Notti da lupi
E' evidente che il mio Angelo Custode legge due blog a tema
orientistico: il mio (e ci mancherebbe pure altro) e quello di Dario Pedrotti. Dario ed io non facciamo sempre le stesse
gare, soprattutto da quando Dario ha cominciato a cimentarsi a piedi su percorsi che
non sono mai più corti di una distanza per la quale dovrei fare il pieno all'auto a
metà strada (per non parlare del dislivello), che poi riversa con dovizia di particolari sia nel blog che
nei suoi libri.
A proposito di libri, ormai non posso girarmi da nessuna
parte senza vedere il suo nome su qualche locandina o in qualche bacheca di una libreria famosa... che sia la Feltrinelli in Piazza
del Duomo a Milano o un'altra..., o ai Racconti d'autore a Lavarone con partecipazione di
Veronica Pivetti, Gherardo Colombo ed altri personaggi di questo calibro,
oppure oltre confine in Canton Ticino. Quando il mio Angelo Custode confronta Dario e me, la
comparazione è impietosa. Lasciamo perdere l'abilità di raccontare le proprie
avventure e limitiamoci ai meri risultati agonistici: non è solo una questione di allenamenti, di velocità e tempo
di gara, di vittorie e piazzamenti riportati in questa gara nazionale o in
quella sagra stra-paesana; l'orienteering non è uno sport che si pratica in pista, dove
le corsie sono (quasi) tutte uguali e solo Dino Ponchio è capace di dire che se agli italiani capita la corsia
interna sono sfigati perché è più difficile fare la curva, se capita la corsia
esterna sono sfigati perché non ci sono punti di riferimento e se capita la corsia centrale sono sfigati perché quelli
vicino partiranno tutti fortissimo e questo fa male al morale (ogni riferimento
ai recenti Mondiali di Atletica è puramente casuale).
No.
Orienteering significa correre su terreni sconnessi (tanto
sconnessi), passare in pochi secondi dal praticello alla sassaia, dalla salita dove si va su con le mani alla discesa dove si
va giù con il culo (o "a culo" quando questo rimane l'unico modo per
trovare la lanterna...). Questo è il bello del nostro sport, ed è anche l'aspetto che
alla fine della gara crea le differenze piccole o grandi in classifica. Tutti i ragazzi
con i quali mi confronto in gara mi batterebbero agevolmente sui cento metri piani; alla fine però, tolti i
commenti sul fatto che solo per la mia stazza ho invaso sia la corsia alla mia
destra che quella alla mia sinistra, evidenziato che potrei persino inciampare
sulla linea del traguardo, la differenza per uno spettatore non sarebbe poi così marcata (una volta che ha terminato di ridere alle mie spalle). Quando invece si
tratta di arrampicarsi in posti assurdi o scendere dagli stessi, di affrontare
un sottobosco che ti ingoia i piedi, di scavalcare alberi caduti e ramaglie, la
differenza tra me e chiunque altro si dilata in modo molto sensibile. Non è un
caso se, statistiche alla mano (lasciando perdere quelle del 2017 per evidente
senilità unita alla carenza di allenamento), io di solito impiego l'80% in più
del tempo del vincitore in una gara sprint, tra il 90 ed il 100% in più del tempo del vincitore in una
middle e tra il 100% e l'infinito in più in una long bella tosta.
A questo proposito mi viene ancora in mente una gara di tanti anni fa, un campionato
italiano? o una multi-days estiva? Correvo in un bosco bello tosto e cercavo di
mantenere una velocità che consentisse ai miei piedi di non farsi avvolgere dal
sottobosco pesante. Una ventina di metri alla mia destra, eravamo su un lieve
collinozzo, è passato alla velocità del tuono Klaus Schgaguler. Mi è parso
evidente che Klaus aveva trovato un sentiero o una traccia di sentiero: nessuno
poteva muoversi a quella velocità in quel sottobosco! Ho deviato dalla mia rotta e mi sono spostato nel punto
esatto dove avevo visto Klaus (che ne frattempo si era dileguato a velocità
assurda) ed ho guardato il terreno: il sottobosco era IDENTICO a quello dove
correvo io. Di tracce nemmeno l'ombra. Semplicemente: quelli bravi sono capaci
di cose che io non sono capace di fare (inutile dire che quella volta ho
proseguito sulla stessa linea di Klaus ed ho continuato a farmi avvolgere i
piedi dal sottobosco).
Ma non si tratta solo di velocità ed abilità fisiche. Sono
anche le (dis)avventure! Tornando all'esempio di Dario Pedrotti (un mito una leggenda)
da quando lui ha smesso di correre a Gardolo e conseguentemente di farsi infilzare dalle cancellate facendo figure da gatto
Silvestro, il mio Angelo Custode ha potuto confrontare anche i suoi
resoconti di atleta tenace, sempre a caccia del titolo italiano che ancora gli
manca (ancora per poco credo), ed i miei racconti di episodi ai confini della realtà comica
o tragica o tutte e due le cose insieme.
Fino a quando, dopo l'ultimo episodio alla Wolf-O (o Notte
del lupo) disputata a Lavarone, ha chiosato: "è sicuro: tu sei Wile Coyote
e Pedrotti è il Road Runner!".
Non posso che essere d'accordo con il mio Angelo Custode (che
si è impegnato a fondo e mi ha sicuramente salvato la pelle sabato pomeriggio). Alla Notte del Lupo, Dario P. non ha partecipato, ma la
presenza di tantissimi ragazzi e ragazze (soprattutto del Primiero e del
Pavione) hanno assicurato una tantum alla gara un aspetto fresco, allegro,
competitivo il giusto; guardando le classifiche, per una volta, ho visto che il numero di partecipanti nelle categorie under 12, under
14 e under 16 superava di gran lunga quello delle categorie master.
Guardando il volantino promozionale della gara, invece, avevo
visto il mio nome segnato come speaker e mi ero parimenti rallegrato: una estate trascorsa a fare la spola con il Trentino (Coredo)
non poteva che concludersi a Lavarone in quella che sarebbe stata una rivisitazione in
chiave italiana della Night Hawk cui avevo partecipato l'anno scorso a Passo
Coe: in entrambi i casi ci sarebbe stato un lago a fare da scenario alla
partenza della gara in notturna (proporrei per l'anno prossimo il lago di
Coredo, se non ci fossero così tanti problemi con la proprietà della carta e
se, soprattutto, questa fosse aggiornata!), un bel bosco nel quale mandare i
concorrenti per le tre gare in programma, un bellissimo fine settimana da
trascorrere con gli amici.
Arrivando a Folgaria due settimane prima della gara per
qualche giorno di "vacanza attiva", leggi uscite in montagna con
tanto dislivello, avevo visto (oltre all'onnipresente nome di Dario Pedrotti
intento a presentare il suo ultimo libro) che la sera del 19 agosto sarebbe
stata in programma al Lago di Lavarone, il nostro teatro di gara, una cena sul
lago e sulle sponde per celebrare la fine della settimana di ferragosto.
Mumble mumble... e noi allora da dove passiamo? Rapida
telefonata con un orientista che resterà anonimo e che chiamerò Mister X,
conciliabolo e l'organizzazione della notturna deve rivedere i propri piani e
far girare la sfilata degli atleti da un'altra parte. Sembra quindi che non ci
sia nessun problema: il Gronlait Team ha una organizzazione affidabile e, se ci
sono correttivi da apportare in corsa all'ultimo momento, è sicuramente in
grado di provvedere.
Il piano sarebbe quello di arrivare il 19 agosto a
mezzogiorno al Lavarone-Cappella pronto per una 24 ore molto intensa come
concorrente e come speaker. La premessa di tre gare sprint + middle (notturna)
+ middle (diurna domenica) mi fa propendere per una iscrizione in Elite (tanto
è sprint) + Elite (tanto è middle e se sono speaker la dovrò fare verso sera
prima degli altri) + Direct perché la domenica mattina non avrei la forza di
alzarmi alle 6 per andare a fare un altro percorso Elite.
La realtà delle cose comincia invece a sembrare diversa
quando Mister X mi comunica che il mio nome è necessario per chiudere una delle
staffette Elite a tre concorrenti: mi toccherà quindi alzarmi all'alba per fare
anche la gara di domenica nella categoria più competitiva. La linea telefonica con Mister X diventa poi bollente
mercoledì 16, quando escono le lunghezze delle singole gare. Sprint: nulla da
dire. Middle della domenica: ok tutto come previsto (mi tocca alzarmi veramente
all'alba). Middle in notturna del sabato: 7 chilometri e mezzo + 350 metri di
dislivello.
GASP! Questa sarebbe una middle? In notturna per giunta?
Mentre sono al telefono con Mister X, il mio cervello
analizza rapidamente le possibilità. O hanno sbagliato a scrivere le lunghezze, o hanno lasciato
le lunghezze di un'altra gara, oppure è uno scherzo destinato a me soltanto:
dopo anni passati a ricevere l'unica cartina sbagliata di tutto il lotto di concorrenti, adesso il
Gronlait pubblica una lunghezza a mio solo uso e consumo, per spaventarmi e
farmi sobbalzare sulla sedia.
Ma Mister X è impietoso. Mi dice che la lunghezza è quella giusta,
praticamente 11 chilometri sforzo, ma il primo chilometro è tutto piatto attorno al lago (il che
mi fa solo pensare "ok, ma poi ci sono ancora 10 chilometri sforzo in
notturna...") ed il percorso è stato provato: "a livello Elite si rimane
nella forbice di 35 +o- 5 minuti di gara prevista dal regolamento". La mia mente analitica fa calcoli frenetici: 11 chilometri
sforzo... mumble mumble... metti che il tempo stimato sia sulla parte alta
della forbice a 40 minuti di gara... mumble mumble... aggiungici altri 5 minuti
per stare comodi e sono 45 minuti... mumble mumble...
4 minuti al chilometri sforzo? Nel bosco di Lago di
Lavarone?? In notturna??? Really??? Ma Mister X è implacabile: i percorsi sono stati preparati
apposta... fidati... è tutto ok.. vai tranquillo! Il pensiero che rimane a frullare in testa per un paio di
giorni è sempre lo stesso: o si corre davvero solo su sentiero, oppure qualcosa
non mi torna.
Restiamo al piano originale: arrivo il 19 agosto a
mezzogiorno a Lavarone-Cappella. Fin qui è facile. Alle 12.30, con un passo che
NON E' quello dei giorni migliori, prendo il via per la mia gara sprint in
solitaria.
Per arrivare al traguardo impiego un tempo assurdo (altro che
"80% del tempo del vincitore"), solo parzialmente motivato dal fatto
che la ricerca delle fettucce che testimoniano che sono arrivato nel posto
esatto mi porta via qualche minuto, soprattutto nella prima parte di gara che
si sviluppa su un terreno molto spinoso e dal sottobosco decisamente irritante. Una volta terminata la gara, e assolti i miei compiti di
speaker, prendo la strada per il Lago di Lavarone per vedere come diavolo è
questo percorso da quasi 11 chilometri sforzo che i concorrenti dovrebbero fare
in notturna.
E mi viene un coccolone!
Passi per la risalita dal lago dritta verso il guard-rail,
passi per l'arrivo al triangolo di partenza nel quale devo scavalcare alberi
caduti e ramaglie, ma davvero il primo punto di controllo dell'Elite e degli
under 18 che, fortunelli, sono "accorpati" agli Elite (e se ho capito
bene anche della M35 e M45) è quello laggiù in fondo alla rumenta più nera, o
più verde, del Lago di Lavarone?
Mi metto in modalità "fai tutto come se fosse davvero
una notturna" e mi accingo a fare la gara facendo scelte solo su sentiero,
a costo di fare tante volte il giro del fullo attorno al
depuratore di Lavarone. La strada per il primo punto è fatta di sentieri, talvolta
larghi talvolta stretti, ma quando da nord arrivo ad una cinquantina di metri
dal punto, la traccia si limita ad uno spazio di pochi centimetri di rovi
pestati dai piedi del controllore del percorso. Really? Il punto, per di più è
posto ai piedi di una bella roccia alta e di difficile raggiungibilità persino
(per uno come me) di giorno. Really? Non penso a Mamleev o a Beltramba, ad
Aaron Gaio ed ai più forti che non avranno difficoltà a raggiungere quel punto neppure
di notte. Penso invece a coloro, meno forti, che si sono iscritti in categoria
prima che venissero rese note le lunghezze, senza avere idea della difficoltà
del percorso (e sono ancora al primo punto), pensando ad una middle di fine
agosto inserita in una kermesse come la Wolf-o che non ha uno standard di
tracciatura definito. E penso che forse il percorso della sprint, che si è
completato con le tante lanterne poste al parco Palù, sarebbe stato più
adatto per una notturna.
Per andare al punto 2 torno sui miei passi: le striscie nere
sulla carta sono pareti rocciose di tutto rispetto e mi chiedo come sarebbero
apparse alla luce della lampada frontale. Mi chiedo con una ansia ed una
angoscia sempre crescente se io sarei stato in grado di trovare il varco giusto
tra le rocce per scendere fino al prato. Anche il terzo punto è ai piedi
dell'unica roccia posizionata nel punto di massima pendenza del costone.
Ma il colpo di grazia al mio morale, e soprattutto manda
fuori scala il mio ansiometro e angosciometro, è il punto 6. Ci arrivo da nord,
ripassando dal depuratore, poi dalla palude del biotopo e infine seguendo il
sentiero fino al tornante che si trova ad est del punto. Guardando verso
l'alto, osservo una risalita di 11 curve di livello (really?) da fare in pochi metri per
arrivare al punto 7, il centro della "farfalla". Guardando dritto davanti a
me, vedo una roccia sul bordo del cerchietto e decido di passare accanto ad un
albero che sta sopra la roccia spiovente.
E' un attimo: il terreno molle cede sotto i miei piedi
E' l'albero che mi salva: allungo un braccio e mi aggrappo,
nell'incavo del gomito, ad un ramo sporgente. Resto lì appeso per qualche
secondo (è proprio vero che sembra una enormità di tempo, ma si deve essere
trattato solo di qualche secondo).
Lucido. Resta lucido, mi dico. Niente panico. Comincio a
dondolare, dando solo una fugace occhiata ai piedi che penzolano a tre metri di
altezza con sotto altre rocce. Un altro dondolio e con i piedi arrivo a toccare
la parete con erba mista a sassi mista a terra davanti a me. Appoggio il piede,
mi spingo forte con il braccio e arrivo ad appoggiare anche l'altro piede. Mi
giro, guadagno un passo verso l'alto, poi un altro e finalmente esco dalla
situazione di pericolo.
E adesso? "Via di qui!" mi dico. Via di qui con
tutta la velocità che riesco a mettere nelle gambe! La salita al punto 7,
inutile dirlo, la farò lungo il naso che porta alla zona di rocce... solo per
trovare un punto posato in mezzo ai sassi ma anche posato in mezzo ad alberi
caduti, ramaglie, una radice (really?). Sull'ala di farfalla 8-9 mi metto più
tranquillo: questa è una bella parte del bosco del Lago di Lavarone, ma per
arrivare alla 11 ritorno alla modalità "se fosse davvero notte ed io non
avessi problemi di tempo, cosa farei?"; poiché la scalata della parete
rocciosa è inutile anche di giorno, ed il suo aggiramento mi porterebbe di
notte a vagare chissà dove, decido di salite a nord lungo il biotopo, poi ad
est fino alla strada e poi a sud fino al punto. Mantengo la mia idea che la
tratta 11-12, di notte, non è proprio una delle cose più belle da proporre al
popolo orientistico, e mi concedo una digressione orientistica per tornare alla
13 girando attorno alle pareti rocciose. Anche la 14, vista con gli occhi della
notte non è questa passeggiata di salute, ma ormai ho capito che la tragedia l'ho scampata al punto 6
ed ho ancora parecchi punti davanti a me. Nel frattempo si è messo anche a
diluviare...
Gli ultimi punti dopo l'attraversamento della strada sono
ancora una volta da "really?": il punto 18, ma soprattutto il 20 ed
il 21 li raggiungo lasciando abbondanti striscioline di pelle delle gambe
sull'infame sottobosco che cresce sotto le linee elettriche, ed è solo dopo oltre 2
ore e 10 minuti che completo la mia fatica al Lago di Lavarone.
Giunto a questo punto decido che ci sono alcune cose che devo
fare. La prima è ovviamente quella di dire a Mister X che il mio nome non deve
comparire in alcuna staffetta, perché mai e poi mai e poi ancora mai sarei
stato in grado di terminare quel percorso di notte, nemmeno avendo a
disposizione TUTTA la notte (molto probabilmente sarei stato trovato dai
concorrenti della gara diurna, ancora in gara o forse sfracellato da qualche
parte). Poi prendo da parte il direttore gara ed esprimo tutte le mie
perplessità sul percorso, dicendo che non credo che corrisponda alle
caratteristiche di una gara middle, o di una notturna sostanzialmente aperta a
tutti.
Mi viene concesso di dare qualche avvertimento ai
concorrenti, soprattutto agli under 18 che dovranno fare il percorso Elite, ed
alle under 18 che si sono effettivamente già iscritte sul percorso Elite. La mia
stima è che meno della metà dei concorrenti sarebbero stati in grado di fare
quel percorso, e che probabilmente saremmo andati tutti quanti in cerca di
grossi guai senza un qualche ripensamento, magari di spostare tutti quanti
inuna categoria con un grado di difficoltà meno elevato.
Mi prendo ovviamente ogni responsabilità (o colpa) per quanto
dico, ma adesso vorrei spiegare una volta per tutte il mio pensiero: nel mio
ruolo di speaker-apripista mi sento molto responsabilizzato di fronte al fatto
che sono in grado di vedere il percorso prima degli altri concorrenti. Tante
volte, davvero tante, fin dall'inizio della mia avventura al microfono ho
indicato agli organizzatori fili spinati non segnati, aree pericolose o fili
metallici posti ad altezza d'uomo da fettucciare, recinti segnati come
attraversabili presidiati da cani randagi o cavalli portati al pascolo il
giorno prima, rave party di cui non si sapeva nulla...
E' una responsabilità che sento nei confronti di tutti gli
orientisti, soprattutto quelli di seconda fascia che magari si iscrivono ad una
gara con un entusiasmo che travalica le reali possibilità, o con una
aspettativa di gara che diventa completamente diversa rispetto alla realtà
delle cose. Soprattutto quando vengono proposte gare con un formato
insolito, gare notturne in primis (soprattutto quando non sono "notturne
di Coppa Italia" bensì regionali o promozionali), credo vada posto ancora
di più l'accento sulla salvaguardia dell'incolumità di tutti i concorrenti. Poi
Mamleev e tutti coloro che sanno veramente fare orienteering troveranno da soli
il modo migliore di fare allenamenti in notturna per preparare le varie
staffette Jukola e Tiomila, e quante volte siamo rimasti svegli la notte a fare
il tifo per loro aspettando gli aggiornamenti della pagina dei risultati, nella
speranza di veder comparire prima possibile il nome di Misha, di Klaus, di
Alessio...
Come è andata a finire, poi, lo sanno tutti coloro che hanno
visto la news sul sito Fiso nei giorni precedenti la vittoria di Luca Dallavalle
al mondiale di MTB-O: dal cielo ha cominciato a venire giù di tutto...
grandine, acqua, tuoni, lampi, un vento da regata che ci ha costretti a
metterci in 6 per tenere ancorati i gazebi a terra. Mentre i concorrenti,
quelli rimasti, aspettavano nelle macchine una decisione, la giuria di gara ha
stabilito che non ci fossero le condizioni di sicurezza sufficienti per lo
svolgimento della notturna, ed ha rimandato tutto alla mattina dopo.
Il percorso in notturna, fatto alla mattina, si è rivelato
come effettivamente è: una bella middle allungata, a tratti davvero tecnica,
che avrebbe potuto essere persino una Coppa Italia, in un bosco molto bello da
affrontare di giorno. Ma tutti quanti i concorrenti, nessuno escluso (nemmeno
Misha!) si sono astenuti dal dire che di notte quello stesso percorso sarebbe
stato "molto difficile" (parole di Misha stesso) o molto pericoloso,
o che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di completare il percorso. Mi
scuso con il tracciatore Samuele T. che ci ha messo sicuramente l'anima per
realizzare quel tracciato (e forse lui, con i suoi 20 anni e le sue capacità, è
tra i pochi in grado di farlo in qusi totale sicurezza), ma credo che Qualcuno lassù abbia visto giusto e, spedendo sulle
nostre teste quel po' po' di uragano, ci abbia risparmiato parecchi grattacapi.
A proposito: Misha domenica mattina è arrivato al traguardo in 52 minuti... chi è che ha
provato il percorso e ce ne ha messi 40? E' stato Mister X? (segue smile)
Il resto della domenica trascorre sotto un cielo finalmente
amico. I concorrenti finiscono la gara, si pongono la domanda in merito a cosa
sarebbe successo di notte, seguono premiazioni (che premiano sempre i soliti,
ma questo è il significato della parola "sport") e le parole di
elogio per il Gronlait Team che seppure in una situazione ai limiti dell'impossibile ha trovato ancora una volta la
soluzione giusta al problema. Durante il pomeriggio, per i pochi rimasti, c'è la
possibilità di riprendere la strada del bosco per provare anche il percorso che
originariamente era previsto per domenica mattina, ovvero la middle della
staffetta
Ci provo anche io, rimanendo in giro quasi 100 minuti e
spendendo le ultime energie, al punto che rientrerò poi domenica sera a Coredo
bollito oltre ogni dire.
In definitiva credo che la Wolf-O sia una esperienza da
ripetere, soprattutto per il periodo nel quale viene proposta, per i boschi nei
quali viene organizzata, per il clima competitivo ma anche di comunità che si
crea quando per 24 ore si fa sport con le stesse persone accomunate dalla
stessa passione.
Solo, per favore, per il prossimo percorso in notturna
abbiate pietà!
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