Stegal67 Blog

Saturday, April 14, 2018

Elettrificato a Mussolente


Qualche settimana fa, prima ancora di essere nominato Speaker Federale di Riferimento (con quella che potrebbe deve essere stata l’ultima delibera del Consiglio Federale appena decaduto) ho ricevuto una telefonata da Bepi Simoni e Luigi Bordignon per andare a fare lo speaker ai World Ranking Event di MTB-O a Nove e Mussolente. Sapevo già che quel fine settimana sarebbe stato abbastanza libero da altri impegni, e in fondo andare ad aiutare due amici come Bepi e Luigi ad una distanza da casa gestibile (poco più di tre ore di auto) era fattibile.
Così ho riportato la mia unica richiesta: avrei voluto provare a fare le due gare anche io prima di mettermi al microfono. Memore di quello che avevo fatto un bel po’ di anni fa ai Campionati Italiani vicino a Como (entrambe le volte i percorsi Esordiente) e due anni fa a Lavarone, dove ero partito per provare il percorso Elite almeno il sabato e dove infine avevo fatto ancora i due percorsi Esordienti, memore degli ammonimenti di Ivan Gasperotti “tu non sei un biker!”. Sia Bepi che Luigi mi avevano tranquillizzato: “Nema problema!”. E così sabato mattina in una bella giornata di sole mi sono messo alla guida ed ho affrontato le tre ore di strada che mi avrebbero portato a Nove, sugli stessi terreni dell’area golenale del fiume Brenta che mi avevano visto nel corso degli anni impegnato sia nella C.O. (una divertentissima gara di campionato regionale sprint nella quale me la ero cavata anche bene) che nel Trail-O (una tappa per me poco felice all'interno di un Campionato Italiano che Marco ricorderà a lungo per una lanterna posizionata un po’ “a muzzo” e per la spiegazione ancora più “a muzzo” con la quale successivamente venne motivata la posizione della lanterna…).

Una breve sosta sulla piazza della chiesa di San Pietro in Gu che mi piace tanto per la tranquillità ed il silenzio, nonostante la vicinanza con la provinciale ed i negozi…
… ed alle 12.30 circa sono al centro gara alla palestra di Nove. Insieme a me ed agli organizzatori, l’unica altra presenza è quella di Olga Vinogradova: si tratta della sempre sorridente e solare campionessa del mondo di MTB-O ma meno campionessa di lettura delle istruzioni di gara, visto che ha interpretato l’orario di apertura del centro gare (13.30) come orario di inizio gara. Chiedo alla campionessa se ha portato le medaglie d’oro mondiali da farci ammirare e lei risponde: “Perché tu sai chi sono io e io non so chi sei tu?” ed io rispondo “Perché tutti conoscono Peter Sagan, ma Peter Sagan non conosce tutti!”. Segue sguardo perplesso della campionessa che si smorza solo quando concludo dicendo “… e tu sei la Peter Sagan della MTB-O!”.
Passano pochi minuti e Luciano Sonda arriva a portarmi la MTb che userò “in gara”: si tratta di una bellissima e fiammante E-Bike! Il primo pensiero è di pura preoccupazione: già non sono bravo ad andare in bici… quell’aggeggio avrà un costo di qualche migliaia di Euro e la propulsione di un piccolo motorino, ed io in motorino non ci sono mai andato in vita mia. E poi dai, che vergogna, mi tocca fare il giro-speaker con la bici elettrica! Dico a Luciano di impostare la pedalata assistita sul minimo sindacale e, con un pensiero alla mia Fondriest bianca rimasta in box ed una occhiata di disgusto alla E-Bike, salgo in sella e accendo il motore do il primo colpo di pedale.

Figata! Figatissima!!!
Trattasi di amore a prima vista. Non ci sono parole adatte per descrivere la sensazione provata nello schiacciare il pedale (partire per me è sempre l’azione più a rischio caduta, come sanno bene i vagabondi che mi hanno visto cadere da fermo durante il Be Green di Monza di qualche anno fa) e sentire il velocipede che parte da solo. In sella al mio nuovo amore, mi dileguo velocemente verso l’area golenale del Brenta e pochi minuti dopo sono in partenza
La mappa è quella che già conoscevo, ma venirne a capo in sella ad una bicicletta a pedalata assistita è una impresa. La prima cosa di cui mi accorgo è che ci sono troppe cose da fare contemporaneamente: trovare la strada, agire sul rapporto della ruota posteriore, agire su quello della ruota anteriore, azionare i freni, stare in piedi, orientare la mappa e tenere il segno sulla posizione in mappa… qualcosa bisogna eliminare! La prima cosa che elimino è “orientare la mappa”: ciò che mi riesce così naturale quando corro nei boschi, diventa un gesto innaturale in bicicletta. Per i rapporti, mi limito ad aiutare o rinforzare la pedalata solo quando proprio è indispensabile, ed agendo solo sul pignone posteriore per togliere un’altra variabile: faccio sempre confusione tra le due levette, mi sono sempre chiesto (e me lo chiedo ancora) perché ci sono due levette diverse su ciascuna manopola…, che agiscono tra l’altro in modo una contraria all’altra.

Non mi resta quindi che pedalare, stare con le mani incollate ai freni perché sembra di essere ad un rodeo, e trovare le lanterne. Il che si dimostra non così facile come pensavo speravo: la prima lanterna sembra da Esordiente facile, ma alcuni sentieri proprio non si vedono e alla fine ci arrivo tagliando per i prati perché scorgo il “nasone” che va da nord ovest a sud est. Nasone che poi, per andare alla 2, ovviamente confondo con uno dei sentieri e mi tocca farlo avanti e indietro… Alla 3 comincio a prendere dimestichezza con i sentieri ed il fondo sconnesso, meno con i rovi e la vegetazione che si spingono ad invadere i sentieri: finirci addosso alla velocità di un ciclista non è proprio un piacere, e capisco perché i bikers utilizzano i guantini per proteggere le dita (che sono le prime ad incocciare contro rametti e cespugli).

Con la E-Bike è un piacere sviluppare tanta potenza in più nei tratti come quello 7-8-9, poi dalla 11 alla 12 dove sulle rive del laghetto faccio scappare via un branco di oche starnazzanti. Sull’argine dalla 13 alla 14 incrocio qualche passante e distinguo chiaramente i commenti “guarda quello lì con la bici elettrica!” e mi sento come il milanese imbruttito in Corso Buenos Aires con la Lamborghini a sentire i commenti di quelli sul marciapiede… Gran giro completo dalla 15 alla 16, ripassando dalla 1, per godermi ancora una volta le prestazioni della E-Bike fino ad arrivare sul greto del Brenta con una lanterna al pelo dell’acqua, prima del finale in un labirinto di sentieri dove bisogna stare con le mani ben incollate ai freni e gli occhi ben incollati alla mappa.

Il rientro al ritrovo a consegnare il destriero al legittimo proprietario è accompagnato dai frizzi e lazzi degli atleti che nel frattempo sono arrivati nel paddock. Si va dal ritornello “guarda quello lì con la bici elettrica!” al “ma allora è vero! C’è anche LUI!!!” che mi fa sembrare una specie di Papa sulla papamobile…

La E-Bike si manifesta in tutto il suo splendore anche la mattina di domenica. E’ prevista infatti la gara di World Ranking Event sulla distanza media, con un percorso di 22 km che a me sembra eterno; ma con un aggeggio simile posso provare a fare anche tutto il percorso Elite, il che è proprio quello che faccio partendo alle 7.40 del mattino.
Dopo una prima difficoltà per uscire dal muro del Koppenberg situato proprio dopo la partenza, e dopo una discesa nei prati da “vento nei capelli” per arrivare alla prima lanterna che sembra di essere a Gardaland, la E-Bike diventa un piacere nella lunga tratta a bordo carta per arrivare alla seconda lanterna. Le lanterne successive sono abbastanza distanziate tra loro da consentirmi di dover memorizzare solo concetti semplici come “la terza a destra, poi sempre dritto” (anche se il sentiero è tutto tranne che dritto, ma basta stare sulla linea principale).
Per arrivare alla 6 c’è un bel pezzo di strada asfaltata da fare. E ancora di più per andare alla 7 e poi alla 9 fin dentro l’abitato di Sant’Eulalia. Proprio su queste tratte capisco due cose: la prima è che siamo proprio nella zona dove spopolano i cicloamatori, perché ne incrocio a mucchi (dagli isolati, a quelli che vanno in coppia, alle squadre complete). La seconda è che anche tra i ciclisti c’è una netta distinzioni in classi sociali, e che quelli con la E-Bike stanno proprio all’ultimo gradino nelle considerazioni degli altri che faticano: gli insulti e le battutacce che non mi sono sentito rivolgere! Nessuna pietà per il mio abbigliamento che non ci azzecca nulla con il ciclismo, nessuna pietà per lo strato di fango che ricopre ormai buona parte della carena e della mia schiena. Le piogge abbondanti degli ultimi giorni hanno trasformato buona parte dei sentieri tra i campi in piccole piscine di acqua o di fango, alcune elle quali talmente profonde da trasformare la E-Bike in una specie di hovercraft. Dopo aver fatto tutto il giro del colle di Liedolo, e alle 9.30 circa rientro alla base con la E-Bike anch’essa abbastanza esausta. Lo stato dei miei vestiti è la testimonianza del fatto che sono andato anche io ad affrontare le piste dei bikers, ma è solo grazie alla E-Bike che ho potuto davvero provare a completare il percorso e vedere con i miei occhi dove sarebbero passati gli atleti.
(lato A)
(lato B)

La MTB-O rimane una bella disciplina, ma io posso trovarmi a mio agio solo se il terreno non è troppo pendente o troppo tecnico, e se i sentieri rimangono privi di ostacoli. Altrimenti è un rodeo, ed io non sono pronto per precipitare da cavallo ogni due svolte. Perché questi che fanno MTB-O non sono soltanto dei campioni con i muscoli d’acciaio, ma sono anche degli autentici funamboli. Complimenti a loro, io torno a fare la C.O. dove mi freno da solo e dove tutto quello che devo fare è orientare la mappa.

Anche se il ricordo di quella E-Bike verrà con me ancora tanto a lungo…

3 Comments:

At 6:08 PM, Anonymous Anonymous said...

😇👏🏻🚲

 
At 1:41 PM, Blogger Unknown said...

Oooo ... ma lo sai che di fronte alle ragazze sembri più magro? Sarà la maglietta scura?

 
At 2:27 PM, Anonymous Anonymous said...

Si si! E' di sicuro merito della maglietta scura :-)

 

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