Orienteering on line Cup – OO Cup – 5 giorni di Slovenia.
Tanti modi per definire quella che, fino ad oggi (terza tappa) si è rivelata un autentica mazzata!
Ricordatevi questo nome: Mala Lazna. Io penso che lo ricorderò per sempre. Un po’ come “Lome”. Ecco: Lome. Altro posto in Slovenia. Se penso a come era l’orientista Stefano prima di diventare Stegal, ecco che Lome diventa il posto dove gli incubi si materializzano, dove le paure diventano reali e bisogna lottare per portare a casa il testimone, per arrivare al traguardo dopo fatiche inenarrabili, dopo rischi anche per l’incolumità personale… fino a qualche giorno fa, gli amici lo sanno, mi bastava pronunciarne il nome “Lome” per avere la pelle d’oca!
Oggi no. Oggi in gara ci va Stegal, e nell’”era Stegal” il posto di Lome è preso da Mala Lazna.
Già il posto è tutto un programma… Il gruppo GOK-the-originals staziona a Sezana, appena dopo il confine. Per arrivare a Mala Lazna dobbiamo fare un pezzo di autostrada, poi un pezzo di provinciale (perché non c’è lancora l’autostrada) che è come se nel tratturo tra Smarano e Credai facessero passare anche migliaia di camion. Poi attraversamento di Ajdovscina ed inerpica mento su per i monti, con i primi 10 km asfaltati e gli ultimi 7 sterrati.
Il posto è molto bello, invero. La carta? Beh! La carta è MOLTO esigente, da veri orientisti, come recitava il sito ufficiale. Non so se io sono un “vero orientista”, ma se non lo sono io non lo è almeno metà della classifica M40! Mai come in questi 3 giorni ho visto in giro facce perplesse, abbastanza sullo sgomento, oppure solo perse, persissime. Un continuo sentire orientisti che chiedono lumi sulla posizione (propria o della lanterna), che si uniscono in uno sforzo comune con altri atleti che parlano la stessa lingua o con altri naufraghi sventurati, uniti solo dal pensiero comune di portare a casa la pellaccia in un tempo appena appena decente o nemmeno quello.
1° tappa. Mala Lazna 1. Gara middle. 3700 metri, il dislivello non è noto. Il bosco è quello tipico sloveno: buche, buche, depressioni, doline… foibe! Inghiottitoi… rocce, rocce ovunque… Roba che i Laghi di Fusine sono una passeggiata nel parco!!!! Per fortuna che il tempo regge e non fa nemmeno tanto caldo, e che le prime due lanterne sono molto vicine allo start, per entrare in carta. La terza lanterna sta, nella mia mente, appena “al di là” di un paciugo di dettagli, di rocce, di curve di livello, di microbuche, di collinette e depressioni. Miro ad un pianetto isolato vicino alla lanterna, e son ofortunato a trovarlo sennò sarei ancora in giro a cercarla quella maledetta 3. Sul punto, una scena che si ripeterà molto spesso: un gruppetto di naufraghi in semplice attesa che passi qualcuno a punzonare per ottenere qualche informazioni sulla posizione raggiunta! Istintivamente penso ai tanti danesi che son qui a correre, agli amici dell’Hillerod che si allenano a Tisvilde… sono proprio i nordici a risentire di queste condizioni estreme del terreno: sloveni, svizzeri e cechi vanno come lippe! Stefano Maddalena va come una lippa! Mi passa sulle orecchie e senza sforzo tra la 3 e la 4… Sbaglio la 4 di pochi metri e finisco su un’altra lanterna, sto per punzonare e mi accorgo che il codice non è il mio, ma tanto basta per avere attorno altri 3 concorrenti che mi chiedono dove siamo (mostro che non ho punzonato… e insieme andiamo alla ricerca del quarto punto). Quinto punto: navigo tra le rocce ma quando arrivo in zona… dovrei trovare un sasso e ce ne sono milioni. Cosa fare? Dall’altra parte del sasso spunta il viso di un master ticinese: “Zai dove siamo?” “No, mi spiace… dovrei essere in zona punto ma non so cosa fare… cerco la 55” “55? E’ qui da questa parte dle sasso, dove sono io! Che botta di c…!!! Da lì in poi, anche se le difficoltà tecniche sono ancora spaventose, si arriva bene o male sui punti. Mi avvicino alla 9 e sento la voce di Rusky “Hai trovato la 8?”. La 8? “Vuoi dire la …” e dico il codice della 9. No, non quella, la… e mi dice il codice della 8! Rusky mi riprende alla 10, che io raggiungo passando prima per 12 e 11 a ritroso. Mi stacca sulla strada per la 13 e non lo rivedrò più fino al traguardo.
Nel finale si entra in un bosco appena meno dettagliato, appena più decente, e bene o male si arriva bene o male al traguardo… dove Rusky non c’è! Infatti un suo errore di parallelo per la 14 mi favorisce nel sorpasso (immeritato), tant’è vero che al traguardo avrò ancora 40 secondi di vantaggio sul mio più forte compagno di squadra. 1h10m per una middle a metà classifica: la sensazione però è che il peggio sia passato: domani gara long, non potrà essere tracciata così su questo terreno.
Questo pensano gli italiani ma non solo loro: e sbagliamo tutti quanti. Ci pensa Wolfgang Potsch , lo speaker, a darci la buona novella al mattino della seconda tappa: “Scordatevi la good runnability di ieri” (eeeehhhh quale good runnability???) “Scordatevi il terreno facile di ieri” (eeehhhhh???) “Oggi sarà molto peggio! Per gli Elite ci si aspetta 10 minuti al chilometro…”. Incredibile, ma è così. 7 km, e a sera calcolerò 156 curve di livello sotto la linea magenta! Equidistanza 5 metri, fate voi i conti che a me mettono paura… Attilio pensa di non aver fatto meno di 750 metri di dislivello, alla fine. Io che sono salito fino alla cima del monte che da il nome della cartina, forse qualcosa di più! 5 lanterne nella parte sud-ovest stile Fusine… poi trasferimento a cercare due roccette nel verde (il gruppone le cerca così: i cechi con i cechi, i danesi con i danesi, io con Federica Maggioni, e per fortuna la lanterna la trova lei e mi chiama: grazie Federica, ti adoro, sennò ero ancora là…). Poi altre 6 lanterne in un posto che al confronto quello della prima parte sembrava un biliardo! Giusto per dire: alla 4 ho già contato 42 curve di livello, e devo fare 22 lanterne. Per arrivare alla fatidica 11 qualche passaggio da puro sprezzo del pericolo, da mettere in dubbio l’incolumità fisica tra le buche e le rocce: se si perde l’equilibrio si è perduti!
Trasferimento lunghissimo per la 12 a scalare ancora le montagne e nella tratta verso la 13 raggiungo Attilio: la sua presenza mi da coraggio perché lui non è un corridore passivo, si unisce a me ma controlla la direzione. Io tiro fino in zona punto e lui si occupa del “lavoro fine” verso la lanterna; dopo il rifornimento in zona traguardo (definito anche “l’ultima occasione per scampare al delirio”) ci addentriamo con rinnovata fiducia nell’ultimo giro da 6 lanterne, sempre in zone iper dettagliate nelle quali ognuno di noi finisce per dare indicazioni in più lingue ai vari dispersi, che hanno facce clamorose e sconvolte. Io finisco in 2h09m: a metà classifica. I PM (ritirati) non si contano. Rusky fa una gara perfetta in 1h40m e ristabilisce le gerarchie. Stefano Maddalena fa 1h04m e ci mette dentro 5 minuti di errore… io non ho parole! Non so se è il mio eroe o se vorrei buttarlo in una profonda dolina!
Al traguardo, faccia stravolta, uno degli organizzatori mi chiede: tutto ok? Gli dico qualcosa sulla fatica, sulla carta, sulla pericolosità di certi passaggi “Welcome to Slovenia!” mi dice “We told you!” e sorride: ho deciso che ci butto lui nella buca sassosa!!!
Oggi terza tappa. Sprint. Tempo finale: 1h esatta. Ancora a metà classifica. Inutile che Stefano Maddalena (31 minuti di gara per lui oggi) dica che la gara è stata sulla zona “che abbiamo già tritato su e giù in questi giorni… ma almeno la carta 1: 5000 viene in aiuto. Eccome! Infatti alla fine prendo solo 3 minuti da Rusky, anche se lui ha sbagliato parecchio un punto (io 1m40sec e lui 8 minuti abbondanti) ed io nel finale mi appoggio ad una tuta amica del Cus Torino per trovare il terzultimo punto (ero in zona, ma nella buca sbagliata). Ma la buona notizia è che abbiamo finito di salire e scendere tutti i giorni a Mala Lazna! L’abbiamo lasciata alle spalle… Domani si gareggia nella zona di Senozece: e gli italiani dicono “non potrà essere peggio di Mala Lazna, nemmeno lontanamente vicina”. Ma gli italiani si sono già sbagliati una volta in questa OO Cup...
4 Comments:
Mi hai fatto venire gola... Inizia a dispiacermi di non essere venuto... Deve essere un terreno che permette un buon miglioramento...
Buon proseguimento
Fantastico. Tu ovviamente, non il boschetto del terrore.
Per Lidia..... credi a ciò che vedi!
Grazie a tutti, il merito di non aver mollato va anche a Rusky che si è gentilmente fatto battere nella prima tappa (forse per la prima volta da molti anni, a parte i suoi ritiri).
Comunque posso garantire che quando si corre su certi terreni, nelle ultime lanterne del percorso si attivano processi mentali incredibili: le stesse difficoltà, se trovate all'inizio di una gara, metterebbero molto più in difficoltà! Insomma, mi aspetto che dopo i 700 metri di dislivello di Mala Lazna, le nostre cartine diventino più piatte...
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