Elettrificato a Mussolente
Qualche
settimana fa, prima ancora di essere nominato Speaker Federale di Riferimento (con
quella che potrebbe deve essere stata l’ultima delibera del Consiglio Federale
appena decaduto) ho ricevuto una telefonata da Bepi Simoni e Luigi Bordignon
per andare a fare lo speaker ai World Ranking Event di MTB-O a Nove e
Mussolente. Sapevo già che quel fine settimana sarebbe stato abbastanza libero
da altri impegni, e in fondo andare ad aiutare due amici come Bepi e Luigi ad
una distanza da casa gestibile (poco più di tre ore di auto) era fattibile.
Così ho
riportato la mia unica richiesta: avrei voluto provare a fare le due gare anche
io prima di mettermi al microfono. Memore di quello che avevo fatto un bel po’
di anni fa ai Campionati Italiani vicino a Como (entrambe le volte i percorsi
Esordiente) e due anni fa a Lavarone, dove ero partito per provare il percorso
Elite almeno il sabato e dove infine avevo fatto ancora i due percorsi
Esordienti, memore degli ammonimenti di Ivan Gasperotti “tu non sei un biker!”.
Sia Bepi che Luigi mi avevano tranquillizzato: “Nema problema!”. E così sabato mattina in una bella giornata di
sole mi sono messo alla guida ed ho affrontato le tre ore di strada che mi
avrebbero portato a Nove, sugli stessi terreni dell’area golenale del fiume
Brenta che mi avevano visto nel corso degli anni impegnato sia nella C.O. (una
divertentissima gara di campionato regionale sprint nella quale me la ero
cavata anche bene) che nel Trail-O (una tappa per me poco felice all'interno di un Campionato
Italiano che Marco ricorderà a lungo per una lanterna posizionata un po’ “a
muzzo” e per la spiegazione ancora più “a muzzo” con la quale successivamente
venne motivata la posizione della lanterna…).
Una breve
sosta sulla piazza della chiesa di San Pietro in Gu che mi piace tanto per la
tranquillità ed il silenzio, nonostante la vicinanza con la provinciale ed i
negozi…
… ed alle
12.30 circa sono al centro gara alla palestra di Nove. Insieme a me ed agli
organizzatori, l’unica altra presenza è quella di Olga Vinogradova: si tratta
della sempre sorridente e solare campionessa del mondo di MTB-O ma meno
campionessa di lettura delle istruzioni di gara, visto che ha interpretato l’orario
di apertura del centro gare (13.30) come orario di inizio gara. Chiedo alla
campionessa se ha portato le medaglie d’oro mondiali da farci ammirare e lei
risponde: “Perché tu sai chi sono io e io
non so chi sei tu?” ed io rispondo “Perché
tutti conoscono Peter Sagan, ma Peter Sagan non conosce tutti!”. Segue sguardo perplesso della
campionessa che si smorza solo quando concludo dicendo “… e tu sei la Peter Sagan della MTB-O!”.
Passano pochi
minuti e Luciano Sonda arriva a portarmi la MTb che userò “in gara”: si tratta
di una bellissima e fiammante E-Bike! Il primo pensiero è di pura
preoccupazione: già non sono bravo ad andare in bici… quell’aggeggio avrà un
costo di qualche migliaia di Euro e la propulsione di un piccolo motorino, ed
io in motorino non ci sono mai andato in vita mia. E poi dai, che vergogna, mi
tocca fare il giro-speaker con la bici elettrica! Dico a Luciano di impostare
la pedalata assistita sul minimo sindacale e, con un pensiero alla mia
Fondriest bianca rimasta in box ed una occhiata di disgusto alla E-Bike, salgo
in sella e accendo il motore do il primo colpo di pedale.
Figata! Figatissima!!!
Trattasi di
amore a prima vista. Non ci sono parole adatte per descrivere la sensazione
provata nello schiacciare il pedale (partire per me è sempre l’azione più a
rischio caduta, come sanno bene i vagabondi che mi hanno visto cadere da fermo
durante il Be Green di Monza di qualche anno fa) e sentire il velocipede che
parte da solo. In sella al mio nuovo amore, mi dileguo velocemente verso l’area
golenale del Brenta e pochi minuti dopo sono in partenza
La mappa è
quella che già conoscevo, ma venirne a capo in sella ad una bicicletta a
pedalata assistita è una impresa. La prima cosa di cui mi accorgo è che ci sono troppe cose da fare
contemporaneamente: trovare la strada, agire sul rapporto della ruota
posteriore, agire su quello della ruota anteriore, azionare i freni, stare in
piedi, orientare la mappa e tenere il segno sulla posizione in mappa… qualcosa
bisogna eliminare! La prima cosa che elimino è “orientare la mappa”: ciò che mi
riesce così naturale quando corro nei boschi, diventa un gesto innaturale in
bicicletta. Per i rapporti, mi limito ad aiutare o rinforzare la pedalata solo
quando proprio è indispensabile, ed agendo solo sul pignone posteriore per
togliere un’altra variabile: faccio sempre confusione tra le due levette, mi
sono sempre chiesto (e me lo chiedo ancora) perché ci sono due levette diverse
su ciascuna manopola…, che agiscono tra l’altro in modo una contraria all’altra.
Non mi resta
quindi che pedalare, stare con le mani incollate ai freni perché sembra di
essere ad un rodeo, e trovare le lanterne. Il che si dimostra non così facile
come pensavo speravo: la prima lanterna sembra da Esordiente facile, ma
alcuni sentieri proprio non si vedono e alla fine ci arrivo tagliando per i
prati perché scorgo il “nasone” che va da nord ovest a sud est. Nasone che poi,
per andare alla 2, ovviamente confondo con uno dei sentieri e mi tocca farlo
avanti e indietro… Alla 3 comincio a prendere dimestichezza con i sentieri ed
il fondo sconnesso, meno con i rovi e la vegetazione che si spingono ad
invadere i sentieri: finirci addosso alla velocità di un ciclista non è proprio
un piacere, e capisco perché i bikers
utilizzano i guantini per proteggere le dita (che sono le prime ad
incocciare contro rametti e cespugli).
Con la
E-Bike è un piacere sviluppare tanta potenza in più nei tratti come quello 7-8-9,
poi dalla 11 alla 12 dove sulle rive del laghetto faccio scappare via un branco
di oche starnazzanti. Sull’argine dalla 13 alla 14 incrocio qualche passante e
distinguo chiaramente i commenti “guarda quello lì con la bici elettrica!” e mi
sento come il milanese imbruttito in
Corso Buenos Aires con la Lamborghini a sentire i commenti di quelli sul
marciapiede… Gran giro completo dalla 15 alla 16, ripassando dalla 1, per godermi
ancora una volta le prestazioni della E-Bike fino ad arrivare sul greto del
Brenta con una lanterna al pelo dell’acqua, prima del finale in un labirinto di
sentieri dove bisogna stare con le mani ben incollate ai freni e gli occhi ben
incollati alla mappa.
Il rientro
al ritrovo a consegnare il destriero al legittimo proprietario è accompagnato
dai frizzi e lazzi degli atleti che nel frattempo sono arrivati nel paddock. Si
va dal ritornello “guarda quello lì con la bici elettrica!” al “ma allora è vero! C’è anche LUI!!!”
che mi fa sembrare una specie di Papa sulla papamobile…
La E-Bike si
manifesta in tutto il suo splendore anche la mattina di domenica. E’ prevista
infatti la gara di World Ranking Event sulla distanza media, con un percorso di
22 km che a me sembra eterno; ma con un aggeggio simile posso provare a fare
anche tutto il percorso Elite, il che è proprio quello che faccio partendo alle
7.40 del mattino.
Dopo una
prima difficoltà per uscire dal muro del Koppenberg situato proprio dopo la
partenza, e dopo una discesa nei prati
da “vento nei capelli” per arrivare alla prima lanterna che sembra di
essere a Gardaland, la E-Bike diventa un piacere nella lunga tratta a bordo
carta per arrivare alla seconda lanterna. Le lanterne successive sono
abbastanza distanziate tra loro da consentirmi di dover memorizzare solo
concetti semplici come “la terza a destra, poi sempre dritto” (anche se il
sentiero è tutto tranne che dritto, ma basta stare sulla linea principale).
Per arrivare
alla 6 c’è un bel pezzo di strada asfaltata da fare. E ancora di più per andare
alla 7 e poi alla 9 fin dentro l’abitato di Sant’Eulalia. Proprio su queste
tratte capisco due cose: la prima è che siamo proprio nella zona dove spopolano
i cicloamatori, perché ne incrocio a mucchi (dagli isolati, a quelli che vanno
in coppia, alle squadre complete). La seconda è che anche tra i ciclisti c’è
una netta distinzioni in classi sociali, e che quelli con la E-Bike stanno
proprio all’ultimo gradino nelle considerazioni degli altri che faticano: gli insulti e le battutacce che non mi sono
sentito rivolgere! Nessuna pietà per il mio abbigliamento che non ci azzecca
nulla con il ciclismo, nessuna pietà per lo strato di fango che ricopre ormai buona
parte della carena e della mia schiena. Le piogge abbondanti degli ultimi
giorni hanno trasformato buona parte dei sentieri tra i campi in piccole
piscine di acqua o di fango, alcune elle quali talmente profonde da trasformare
la E-Bike in una specie di hovercraft. Dopo aver fatto tutto il giro del colle
di Liedolo, e alle 9.30 circa rientro alla base con la E-Bike anch’essa
abbastanza esausta. Lo stato dei miei vestiti è la testimonianza del fatto che
sono andato anche io ad affrontare le piste dei bikers, ma è solo grazie alla
E-Bike che ho potuto davvero provare a completare il percorso e vedere con i
miei occhi dove sarebbero passati gli atleti.
(lato A)
(lato B)
La MTB-O
rimane una bella disciplina, ma io posso trovarmi a mio agio solo se il terreno
non è troppo pendente o troppo tecnico, e se i sentieri rimangono privi di
ostacoli. Altrimenti è un rodeo, ed io non sono pronto per precipitare da
cavallo ogni due svolte. Perché questi che fanno MTB-O non sono soltanto dei
campioni con i muscoli d’acciaio, ma sono anche degli autentici funamboli.
Complimenti a loro, io torno a fare la C.O. dove mi freno da solo e dove tutto
quello che devo fare è orientare la mappa.
Anche se il
ricordo di quella E-Bike verrà con me ancora tanto a lungo…
3 Comments:
😇👏🏻🚲
Oooo ... ma lo sai che di fronte alle ragazze sembri più magro? Sarà la maglietta scura?
Si si! E' di sicuro merito della maglietta scura :-)
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