Dopo 18 anni, di nuovo posatore (alla Besozza)
Ebbene è successo! Dopo millanta tamanta (cit.) anni
dall’ultima organizzazione di una gara di Trofeo Lombardia, l’Unione Lombarda
torna a calcare le scene delle gare regionali (adesso mi pare che si chiamino
“di secondo livello”) con la gara al Parco della Besozza di domenica 12
novembre. Non è certo la Foresta del Cansiglio, o la piana di Millegrobbe, ma a
correre nella zona del Lago Malaspina sono arrivati in 140, e tanto basta per
una gara di fine stagione che più fine stagione non si può. Il titolo dovrebbe alludere
proprio a loro, alla “gente della Besozza” che ha sacrificato una fredda mattina di una domenica di metà novembre
per farsi una corsetta con cartina e bussola nell’unico posto al mondo dove non
c’è una curva di livello manco a pagarla! (al parco di Trenno c’è una
depressione nella parte sud della cartina, quindi le curve di livello ci sono
anche lì!).
Abbiamo celebrato i vincitori durante le premiazioni, tutti
quanti hanno avuto la loro brava foto al traguardo, tutti più o meno sono arrivati
a casa ad un orario decente per il pranzo domenicale e la pennichella
post-prandiale. Bravi tutti. Ma un piccolo monumento al “posatore ignoto” non
vogliamo proprio farlo?
Ecco: il posatore. L’eroe
apònimo delle nostre domeniche orientistiche. Colui che se le cose vanno
bene (leggi: i punti ci sono e sono posati bene) ha fatto solo il suo dovere, e
comunque gareggia per il premio “bastardo dell’anno” per aver messo una
lanterna proprio dietro all’unico tronco in grado di nascondere ogni pixel
bianco ed arancione visibile da lontano. Se le cose vanno meno bene, c’è il
rischio che la gara vada in malora… Poi non c’è nemmeno da chiedersi il perché
uno si sveglia nella notte tra il sabato e la domenica in preda al panico, dopo
aver sognato di essere in gara in un Fot-O a Conegliano (5 punti di controllo,
tutti riferiti a monumenti\dipinti\graffiti con figure di cani… ma quanto si
deve mangiare pesante la sera per passare una notte del genere?). Schieramento
dei posatori alla Besozza? Eccolo qua.
Al primo carrello Remo: ha fatto lui la cartina ed il
tracciato, ed è campione europeo di trail-O. Direi che basta e avanza. Al
secondo carrello Lucia: al Parco della Besozza praticamente ci ha costruito le
ultime 13 vittorie consecutive nella classifica generale di Coppa Italia. Direi
che basta e avanza. In coda al gruppo come zavorra il meravigliosamente vostro redattore
del blog… e non si può aggiungere altro. Quando mi hanno chiesto di posare i
punti ho pensato “che problema ci sarà?”.
Ecco… andare a cercare “un albero diverso
dagli altri nel fitto del bosco là dove non c’è una curva di livello manco a
pagarla…” per esempio potrebbe essere uno dei problemi. La giornata era
partita bene, perché l’organizzazione si è dotata di paletti futuribili in
scocca di carbonio, del peso di pochi milligrammi, ben diversi da quelli che mi scarrozzo sulle spalle alla
Milano dei Parchi, che pesano una tonnellata e hanno spuntoni metallici dappertutto,
cosìcché alla fine di ogni tappa ho la pelle delle braccia e delle mani che
sembra che mi sono infilato nel tritatutto fino ai gomiti.
Partito con tutto il mio armamentario di borse, pali, teli e
scatole come nemmeno l’arrotino e l’ombrellaio, ho scopetto che persino al
Parco della Besozza riesco ad incastrarmi e avvilupparmi nel fitto dei rami e
del sottobosco: non conto le volte che i rami mi hanno portato via il berretto,
ed in una occasione sono riuscito persino a perdere gli occhiali! Dopodiché ho
scoperto le delizie della “posa del XXI° secolo” (giacché l’ultima volta che
avevo posato per una gara seria era stato alla Coppa Italia di Golasecca di
fine secolo scorso, di cui avevo già parlato qui
); cosa succedeva, per l’appunto, nel secolo scorso? Succedeva che, trovato il
punto giusto, piantavi il paletto, piazzavi la lanterna e via verso mille altre
mirabolanti avventure (leggi “punti”). Alla Besozza, alba del XXI° secolo
appunto, una volta che ho avuto la fortuna di trovare il punto giusto, la posa diventa
una roba che al confronto la checklist
della partenza dello shuttle è una versione semplificata del “unisci i
puntini da 1 a 56: cosa apparirà?”:
prendi la stazione, infilala nel contenitore-cassaforte a
prova di bomba\furto\esplosione atomica, spingi bene… non incastrarla, stupido!...
ecco, ora che da bravo babbeo l’hai incastrata e non va più né avanti né
indietro, passa i successivi 5 minuti a tentare di disincastrarla con le mani
gelate… ora che non ce l’hai fatta, scassina il contenitore-cassaforte, estrai
la stazione a viva forza usando pure i denti,… riprova che sarai più fortunato…
inseriscila bene, controlla che il chip si possa infilare nel contenitore ed
anche nella stazione, e che la lucina che lampeggia corrisponda all’altro buco
del contenitore metallico… ora inserisci nei fori appositi il blockster per
fissare il contenitore… cerca la chiave del blockster in un mazzo da 32 chiavi come
nemmeno quello di San Pietro!… comincia a snocciolare i nomi dei Santi del
Paradiso… quando arrivi più o meno a nominare il santo del 27 aprile, finalmente
trovi la chiave giusta… chiudi il blockster, che improvvisamente da pezzo di
ferro inanimato e anelastico prende vita propria e si annoda vorticosamente posizionandosi
in modo da nascondere il codice presente sul contenitore… riprendi la chiave…
come sarebbe a dire che hai già rimesso
in tasca tutto il mazzo??? … Riparti dal 28 aprile e continua a nominare Santi…
riapri il blockster, ricolloca il contenitore, ora prendi una lanterna, legala
da qualche parte, NON COSI’ STRETTA!!!
che quando ti toccherà andare a riprendere i punti dopo la gara dovrai
consumarti le unghie per sciogliere i nodi!... sistema la lanterna in modo che
abbia un minimo di appeal, un minimo di forma di prisma e non sembri uno
straccio buttato lì nella rumenta!... attacca il bigliettino “gara di
orienteering in corso – si prega di non spostare” (credo che il Terzo Segreto di
Fatima sia la risposta alla domanda “ma che cosa se ne fanno quelli che rubano
una lanterna?”), attacca il punzone che ci serve per portare a casa la gara se
la stazione elettronica non funziona… rimetti tutto nella scatola, rimetti
tutto nelle borse, rimettiti tutto in spalla e avanti con il prossimo punto.
AH NO! ASPETTA! RICORDATI DI ACCENDERE LA STAZIONE ELETTRONICA CON IL TUO CHIP! Come sarebbe a dire “dove avrò messo il chip…”? (continua… continua… continua per altri 13 punti di controllo…)
AH NO! ASPETTA! RICORDATI DI ACCENDERE LA STAZIONE ELETTRONICA CON IL TUO CHIP! Come sarebbe a dire “dove avrò messo il chip…”? (continua… continua… continua per altri 13 punti di controllo…)
Sarà un caso che il gioco nel quale da bambino mi sono sempre
dimostrato incapace era il Meccano?!? SGRUNT!!! Con tutte le cose inutili che
si inventano a questo mondo, un pensierino alle lanterne autoposanti ed alle
stazioni di controllo virtuali io lo farei.
Tutto questo per spiegare come mai sono stati aggiunti al
rettilineo di arrivo quei 30 metri in più (che, in caso di pioggia, mi
sarebbero serviti per accogliere i concorrenti stando al riparo della tettoia):
erano semplicemente la vendetta per le unghie nere e le dita maciullate… che
poi: posare 14 punti in 120 minuti vuol dire impiegare quasi 10 minuti a punto:
se mi avessero chiesto di aiutare a posare alla Foresta del Cansiglio, avremmo
assegnato il titolo italiano Elite sabato sera a tarda ora!
3 Comments:
😇
Grazie Ste! :-)
Stefano sei un grande e a proposito il santo del 27 aprile è una santa, tale Zita"vergine"morta nel 1200 e qualcosa il 27 aprile...
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