Pensieri di una lunga settimana.
Se dovessi dire quale è stata la parte più faticosa degli ultimi dieci giorni orientistici, comprendendo anche il fine settimana degli Highlands Open e la Due giorni della Valsugana, direi che è stato il periodo di tempo tra lunedì e venerdì… ovvero proprio il periodo intercorso tra il momento in cui sono uscito dal bosco ed il momento in cui ci sono rientrato!
In questo lasso di tempo sono successe (senza peraltro avere in me una vera e propria causa scatenante… di solito si dice: non ho sollecitato nulla) parecchie “cose orientistiche” che hanno avuto e-mail ed sms per protagonisti. E-mail che sono viaggiate avanti ed indietro sulla rete, sms che hanno fanno risuonare di bip-bip (non il roadrunner) il mio ufficio lussemburghese da 60 metri quadri con cucina e bagno da favola e due sale riunioni.
Poi il datore di lavoro ha sospeso la connessione ad internet… con il risultato che il flusso di e-mail è cessato per mancanza di alimentazione e via sms non è che ci si possa dilungare molto. Cosicché a me non è rimasto che atterrare in Valsugana praticamente paracadutato dal Luxembourg con un pensiero nella testa: terza frazione a staffetta, domenica prossima, campionato italiano.. ne è passata di acqua sotto i ponti da quanto l’UL schierava Deligios, o Bozzola, o Brambilla, o il super-Battelli di Passo Coe! Avere l’impiegato panzottello non è proprio un bel risultato…
Questo pensiero, in realtà, non è che io l’abbia avuto in testa sempre per tutto il fine settimana valsuganotto… ma solo in due momenti ben distinti che in pratica sono stati i due momenti per me peggiori delle due tappe della due giorni.
Una due giorni che, dal punto di vista di come ho affrontato il bosco, è stata un passo indietro rispetto a quanto fatto agli Highlands open. Senz’altro rispetto alla gara di Gallio che rimane lì come un faro nella notte ed ancora non credo a quello che ho fatto e a come l’ho fatto. Senz’altro un bello e meritato bagno di umiltà (e anche di pioggia, il sabato) che mi ha aperto gli occhi sulla realtà e mi ha ulteriormente convinto che non è il caso di fare troppi voli pindarici sulla mia condizione fisica e tecnica. Quando quella fisica, poi, è messa a dura prova dal lavoro dalla birra e dai bagordi lussemburghesi…(che fai in Lussemburgo la sera se non bevi?)
Quindi prima delle due gare avrei firmato per una middle decente e per una long a cercare di sopravvivere. Una middle a … 20 minuti? … di distacco da Baccega ed una long passabile. Potrei dire che in pratica è andata in modo opposto.
Già nella middle mi sono trovato sfasato sul primo vallone: mi sembrava di essere in Ticino! Valloni già umidi, valloni talvolta pieni di vegetazione, valloni di terra fradicia sui quali far risalire il mio dolce peso. Ero pronto a passare nella zona sopra i valloni, ben dettagliata, o in quella sotto più facile (in realtà era improbabile che la M35 passasse vicino ai prati). Ma Federico Sbetta, già testato quest’agosto nel criterium CSI delle Pozze di Sant’Osvaldo, forse il più duro criterium CSI che io ricordi, ci ha fatto passare da vero skyrunner in tutti i valloni… Sono riuscito a fare casino anche al punto 3 (radura): con gli occhi che nel buio del bosco e con la prima pioggia cercavano una zona aperta, è dovuto arrivare PLab a “scorgere” una lanterna infrattata sotto una pianta a foglie cadenti che faceva quasi da ombrello alla stazione ed al paletto. Ma alla fine è stata proprio la parte fisica, e non quella tecnica, ad affossarmi: la tratta 10 \ 11 con tutti i valloni e le curve di livello impastate una sull’altra (e con la cartina fradicia di pioggia non sapevo se la mappa mi si stava spantegando in mano, o se erano gli occhiali pieni d’acqua ad impedirmi di distinguere le curve di livello marroni). Ho cercato e ricercato: sapevo di essere partito troppo alto e mi sono abbassato… troppo! Sono risalito e mi sono trovato in una zona molto più dettagliata di quanto forse fosse riportato in mappa. E dopo parecchia ricerca e parecchia fatica mi è arrivato il pensiero fastidioso: e se fosse stata la mia terza frazione di staffetta? E se domenica prossima mi trovassi da solo nel bosco a perdere minuti e minuti e minuti senza sapere nemmeno dove mi trovo? Ho cercato di scacciare quel pensiero… e non ci sono riuscito. Mi sono fermato e ho chiuso gli occhi per ritrovare concentrazione… ed è stato inutile. Ho guardato l’orologio, ho pensato ai miei compagni che erano giù sotto la pioggia ad aspettare solo me… e mi sono ritirato.
Proprio così: ho messo la cartina in tasca e sono sceso a valle. Sapevo che avrei trovato il sentiero che corre da sinistra a destra lungo tutta la carta… e ho trovato la lanterna! Bastarda!!! A quel punto ho tirato fuori la carta e ho finito il mio percorso. Meno infelice di prima ma sicuramente non molto contento.
Domenica, mi sono detto, devo cercare di fare di meglio. Nessun problema di classifica, solo la voglia di testare i miei limiti e di trovare qualche bel punto infrattato e nascosto sui percorsi sempre insidiosi di quel mago dell’orienteering che è Andrea Cipriani. Partiamo già abbastanza in alto ed il primo punto è proprio come piace a me: appena poco insidioso ma da fare bene, in sicurezza, senza spendere troppa fatica. E ci finisco sopra. Così il secondo (sul quale porto mezzo popolo di Wmaster di una qualche categoria), il terzo nel quale mi sorprendo ad avere raggiunto qualcuno partito prima di me, poi il 4, il 5, il 6, il 7. Non corro, cammino e quando posso accenno a qualche passo di corsa (sicuramente non in salita!) fino al punto 8: una buca che sembra (… sembra…) ad un paio di millimetri ed una o due curve di livello distante dal baratro roccioso che da sulla valle. Mi tengo quindi ad una decina di metri dal burrone e cerco un avvallamento inequivocabile: lo trovo… ma la mia buca non c’è. Il terreno sicuramente insidioso e pieno di dettagli, cerco di localizzarmi bene e comincio a battere la zona: niente! Allargo l’area di ricerca: niente! Scendo di qualche decina di metri: forse sono rimasto troppo alto… ma trovo una specie di inghiottitoio roccioso inequivocabile; la buca deve essere lassopra, eppure ci sono già stato! Passano lunghi minuti finché arrivano alle mie spalle Elena Trentin seguita da alcuni avversari: mi guardano e passano via, io mi sposto verso il sentiero per rilocalizzarmi ancora e non li vedo nel mio campo visivo; cosa possono aver trovato che io non ho visto?
Il pensiero.
Ritorna.
Cosa faresti se fosse domenica prossima e tu fossi in terza frazione eccetera eccetera?
Basta! Mi sono stufato di questa cosa, mi ripeto. Non ho trovato un punto, non è un dramma! Non mi importa del tempo perso, non mi importa del fatto che i miei avversari mi hanno raggiunto e sono già chissà dove, non mi importa del tempo che passa: vorrei solo trovare quel punto, con le mie forze. Faccio un’altra battuta di caccia: niente! A questo punto me ne voglio solo andare… e per la seconda volta nel week-end mi ritiro. Decido di andare al traguardo e cambiarmi e tornare a casa.
Ma prima… prima devo fare una cosa. Sono ritirato, no?
Cartina in tasca. Torno sul sentiero. Collinetta. Avvallamento. Direzione fino al burrone. Potrei sempre buttarmi di sotto… Arrivo al baratro. Della buca nemmeno una traccia. Poi un pixel arancione attira il mio sguardo: eccola la buca! Ma, almeno a mia impressione, non è a 10 o più metri dal burrone, non è una o due curve sopra. Quella buca apre una spaccatura proprio nelle rocce dello strapiombo. Quella buca E’ sulle rocce. Almeno per me. Un giorno qualcuno mi svelerà questo enigma.
Adesso posso tornare in gara. Tiro fuori la carta e mi rimetto in sesto. Ci impiegherò in realtà 3 lanterne, perché il pensiero nefasto (sempre lui) è nella testa a girare e rigirare. Dopo la 11 riuscirò a rientrare in carreggiata giusto in tempo per trainare fuori dalla zona più dettagliata alcuni \ alcune concorrenti un po’ in difficoltà, riuscirò a divertirmi parecchio nell’ultima parte della zona verdina (bravo Andrea C.), nell’attraversamento dei pratoni e nella zona delle rocce, nella risalita in quota e nelle ultime tratte verso il traguardo.
Raggiunto da Rusky, cercherò persino di fare lo sprint con lui dalla penultima lanterna al traguardo. Se non fosse che alla lanterna 100 lui ha trovato la stazione per la si-card ed io sul mio paletto non ce l’avevo! E così ho perso anche lo sprint. E sono arrivato al traguardo un po’ sfiduciato e depresso: nemmeno lo sprint mi era riuscito di fare :-(
Ieri ho scoperto che in realtà la situazione è stata ripristinata, e che quella frazione di staffetta è finita ad un compagno di squadra che la merita più di me. Forse sabato e domenica darò una mano allo speaker, forse mi scoprirò a guardare ancora i miei compagni di squadra lottare per il titolo italiano e magari vincerlo o conquistare una medaglia.
Senza invidia. Ci vuole forza e coraggio e bravura per fare parte di una staffetta che punta in alto. Io è meglio se punto ad un’altra birra: adesso ho scoperto la Bofferding!
Se qualcuno mi cercasse tra oggi e metà ottobre, sarò nei seguenti posti: Lugano (più volte), Torino, Parma, Empoli, San Marino, Portorose, Capodistria, Lussemburgo (più volte). E forse sui campi di gara tra una trasferta e l’altra. Ma attenzione: non so se potrò leggere le e-mail… siete avvisati.
3 Comments:
Caro Stefano....sei sicuro che lo merito più di te?? Ultimamente non sono proprio nel mio migliore stato fisico. A fine Luglio (Germania)e inizio Agosto (Argovia) ho fatto alcune gare veramente buone, ma fisicamente non reggevo, anche se mi ero allenato bene, come raramente mi capita. Non so che combinerò nella staffetta! Penso che nell'ultimo mese sei stato molto superiore al Galimba.
ciao
Ciao Oscar, se provo ad analizzare le nostre reciproche possibilità in staffetta, le banalizzerei così:
- dal punto di vista tecnico siamo molto vicini e se tu magari fai qualche errore sparso qua e là per tutta la gara io ultimamente sono a "rischio vaccatone" su un solo punto ma bello denso di minuti
- atleticamente non c'è storia: io non sarei in grado (alla bisogna) di aumentare il ritmo o di provare a contrastare fisicamente un avversario. Io cammino, non come Remo :-)... io cammino veramente. E, a parte Rosta direi, guadagno posizioni quando gli altri sbagliano. Il che non è proprio ciò che succede in staffetta.
Comunque Remo ha dato appuntamento alla Mandria: ci sarai?
Beh oramai Remo ha lanciato il guanto di sfida....non posso tirarmi da parte! Però bisognerà vedere se saliRemo sul podio...
Galimba
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