Stegal67 Blog

Friday, August 25, 2017

Notti da lupi


E' evidente che il mio Angelo Custode legge due blog a tema orientistico: il mio (e ci mancherebbe pure altro) e quello di Dario Pedrotti. Dario ed io non facciamo sempre le stesse gare, soprattutto da quando Dario ha cominciato a cimentarsi a piedi su percorsi che non sono mai più corti di una distanza per la quale dovrei fare il pieno all'auto a metà strada (per non parlare del dislivello), che poi riversa con dovizia di particolari sia nel blog che nei suoi libri.

A proposito di libri, ormai non posso girarmi da nessuna parte senza vedere il suo nome su qualche locandina o in qualche bacheca di una libreria famosa... che sia la Feltrinelli in Piazza del Duomo a Milano o un'altra..., o ai Racconti d'autore a Lavarone con partecipazione di Veronica Pivetti, Gherardo Colombo ed altri personaggi di questo calibro, oppure oltre confine in Canton Ticino. Quando il mio Angelo Custode confronta Dario e me, la comparazione è impietosa. Lasciamo perdere l'abilità di raccontare le proprie avventure e limitiamoci ai meri risultati agonistici: non è solo una questione di allenamenti, di velocità e tempo di gara, di vittorie e piazzamenti riportati in questa gara nazionale o in quella sagra stra-paesana; l'orienteering non è uno sport che si pratica in pista, dove le corsie sono (quasi) tutte uguali e solo Dino Ponchio è capace di dire che se agli italiani capita la corsia interna sono sfigati perché è più difficile fare la curva, se capita la corsia esterna sono sfigati perché non ci sono punti di riferimento e se capita la corsia centrale sono sfigati perché quelli vicino partiranno tutti fortissimo e questo fa male al morale (ogni riferimento ai recenti Mondiali di Atletica è puramente casuale).

No.

Orienteering significa correre su terreni sconnessi (tanto sconnessi), passare in pochi secondi dal praticello alla sassaia, dalla salita dove si va su con le mani alla discesa dove si va giù con il culo (o "a culo" quando questo rimane l'unico modo per trovare la lanterna...). Questo è il bello del nostro sport, ed è anche l'aspetto che alla fine della gara crea le differenze piccole o grandi in classifica. Tutti i ragazzi con i quali mi confronto in gara mi batterebbero agevolmente sui cento metri piani; alla fine però, tolti i commenti sul fatto che solo per la mia stazza ho invaso sia la corsia alla mia destra che quella alla mia sinistra, evidenziato che potrei persino inciampare sulla linea del traguardo, la differenza per uno spettatore non sarebbe poi così marcata (una volta che ha terminato di ridere alle mie spalle). Quando invece si tratta di arrampicarsi in posti assurdi o scendere dagli stessi, di affrontare un sottobosco che ti ingoia i piedi, di scavalcare alberi caduti e ramaglie, la differenza tra me e chiunque altro si dilata in modo molto sensibile. Non è un caso se, statistiche alla mano (lasciando perdere quelle del 2017 per evidente senilità unita alla carenza di allenamento), io di solito impiego l'80% in più del tempo del vincitore in una gara sprint, tra il 90 ed il 100% in più del tempo del vincitore in una middle e tra il 100% e l'infinito in più in una long bella tosta.

A questo proposito mi viene ancora in mente una gara di tanti anni fa, un campionato italiano? o una multi-days estiva? Correvo in un bosco bello tosto e cercavo di mantenere una velocità che consentisse ai miei piedi di non farsi avvolgere dal sottobosco pesante. Una ventina di metri alla mia destra, eravamo su un lieve collinozzo, è passato alla velocità del tuono Klaus Schgaguler. Mi è parso evidente che Klaus aveva trovato un sentiero o una traccia di sentiero: nessuno poteva muoversi a quella velocità in quel sottobosco! Ho deviato dalla mia rotta e mi sono spostato nel punto esatto dove avevo visto Klaus (che ne frattempo si era dileguato a velocità assurda) ed ho guardato il terreno: il sottobosco era IDENTICO a quello dove correvo io. Di tracce nemmeno l'ombra. Semplicemente: quelli bravi sono capaci di cose che io non sono capace di fare (inutile dire che quella volta ho proseguito sulla stessa linea di Klaus ed ho continuato a farmi avvolgere i piedi dal sottobosco).

Ma non si tratta solo di velocità ed abilità fisiche. Sono anche le (dis)avventure! Tornando all'esempio di Dario Pedrotti (un mito una leggenda) da quando lui ha smesso di correre a Gardolo e conseguentemente di farsi infilzare dalle cancellate facendo figure da gatto Silvestro, il mio Angelo Custode ha potuto confrontare anche i suoi resoconti di atleta tenace, sempre a caccia del titolo italiano che ancora gli manca (ancora per poco credo), ed i miei racconti di episodi ai confini della realtà comica o tragica o tutte e due le cose insieme.

Fino a quando, dopo l'ultimo episodio alla Wolf-O (o Notte del lupo) disputata a Lavarone, ha chiosato: "è sicuro: tu sei Wile Coyote e Pedrotti è il Road Runner!".


Non posso che essere d'accordo con il mio Angelo Custode (che si è impegnato a fondo e mi ha sicuramente salvato la pelle sabato pomeriggio). Alla Notte del Lupo, Dario P. non ha partecipato, ma la presenza di tantissimi ragazzi e ragazze (soprattutto del Primiero e del Pavione) hanno assicurato una tantum alla gara un aspetto fresco, allegro, competitivo il giusto; guardando le classifiche, per una volta, ho visto che il numero di partecipanti nelle categorie under 12, under 14 e under 16 superava di gran lunga quello delle categorie master.
Guardando il volantino promozionale della gara, invece, avevo visto il mio nome segnato come speaker e mi ero parimenti rallegrato: una estate trascorsa a fare la spola con il Trentino (Coredo) non poteva che concludersi a Lavarone in quella che sarebbe stata una rivisitazione in chiave italiana della Night Hawk cui avevo partecipato l'anno scorso a Passo Coe: in entrambi i casi ci sarebbe stato un lago a fare da scenario alla partenza della gara in notturna (proporrei per l'anno prossimo il lago di Coredo, se non ci fossero così tanti problemi con la proprietà della carta e se, soprattutto, questa fosse aggiornata!), un bel bosco nel quale mandare i concorrenti per le tre gare in programma, un bellissimo fine settimana da trascorrere con gli amici.

Arrivando a Folgaria due settimane prima della gara per qualche giorno di "vacanza attiva", leggi uscite in montagna con tanto dislivello, avevo visto (oltre all'onnipresente nome di Dario Pedrotti intento a presentare il suo ultimo libro) che la sera del 19 agosto sarebbe stata in programma al Lago di Lavarone, il nostro teatro di gara, una cena sul lago e sulle sponde per celebrare la fine della settimana di ferragosto.

Mumble mumble... e noi allora da dove passiamo? Rapida telefonata con un orientista che resterà anonimo e che chiamerò Mister X, conciliabolo e l'organizzazione della notturna deve rivedere i propri piani e far girare la sfilata degli atleti da un'altra parte. Sembra quindi che non ci sia nessun problema: il Gronlait Team ha una organizzazione affidabile e, se ci sono correttivi da apportare in corsa all'ultimo momento, è sicuramente in grado di provvedere.

Il piano sarebbe quello di arrivare il 19 agosto a mezzogiorno al Lavarone-Cappella pronto per una 24 ore molto intensa come concorrente e come speaker. La premessa di tre gare sprint + middle (notturna) + middle (diurna domenica) mi fa propendere per una iscrizione in Elite (tanto è sprint) + Elite (tanto è middle e se sono speaker la dovrò fare verso sera prima degli altri) + Direct perché la domenica mattina non avrei la forza di alzarmi alle 6 per andare a fare un altro percorso Elite.

La realtà delle cose comincia invece a sembrare diversa quando Mister X mi comunica che il mio nome è necessario per chiudere una delle staffette Elite a tre concorrenti: mi toccherà quindi alzarmi all'alba per fare anche la gara di domenica nella categoria più competitiva. La linea telefonica con Mister X diventa poi bollente mercoledì 16, quando escono le lunghezze delle singole gare. Sprint: nulla da dire. Middle della domenica: ok tutto come previsto (mi tocca alzarmi veramente all'alba). Middle in notturna del sabato: 7 chilometri e mezzo + 350 metri di dislivello.

GASP! Questa sarebbe una middle? In notturna per giunta?

Mentre sono al telefono con Mister X, il mio cervello analizza rapidamente le possibilità. O hanno sbagliato a scrivere le lunghezze, o hanno lasciato le lunghezze di un'altra gara, oppure è uno scherzo destinato a me soltanto: dopo anni passati a ricevere l'unica cartina sbagliata di tutto il lotto di concorrenti, adesso il Gronlait pubblica una lunghezza a mio solo uso e consumo, per spaventarmi e farmi sobbalzare sulla sedia.

Ma Mister X è impietoso. Mi dice che la lunghezza è quella giusta, praticamente 11 chilometri sforzo, ma il primo chilometro è tutto piatto attorno al lago (il che mi fa solo pensare "ok, ma poi ci sono ancora 10 chilometri sforzo in notturna...") ed il percorso è stato provato: "a livello Elite si rimane nella forbice di 35 +o- 5 minuti di gara prevista dal regolamento". La mia mente analitica fa calcoli frenetici: 11 chilometri sforzo... mumble mumble... metti che il tempo stimato sia sulla parte alta della forbice a 40 minuti di gara... mumble mumble... aggiungici altri 5 minuti per stare comodi e sono 45 minuti... mumble mumble...

4 minuti al chilometri sforzo? Nel bosco di Lago di Lavarone?? In notturna??? Really??? Ma Mister X è implacabile: i percorsi sono stati preparati apposta... fidati... è tutto ok.. vai tranquillo! Il pensiero che rimane a frullare in testa per un paio di giorni è sempre lo stesso: o si corre davvero solo su sentiero, oppure qualcosa non mi torna.

Restiamo al piano originale: arrivo il 19 agosto a mezzogiorno a Lavarone-Cappella. Fin qui è facile. Alle 12.30, con un passo che NON E' quello dei giorni migliori, prendo il via per la mia gara sprint in solitaria.
Per arrivare al traguardo impiego un tempo assurdo (altro che "80% del tempo del vincitore"), solo parzialmente motivato dal fatto che la ricerca delle fettucce che testimoniano che sono arrivato nel posto esatto mi porta via qualche minuto, soprattutto nella prima parte di gara che si sviluppa su un terreno molto spinoso e dal sottobosco decisamente irritante. Una volta terminata la gara, e assolti i miei compiti di speaker, prendo la strada per il Lago di Lavarone per vedere come diavolo è questo percorso da quasi 11 chilometri sforzo che i concorrenti dovrebbero fare in notturna.

E mi viene un coccolone!

Passi per la risalita dal lago dritta verso il guard-rail, passi per l'arrivo al triangolo di partenza nel quale devo scavalcare alberi caduti e ramaglie, ma davvero il primo punto di controllo dell'Elite e degli under 18 che, fortunelli, sono "accorpati" agli Elite (e se ho capito bene anche della M35 e M45) è quello laggiù in fondo alla rumenta più nera, o più verde, del Lago di Lavarone?

Mi metto in modalità "fai tutto come se fosse davvero una notturna" e mi accingo a fare la gara facendo scelte solo su sentiero, a costo di fare tante volte il giro del fullo attorno al depuratore di Lavarone. La strada per il primo punto è fatta di sentieri, talvolta larghi talvolta stretti, ma quando da nord arrivo ad una cinquantina di metri dal punto, la traccia si limita ad uno spazio di pochi centimetri di rovi pestati dai piedi del controllore del percorso. Really? Il punto, per di più è posto ai piedi di una bella roccia alta e di difficile raggiungibilità persino (per uno come me) di giorno. Really? Non penso a Mamleev o a Beltramba, ad Aaron Gaio ed ai più forti che non avranno difficoltà a raggiungere quel punto neppure di notte. Penso invece a coloro, meno forti, che si sono iscritti in categoria prima che venissero rese note le lunghezze, senza avere idea della difficoltà del percorso (e sono ancora al primo punto), pensando ad una middle di fine agosto inserita in una kermesse come la Wolf-o che non ha uno standard di tracciatura definito. E penso che forse il percorso della sprint, che si è completato con le tante lanterne poste al parco Palù, sarebbe stato più adatto per una notturna.

Per andare al punto 2 torno sui miei passi: le striscie nere sulla carta sono pareti rocciose di tutto rispetto e mi chiedo come sarebbero apparse alla luce della lampada frontale. Mi chiedo con una ansia ed una angoscia sempre crescente se io sarei stato in grado di trovare il varco giusto tra le rocce per scendere fino al prato. Anche il terzo punto è ai piedi dell'unica roccia posizionata nel punto di massima pendenza del costone.

Ma il colpo di grazia al mio morale, e soprattutto manda fuori scala il mio ansiometro e angosciometro, è il punto 6. Ci arrivo da nord, ripassando dal depuratore, poi dalla palude del biotopo e infine seguendo il sentiero fino al tornante che si trova ad est del punto. Guardando verso l'alto, osservo una risalita di 11 curve di livello (really?) da fare in pochi metri per arrivare al punto 7, il centro della "farfalla". Guardando dritto davanti a me, vedo una roccia sul bordo del cerchietto e decido di passare accanto ad un albero che sta sopra la roccia spiovente.

E' un attimo: il terreno molle cede sotto i miei piedi


E' l'albero che mi salva: allungo un braccio e mi aggrappo, nell'incavo del gomito, ad un ramo sporgente. Resto lì appeso per qualche secondo (è proprio vero che sembra una enormità di tempo, ma si deve essere trattato solo di qualche secondo).

Lucido. Resta lucido, mi dico. Niente panico. Comincio a dondolare, dando solo una fugace occhiata ai piedi che penzolano a tre metri di altezza con sotto altre rocce. Un altro dondolio e con i piedi arrivo a toccare la parete con erba mista a sassi mista a terra davanti a me. Appoggio il piede, mi spingo forte con il braccio e arrivo ad appoggiare anche l'altro piede. Mi giro, guadagno un passo verso l'alto, poi un altro e finalmente esco dalla situazione di pericolo.
E adesso? "Via di qui!" mi dico. Via di qui con tutta la velocità che riesco a mettere nelle gambe! La salita al punto 7, inutile dirlo, la farò lungo il naso che porta alla zona di rocce... solo per trovare un punto posato in mezzo ai sassi ma anche posato in mezzo ad alberi caduti, ramaglie, una radice (really?). Sull'ala di farfalla 8-9 mi metto più tranquillo: questa è una bella parte del bosco del Lago di Lavarone, ma per arrivare alla 11 ritorno alla modalità "se fosse davvero notte ed io non avessi problemi di tempo, cosa farei?"; poiché la scalata della parete rocciosa è inutile anche di giorno, ed il suo aggiramento mi porterebbe di notte a vagare chissà dove, decido di salite a nord lungo il biotopo, poi ad est fino alla strada e poi a sud fino al punto. Mantengo la mia idea che la tratta 11-12, di notte, non è proprio una delle cose più belle da proporre al popolo orientistico, e mi concedo una digressione orientistica per tornare alla 13 girando attorno alle pareti rocciose. Anche la 14, vista con gli occhi della notte non è questa passeggiata di salute, ma ormai ho capito che la tragedia l'ho scampata al punto 6 ed ho ancora parecchi punti davanti a me. Nel frattempo si è messo anche a diluviare...

Gli ultimi punti dopo l'attraversamento della strada sono ancora una volta da "really?": il punto 18, ma soprattutto il 20 ed il 21 li raggiungo lasciando abbondanti striscioline di pelle delle gambe sull'infame sottobosco che cresce sotto le linee elettriche, ed è solo dopo oltre 2 ore e 10 minuti che completo la mia fatica al Lago di Lavarone.

Giunto a questo punto decido che ci sono alcune cose che devo fare. La prima è ovviamente quella di dire a Mister X che il mio nome non deve comparire in alcuna staffetta, perché mai e poi mai e poi ancora mai sarei stato in grado di terminare quel percorso di notte, nemmeno avendo a disposizione TUTTA la notte (molto probabilmente sarei stato trovato dai concorrenti della gara diurna, ancora in gara o forse sfracellato da qualche parte). Poi prendo da parte il direttore gara ed esprimo tutte le mie perplessità sul percorso, dicendo che non credo che corrisponda alle caratteristiche di una gara middle, o di una notturna sostanzialmente aperta a tutti.

Mi viene concesso di dare qualche avvertimento ai concorrenti, soprattutto agli under 18 che dovranno fare il percorso Elite, ed alle under 18 che si sono effettivamente già iscritte sul percorso Elite. La mia stima è che meno della metà dei concorrenti sarebbero stati in grado di fare quel percorso, e che probabilmente saremmo andati tutti quanti in cerca di grossi guai senza un qualche ripensamento, magari di spostare tutti quanti inuna categoria con un grado di difficoltà meno elevato.

Mi prendo ovviamente ogni responsabilità (o colpa) per quanto dico, ma adesso vorrei spiegare una volta per tutte il mio pensiero: nel mio ruolo di speaker-apripista mi sento molto responsabilizzato di fronte al fatto che sono in grado di vedere il percorso prima degli altri concorrenti. Tante volte, davvero tante, fin dall'inizio della mia avventura al microfono ho indicato agli organizzatori fili spinati non segnati, aree pericolose o fili metallici posti ad altezza d'uomo da fettucciare, recinti segnati come attraversabili presidiati da cani randagi o cavalli portati al pascolo il giorno prima, rave party di cui non si sapeva nulla...

E' una responsabilità che sento nei confronti di tutti gli orientisti, soprattutto quelli di seconda fascia che magari si iscrivono ad una gara con un entusiasmo che travalica le reali possibilità, o con una aspettativa di gara che diventa completamente diversa rispetto alla realtà delle cose. Soprattutto quando vengono proposte gare con un formato insolito, gare notturne in primis (soprattutto quando non sono "notturne di Coppa Italia" bensì regionali o promozionali), credo vada posto ancora di più l'accento sulla salvaguardia dell'incolumità di tutti i concorrenti. Poi Mamleev e tutti coloro che sanno veramente fare orienteering troveranno da soli il modo migliore di fare allenamenti in notturna per preparare le varie staffette Jukola e Tiomila, e quante volte siamo rimasti svegli la notte a fare il tifo per loro aspettando gli aggiornamenti della pagina dei risultati, nella speranza di veder comparire prima possibile il nome di Misha, di Klaus, di Alessio...


Come è andata a finire, poi, lo sanno tutti coloro che hanno visto la news sul sito Fiso nei giorni precedenti la vittoria di Luca Dallavalle al mondiale di MTB-O: dal cielo ha cominciato a venire giù di tutto... grandine, acqua, tuoni, lampi, un vento da regata che ci ha costretti a metterci in 6 per tenere ancorati i gazebi a terra. Mentre i concorrenti, quelli rimasti, aspettavano nelle macchine una decisione, la giuria di gara ha stabilito che non ci fossero le condizioni di sicurezza sufficienti per lo svolgimento della notturna, ed ha rimandato tutto alla mattina dopo.

Il percorso in notturna, fatto alla mattina, si è rivelato come effettivamente è: una bella middle allungata, a tratti davvero tecnica, che avrebbe potuto essere persino una Coppa Italia, in un bosco molto bello da affrontare di giorno. Ma tutti quanti i concorrenti, nessuno escluso (nemmeno Misha!) si sono astenuti dal dire che di notte quello stesso percorso sarebbe stato "molto difficile" (parole di Misha stesso) o molto pericoloso, o che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di completare il percorso. Mi scuso con il tracciatore Samuele T. che ci ha messo sicuramente l'anima per realizzare quel tracciato (e forse lui, con i suoi 20 anni e le sue capacità, è tra i pochi in grado di farlo in qusi totale sicurezza), ma credo che Qualcuno lassù abbia visto giusto e, spedendo sulle nostre teste quel po' po' di uragano, ci abbia risparmiato parecchi grattacapi.

A proposito: Misha domenica mattina è arrivato al traguardo in 52 minuti... chi è che ha provato il percorso e ce ne ha messi 40? E' stato Mister X? (segue smile)

 Il resto della domenica trascorre sotto un cielo finalmente amico. I concorrenti finiscono la gara, si pongono la domanda in merito a cosa sarebbe successo di notte, seguono premiazioni (che premiano sempre i soliti, ma questo è il significato della parola "sport") e le parole di elogio per il Gronlait Team che seppure in una situazione ai limiti dell'impossibile ha trovato ancora una volta la soluzione giusta al problema. Durante il pomeriggio, per i pochi rimasti, c'è la possibilità di riprendere la strada del bosco per provare anche il percorso che originariamente era previsto per domenica mattina, ovvero la middle della staffetta


Ci provo anche io, rimanendo in giro quasi 100 minuti e spendendo le ultime energie, al punto che rientrerò poi domenica sera a Coredo bollito oltre ogni dire.

In definitiva credo che la Wolf-O sia una esperienza da ripetere, soprattutto per il periodo nel quale viene proposta, per i boschi nei quali viene organizzata, per il clima competitivo ma anche di comunità che si crea quando per 24 ore si fa sport con le stesse persone accomunate dalla stessa passione.

Solo, per favore, per il prossimo percorso in notturna abbiate pietà!

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