oro olimpica alle olimpiadi di Albertville
- Aprile: cessa l’assedio alla città di Sarajevo
- Maggio: a Milano inizia “Mani pulite”
- Maggio e Luglio: vengono assassinati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
- Agosto: Stefano Galletti disputa la sua prima gara di orienteering a Cavareno
- Ottobre. La Chiesa riabilita Galileo Galilei
- Novembre: Stefano Maddalena vince il TMO in categoria Assoluta.
Due di queste notizie sicuramente non le trovate su WikiPedia anche se, in termini di importanza assoluta una delle due è decisamente più rilevante dell’altra.
Ebbene si: nell’anno di grazia 1992, il sottoscritto faceva finalmente la conoscenza con l’orienteering (e viceversa… ma l’orienteering se ne sta ancora pentendo!) e “il Madda” vinceva un nuovo titolo del Trofeo Miglior Orientista ticinese nella categoria assoluta. Ne aveva già vinti altri, e quello del 1992 arrivava dopo una operazione che aveva dato, se la memoria non mi inganna, una sistematina al suo ginocchio.
Cosa ha di strano la vittoria del 1992? Che a quella ne sono seguite altre 18 (diciotto… eighteen!) consecutive fino al 2010 compreso. Una striscia che ha valicato gli anni di Bjornar Valstad, di Janne Salmi, di Thomas Buehrer e Marie Luce Romanens, il XXI° secolo, l’ingresso possibile tra i master, l’epopea di Simone Luder e di Thierry Gueorgiou e di Daniel Hubmann… Si è interrotta solo quest’anno, il 2011, che ha visto la vittoria sofferta ma meritata di Alessandro “Dro” Santini pochi punti davanti al vecchio “Madda”.
Questa notizia mi ha dato da pensare. Nonostante l’adagio di Andreotti reciti che “il primato logora chi non ce l’ha”, credo sia difficile per chiunque, e per qualunque sportivo in particolare, passare indenne attraverso anni di successi (siano essi a livello locale, regionale, nazionale o trans-nazionale) senza suscitare rispetto e ma anche un po’ di invidia, sostegno ma anche qualche antipatia. Si finisce per diventare punti di riferimento, magari si finisce con l’influenzare volenti o nolenti qualche scelta o qualche indirizzo del proprio sport, ma anche per diventare sia l’asticella da valicare che il “tetto” da sfondare per poter alzare ancora di più il livello globale.
Penso spesso ai grandi campioni di altri sport, e mi viene in mente una frase tratta da un film che ho già citato: “Any Given Sunday”. Ovviamente è Al Pacino che parla alla propria squadra di football e dice “Sapete… con il tempo, con l'età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere…”.
Penso ad un campione come Henri Leconte, uno sul quale persino i granitici e sciovinisti francesi si sono dovuti ricredere (e si sono messi a fare il tifo per lui dopo averlo odiato) quando hanno capito che presto avrebbero perso la possibilità di tifare per un talento straordinario, uno capace di accarezzare la palla come pochi prima e dopo di lui. Penso nello stesso sport a Jimmy Connors, l’”antipatico” per eccellenza, alla sua incredibile corsa del 1991 fino alla semifinale conquistata a 39 anni attraverso una serie di partite nelle quali era battuto in partenza (forse solo Aaron Krickstein e David Littlefield hanno cercato negli anni di dimenticare la Connors-run…).
Con questo non voglio dire che Stefano Maddalena sia apparso negli anni antipatico a chicchessia. Non l’ho mai conosciuto come una persona sopra le righe, ed anzi ha sempre mostrato molta pazienza verso il sottoscritto sia quando vesto i panni di improbabile atleta sia quando vesto quelli ancora più improbabili di speaker. Una pazienza che si palesa ogni volta che mi sente raccontare al microfono il vecchio adagio “il più forte atleta straniero che abbia mai calcato i campi di gara italiani” (adesso ci ha fatto il callo, ma in passato era diventata una frase un po’ invadente), espressione che è stata ripresa anche in una intervista radiofonica fattagli da Alberto Grilli.
Mi preme però ricordare come tutti noi dovremmo sempre mostrare la stessa pazienza e rispetto verso quei campioni che con la loro passione sportiva indicano la strada ed i traguardi per le future generazioni; una passione di cui ci accorgiamo solo quando vediamo con i nostri occhi che i campioni che abbiamo seguito per tanti anni stanno per cedere il posto ai giovani.
Maddalena mi ha regalato una grossa soddisfazione, negli anni in cui sono stato speaker alle varie edizioni dei Campionati Italiani (di cui credo ne abbia corso un numero probabilmente superiore a quelli corso dal sottoscritto). Nel 2008 eravamo a Passo Radici, sull’Appennino Bolognese; il sottoscritto cominciava ad essere una presenza costante dietro il microfono dei campionati italiani e, complice una maggior sicurezza (anche riguardo alle cavolate che dico!), avevo cominciato a raccontare di questo atleta ticinese di 40 anni che nel mio pronostico minacciava di inserirsi molto in alto nella classifica finale Elite. Vennero da me alcuni forti Elite nostrani a dirmi “Dai! Questo Maddalena di cui parli sempre… non può essere così forte! Lo consideri forte tu, perché ci gareggi contro in Ticino…”.
Risultato finale: 1° Schgaguler, 2° Tenani, 3° Tavernaro, poi Seppi e Rass e Simion. http://www.fiso.it/03_gare/gara_risultati.asp?anno=2008&gara=153&categoria=ME
Dove sta Maddalena? Un momento… sul sito Fiso c’è un link: “risultati non inseribili”. Sono quelli degli atleti non tesserati per la Fiso. In ME ce n’è uno. Stefano Maddalena. Andate a guardare il suo tempo: lo piazza in seconda posizione generale, dietro al solo Klaus. Credo che quella cronaca diretta sia diventata famosa per il continuo ripetere che non c’era verso alcuno di far sloggiare il vecchio Madda dalla prima posizione, fino all’arrivo di Schgaguler.
Dopo la gara si forma un capannello attorno a me. “Dai! Questo Maddalena di cui parli sempre… non può essere così forte!” (e fin qui è identico a prima) “Tu che lo conosci bene… come fa?!? Come si allena?!? Come ci riesce?!?”.
“Si allena per battere me!” fu una delle risposte che mi vennero in mente quel giorno.
Oggi che la classifica finale del TMO lo vede in seconda posizione, vorrei scrivergli che non rimpiangerò mai e non rinnegherò mai quella frase che lo accompagna nelle mie cronache “il più forte atleta straniero che abbia mai calcato i campi di gara italiani”. L’ho usata persino nella diretta di Novaggio, in Canton Ticino, sotto gli sguardi allibiti di tutti gli altri ticinesi che lo aspettavano al traguardo.
Auguro a me stesso di avere tante altre occasioni per commentare i suoi risultati, e auguro a “Madda” di continuare a divertirsi e a fare da punto di riferimento nella categoria assoluta ticinese finché una delle sue due bambine, o entrambe, prenderanno il suo posto nella assoluta femminile (perché buon sangue non mente!).
Tra i miei tanti sogni di orientista, oltre a quello di vincere l’O-Ringen nella H100 per due volte consecutive, c’è anche quello di poter correre ancora una volta insieme a lui una tratta difficile sul terreno terribile di Mala Lazna, una carta le cui caratteristiche (il terreno infido e il miliardo di rocce e roccette) mettono in evidenza il suo stile unico.
E spero che Alessandro “Dro” Santini, se mai leggerà questo blog, non se ne abbia a male e pensi che tra 19 anni potrei scrivere la stessa cosa di lui. In bocca al lupo, Alessandro, perché se sarà Stefano a leggere questo blog, temo che il suo primo pensiero sarà quello di rivincere il titolo l’anno prossimo e farmi rimangiare tutto quanto!!!
3 Comments:
Nella mia personale classifica lo metto dopo Tero; da molti anni lo vedo nelle classifiche italiane, ticinesi e dei mondiali master. Per me è un punto di riferimento quando scorro i risultati master per capire se gli avversari sono davvero forti.
Ricordo, una volta, quando mi raggiunse su una strada asfaltata e cercai di stargli dietro.... non mi sembrava tutto questo fenomeno! appena entrato nel bosco, su una ripida discesa, scomparve in 5" e lì capii dove si vincono le gare! Nella mia mente lo ricordo col binomio Maddalena-Tettamanti.... i due ticinesi che venivano ai campionati italiani elitè a testare i nostri nazionali.
Comunque, a livello di risultati e di rispetto credo che un post lo meriti anche Checco Guglielmetti perchè dall'alto dei suoi "anta" da bastonate ancora a molti "enta" e "enti"!
Concordo con Rusky. Inoltre il Checco è anche CAMPIONE DEL MONDO MASTER 2011, così come lo è stato Thomas Hiltebrand nel 2006.
Da annotare anche l'esordio orientistico del sottoscritto, certamente non a livello molto competitivo, anche se l'esordio è avvenuto in HA....con esiti scontati
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