Stegal67 Blog

Monday, September 02, 2013

Il Morb(i)o di Stegal

Il Morb(i)o di Stegal è causato da una insufficienza cerebrale cronica: il contenuto della scatola cranica produce nei soggetti colpiti da questa patologia una proteina, l’Intelligentina, in scarsa quantità. La conseguenza è una serie di disturbi che caratterizzano il Morb(i)o: stanchezza cronica, difficoltà di corsa, scarso senso dell’orientamento, imprecisione nella lettura, miraggi… Le statistiche dicono che viene colpita una persona su 330, di solito quella più panzottella o più impiegatizia delle 330 (se i tratti della persona in questione sono sia impiegatizi che panzottelli, la probabilità si impenna). Prima che il paziente possa manifestare tali sintomi, il Morb(i)o può  essere diagnosticato attraverso una attenta lettura della cosiddetta “griglia di partenza”, ma coloro che sono a rischio di essere colpiti dal Morb(i)o potrebbero attivare una terapia immunitaria attraverso l’esame del referto noto come “lunghezza e dislivello”.

Per tutti coloro che non fossero del tutto coscienti della geografia del Canton Ticino, Morbio (senza parentesi) è un dolce paesino posto pochi chilometri al di là del confine elvetico, a non più di 60 chilometri da Milano. Esso accoglie il viandante, o l’occasionale orientista recatosi con fiducia ad una gara del TMO (che non vuol dire Terrorizzo Milanesi Ovunque ma Trofeo Miglior Orientista), con un bel cartello che dice “Morbio Inferiore”… poco importa alle cronache mondane, più impegnate a riferire di scontri in piazza a Verona ed arresti di orientisti in massa, se domenica scorsa mi è toccato transitare sicuramente anche per Morbio Superiore, poi sarò passato sicuramente anche per una Morbio Ulteriore, una Morbio Excelsior, una Morbio “per aspera ad astra” ed infine una Morbio “tempo che arrivi qui, abbiamo asfaltato un altro pezzo di strada… in salita!”.

Il problema è che io, non essendo auto-immune dal Morb(i)o e non avendo attivato per tempo la terapia “lunghezza e dislivello”, ho immagazzinato nel cervello una quantità di informazioni che possono essere così sintetizzate: sprint + in paese + terreno piatto + un bel modo di ricominciare la stagione dopo la pausa estiva. Dove posso aver sentito dire che la gara fosse una sprint, non è dato sapere (5,5 km). Il fatto che fosse in paese, ok… più o meno… un paese insidioso, variegato, e con un paio di passaggi nel verde (verde orientistico) come capita spesso di fare in Ticino… e poi qualcuno si domanda ancora come fanno i ticinesi a diventare campioni e campionesse del mondo master!

Piatto. Ecco… questo è il pensiero che fa subito pendere l’ago della bilancia verso la diagnosi del Morb(i)o. Eppure dovrei saperlo. Dovrei saperlo! Ci hanno fatto persino una domanda su QuizCross! Qual è l’unica professione che io non potrei mai esercitare in Ticino? Il fabbricante di livelle! In Ticino, ovunque posi una livella, quella cacchio di bolla schizzerà immediatamente da una parte o dall’altra. Non c’è modo di evitarlo: non esiste in Ticino una superficie più larga di 10 metri per 10 metri completamente piatta; persino i campi da calcio sono a dorso di mulo, chi ha inventato il cartone animato di Holly e Benji si è ispirato in Ticino! Persino la palestra del Pregassona era in salita (e il tabelloni erano di legno, ma questo è un altro discorso…)!!!

Così domenica mattina mi sono messo in tiro, mi sono infiocchettato e profumato, ho indossato la più bella divisa del reame (quella con i colori turchesi dell’AGET, no shit!... è la più bella. Punto!) ed ho valicato il confine di stato al grido di “è qui la gara sprint piatta per ricominciare la stagione?”. Sono convinto che la capitana dell’AGET, Lidia, nel leggere le griglie di partenza abbia sospirato e le palpebre le siano andate un po’ indietro: mi sono infatti iscritto in HAL, che non è il computer di “2001 Odissea nello Spazio” e nemmeno un acronimo realizzato retrocedendo di una lettera la sigla IBM, ma vuol dire “Esemplare maschio di primissima categoria orientistica cimentantesi sul percorso più lungo”. Mi sono trovato colà in compagnia del già campione italiano e futuro campione italiano Sebastian Inderst, del futuro campione svizzero o italiano (se sua mamma mi desse retta!) Tobia Pezzati il quale, allora solo sedicenne, riuscì a pettinare per benino tutti i nostri junior ai Campionati Italiani Middle di Cinte Tesino, e di altri vari dignitari di alto lignaggio. 

Chi partiva davanti a me in griglia poteva considerarsi salvo; c’era infatti il rischio che chi fosse partito dopo di me si trovasse la strada sbarrata da un ammasso di carne flaccidolenta da dribblare con una scelta di percorso penalizzante. Flaccidolenta tuttavia elegantissima, accidenti! Perché la capitana mi ha recapitato a Morb(i)o sia la nuovissima-più-bella-ancora tuta dell’AGET sia un training trimtex da urlo in passerella che ha fatto dire ad una persona che non cito “vestito così, sembri un atleta persino tu!”. Il training farà la sua comparsa sui prossimi campi di gara: le mie fans sono pregate di mettersi in coda per l’autografo e di non lanciare mutandine sul palco!

Poiché si sono almeno 30 gradi di temperatura (e 40 sull’asfalto), la mia partenza è alle 11.54 e soffia un vento caldo che asciugherà qualunque goccia di sudore, mi tocca togliere a malincuore il training e dare una occhiata intorno: pareti di montagna ovunque, ma tanto la gara è sprint (ancora ‘sta sprint???) e sarà tutta qui attorno, no? I primi dubbi nascono spontanei all’arrivo al traguardo del “66 virgola sei periodico” per cento dell’OK Bovec, ma il 66,6% quello forte: Metka e Kristian. Hanno posato un po’ di punti e provato il percorso… e sono sfatti da paura! Quindi… quindi quel foglio di carta che diceva “250 metri di dislivello” non conteneva un refuso??? Accidempolina. Sarà il caso di mettersi di impegno e cercare di portare a casa la pellaccia. Mentalmente, mi faccio un appunto : sarà importante soprattutto non commettere alcun errore, anche perché il commento del 33,3 periodico per cento femminile dell’OK Bovec è che la gara è ancora più dura di quello che dicono la lunghezza ed il dislivello. Potrei scrivermelo persino sul braccio: “non fare errori stupidi!” (sottotitolo: “tanto hai già fatto quello più grosso al momento di scegliere la categoria”). Purtroppo devo essere arrivato da casa con l’intera dotazione di Carioca vecchi come il cucco, o con il set di penne di James Bond: solo inchiostro simpatico, sul braccio non rimane scritta una fava ed il proposito di non commettere errori sparisce subito come una lacrima nella pioggia.

Il secondo leggerissimo (!) errore consiste nel voler essere troppo per benino, troppo perfettino e troppo pulitino nel mio gareggiare in Svizzera. Faccio il paragone con il personaggio del vecchio marpione che, avendo garantito alla ex moglie che per un po’ si sarebbe astenuto dal correre dietro alle gonnelle, rifiuta le avances di una comitiva di fanciulle. Spiego meglio. Poiché sono italiano in terra elvetica, e ci pensano già i miei connazionali non orientisti a fare quotidiane figure di emme e a tramandare generazione dopo generazione il vecchio detto “same ities always cheating” (da canticchiare sulla melodia del Big Ben), e poiché l’AGET Lugano va fiero del fair play dei propri tesserati, ben in 45 al via a Morb(i)o, io sto sempre attentissimo a rispettare qualunque norma del regolamento della gara: passaggi forse proibiti forse , verdi apparentemente privati, campi coltivati ma anche no… se in Italia sto con le antenne drizzate almeno su un canale analogico, quando corro in Svizzera metto su anche il digitale, la parabola, il decoder e l’alta definizione: non ho nulla da vincere in Italia, figuriamoci in Svizzera!, ma potrei perdere la faccia (non voglio farlo in Italia, figuriamoci in Svizzera) e soprattutto non voglio creare alcun problema alla mia squadra, anche perché in Svizzera non ci pensano su due volte a buttarti fuori di classifica per un taglio fuori programma, magari nemmeno voluto. Altro che i tre gradi di giudizio, la Cassazione, la Consulta, l’Alto Commissario e poi ci si mangia insieme una amatriciana e amici come prima!

Il leggerissimo errore di cui dicevo sopra, quindi, sta nel fatto che le righe barrate rosse che compaiono sulla mappa tutto attorno alla zona di partenza non sono, come da me ipotizzato, un chiaro evidente segnale del fatto che quella strada non è percorribile. Infatti le linee barrate rosse lasciano uno spazio largo un micron su un lato della strada, in corrispondenza del marciapiede. Come avrei potuto accorgermene? Semplice: su quella strada è segnato un passaggio obbligato che non avrebbe ragione di esistere, ed anche l'inchiostro utilizzato per evidenziarlo avrebbe necessitato di essere consumato, se su quella strada non ci si potesse passare! Qui di seguito la carta di gara, gentilmente passatami dal co-speaker dei JWOC ticinesi Filippo Pezzati.



Quindi, una volta preso il via, la scelta giusta sarebbe stata quella di salire-salire-salire fino alla 1. Cosa ha fatto invece Stegal, tutto preso dal suo fair play e dal fatto che non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che si potesse passare? Attenzione, non ridete (oppure si, ridete, che cavolo mi frega?). Tutto a nord-est fino alla fine della strada, GIU’ (!!!) per le scalette, di nuovo a nord-est fino all’incrocio bello grosso, poi SU in salita ad incrociare la tratta 1-2, giro in senso antiorario attorno al complesso di edifici con il cortile che contiene la 1 e finalmente punzono. E ho già perso più di 4 minuti rispetto al tempo del vincitore. Il bello è che, mentre mi sciroppo tutto questo, il mio unico pensiero è “però… che scelta controintuitiva…” (!) “che bel tracciato… chissà se qualcuno perderà tempo cercando di voler tagliare nelle stradine senza uscita…” (!!). Ma il pensiero più bello di tutti arriva mentre sulla salita sto per incrociare la tratta 1-2 e soprattutto incrocio Gianni Guglielmetti che, partito 4 minuti prima di me, stava già scendendo verso la 5: “mmmhhh… guarda che faccia sorpresa che fa il Gianni… si vede che gli ho già recuperato qualcosa… vai così!”. Invece, ne sono sicuro, il Gianni stava pensando “ma da dove cavolo arriva questo???”. E dico “cavolo” perché i ragazzi ticinesi, Gianni per primo, sono tutti educatissimi e non arriverebbero ad inserire nella frase quella parola che fa rima con “pazzo”… anche se in un caso come questo ci starebbe benissimo!

Il giro 1-2-3-4 è bello, ma proprio bello bello bello e non sarà l'unico! Tutte tratte non sempre intuibili in un battibaleno, non per me almeno. Nel punto in cui la mia scelta 3-4 incrocia la linea immaginaria che porta dalla 4 alla 13… caspita: non vedo le linee conduttrici ma vedo le linee immaginarie! Deve essere un effetto secondario del Morb(i)o di Stegal… in quel punto incrocio Kristian che sta pattugliando il paese (come se in Svizzera sparissero le lanterne) e che mi fa segno “vai così! Vai così!”. Invece dovrebbe chiamare il soccorso alpino. In quel frangente io do il meglio di me, producendomi in una spettacolare imitazione di Giuliano Gemma nell’immortale sequenza di “Anche gli angeli mangiano fagioli”… non nel senso che mi metto ad andare a trazione posteriore ma nel senso di quel che succede al minuto 1:06, ed anche più tardi, di questa sequenza finale http://www.youtube.com/watch?v=tKT2dtw5Sig

Dopo che mi sono fatto venire il mal di testa per andare alla 4, è tempo di scendere alla 5, di raggiungere la 6 sotto la caldazza infernale e, una volta giunto qui, scegliere tra la morte per sedia elettrica e quella per impiccagione per arrivare alla 7. Due alternative? Forse addirittura tre: c’è anche l’iniezione letale! Infatti c’è chi come me sceglie la sedia elettrica andando a destra, su per i campi e poi di traverso sui sentieri percorribili per arrivare alla 7 da sud-est (e qui, chissà come mai, mi accorgo che la strada ha un lato praticabile); ma c’è anche chi sceglie l’impiccagione, riprendendo tutta la strada verso nord-ovest e tagliando poi per un sentierino quasi invisibile. Ed infine c’è l’”iniezione letale”: dritto sotto la linea magenta! Ma come? C’è una zona larga come l’estuario del Tamigi di verde in-attraversabile + una parete di roccia che al confronto certe carte della Croatia Open sono dei prati all’inglese?!? Beh... come dicevo prima, non andate a chiedervi come mai nella piccola popolazione di orientisti ticinesi ci sono un certo qual numero di campioni del mondo master!

“Per fortuna che la salita è finita” disse Pinocchio rompendo immediatamente una finestra con il naso! Per andare alla 9 prendo la circonvallazione nord, ripasso come Giuliano Gemma davanti a “Sorriso” Kristian che ancora una volta non chiama il soccorso alpino, e arrivo al punto da sud. Andare alla 10 vuol dire raccapezzarsi tra il sudore, la fatica e tutte quelle righe nere di recinti non attraversabili che sembrano una versione complicata dello Shanghai. Idem dalla 10 alla 11, beccando un micron quadrato di carta che rappresenta una scaletta che butta subito sulla strada principale; Metka mi dirà di non averla vista, ma io rispetto a lei ho il vantaggio di andare solo a due chilometri all’ora. Anche dalla 12 alla 13 faccio una cosa carina andando a nord a prendere un’altra scaletta da un micron quadrato (Metka mi dirà di non aver visto nemmeno questa, ma ormai io vado a 1,5 km all’ora… e vedo anche le imperfezioni del toner). Dalla 13 alla 14 in senso orario, e poi alla 15 è tutto facile se non fosse che vado al sasso che si trova a nord del punto!
La 16 non è difficile, basta guardare dove mettere i piedi in quel verdino insidioso spacca caviglie, ed è divertentissimo anche tutto il giro 17-23 attorno a quella che potrebbe essere una vecchia centrale idroelettrica (di sicuro una industria) e sulla collina appena al di là della Breggia. Intanto uno dei due neuroni della testa intona il canto “ma non era in paese?”, solo che l’altro neurone è disattento perché pensa che era una sprint e tutti e due si prendono a cazzotti rinfacciando all’altro che il percorso era piatto!

L’ultima insidia alla 25, che è SOTTO il ponte, sul greto della Breggia; poi una risalita alla 26 talmente faticosa che quel punto lo si può pure sbagliare (non è successo a me, né ad alcuno della mia categoria, ma è successo…) ed infine la 27 presa dall’arrivo da tanto che era invitante il sentierino sotto la 26: invitante quel sentierino lo era davvero, meno lo è stata la risalita di quelle 4 curve di livello dalla 28 alla 27 nella terra asciuttissima, e ancor meno la discesa ad aggrapparsi agli alberi! E poi finisce. Finisce la HAL sprint, piatta, in paese che mi ero sognato in chissà quale film e finisce la middle non piatta, non tutta in paese, che mi sognerò ad occhi aperti quando penserò a questa gara come esempio di come potrebbero essere tracciate tante gare middle divertentissime senza dover cartografare e gareggiare per forza di cose a 50 chilometri e 5000 curve dal più vicino centro abitato.

Era talmente tanta la voglia di sognare che, chissà perché (o forse lo so io il perché) mi sono ritrovato nel mondo dei sogni già pochi minuti dopo aver raggiunto il traguardo: un bel coccolone da caldo e la pressione che, ancora dopo un’ora abbondante dal termine della gara, faticava a raggiungere come valore massimo un numero a tre cifre. Ma questo ed altro per la scienza, questo ed altro per poter aggiungere un altro sintomo, o meglio un altro effetto collaterale, di quello che da oggi in poi sarà ufficialmente noto su tutte le enciclopedie mediche come “il Morb(i)o di Stegal”!

Ci si vede alla prossima faticaccia, al prossimo manifestarsi della malattia o più probabilmente al prossimo errore di iscrizione; non faticherete a trovarmi: sarò quello fighissimo, nel nuovo training AGET Lugano!!!

3 Comments:

At 8:41 AM, Blogger Dopolav-ori said...

che bella gara! (il tracciato, non la tua...)
non vedo l'ora di vederti agli italiani long con la tua tutina nuova

 
At 8:16 AM, Blogger Sissio said...

Sulla storia della "sprint" ha avuto problemi anche Metka.
Tutta la settimana di avvicinamento alla gara passata a tentare di convincerla che anche se si corre in "paese" su una 4000, non si tratta di una sprint.
E lei che con sguardo di sufficienza pensava stessi delirando :)

 
At 9:42 AM, Anonymous Gianni said...

Ripensando a casa a quanto mi avevi detto quando ci siamo incrociati ("la scelta più assurda per il primo") ho dedotto che non avevi visto il passaggio per il primo punto :)

 

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