Tutti i colori del MOO
Lo dico subito, a scanso di
equivoci. Sono innamorato del MOO. Lo
trovo affascinante. Una iniziativa meravigliosa partorita dalla mente di un
genio.Lo penso al punto che, ogni
volta che vengo interpellato da questo o quello per tirare fuori una idea
nuova per fare orienteering "... dai! Sei nel giro da 25 anni, possibile che proprio tu non sei in grado di partorire una idea nuova per attirare le masse a fare orienteering???", la mia risposta è sempre la stessa: l'idea nuova c'è già. Si
chiama MOO. Ed è una idea definitiva.
A parte che queste domande mi
fanno sembrare una specie di "grande vecchio" dell'orienteering
italiano (sono vecchio, ma non così tanto, e sono grande, ma mai come tanti altri). A parte che, se davvero io
avessi una idea buona pronta in saccoccia, la vengo a dire a voi? L'ultima idea buona che ho
avuto è stata la Milano nei Parchi, e correva ancora l'anno 2005 e c'era il Governo Berlusconi III: il fatto che stiamo già
lavorando al calendario Milano nei Parchi 2019 mi dimostra ogni volta di più
che l'idea era buona davvero! Poi sulla questione del prossimo governo ci ragioniamo domani mattina 5 marzo...
Ma perché sono così innamorato
del MOO? Perché è una gara? No, la classifica in quanto tale è l'ultima cosa che
mi interessa. Perché si corre a Milano? Ma io non vedo l'ora che Remo trasformi tutto
questo in un format nazionale: un ROO (Roma), un TOO (Torino o Trieste o
Trento), un *OO dove "*" significa "la qualunque". Arrivo addirittura a pensare
che se un'arma "Fine di mondo" dovesse far scomparire tutte le carte
da orienteering sulla faccia della terra lasciando solo quelle del MOO, io
penserei: "ok, posso sopravvivere a questo!". Perché le lanterne del
percorso sono spesso degli enigmi da risolvere con il cervello bene attaccato?
Mmmmmhhhh... qui già ci avviciniamo molto agli argomenti che da sempre toccano
il mio interesse e stimolano la mia curiosità. Perché traccia Remo? Beh... io
con Remo, il deus ex machina del MOO, mi sono trovato a discutere spesso:
talvolta dalla stessa parte della barricata, altre volte su posizioni
decisamente contrapposte.
Ma io voglio dare a Cesare
quello che è di Cesare, ovvero a Remo quello che è di Remo: il MOO mi piace
perché non si limita alle mappe, alla gara, alla corsa da un posto all'altro,
ai quesiti. Il MOO secondo me è una storia
che Remo ci racconta ogni anno, una narrazione che si dipana attraverso le
mappe e che costa al suo autore una fatica che non è in alcun modo
commisurabile alle 5 ore di durata della gara in se
stessa. Per dirla tutta: vogliamo
parlare della mappa della Stazione Centrale realizzata con i soli camminamenti
dedicati ai non vedenti? Oppure alla mappa della zona di Piazzale
XXIV Maggio che urla una denuncia per il modo in cui certi arredi urbani
deturpano una piazza altrimenti meravigliosa? O la mappa "a
livelli" del City Life (dove non ero mai stato prima del MOO) oppure quella del Parco
Trotter (idem). Qualcuno era a conoscenza
della nuova toponomastica dei quartieri attorno a Piazzale Loreto, che nella
mente di Remo sono diventati "NOLO" e "SUCA"?
Credo di poter dire che in
questi ultimi 3 anni ho scoperto più cose su Milano attraverso il MOO di quante
ne ho scoperte vivendo la città negli altri 364 giorni. Il tutto, mi ripeto,
attraverso un racconto che Remo ci sciorina negli ultimi minuti prima della
partenza, emozionato come un artista che sta per svelare la sua opera al
pubblico, avvincente al punto da farci pendere incantati dalle sue labbra e
farci dimenticare che, come ogni anno, mentre Remo parla e ci ipnotizza come il
pifferaio di Hamelin (siamo tutti novelli bambini e le mappe ci attirano come
la musica del pifferaio) alle nostre spalle succede SEMPRE un preparativo della
prima fase del MOO.
Finché Remo con uno schiocco
di dita ci libera dall'ipnosi con il consueto "la prima mappa è alle
vostre spalle". E' il primo atto del MOO, comincia lo sballo (e soprattutto, per il prossimo
anno ricordarsi di questa cosa: occhio a quello che succede alle nostre spalle
mentre Remo da le ultime istruzioni! Si Remo, lo so che questo ti costringerà a
trovare un altro trucco... ma confido che ce la farai a distrarci ancora una
volta).
***
L'opera quest'anno ha avuto un
prologo. Bellissimo ed entusiasmante come le musiche di Andrew Lloyd Webber nel
Jesus Christ Superstar prima che la voce di Carl Anderson attacchi l'immortale
"Heaven on their minds". Il prologo è cominciato mentre
ero in trasferta di lavoro. Mercoledì, con il MOO ancora abbastanza lontano.
Improvvisamente lo smartphone si anima, i commenti si susseguono, i messaggi si affastellano l'uno sull'altro: pare che Remo abbia pubblicato su facebook una foto
nella quale compaiono alcuni angoli delle mappe che saranno usate
Io non so se Mr. Whattsapp abbia
registrato un picco di messaggi tra mercoledì sera e venerdì. Quello che so è
che da mercoledì sera le migliori menti del pianeta (... più o meno...) hanno
lasciato lì gli studi sul Teorema di Riemann, sulla biologia molecolare, su
come compilare quella cacchio di scheda elettorale senza incorrere
nell'annullamento della stessa, e si sono buttate full time anima e corpo nel
tentativo di scoprire indizi da questa foto. Così ho scoperto persino che la mia
squadra (il "Crypto Team"... ci arrivo tra poco) era diventata praticamente una
succursale dei RIS di Parma. Prima Marco riesce, dall'angolo
"Corpi Santi" della mappa numero 6, ad identificare l'intera mappa storica di Milano, che io provvederò a corredare con una mappa google dello stesso formato per riuscire a leggere le due mappe sull'altra. Poi, unendo la
"TR" del nome della mappa numero 5 e l'indizio del "Portello" sulla mappa generale sono
io a scoprire che una delle mappe di gara sarà quella delle Tre Torri del City
Life. Infine dalla "C" sulla mappa numero 2 ed il simbolo delle lunghe scale mobili che
corrono in direzione est-ovest capiamo che un'altra delle mappe di gara sarà
quella della Stazione Centrale.
Ovviamente tutto questo non ci
serve praticamente a nulla perché poi i quesiti proposti da Remo sono impossibili da identificare a priori e bisogna davvero andare al centro del cerchietto e trovare
la vetrina, l'oggetto, la targhetta giusta. A dire proprio tutto il vero, c'è una cosa che riusciamo ad identificare, e cioè che alla zona
delle Tre Torri potremo arrivare servendoci della metropolitana Lilla ma che potremmo
uscirne andando a prendere la linea Rossa alla fermata di Amendola (il che sembra
una banalità ma, quando sei in giro da 4 ore ed il cervello tende ad andare in
pappa, è una intuizione alla Ellery Queen che consente di salvare energie e tempo...).
Ma io so che mentre il 90% delle squadre
si scervella su questi indizi, ecco una rara foto di Remo che se la ghigna
allegramente... perché so benissimo che la pubblicazione di quella foto era
volutamente tesa a scatenare l'inferno già da mercoledì sera:
***
Il Crypto Team.
(Piedone e i Piedoni)
Dopo quanto scritto sopra,
appare evidente che mi ero segnato da tempo sul calendario a caratteri cubitali la data
del MOO 2018: evitate cresime, comunioni, eventi lavorativi, pranzi con i parenti,
convocazioni con la nazionale di orienteering... Giusto, no? Invece sbagliato. Io quest'anno al MOO non avrei
dovuto esserci. Con mio ENORME rammarico. Quando ho scoperto che un altro
appuntamento, per il quale mi ero già dato disponibile, coincideva con la data
del MOO mi sono detto "Ma noooooooooo!!!". Delusione. Così ho dato buca
al mio compagno di avventure al MOO, Marco "Rusky", che necessariamente
si è dovuto cercare una squadra alternativa dato che al MOO non si può correre
da soli. Poi succede che "l'altro
appuntamento" non si concretizza: la data del MOO torna ad essere libera
ed io mi inserisco di nuovo in squadra con Marco, con il terrore che lui nel
frattempo abbia costruito attorno a se un team di corridori ultrastrong da meno
di 4 minuti al chilometro, e di ritrovarmi come nel 2017 a fare la zavorra. La storia del MOO dimostrerà
poi alcune cose:
1) che nonostante gli allenamenti stiano a zero, il MOO ha la
capacità di farmi muovere le gambe più velocemente di quanto io non faccia in
gara di solito
2) che Marco non ha nulla da
imparare da nessuno dal punto di vista della lettura di una carta orientistica;
3) che Marco ha sempre uno
stile tutto suo per motivare i compagni di squadra durante la battaglia
(... questo stile... e garantisco che a Marco il sergente Hartman fa
solo una grossa pippa)
D'altra parte è chiaro che un team Rusky-Stegal vedrà sempre Rusky nella parte del Wolfgang Hoppe ed il sottoscritto come Dietmar Schauerhammer (nel senso che lo freno). Il nostro risultato finale in
classifica avrebbe potuto essere migliore, ma anche peggiore. Il
divertimento-metro invece è sempre stato fuori scala dall'inizio alla fine.
***
E il MOO? E le carte? Eccole:
l'inizio nella zona dei
murales per arrivare al Parco Trotter
la mappa del Parco Trotter
fotografata sul cellulare, necessaria per arrivare al punto di consegna delle carte
la carta della zona
Garibaldi, o "Gariboldi" (I can't stop laughing) dove purtroppo
abbiamo perso la metropolitana per un soffio e siamo stati fermi 8 minuti in
banchina, e poi ancora abbiamo mancato di un altro soffio il treno "passante" per scoprire che i due treni successivi erano stati cancellati...
la carta della Stazione
Centrale realizzata con i soli sentieri dedicati ai non vedenti... una cosa che
l'assessorato alle Politiche Sociali dovrebbe dare un premio a Remo per il solo
fatto di averci pensato
la carta "storica"
di cui abbiamo visitato solo i tre punti nella zona ovest
foto di Marco sotto la neve davanti alla
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
la carta NOLO-SUCA con i
bellissimi enigmi attorno a Piazza Caiazzo
la carta del City Life, dove
Marco ha tirato come un pazzo e si è orientato come nemmeno Gueorgiou
la mappa generale del MOO 2018
Si, ok, ma il racconto punto
per punto, metro per metro, quesito per quesito? Quello non c'è. Sarebbe troppo lungo da
scrivere e soprattutto non aggiungerebbe nulla alle emozioni provate durante
le 4 ore e 50 minuti passate in gara. Mi viene solo da dire: provate
anche voi! Così conoscerete tutti i segreti del MOO. Io in queste tre edizioni
credo di averne scoperto il "fil rouge", che parte dalla testa di
Remo e si espande fino a coprire le sensazioni proposte da una intera area
metropolitana. Venite a provare anche voi nel
2019. Non ve ne pentirete, parola mia!
3 Comments:
Hai perfettamente ragione il MOO è come un virus, ne sono stato contagiato l'anno scorso e mi dicono che non c'è cura, mia moglie non ha rinunciato neanche se era con le stampelle.
Grande Remo che riesce ad essere sempre imprevedibile e rende il MOO un appuntamento irrinunciabile!!!!
😇
No, figo eh, mi rincresce sempre non venirci e spero di venirci prima o poi, ma in fondo il Moo non è altro che una Corsa dei Cinghiali che se la tira perché sta a Milano 😝
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