Avventure in Portogallo – seconda edizione: World Masters Orienteering Championship
(parte 1 di 2)
E’ un po’ strano raccontare una settimana intera di avventure portoghesi dopo aver letto i resoconti affascinanti e corredati di foto e cartine riportati day-by-day dal compagno di battaglie Rusky sul suo blog. Quello che vado a mettere sul web a mia memoria è una serie di pensieri sparsi basati sulle 2\3 frasette quotidiane che ho riportato ogni sera sul mio quaderno dell’Esselunga “00fette”.
E’ stata comunque una bellissima vacanza come non ne facevo da tanto tempo: mi sento riposato e appagato, anche se il grafico delle sensazioni orientistiche ha avuto uno strano andamento a gaussiana… ma rovesciata! E dopo 4 lavatrici forse riesco a mettere mano anche al diario…
Sabato:
- se tutti i boschi fossero così…
- mettere a segno un bel piano
- sembriamo noi gli junior!
E già. E’ solo sabato e già si parte con il model event a Pedreanes Est. Una bella cartina molto bianca per fare dimestichezza con i boschi “stile Aquitania” e l’equidistanza a 2,5 metri ricca di curve di livello ausiliarie. La difficoltà maggiore è stata quella di capire che il posto dal quale siamo partiti (il parcheggio)… non era in carta! Sono andato a farmi tutto il percorso con Rusky, o al suo seguito, per imparare da lui come affrontare le difficoltà. Mi sorprendo nel vedere che, in mezzo a tutti i veciotti che scorrazzano a destra e sinistra nel bosco (qualcuno anche con il bastone, ma la vecchia guardia non si arrende!) sembriamo noi gli juniores… Un bel bosco, con le zone bianche a righine verdi un po’ più fastidiose visti la presenza di cespugli stile “bush” che rallentano la corsa, ma l’insidia maggiore sembra rappresentata dalla sabbia nella quale non si riesce proprio ad avanzare. Seconda insidia: l’equidistanza a 2,5 metri e l’aspetto veramente “smooth”, piatto o pochissimo ondulato del bosco, bisogna avanzare in direzione della lanterna con un bel piano in testa e senza distrarsi, perché ricollocarsi sembra veramente impresa ardua; le collinette e le depressioni sembrano tutte uguali!
Alla sera succede l’X-file della settimana: non trovo più né le scarpe che intendevo usare per correre, né la borraccia per le gare nel bosco. Sembra che io le abbia perse a Pedreanes… un bel modo per cominciare i WMOC, mi tocca correre con le scarpe di riserva che sono ormai dei vecchi ruderi!
Domenica:
- occasione sprecata
- punto nel silos
- perché tutta questa tensione?
Domenica mattina presto. Inizia il mio mondiale con la prova per la quale penso di avere più chance di non prendere una sonora legnata dai grandissimi: la sprint. Una buona notte di sonno, e al mattino ecco sopraggiungere una strana tensione… perché? Mi chiedo. E’ una sensazione strana che non capisco perché proprio non mi sto giocando nulla. Arrivo al ritrovo e insieme a Rusky comincio a scaldarmi nel parcheggio davanti al minuto “meno 15” da cui bisogna passare per salire alle partenze: niente da fare, ho lo stomaco bloccato e sono costretto a fermarmi presto. Inutile che io mi ripeta come un mantra che sono solo qui in vacanza, che in fondo giocando a basket ho affrontato situazioni ben diverse e peggiori: lo stomaco non sente ragioni e sembra solo volersi svuotare. Cosa che sono costretto a fare dietro un angolo a 5 minuti dalla partenza! Il via è nel castello di Leiria: 4 lanterne tra le mura labirintiche del maniero e… non mi sembra nemmeno di averle fatte male visto che Kahari Petteri (vicecampione del mondo M35) non compare alle mie spalle all’uscita dal castello. 5, 6, e 7 in discesa e poi il punto 8 malefico: posizionato in un silos per le auto! Di tutti i posti possibili… anche Lidia sul sito Asti non approverà la scelta di un punto veramente tricky, con i concorrenti in grado di arrivare alla lanterna da due strade differenti (una delle quali passa per una porta di sicurezza che io, partito al minuto 5, trovo chiusa e non spingo). Ma ce n’è anche una terza chiusa, che è quella che tento io! Due minuti secchi persi per un punto che 20 minuti dopo sarà già di dominio pubblico (le strade di Leiria mi sono sembrate moooooolto frequentate anche se tutta la zona era embargata). Con pensiero di questo grave errore mi trascino rimuginandoci sopra fino alla 10 (che sbaglio) ed alla 11 (una lanterna da nemmeno 50 metri che sbaglio uscendo dal punto in direzione opposta). E’ a questo punto che scorgo Rusky, partito 4 minuti dopo di me, già davanti verso la 12… ed è a questo punto che mentalmente “stacco” finendo così per rovinare ulteriormente una già brutta prova. Attilio mi precede di 90 secondi, alla fine, ed io rimuginerò sopra per tutto il pomeriggio sull’occasione persa: poteva essere (solo con una ottima prestazione, ma poteva essere) una finale A, visto che i nordici sembrano non del tutto a proprio agio in questo genere di gare; tra qualche anno non sarà più così! Rusky si conferma in tutta la sua bravura con un sensazionale ottavo posto nel gotha mondiale: bravissimo!
Lunedì:
- cosa ci sono venuto a fare in Portogallo?
Un solo pensiero dopo la finale di consolazione: cosa sono venuto qui a fare? Non sto facendo una vacanza e non riesco nemmeno a fare orienteering! Ancora una volta quella strana tensione… e si che mi gioco ancora meno del giorno prima! Eppure anche questa volta il fisico fa cilecca costringendo a due code ai bagni prima di partire (code che fanno sembrare il WMOC un WPOC, dove “P” sta per “Prostatic”).
E la gara sarebbe proprio bella, ma tanto: primi punti nel pueblo di Praia da Vieira, poi trasferimento nel bosco per un altro grappolo, poi punti sulla sabbia tra le dune e infine ancora tanti punti nel “pueblo” con le stradine che sono in realtà gli spazi vuoti tra le case addossate.
Viste le premesse, e visto che quindi fisicamente non ci siamo proprio, approfitto dei primi punti per studiare l’approccio alla parte boschiva. Compitino che faccio proprio bene: sentierino, avvallamento grande, avvallamento piccolo, ecco che sbuco nella parte con i dettagli, ecco un sacco di gente che corre, le telecamere, vedo attorno a me almeno tre lanterne, procedo verso il mio punto… switch OFF! Luce spenta. Buio completo. Passo in zona punto e proseguo per qualche decina di metri, trovandomi in una zona simile ma del tutto priva di lanterne… giro e rigiro, gira che ti rigira… tre minuti persi su un punto banale! 6 e 7 di pura tensione e poi per la 8 un bel “sarà giù per di là…” (due minuti persi), per la 9 idem (altri due minuti) finché per la 10 riesco nel capolavoro olimpionico: la lanterna è dritta a sud a 70\80 metri dal punto 9: io vado a nord-est e compio un bel giro per arrivare in zona punto. Dove vedo uscire Attilio, partito 5 minuti dopo di me. Attilio prosegue dritto sulle dune, prende storte, cade lungo e disteso ma io riesco a raggiungerlo solo alla 14. Da lì ricomincia il pueblo, e visto che in fondo non ho faticato molto riesco a fare benino almeno le ultime lanterne e staccare Atty di 90 secondi (perdendo solo di 3 minuti e mezzo…). Che ci sono venuto a fare in Portogallo? Forse per fare gli sprint dalla 200 all’arrivo???
Martedì:
- correre tra i cinghiali russi
- rivedere un vecchio amico
- rimettersi “in bolla”
Open race e si torna a Praia da Vieira. La carta della prova open è proprio al di là della strada rispetto alla “zona della 5” del giorno prima (mentalmente mando un accidenti alla lanterna…). Per me, è l’occasione per provare a tornare in bolla prima delle 3 prove long che mi aspettano: se le affronto con lo stesso stile dei due giorni passati, non torno più a casa! In partenza la griglia è libera: si può decidere di partire a 10 secondi dal concorrente precedente o lasciargli un po’ di spazio, ma è una gara e tutti la prendono come tale. Parte Roberta e forse si aspetta che io la segua a qualche minuto, ma ecco che compare all’orizzonte l’amico Espen Nilsen: norvegese, simpaticissimo, sempre voglia di raccontare in un inglese comprensibilissimo; mi ha battuto ogni volta che abbiamo corso insieme tranne UNA volta, e scommetto che ancora si morde le mani! (una storia che un giorno mi ri-racconterò). Tra saluti e abbracci vanno via almeno 15 minuti. Poi parte Rusky. Poi qualche minuto e parto io. E il mio primo pensiero è “ma perché facciamo una gara con le sole curve di livello?”: la carta è sul blog di Rusky, bellissima e imprevedibile. Praticamente bianca e marrone (cosicché il mio cervello non registra il nero dei radissimi tagli di bosco, e io mi bloccherò al primo taglio credendo di essere finito chissà dove!). Qualche secondo dopo di me non mi accorgo che parte una cinghialotta russa W45: al primo punto, viste le mie perplessità iniziali e la sua partenza al seguito mio, arriviamo insieme…
Ma almeno oggi ho in testa i miei “piani”: esco dai punti con una idea in testa e mi sembra di vedere il bosco con le curve di livello; vedo le depressioni, vedo le colline fatte di sole ausiliarie, vedo le “selle” come se ci fosse su un cartello con scritto proprio “sella”… non sono veloce, lo so, ma sono preciso. La cinghialotta rimane con me fino al punto 6 laddove la stacco con una precisa e tecnica scelta di percorso: ovvero, non mi fermo al ristoro e lei si! (le open races hanno un numero di punto di ristoro pari alle gare ufficiali). Riesco a mantenermi concentrato praticamente fino alla fine, facendo gli ultimi punti in parallelo con chi poi si rivelerà essere il “signor cinghialotto” e staccando dall’alto delle mie capacità tecniche alcuni attempati vecchietti (uno sembra lo zio di “Willy il principe di Bel Air”, ma bianco di pelle e con solo un filo di pancia in meno… e come correva!). Quando il mio nome compare al terzo posto provvisorio (decimo finale) penso che forse questa volta mi sono “rimesso in bolla”, e per la prima volta da quando sono in Portogallo mi sento molto più tranquillo e fiducioso. Forse la parte bassa della gaussiana rovesciata è superata: adesso si affronta la parte difficile, ma con un po’ di fiducia in più!
(proseguirà…)
E’ un po’ strano raccontare una settimana intera di avventure portoghesi dopo aver letto i resoconti affascinanti e corredati di foto e cartine riportati day-by-day dal compagno di battaglie Rusky sul suo blog. Quello che vado a mettere sul web a mia memoria è una serie di pensieri sparsi basati sulle 2\3 frasette quotidiane che ho riportato ogni sera sul mio quaderno dell’Esselunga “00fette”.
E’ stata comunque una bellissima vacanza come non ne facevo da tanto tempo: mi sento riposato e appagato, anche se il grafico delle sensazioni orientistiche ha avuto uno strano andamento a gaussiana… ma rovesciata! E dopo 4 lavatrici forse riesco a mettere mano anche al diario…
Sabato:
- se tutti i boschi fossero così…
- mettere a segno un bel piano
- sembriamo noi gli junior!
E già. E’ solo sabato e già si parte con il model event a Pedreanes Est. Una bella cartina molto bianca per fare dimestichezza con i boschi “stile Aquitania” e l’equidistanza a 2,5 metri ricca di curve di livello ausiliarie. La difficoltà maggiore è stata quella di capire che il posto dal quale siamo partiti (il parcheggio)… non era in carta! Sono andato a farmi tutto il percorso con Rusky, o al suo seguito, per imparare da lui come affrontare le difficoltà. Mi sorprendo nel vedere che, in mezzo a tutti i veciotti che scorrazzano a destra e sinistra nel bosco (qualcuno anche con il bastone, ma la vecchia guardia non si arrende!) sembriamo noi gli juniores… Un bel bosco, con le zone bianche a righine verdi un po’ più fastidiose visti la presenza di cespugli stile “bush” che rallentano la corsa, ma l’insidia maggiore sembra rappresentata dalla sabbia nella quale non si riesce proprio ad avanzare. Seconda insidia: l’equidistanza a 2,5 metri e l’aspetto veramente “smooth”, piatto o pochissimo ondulato del bosco, bisogna avanzare in direzione della lanterna con un bel piano in testa e senza distrarsi, perché ricollocarsi sembra veramente impresa ardua; le collinette e le depressioni sembrano tutte uguali!
Alla sera succede l’X-file della settimana: non trovo più né le scarpe che intendevo usare per correre, né la borraccia per le gare nel bosco. Sembra che io le abbia perse a Pedreanes… un bel modo per cominciare i WMOC, mi tocca correre con le scarpe di riserva che sono ormai dei vecchi ruderi!
Domenica:
- occasione sprecata
- punto nel silos
- perché tutta questa tensione?
Domenica mattina presto. Inizia il mio mondiale con la prova per la quale penso di avere più chance di non prendere una sonora legnata dai grandissimi: la sprint. Una buona notte di sonno, e al mattino ecco sopraggiungere una strana tensione… perché? Mi chiedo. E’ una sensazione strana che non capisco perché proprio non mi sto giocando nulla. Arrivo al ritrovo e insieme a Rusky comincio a scaldarmi nel parcheggio davanti al minuto “meno 15” da cui bisogna passare per salire alle partenze: niente da fare, ho lo stomaco bloccato e sono costretto a fermarmi presto. Inutile che io mi ripeta come un mantra che sono solo qui in vacanza, che in fondo giocando a basket ho affrontato situazioni ben diverse e peggiori: lo stomaco non sente ragioni e sembra solo volersi svuotare. Cosa che sono costretto a fare dietro un angolo a 5 minuti dalla partenza! Il via è nel castello di Leiria: 4 lanterne tra le mura labirintiche del maniero e… non mi sembra nemmeno di averle fatte male visto che Kahari Petteri (vicecampione del mondo M35) non compare alle mie spalle all’uscita dal castello. 5, 6, e 7 in discesa e poi il punto 8 malefico: posizionato in un silos per le auto! Di tutti i posti possibili… anche Lidia sul sito Asti non approverà la scelta di un punto veramente tricky, con i concorrenti in grado di arrivare alla lanterna da due strade differenti (una delle quali passa per una porta di sicurezza che io, partito al minuto 5, trovo chiusa e non spingo). Ma ce n’è anche una terza chiusa, che è quella che tento io! Due minuti secchi persi per un punto che 20 minuti dopo sarà già di dominio pubblico (le strade di Leiria mi sono sembrate moooooolto frequentate anche se tutta la zona era embargata). Con pensiero di questo grave errore mi trascino rimuginandoci sopra fino alla 10 (che sbaglio) ed alla 11 (una lanterna da nemmeno 50 metri che sbaglio uscendo dal punto in direzione opposta). E’ a questo punto che scorgo Rusky, partito 4 minuti dopo di me, già davanti verso la 12… ed è a questo punto che mentalmente “stacco” finendo così per rovinare ulteriormente una già brutta prova. Attilio mi precede di 90 secondi, alla fine, ed io rimuginerò sopra per tutto il pomeriggio sull’occasione persa: poteva essere (solo con una ottima prestazione, ma poteva essere) una finale A, visto che i nordici sembrano non del tutto a proprio agio in questo genere di gare; tra qualche anno non sarà più così! Rusky si conferma in tutta la sua bravura con un sensazionale ottavo posto nel gotha mondiale: bravissimo!
Lunedì:
- cosa ci sono venuto a fare in Portogallo?
Un solo pensiero dopo la finale di consolazione: cosa sono venuto qui a fare? Non sto facendo una vacanza e non riesco nemmeno a fare orienteering! Ancora una volta quella strana tensione… e si che mi gioco ancora meno del giorno prima! Eppure anche questa volta il fisico fa cilecca costringendo a due code ai bagni prima di partire (code che fanno sembrare il WMOC un WPOC, dove “P” sta per “Prostatic”).
E la gara sarebbe proprio bella, ma tanto: primi punti nel pueblo di Praia da Vieira, poi trasferimento nel bosco per un altro grappolo, poi punti sulla sabbia tra le dune e infine ancora tanti punti nel “pueblo” con le stradine che sono in realtà gli spazi vuoti tra le case addossate.
Viste le premesse, e visto che quindi fisicamente non ci siamo proprio, approfitto dei primi punti per studiare l’approccio alla parte boschiva. Compitino che faccio proprio bene: sentierino, avvallamento grande, avvallamento piccolo, ecco che sbuco nella parte con i dettagli, ecco un sacco di gente che corre, le telecamere, vedo attorno a me almeno tre lanterne, procedo verso il mio punto… switch OFF! Luce spenta. Buio completo. Passo in zona punto e proseguo per qualche decina di metri, trovandomi in una zona simile ma del tutto priva di lanterne… giro e rigiro, gira che ti rigira… tre minuti persi su un punto banale! 6 e 7 di pura tensione e poi per la 8 un bel “sarà giù per di là…” (due minuti persi), per la 9 idem (altri due minuti) finché per la 10 riesco nel capolavoro olimpionico: la lanterna è dritta a sud a 70\80 metri dal punto 9: io vado a nord-est e compio un bel giro per arrivare in zona punto. Dove vedo uscire Attilio, partito 5 minuti dopo di me. Attilio prosegue dritto sulle dune, prende storte, cade lungo e disteso ma io riesco a raggiungerlo solo alla 14. Da lì ricomincia il pueblo, e visto che in fondo non ho faticato molto riesco a fare benino almeno le ultime lanterne e staccare Atty di 90 secondi (perdendo solo di 3 minuti e mezzo…). Che ci sono venuto a fare in Portogallo? Forse per fare gli sprint dalla 200 all’arrivo???
Martedì:
- correre tra i cinghiali russi
- rivedere un vecchio amico
- rimettersi “in bolla”
Open race e si torna a Praia da Vieira. La carta della prova open è proprio al di là della strada rispetto alla “zona della 5” del giorno prima (mentalmente mando un accidenti alla lanterna…). Per me, è l’occasione per provare a tornare in bolla prima delle 3 prove long che mi aspettano: se le affronto con lo stesso stile dei due giorni passati, non torno più a casa! In partenza la griglia è libera: si può decidere di partire a 10 secondi dal concorrente precedente o lasciargli un po’ di spazio, ma è una gara e tutti la prendono come tale. Parte Roberta e forse si aspetta che io la segua a qualche minuto, ma ecco che compare all’orizzonte l’amico Espen Nilsen: norvegese, simpaticissimo, sempre voglia di raccontare in un inglese comprensibilissimo; mi ha battuto ogni volta che abbiamo corso insieme tranne UNA volta, e scommetto che ancora si morde le mani! (una storia che un giorno mi ri-racconterò). Tra saluti e abbracci vanno via almeno 15 minuti. Poi parte Rusky. Poi qualche minuto e parto io. E il mio primo pensiero è “ma perché facciamo una gara con le sole curve di livello?”: la carta è sul blog di Rusky, bellissima e imprevedibile. Praticamente bianca e marrone (cosicché il mio cervello non registra il nero dei radissimi tagli di bosco, e io mi bloccherò al primo taglio credendo di essere finito chissà dove!). Qualche secondo dopo di me non mi accorgo che parte una cinghialotta russa W45: al primo punto, viste le mie perplessità iniziali e la sua partenza al seguito mio, arriviamo insieme…
Ma almeno oggi ho in testa i miei “piani”: esco dai punti con una idea in testa e mi sembra di vedere il bosco con le curve di livello; vedo le depressioni, vedo le colline fatte di sole ausiliarie, vedo le “selle” come se ci fosse su un cartello con scritto proprio “sella”… non sono veloce, lo so, ma sono preciso. La cinghialotta rimane con me fino al punto 6 laddove la stacco con una precisa e tecnica scelta di percorso: ovvero, non mi fermo al ristoro e lei si! (le open races hanno un numero di punto di ristoro pari alle gare ufficiali). Riesco a mantenermi concentrato praticamente fino alla fine, facendo gli ultimi punti in parallelo con chi poi si rivelerà essere il “signor cinghialotto” e staccando dall’alto delle mie capacità tecniche alcuni attempati vecchietti (uno sembra lo zio di “Willy il principe di Bel Air”, ma bianco di pelle e con solo un filo di pancia in meno… e come correva!). Quando il mio nome compare al terzo posto provvisorio (decimo finale) penso che forse questa volta mi sono “rimesso in bolla”, e per la prima volta da quando sono in Portogallo mi sento molto più tranquillo e fiducioso. Forse la parte bassa della gaussiana rovesciata è superata: adesso si affronta la parte difficile, ma con un po’ di fiducia in più!
(proseguirà…)
1 Comments:
Vedremo in Slovenia se abbiamo imparato qualcosa...
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