Una volta ho scritto un intero post prendendo una risposta di Bepi Simoni ed usandola come se fosse una intervista al sottoscritto.
Questa volta, senza chiedere il permesso ed assumendomene tutta la responsabilità, prendo il tri-commento al post sulla gara sprint di Monghidoro scritto da un Atleta, da un Organizzatore, da una Persona che si è prodigata oltre l'ammissibile a favore di coloro che hanno partecipato alla Due giorni del Cus Bologna.
Tante volte ho scritto un pezzo sul mio blog commentando questo o quell'evento visto dalla parte di chi inserisce il proprio nome in classifica. Pochissime volte, se non mai, ho avuto la fortuna di leggere un pezzo così intimamente vissuto dal'linterno di una organizzazione della quale gli eventi naturali avrebbero giustificato una eventuale debacle... che non c'è stata! Ma, eventi naturali o no, mi ritengo fortunato come orientista ad avere la possibilità di comprendere quanto è stato scritto: non posso correre veloce come lui, ma posso capire ciò che ha scritto. E sono rimasto a bocca aperta e senza parole: è un diario umano ed organizzativo nel quale ogni parola ha un peso, ogni frase è una sentenza; andate a leggere dove scrive "Quello che mi fa rabbia e mi ha intristito, è averle viste, e "sentite" quelle facce." e pensate intimamente alle vostre sensazioni.
Concludo la mia prefazione, il mio ringraziamento al Cus Bologna per quanto ha fatto. A Giorgio e Flavio, a Mauro e Francesco (con quest'ultimo si è sorbito i miei frizzi ed i lazzi per la staffetta M35 del 1999...), a Paolo "il lungo" e Pancio e Andrea, a Sara, ad Andrea&Massimiliano, a Miki&Michi, al papà di Michi e a chi non ho avuto la fortuna di incrociare.
L'autore del post? E' immortalato dalla foto. Grazie Marco!
(credito per la foto: http://worldofo.com/ )
Caro Stefano,
mi ci è voluta quasi una settimana per riprendere dei ritmi circadiani decenti, dei ritmi di allenamento usuali e dei ritmi di circalavoro sufficienti... Percio' "rispondo" solo adesso, ringraziandoti per le belle parole, piacevolmente stupito da un post quasi personalizzato (troppo buono da parte tua) e piacevolmente colpito dalla dovizia di particolari e dalla interpretazione perfetta che hai dato alla vicenda.
Ti diro' che il peso delle mie parole forse lo sentii di piu' quando a fine 2007 Tiziano Zanetello mi chiamo' alla giornata nazionale della formazione a commentare i percorsi elite delle gare dell'anno. Puo' essere facile gettare il sasso e nascondere la mano quando si è dietro il banco, ma non è mai semplice mettersi dall'altra parte della cattedra, a cercare di spiegare e far comprendere. Quelle rare volte che mi è capitato di farlo in senso non figurato, mi hanno effettivamente lasciato qualcosa.
Fu una sensazione complicata, quel giorno sul lago, cio' che posso aggiungere e che non potevi sapere fino in fondo è che i laghi di Fusine sono la tipica destinazione gitana da Trieste e dal Friuli, sia come gita scolastica, sia come passeggiata domenicale, sia da scampagnata con gli amici. Quei posti che ti rimangono impressi da bambino e che quando diventi "patito" non puoi che vedere con la tipica bacata considerazione "qui ci vedrei una gran bella gara in una giornata di sole" (tra l'altro quell'angolo d'Italia è anche il piu' piovoso). Chiaro che le mie aspettative fossero alte. Inoltre, va detto che gli organizzatori di Fusine la sprint l'avevano pensata diversa, piu' in basso, ma sfortunatamente non gli fu concesso l'uso di alcuni prati. Va detto che per me Janos è uno dei migliori tracciatori che abbiamo in Italia (non per caso, secondo me, visto che se scorri gli annali dell'oringen il suo è uno dei nomi italiani che si possono trovare - l'esperienza conta!), che mi ha sempre fatto divertire tra i sassi, siano veneti, siano friulani, e che quel percorso era decisamente bello e che mi sono effettivamente divertito, pur sbagliando.
E' solo che tecnicamente assomigliava di piu' a una middle che a una sprint, ma pazienza, un movimento cresce anche con queste esperienze. Magari per alcuni che anche hanno corso a Monghidoro, l'esperienza con la sprint è ancora limitata e i suoi aspetti non ancora sviscerati. Per forza di cose, un elite semplicemente ne corre di piu' (e ancora poche in Italia, a mio avviso). Basti loro pensare a quanti danni ha fatto il penultimo punto sulla macchietta verde nel grezzo, si e no 40 metri sopra la 100, a gara quasi (quasi) finita, e mai avrei pensato che fosse cosi' critico (lo è stato sia per le donne junior che per gli uomini master). Quando l'abbiamo posato, abbiamo pure pensato "eh, ma questo è quasi a vista da quello prima!". Quasi. Eppure diversi mi hanno detto "sono semplicemente sceso giu' per la strada, ero convinto di vederlo, come si fa a sbagliare un punto cosi'...". Come? Alta velocità, pressione, lettura rapida... basta perdere 10-15 secondi, bye bye gara.
Ho detto a qualcuno che, naturalmente col senno di poi e con quello di chi guarda da fuori (in gara è tutt'altro che facile ragionare cosi'), per me serviva un'occhiata veloce alla bussola in uscita, per evitare di finire giu' in basso sulla strada. Alcuni mi hanno guardato come se parlassi turco ;)
Inoltre, come giustamente accennato da Giorgio, è stato comunque un grosso lavoro di squadra: sia tecnico (fondamentale il compito di controllo, scambio di pareri, aggiustamento di dettagli come la posa "a orologeria") sia in generale organizzativo (spazi, logistica, ecc.). Per cui la vedo prima di tutto come la sprint del CUSB, non tanto come la mia. E da non dimenticare la meticolosità di Maurizio nel rilievo e disegno delle parti complicate del paese: sembra una carta facile...
Sono percio' felice di poter ringraziare per i complimenti ricevuti, li abbiamo accolti con orgoglio in società. Ricordero' la due giorni con la soddisfazione della sprint, ma anche con un pelo di rammarico e con una certa rabbia. Il rammarico è quello che non tutti abbiano potuto godere di un bosco che definirei "ruvido" (perchè, pur prevalentemente pulito, di percorrenza mai banale), ma tecnicamente molto interessante a mio avviso, su percorsi sui quali in parecchi avevamo lavorato, anche qui in squadra. E' chiaro che abbia assunto un carattere un po' troppo estremo in quelle condizioni e differenze che pensavo si misurassero in 2 o 3 minuti (cioe' già parecchio) in realtà si sono ampliate ancora di piu'. (tra parentesi, quanto alle assenze, nel post seguente Stefano (G) hai già risposto ampiamente a Stefano (Z) sugli elite infortunati e sugli stranieri: ad es. i due del Galgenen avevano chiesto di partire presto per prendere il treno, percio' non hanno potuto gareggiare...)
Cio' non toglie che, pur avendo goduto del fascino fiabesco e un po' epico del paesaggio, sono convinto che in altre condizioni i concorrenti avrebbero potuto apprezzare di piu' di terreno e carta. Pazienza, che dire? Il fatto cha alcuni di noi hanno attaccato stickers fino a notte inoltrata per rimediare ad un taglio di cui nessun ente nè autorità era a conoscenza ed effettuato venerdi' mattina, faceva forse presagire qualcosa di storto... (colgo l'occasione per scusarci con chi ha notato i mancati ristori: in accordo col DT avevamo deciso di toglierli perchè the caldo non facevamo in tempo a prepararlo, e pensavamo che l'acqua gelata avrebbe fatto piu' male che bene - solo che nella concitazione di avvertire dell'accorciamento dei percorsi, a quanto mi risulta la notizia dei mancati ristori è circolata meno rapidamente)
Dicevo: soddisfazione, rammarico. Pero' se alle condizioni avverse c'era poco da opporre, se non il massimo impegno possibile (la decisione non stava solamente a noi e personalmente poco avrei potuto dire in quel momento se non che il vento mi stava tagliando la faccia, che la neve mi stava entrando nei vestiti, nello zaino e nei guanti, e due-tre ore dopo chissà...), non posso non dire che mi rimane della rabbia. La rabbia per il vero fattaccio. E non è tanto una questione di chi abbia dubitato della nostra posa, anzi, la faccia di chi ti guarda spaesato dopo aver girato a vuoto la capisci facilmente a posteriori. Quel dubbio è lecito e si è risolto da solo. Quello che mi fa rabbia e mi ha intristito, è averle viste, e "sentite" quelle facce. Se c'è una cosa che sono abituato a fare è stare dall'altra parte, correrle le selezioni, mettermi in gioco. Vedere da fuori quegli sguardi persi non è stato edificante. Erano master, erano assoluti, e poi erano W16 e M18. Per loro era una selezione, chissà quante altre ne faranno, ma a quell'età non ci pensi. Ti dicono in poche parole "Oggi stavo andando cosi' bene, che sfortuna, da li' è finito tutto" Una buona gara che gli hanno rubato dalle mani. Avrei preferito fosse successo a me, che vederlo dalla faccia dei ragazzi. Sono vigliaccate, nient'altro che azioni da vigliacchi.
Di positivo pero' c'è l'aiuto che hanno dato Maria Novella, Christine ed Emiliano, che, come sono sicuro tanti farebbero, sono stati bravi a non pensarci un secondo e a fermarsi (ma non è mai scontato...). E il fatto che la quarantena mi sembra sia stata accolta con l'umore giusto, sorrisi e partite a carte. Pensavamo che chi non ne è abituato potesse soffrirne, ma alla fine chi ha l'approccio giusto non fa fatica a capire. Spero che questo modo "fair" di vivere lo sport sia di insegnamento e magari solleciti chi ha fatto la vigliaccata ad ammetterla, anche privatamente o solo con chi sta cercando riscontri, e per lo meno scusarsene. Possibilmente dal profondo, come dal profondo dello sforzo di chi quella gara la stava correndo con passione, tutta quella che aveva in corpo, come quella che ci mette ogni volta Stefano.
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